AMMONIZIONI: Gori S. 46, Altafini 84, Causio 87 (Juventus)
NOTE -«Tornate indietro o vi abbattiamo». Questo l'ordine perentorio lanciato dai dispositivi di sicurezza della torre di controllo di Zagabria, al comandante del DC-9 Alitalia 8366 sul quale viaggiava la Juventus, con i giornalisti ed i tifosi al seguito, partito da Caselle poco dopo le 9.30 e diretto a Sofia. Erano le 10.30 ed il «charter» stava sorvolando, da qualche minuto, il territorio jugoslavo: per una grottesca «dimenticanza» burocratica, Zagabria non sapeva nulla del nostro passaggio. E così, mentre noi si stava scherzando ed interrogando i vari Altafini e Parola, i «caccia» militari jugoslavi ricevevano l'ordine di intercettarci se non avessimo subito abbandonato i loro cieli patrii. A questo punto, dopo aver tentato invano di chiarire l'equivoco con affannosi messaggi radiofonici (era intervenuto anche Boniperti) il comandante Beccaris doveva invertire lo rotta ed attendere, con uno «scalo tecnico» a Venezia, l'o.k. degli organi internazionali. Un risotto in bianco all'italiana nel ristorante dell'aeroporto di Venezia, anziché un più pesante «goulash» balcanico, ha riempito le ore e ridato un tono alla comitiva. [La Stampa del 16/09/1975, articolo di Bruno Bernardi]
Il «DC-9» che doveva portare la Juventus a Sofia non ha potuto sorvolare il territorio jugoslavo per una dimenticanza di qualche funzionario della direzione del traffico aereo di Belgrado, il quale non ha trasmesso il «benestare» al controllo di Zagabria. Il volo era previsto da tempo e l'Alitalia, alla quale appartiene il «DC-9», aveva richiesto a Belgrado, e ottenuto, tutte le autorizzazioni necessarie. Da Venezia l'apparecchio avrebbe puntato verso il radiofaro di Rijeka (Fiume) seguendo l'aerovia «Red 22»; procedendo oltre avrebbe raggiunto il radiofaro di Zagabria e proseguito per Belgrado lungo la «Blue 5». Sorvolata la capitale jugoslava, avrebbe fatto rotta per i radiofari di Topola e Bozhuritshte, quest'ultimo in Bulgaria, seguendo la «Amber 4». Il «piano di volo» così concordato doveva essere comunicato ai centri regionali di controllo del traffico aereo di Milano, Zagabria, Belgrado e Sofia. I messaggi sono stati inviati regolarmente a tutti i centri meno quello di Zagabria, evidentemente per una dimenticanza di qualcuno a Belgrado. E' così accaduto che quando il «DC-9» con la Juventus ha lasciato l'area dipendente dal controllo di Milano, il pilota si è messo in contatto radio con quello di Zagabria per essere autorizzato a proseguire. Se il «piano di volo» gli fosse giunto, il controllore di turno avrebbe avuto davanti a sé una striscia di carta recante il nominativo del velivolo, l'ora stimata di entrata nell'area sotto la sua giurisdizione, la quota di volo, l'ora di sorvolo di tutti i radiofari della zona e infine quella di uscita dall'area di Zagabria per entrare in quella di Belgrado. Il funzionario, invece, non aveva nulla: era completamente all'oscuro del transito dell'aereo, né aveva il tempo materiale per «inserirlo» fra i movimenti degli apparecchi, già programmati sulle aerovie che il «DC-9» avrebbe dovuto percorrere. Dopo un breve scambio di messaggi radio fra il «DC-9» e il controllo di Zagabria, non essendo autorizzato a proseguire il volo sul territorio jugoslavo, per non interferire con il traffico aereo in corso, l'apparecchio con i calciatori bianconeri è stato così costretto a far ritorno a Venezia. E dopo alcune ore di sosta, preparato un altro «piano di volo», che questa volta è pervenuto anche a Zagabria, la comitiva ha potuto riprendere il viaggio. [La Stampa del 16/09/1975, articolo di Aldo Vitè]
ALTRE INFO: maglia Bianconera
Minuti in vantaggio, parità e svantaggio (Juventus): 40 - 51 - 1
Età media formazione iniziale Juventus: 26 anni, 8 mesi, 4 giorni