Finalmente la bomba è esplosa, e in maniera ancor più fragorosa di quanto fosse lecito supporre: i video che inchiodano il P.M. di Torino, Ciro Santoriello, quale ultras antijuventino. E non sono le uniche cose che emergono in questi giorni, i profili di diversi giudici sportivi della Corte Federale e del Collegio di Garanzia presso il CONI, che ricordo, sono giudici di nomina da parte dei presidenti della FIGC e del CONI, come dire, persone che non rivestono quei ruoli casualmente, per concorso o merito, ma perché qualcuno li ha piazzati lì. Così si scopre che, tra coloro che dovranno giudicare il ricorso della Juventus avverso la penalizzazione inflitta dalla Corte Federale d’Appello, in quella udienza farsa del 20 gennaio scorso, spiccano i nomi di tale Vincenzo Cesaro, che dal suo profilo Facebook si lancia con anatemi contro Andrea Agnelli e la famiglia, oltre a foto comprovanti la sua fede napolista, o di tale Marcello De Luca Tamajo, napoletano, già amministratore delegato del Napoli SSC, o di tale Pier Giorgio Maffezzoli, fiorentino che tifa Inter, che non ha neppure avuto il buon gusto di cancellare suoi post ostili verso la Juventus. Il tutto con un Sandulli Piero che anticipa valutazioni del ricorso juventino prima ancora di averlo letto, al punto da costringere il CONI ad un comunicato stampa di “presa di distanza” formale. Così il quadro che si intuiva da tempo, viene finalmente alla luce, e credo che non potrà più essere occultato da media servili che finora hanno sempre fatto da zerbini o da cassa di risonanza del peggiore antijuventinismo militante.
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Voi mi siete testimoni che adesso emergono le prove di quello che avevo già anticipato in tempi non sospetti, vi rimando al mio articolo del 5 dicembre 2022:
https://www.juworld.net/articolo.asp?id=25983
Mi scuserete ma ritengo utile riportare la parte di quell’articolo: "Torna ancora una volta a rimbombare il nome della città di Napoli, bellissima città, calorosa, accogliente, che emana secoli di Storia e di civiltà, ma che diventa il peggio del peggio quando si entra nella dimensione calcistica. Fateci caso, è il “fil rouge” di tutte le campagne di fango e di tutte le indagini contro la Juventus: di farsopoli già detto, da quando è iniziata la presidenza di Andrea Agnelli, le questioni più scottanti, quanto vuote e artificiosamente gonfiate solo a livello mediatico sono state la vicenda Alto Piemonte, con la società bianconera parte lesa, ma perseguitata mediaticamente anche da trasmissioni, e inquisita pesantemente da un procuratore federale, il dott. Pecoraro, napoletano napolista dichiarato, grande amico di tale Genni ‘a carogna, con cui trattò per far disputare una partita, la finale di Coppa Italia 2014 tra Napoli e Fiorentina, e puntualmente tutte le notizie contrarie provenivano da Napoli, dalla redazione de Il Mattino, dalle trasmissioni condotte dai famigerati Auriemma, Alvino, Del Genio, e feccia similare. In quella vicenda Pecoraro arrivò ad inventarsi il contenuto di una intercettazione ambientale, costringendo la commissione antimafia ad occuparsene e convocare Andrea Agnelli, penso lo ricorderete. Caso Suarez, l’ufficiale investigatore era un napoletano, anche in quella occasione diluvio di atti ed intercettazioni che uscivano ad orologeria per creare una sorta di sentimento popolare diffuso, per far credere alla commissione di gravi illeciti, e la cosa fu talmente rivoltante che dovette intervenite il procuratore in persona, Raffaele Cantone, napoletano pure lui, a “secretare” di fatto gli atti, per impedire quello stillicidio che era diventato davvero intollerabile. Come siano andate a finire le due vicende lo sapete bene, ma nella memoria distratta dell’antijuventinismo militante, oggi si parla ancora di collusioni tra la società e la criminalità organizzata, quando la sentenza “Alto Piemonte” sostiene l’esatto contrario, idem di scandalo Suarez, quando tutti sono stati prosciolti in istruttoria, come dire, non è stato necessario neppure che si celebrasse il processo. Andiamo ai nostri giorni. Indagine che vede impegnato un magistrato inquirente dal cognome che certamente non è piemontese, né tantomeno valtellinese o sud tirolese, una sistematica intercettazione di persone anche non indagate, che assomiglia più ad una persecuzione che ad una ricerca di prove, una richiesta di custodia cautelare verso alcuni indagati, specificamente il presidente della Juventus Andrea Agnelli, respinta con una motivazione che praticamente smonta il castello di carta delle accuse, ovvero la “carenza di gravi indizi di colpevolezza”, tradotto in linguaggio comune, quelle carte non contengono granchè, magari non sono neppure sufficienti per giustificare sia un processo, sia lo sperpero di denaro pubblico. Questo spiega il bombardamento mediatico di questi giorni: anche per farsopoli, calmatesi le acque e lette bene le carte, abbiamo scoperto che non c’era nulla o quasi di consistente, ma che la grancassa mediatica scatenata, servì per costruire il “sentimento popolare diffuso”, che portò a quelle condanne, e siccome la cosa è accaduta una volta, si vuole replicare la stessa situazione, ovvero creare il sentimento popolare diffuso e condizionare chi deve giudicare. Tornando al “fil rouge” napoletano, gli urlatori più scatenati ad istigare odio e chiedere punizioni, radiazioni e quant’altro, sono napoletani, gente che non ha nulla da fare ed infesta i social, magari con qualche reddito di cittadinanza che gli consente di fare il nullafacente e stare davanti a pc e smartphone; opinionisti a senso unico sempre provenienti da lì, li hanno reclutati ovunque, hanno preso parola tutti, compreso anche quel fenomeno da baraccone misteriosamente divenuto per un certo periodo esponente politico, parlamentare ed oggi giramondo a spese del Fatto Quotidiano, ovvero Di Battista; ha parlato pure Renica, quello che sostituiva le provette di urina di Maradona, insomma un crescendo davvero stomachevole. Credo sia arrivato il momento di approfondire meglio questa puntuale ricorrenza di situazioni, questi legami che portano sempre alla stessa città, alla stessa società calcistica di quella città, agli stessi predicatori di odio, una volta può essere un caso, una seconda volta, una coincidenza, ma tre volte di seguito, sono fatti da meglio chiarire."
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Ecco, ritorno soprattutto su quest’ultimo punto, certe cose non possono essere casuali, ma ritengo che non possono che far parte di un disegno preordinato, non accusatemi di complottismo, ma adesso si fa fatica a supporre che le iniziative di Pecoraro, le indagini di Perugia, di Torino, le iniziative di Chinè e la sentenza della Corte Federale, siano solo delle pure coincidenze e non siano tutte tra di esse collegate. Non è un caso che ho intitolato questo mio pezzo “Tra Saint-Just e Robespierre”, chi conosce la storia sa che il primo stilava le liste di proscrizione e i capi d’accusa, il secondo di fatto istruiva i tribunali rivoluzionari ad accogliere le richieste sanguinarie del primo, così si sviluppò uno dei periodo più tragici della rivoluzione francese. Certo, i tempi sono cambiati, oggi non occorre ghigliottinare la gente, ma basta distruggerla economicamente e come immagine, come si è fatto con la Juventus, con la passione di milioni di tifosi, con un clichè che, dal 2006 in avanti, è sempre uguale, una giustizia ordinaria che indaga a senso unico, una stampa che fa da megafono, amplificando le accuse e le denigrazioni ma tacendo delle difese, una giustizia sportiva usata come manganello per picchiare duramente, con il placito festante del pubblico antijuventino: non cadono teste, non scorre sangue, ma non so se sia meglio o peggio, visto come hanno distrutto persone e società. Stavolta di diverso, rispetto al 2006, ed anche a vicende più recenti che hanno coinvolto la Juventus, c’è la reazione forte e compatta della tifoseria (della società non si comprende ancora, sembra di si ma non troppo), c’è la campagna nata spontanea delle disdette alle pay tv che trasmettono le partite di campionato, DAZN e Sky, colpevoli pure esse di avere sostanzialmente alimentato il “sentimento popolare diffuso”, colpevoli pure di non avere a cuore il loro prodotto e il loro pubblico, per tenersi buoni gli altri, se ne infischiano di rispettare quelli che sono la maggioranza relativa degli utenti, tra il 35 e il 40% degli abbonati. C’è la ferma volontà di non finanziare più questo calcio (non volete la nostra Juve, non avrete neppure i nostri soldi), c’è anche la ferma volontà di difendere una passione calcistica e dei principi di civiltà giuridica che vanno ben oltre il calcio: SE NON SI E’ CAPITO, IL VERO TEMA STA QUI, LA VERA BATTAGLIA E’ TRA ARBITRIO E LEGALITA’, TRA ARROGANZA DEL POTERE E DIFESA DI DIRITTI INVIOLABILI. Non sto esagerando affatto, rifletteteci, soprattutto alla luce dell’ultima amenità di giornata, ovvero l’intervento del segretario della ANM (Associazione Nazionale Magistrati), dott. Giuseppe Santalucia (indovinate da dove proviene?), il quale da un lato definisce inopportune le parole dette da Santoriello in quel convegno, ma al contempo, testualmente “il calcio rende tollerabili toni inaccettabili in altri ambiti”. Avete capito? In sostanza si sdoganano i cori beceri sulla tragedia dell’Heysel, su Scirea e Pessotto, tutto il luridume che proviene da certe curve, esclusa quella juventina naturalmente, dato che sul punto è l’unica ad avere pagato, evidentemente i toni tollerabili per altri sono inaccettabili per noi. Questo per difendere un collega!
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Io credo che siamo agli inizi, e proprio perché siamo agli inizi, dobbiamo essere compatti come tifoseria e resistere ad ogni pressione esterna. Penso ve ne stiate accorgendo che l’avere trovato una reazione molto diversa rispetto al 2006, sta provocando difficoltà e qualche crepa dall’altro lato: nonostante l’omertà di tante testate, la vicenda dei video di Santoriello, del suo odio verso la Juventus (“da pubblico ministero”, parole sue, non da cittadino), la scoperta dei trascorsi antijuventini di alcuni giudici del Collegio di Garanzia presso il CONI, in una parola, l’emersione della intolleranza antijuventina negli organi inquirenti e giudicanti, sia in campo di giustizia ordinaria che sportiva, qualcuno comincia a porsi domande e prendere le distanze, sarà folklore, ma se una trasmissione come “Striscia La Notizia”, arriva ad inviare un maxi tapiro d’oro al dott. Santoriello, se gli altri quotidiani sono costretti adesso a provare improbabili difese di queste intolleranze, e desistere dalla solita propaganda antijuventina, significa che il vento per loro sta cambiando, dall’attacco sistematico e scientifico verso la Juventus, sono costretti a cercare la difesa spesso inconsistente e ridicola di chi ha creato questa situazione di persecuzione ai danni di una squadra che è sempre la più amata dagli italiani. Quindi, continuiamo nelle disdette, continuiamo nel sostegno alla nostra squadra, continuiamo in quelle iniziative di civiltà che stanno mettendo in crisi l’arbitrio. Stavolta penso proprio che non riusciranno ad assassinare la nostra passione calcistica come nel 2006.
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