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Classifica campionato di Serie A
Squadra Pti Squadra Pti
Inter 64 Torino 38
Napoli 61 Genoa 35
Atalanta 58 Como 30
Bologna 56 Verona 29
JUVENTUS 55 Cagliari 26
Roma 52 Parma 25
Lazio 51 Lecce 25
Fiorentina 48 Empoli 23
Milan 47 Venezia 20
Udinese 40 Monza 15
Classifica completa, risultati, calendario
Le prossime gare in calendario
Data/Ora Cmp Partita
06.04 20:45 A Roma-Juventus
12.04 20:45 A Juventus-Lecce
21.04 20:45 A Parma-Juventus
27.04 15:00 A Juventus-Monza
04.05 15:00 A Bologna-Juventus
11.05 15:00 A Lazio-Juventus
18.05 15:00 A Juventus-Udinese
25.05 15:00 A Venezia-Juventus
19.06 03:00 Mon Al-Ain-Juventus
22.06 18:00 Mon Juventus-Wydad
Calendario completo
Tutte le partite ufficiali della stagione
G. Pti Vit Par Sco Fat Sub  
23 44 12 8 3 37 20 C
19 30 7 9 3 26 20 F
1 0 0 0 1 1 2 N
43 74 19 17 7 64 42 T
Ultime 10 gare ufficiali
Data Cmp Partita Ris
07.02 A Como-Juventus 1-2
11.02 CL Juventus-PSV Eindhoven 2-1
16.02 A Juventus-Inter 1-0
19.02 CL PSV Eindhoven-Juventus 3-1
23.02 A Cagliari-Juventus 0-1
26.02 Ita Juventus-Empoli 1-1
03.03 A Juventus-Verona 2-0
09.03 A Juventus-Atalanta 0-4
16.03 A Fiorentina-Juventus 3-0
29.03 A Juventus-Genoa 1-0
Punti 19 - Vinte 6 - Pari 1 - Perse 3
Gol fatti 11 - Gol subiti 13 - Vedi tabellini
Tutte le partite ufficiali della stagione
M Giocatore Pre Min Pan Gol
10 Yildiz 42 2832 10 7
4 Gatti F. 40 3203 7 1
5 Locatelli M. 40 3027 7 -
19 Thuram K. 40 2476 14 4
8 Koopmeiners 38 2765 6 3
16 McKennie 36 2559 10 5
29 Di Gregorio 1 35 3149 7 -34
27 Cambiaso 35 2487 9 2
9 Vlahovic 35 2353 11 14
22 Weah 34 1964 15 6
15 Kalulu 33 2651 6 1
37 Savona 31 2018 15 2
7 Conceiçao 1 31 1765 15 5
51 Mbangula 30 1075 32 4
11 Nico Gonzalez 27 1639 7 3
26 Douglas Luiz 22 794 19 -
21 Fagioli 22 773 26 -
6 Danilo 1 16 809 15 -
20 Kolo Muani 11 884 2 5
1 Perin 9 750 35 -8
6 Kelly 9 743 2 -
32 Cabal 9 618 8 -
3 Bremer 8 636 - -
12 Renato Veiga 7 521 1 -
40 Rouhi 6 208 36 -
17 Adzic 5 55 25 -
2 Alberto Costa 4 102 11 -
44 Pugno 1 6 2 -
36 Anghelè 1 5 1 -
23 Pinsoglio 0 - 43 -
41 Gil Puche 0 - 3 -
43 Owusu 0 - 2 -
46 Pagnucco 0 - 2 -
38 Daffara 0 - 1 -
42 Montero A. 0 - 1 -
45 Papadopoulos 0 - 1 -
48 Pietrelli 0 - 1 -
47 Rizzo 0 - 1 -
18 Arthur 0 - - -
39 Barbieri 0 - - -
46 Comenencia 0 - - -
44 Gonzalez 0 - - -
48 Hasa 0 - - -
14 Milik 0 - - -
20 Miretti 0 - - -
43 Muharemovic 0 - - -
41 Nicolussi 0 - - -
- Pogba 0 - - -
49 Sekulov 0 - - -
18 Soulé 0 - - -
33 Tiago Djalò 0 - - -
Contributo reparti in fase realizzativa
Difesa 6 - Centrocampo 22 - Attacco 34
Altre statistiche
Giocatori utilizzati 29 (almeno 1 pres.)
Giocatori in gol 14 (48,28%)
Rigori segnati 6 - Sbagliati 0 - Parati 1
Ammonizioni 69 (21 giocatori)
Espulsioni 3 (3 giocatori)
Tutte le statistiche
La Juventus dal 1900 ad oggi
Gare ufficiali   Serie A
4.606 Giocate 3.106
2.519 (54,69%) Vittorie 1.707 (54,96%)
1.182 (25,66%) Pareggi 843 (27,14%)
905 (19,65%) Sconfitte 556 (17,90%)
8.230 Fatti 5.403
4.489 Subiti 2.931
C. Europee   Era 3 pti (uff.)
518 Giocate 1.584
283 (54,63%) Vittorie 938 (59,22%)
115 (22,20%) Pareggi 379 (23,93%)
120 (23,17%) Sconfitte 267 (16,86%)
876 Fatti 2.773
478 Subiti 1.408
Tutti i numeri della Juventus
Top 10 - All Time (gare ufficiali)
Presenze Gol fatti
705 Del Piero 290 Del Piero
685 Buffon 179 Boniperti G.
561 Chiellini 178 Bettega R.
552 Scirea 171 Trezeguet
528 Furino 167 Sivori
502 Bonucci 158 Borel F.
482 Bettega R. 130 Anastasi
476 Zoff 124 Hansen J.
459 Boniperti G. 115 Baggio R.
450 Salvadore 115 Dybala
Classifiche complete
Top 10 - Rosa attuale (gare ufficiali)
Presenze Gol fatti
172 Locatelli M. 55 Vlahovic
170 McKennie 18 McKennie
136 Vlahovic 17 Milik
103 Gatti F. 11 Yildiz
91 Bremer 8 Bremer
75 Milik 7 Gatti F.
74 Cambiaso 7 Weah
74 Yildiz 5 Cambiaso
69 Weah 5 Conceiçao
56 Perin 5 Kolo Muani
Classifiche complete
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Pubblicato il 02.12.2004

Armando Picchi e la Juventus

di Bidescu
Armando Picchi arrivò a Torino nell’estate del 1970: aveva trentacinque anni ed un patentino di allenatore di seconda categoria. Alla Juventus non era mai arrivato un allenatore così giovane, ma si respirava aria di grandi cambiamenti: il presidente Vittore Catella stava per passare la mano a Boniperti, con Italo Allodi fresco general manager. Il decennio si era aperto con due scudetti, ma per il resto aveva riservato risultati mediocri, impennata di Heriberto Herrera a parte, ed aveva anche portato la grande paura della retrocessione. C’era voglia di rinascere e Picchi sembrava proprio l’uomo giusto per rinverdire i fasti passati.
Diceva Boniperti: «É giovane, serio, preparato, soprattutto ha una rabbiosa voglia di sfondare...»
Era arrivato in serie A venticinquenne: Paolo Mazza lo aveva acquistato dal Livorno in serie C per lanciarlo in una sorprendente Spal, classificatasi al quinto posto. L’Inter lo aveva preso subito, lasciando alla Juventus il suo compagno di difesa, il più modesto Bozzao, ed erano stati sette anni indimenticabili, scudetti e coppe europee e coppe mondiali e, sulla soglia della trentina, anche la prima di dodici maglie azzurre.
Interprete per antonomasia, del ruolo di “libero», ultimo baluardo davanti al portiere in mille battaglie seguite con il cuore in gola da milioni di spettatori, leader tattico ma soprattutto umano e morale della sua squadra, sindacalista coraggioso ed altruista, quando i calciatori non avevano alcun diritto. Armando Picchi è l’esempio, uno dei pochi nella storia del calcio, del campione che conosce e difende con coerenza i grandi valori che nutrono le società civili: il rispetto degli altri, il coraggio delle proprie scelte, lo spirito di indipendenza, la serietà professionale, la solidarietà, l’amicizia, il senso profondo delle proprie radici. Livornese purissimo, una famiglia di marinai, un nonno anarchico ed un nonno repubblicano costretto all’esilio, egli portò nella “Grande Inter” del “mago” Helenio Herrera e di Moratti tutto lo spirito ribelle ed irriverente, ma anche combattivo ed indomabile, ereditato dalla sua terra e dalla sua famiglia.
Gli scontri con Herrera erano all’ordine del giorno: «Il “mago” non lo avevo capito», confidò un giorno Picchi «e non credevo di poterlo capire. Ero troppo diverso. diciamo troppo indisciplinato. Capii che dovevo cambiare e basta. Sono diventato un altro.»
E molti, che non amavano Herrera, vedevano in lui il vero allenatore in campo, lo stratega di tante grandi vittorie. Lo chiamavano “Penna Bianca” e lui comandava davvero, capace in partita di prendere per la maglia un compagno e, mostrandogli la fascia di capitano, urlargli in faccia:
«Cos’è questo ??? Uno straccio ??? Ed allora fa come ti dico !!! E dopo fa pure la spia al “mago” !!!»
Poi l’esilio in provincia a Varese, dopo l’ennesima polemica con il “mago”. Dopo un’estate di studi a Coverciano, era diventato l’allenatore-giocatore della squadra biancorossa, figura ormai in uso solo nel campionato inglese (quando lui era in campo, dalla panchina lo aiutava Sergio Brighenti).
La partita dell’addio l’aveva giocata a Firenze. Era una domenica triste, piena di amara rassegnazione: lui, livornese, costretto ad assistere, a “fare la spalla”, al trionfo dei vecchi rivali fiorentini, neo-campioni, mentre il suo Varese retrocedeva per un punto in serie B.
Il destino non fu mai tenero con lui. Un grave incidente, durante un incontro con la Nazionale, ne stroncò la carriera. Era il 6 aprile del 1968, a Sofia si giocava Bulgaria- Italia, era l’andata dei quarti di finale degli Europei. Al 24’ minuto del primo tempo, Picchi intervenne a chiudere una discesa del mediano Yakimov. Uno scontro terribile; lo portarono negli spogliatoi, aveva rimediato una commozione cerebrale. Lui chiese di rientrare e rientrò; si mise all’ala, sulla fascia. Rimase fermo, “immobile come una statua”, senza poter intervenire, forse senza capire nemmeno il perché. Era ritornato in campo con una commozione cerebrale e con l’osso pubico fratturato.
Iniziò, come allenatore, sulla panchina del suo Livorno in serie B, nella stagione 1969-70, a campionato iniziato. Lo chiamò il fratello Leo ed Armando rispose; gli amaranto navigavano in cattive acque, ultimi dopo il girone d’andata. Il Livorno si salvò, chiudendo al nono posto.
Poi arrivò la proposta di Italo Allodi, figura storica del calcio nostrano, re del mercato, architetto della Grande Inter. Era la stagione 1970-71, ed a 35 anni Picchi, il più giovane allenatore della serie A, sedeva sulla panchina della “Signora” più blasonata e temuta d’Italia, quella bianconera.
Alla Juventus fu accolto con grande ammirazione, quella che meritano i grandi. leali avversari di un tempo. Debuttò con una vittoria, a Catania, poi vennero le prime difficoltà a causa di una squadra che era stata costruita con giovani di belle speranze che muovevano i primi passi della loro gloriosa carriera che li avrebbe trasformati in campioni e veterani che fungevano da “chiocce”.
Franco Causio, leccese sanguigno dal talento cristallino; Roberto Bettega, che in area avversaria svettava sempre su tutti; Fabio Capello che disegnava geometrie a centrocampo; Pietruzzo Anastasi il saraceno, bomber di razza eccelsa; poi Tancredi in porta; Spinosi e Marchetti; Furino, Morini e Salvadore; il tedesco Haller ed il sardo Cuccureddu.
Ci furono le sconfitte con il Milan di Rocco ed a Napoli, una limpida vittoria proprio su Herrera, che guidava la Roma, una sconfitta a Milano con l’Inter ed una bella vittoria a Firenze; fu un alternarsi di risultati che diede la sensazione che qualcosa di buono stesse maturando per un futuro glorioso e, che non fosse una sensazione illusoria, lo dimostra la vittoria dello scudetto dell’anno dopo.
La Juventus finì il girone di andata al quarto posto e cominciò il ritorno con un clamoroso cinque a zero sul Catania. Quella sera di fine gennaio Picchi fu invitato in televisione alla “Domenica sportiva”. Accettò l’invito, a patto che fosse accompagnato da Anastasi. Pietruzzo era il centravanti della Nazionale, ma non stava attraversando un periodo di grande forma e Picchi lo aveva lasciato fuori squadra proprio nella partita contro i siciliani. Il presentatore della trasmissione, Alfredo Pigna, disse che, essersi presentato con Anastasi «era una cosa da Picchi.» Difficile dimenticare quella domenica; dopo i filmati e le interviste di rito, Picchi lasciò in fretta gli studi. «non mi prenda per maleducato, signor Pigna, ma non mi sento niente bene.»
Otto giorni più tardi, a Bologna, la Juventus sta perdendo uno a zero, goal di Marino Perani su errore del portiere Tancredi. Mancava un quarto d’ora alla fine quando volarono spintoni e schiaffi tra il “barone” Causio ed il terzino del Bologna, Roversi. Intervenne Spinosi, nel parapiglia entrarono in campo i due allenatori: “Mondino” Fabbri e Picchi.
L’arbitro era un giovane delle ultime leve, Gaetano Mascali di Desenzano sul Garda. Tirò fuori il taccuino ed espulse Causio e Roversi, poi anche Picchi che ne disse qualcuna di troppo. «Non è mai successo», mormorò qualcuno in tribuna, «che un allenatore della Juventus sia stato espulso». Picchi uscì dal campo con aria seccata, le mani infilate nelle tasche del cappotto, il bavero alzato sul volto scavato, non solo dall’arrabbiatura, ma questo lo si scoprirà più tardi.
I fotografi scattarono le loro fotografie senza immaginare che sarebbero state le ultime di Picchi. Sullo sfondo si nota l’arbitro che segue con sguardo severo, l’uscita dal campo dell’allenatore; gli è vicino Cuccureddu, le mani sui fianchi.
L’ultimo sole di una domenica di febbraio illumina, lontano, il muro di folla; così Armando Picchi, vecchio “Penna Bianca”, lasciò per sempre i campi di calcio.
Entrò in clinica pochi giorni dopo; la prima diagnosi parlò di “mialgia sottoscapolare”, poi, dopo un nuovo consulto, nel perdurare di dolori atroci, emerse la verità: Armando soffriva di un male incurabile. Operato inutilmente a Torino, venne trasferito in Liguria, a San Romolo, dove morirà il 26 maggio, un mercoledì, mentre i suoi ragazzi stavano giocando la finale di Coppa delle Fiere (l’attuale Coppa Uefa), contro il Leeds. Erano le quattro di pomeriggio, l’ora piena delle partite.


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