Quest’anno il campionato inizia in notevole anticipo, a causa della forzata sosta per i mondiali in Qatar, ovvero il trionfo del calcio – business, del denaro sopra tutto e sopra tutti, delle sedi scelte per questioni di affari, di grandi affari, dove guadagnano tutti tranne il protagonista principale, il calcio. A prescindere di ciò che ha accompagnato la realizzazione degli stadi dove si giocheranno le partite, il dovere fissare come periodo proprio i mesi di novembre e dicembre, perché “meno caldi” e meno dannosi per i giocatori che scenderanno in campo, la scelta della sede è una delle vicende più scandalose del calcio mondiale, di un calcio che ormai è vittima di questi interessi, che non è più sport, almeno per chi comanda, ma solo denaro, denaro, denaro.
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SITUAZIONE GRAVINA MA NON SERIA!
Devo copiare la frase di un amico 100% gobbo come noi, che ha coniato questa espressione per descrivere il momento del nostro calcio.
Scrivevo lo scorso anno in sede di presentazione al campionato:
“ … se possa avere futuro un movimento calcistico fondato sull’asse sceicchi arabi con Ceferin cane da guardia, o come possa decollare un movimento calcistico nazionale con Gravina presidente, pur avendo vinto in maniera imprevista gli Europei di calcio, quando ancora si difende lo status quo, si assiste a fallimenti di società, nella serie più disastrata di tutte, la C, non decolla il progetto seconde squadre, ma aumentano le seconde proprietà, una delle quali arrivata in serie A e mantenuta grazie a proroghe e riassetti societari fittizi …”
È cambiata qualcosa da un anno all’altro? Mi pare proprio di no. I mondiali, per tornare sull’argomento, avranno un impatto devastante nella stagione calcistica, vedremo cosa accadrà quando per due mesi i principali campionati dovranno fermarsi, e, viceversa, il calendario super affollato nella prima fase di stagione. Ma saranno mondiali senza l’Italia, per la seconda volta di fila. Nel 2018 l’eliminazione della Nazionale provocò la caduta di Tavecchio, stavolta invece Gravina non ha neppure fatto finta di avviare un minimo di autocritica, spalleggiato dai media sportivi imperanti, nel segno di “tutto va bene, madama la marchesa”. Eppure siamo all’anno zero del nostro calcio, già il mercato ha dato segnali importanti, vanno via grandi campioni, arrivano invece giocatori in un certo senso scartati o in sovrannumero altrove, quando prima del 2006 avveniva l’esatto contrario, i fuoriclasse venivano in Italia, e quando andavano via, spesso era segno dell’inizio della loro discesa. Nessuno dei problemi è stato seriamente affrontato e risolto, anzi la situazione del nostro calcio sembra ulteriormente degradarsi, siamo diventati ormai una Nazione non più di primissimo livello, pur essendo quattro volte campioni del mondo. Del resto cosa pretendere da un sistema che, invece di migliorare il prodotto calcio, migliorare la competitività interna e internazionale, accrescere gli introiti con idee nuove e rivoluzionarie, ha preferito invece scatenare la guerra verso l’unica società che nel decennio si era elevata dalla mediocrità generale? Le ricordiamo bene tutti le recenti vicende, la bufala della vicenda Suarez, la bufala delle plusvalenze, ennesime vicende gonfiate ad arte, con il silenzio complice di Federcalcio e Lega.
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ASPETTANDO GODOT?
Veniamo alle vicende di casa nostra, ovvero la Juventus.
Credo che mai come quest’anno la situazione in casa bianconera sia stata così enigmatica, ingarbugliata, indefinibile, forse nemmeno ai tempi della mitica triade liquidatore – tennista – fotocopiatore, almeno sapevamo di avere una dirigenza mediocre, per cui tutto ciò che sarebbe arrivato, sarebbe stato grasso che colava. Dopo due anni di vacche magre, più il secondo anno che quello precedente, nel quale due trofei erano comunque arrivati, non si comprende ancora se saremo di fronte ad un anno di transizione, di ripartenza o di riscossa. Il mercato sembrava essere ben iniziato, già con l’arrivo a gennaio di Vlahovic, anticipo del mercato di questa estata; quindi il ritorno di Pogba, l’arrivo di Di Maria, il colpaccio Bremer, cui si aggiunge l’arrivo del promettente difensore Gatti, il rientro di Fagioli e Rovella. Partenze importanti, anche dolorosa qualcuna, il mancato rinnovo a Dybala non mi pare sia stato digerito da tutta la tifoseria, addio di Chiellini, via pure Bernardeschi, risolto consensualmente il contratto con Ramsey, non riscattato Morata, in partenza pure Arthur e forse Rabiot (le ultime notizie lo danno in destinazione Manchester, lato United), ma problemi ancora irrisolti. In particolare, i problemi sugli esterni non sembrano risolti, c’è un buco, anzi una voragine sul lato sinistro difensivo, Alex Sandro in caduta libera anche in questa fase di precampionato (e non si capisce perché, preso Cambiaso, venga immediatamente spedito a Bologna in prestito, anziché verificarsi se possa essere un prospetto da Juve mettendolo alla prova), il centrocampo è indecifrabile, specie dopo l’infortunio di Pogba, l’attacco ridotto all’osso, Vlahovic – Kean, Dybala e Morata non ancora rimpiazzati. A ciò si aggiunga l’altro aspetto irrisolto, quello della preparazione atletica dei giocatori e della costante cronica degli infortuni, il campionato deve iniziare ed abbiamo già out Szczesny, McKennie, Pogba, qualche problema l’ha già avuto Cuadrado, praticamente siamo già in emergenza alla prima di campionato contro il Sassuolo. Certamente è presto per una analisi completa, il mercato si chiuderà il 2 settembre, tante operazioni si possono compiere, ci sono pure molti giocatori importanti ancora senza squadra, ma se il buongiorno si vede dal mattino, pensa sia lecito avere qualche preoccupazione.
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Vi confesso, da tre anni non sto riuscendo a trovare un filo logico nelle scelte strategiche societarie. Non avrei mai licenziato Allegri a suo tempo, in assenza di una alternativa già pronta, e così si è ripiegato su Sarri; non avrei mai scelto Sarri, ma avendo comunque vinto uno scudetto, avrebbe avuto diritto ad una seconda possibilità; non avrei mai preso Pirlo per la prima squadra, da esordiente, ma fatta quella scelta, dopo una annata difficile, finita con due trofei, sarebbe stato preferibile proseguire con lui, magari avviando un progetto di ricostruzione, come a suo tempo fatto nel 1970 con Picchi e, più recentemente, nel 2011, con una squadra ricostruita sulle ceneri di quella che aveva conquistato due settimi posti di fila. E’ tornato Allegri, l’unica spiegazione logica è che la società, ritenuto di avere commesso errori negli anni precedenti, ha preferito tornare sui suoi passi, per tornare quanto prima ad essere vincente. E’ andata come sapete, zero titolo dopo dieci anni: un’altra annata a zero titoli sarebbe decisamente indigesta, specie nell’anno di ricorrenza del centenario dell’arrivo della famiglia Agnelli alla guida della Juventus. Mi auguro di essere smentito, ma la sensazione è che si stia navigando a vista, che prima dei risultati sportivi vengano per adesso i risultati finanziari, il risanamento dei conti dopo la seconda ricapitalizzazione, Certo è che la squadra, allo stato, è meno competitiva della scorsa stagione, incompleta, condizionata dagli infortuni fin dal precampionato, per diventare competitivi ci vorranno almeno due arrivi di prima grandezza, per non dire tre, un esterno sinistro, un forte centrocampista e un attaccante che sia più una soluzione tattica alternativa al 4 – 3 – 3, che una alternativa a Vlahovic.
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C’è pure un aspetto tattico che va affrontato. Il precampionato non va mai preso troppo sul serio, ma non per questo non vanno sottaciuti i campanelli d’allarme che sono suonati fragorosamente, specie nell’amichevole di ieri contro l’Atletico Madrid. Intendiamoci, si possono prendere quattro reti in amichevole precampionato, per la necessità di sperimentare soluzioni nuove, ma finire una gara con mezzo solo tiro in porta, con Vlahovic spettatore in campo in attesa di ricevere palloni decenti, con il ritorno ai soliti passaggetti inutili in orizzontale e mai una soluzione che potesse creare pericoli agli avversari, non è sicuramente cosa lusinghiera, specie se ci si chiama Juventus. Come dire, spetta al nostro tecnico dare una scossa al gruppo e dare stimoli e idee alla squadra, non darle una mentalità quasi rinunciataria e sparagnina, se lo scorso anno poteva anche avere delle attenuanti, compreso l’addio di Cristiano Ronaldo l’ultimo giorno di mercato, quest’anno siamo ad alibi zero: si deve tornare a vincere ed essere competitivi al massimo in Europa. Un altro anno di vacche magre con lui in panchina sarebbe davvero nefasto. Anche perché, se gente come Bentancur e Kulusevski altrove sta rendendo in maniera eccellente, mentre lo scorso anno alla Juventus deludevano, può dipendere solo da due fattori, o hanno trovato modo di esprimersi al meglio in un contesto diverso, o non venivano adeguatamente impiegati in maglia bianconera.
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LE RIVALI
A differenza della scorsa stagione, le panchine delle squadre di vertice sono rimaste invariate, nel segno della continuità, scorrendo la classifica della scorsa stagione, la prima panchina cambiata è quella del Verona. In sostanza le squadre ripartono da dove si erano fermate la scorsa stagione, il che vuol dire che, allo stato, le favorite per lo scudetto sono le due milanesi. Più l’Inter che il Milan, dato che i rossoneri sono ancora in alto mare sul mercato, partiti in netto ritardo, già falliti alcuni obiettivi di mercato, mentre l’Inter ha dalla sua il ritorno di Lukaku, accompagnato dall’acquisto di gente promettente come Asllani, o esperta come Mkhitaryan, anche se probabilmente dovrà per ragioni di bilancio cedere qualche pezzo pregiato. Delle altre, visto il mercato importante effettuato, la Roma è quella che ha compiuto il salto di qualità maggiore, accreditandosi tra le favorite per la vittoria finale. Viceversa, quella che appare più indebolita, tra le squadre di vertice, è il Napoli, a meno che qualche acquisto possa rimettere le cose a posto, sostituendosi degnamente due come Insigne e Mertens. Rinforzata appare pure la Fiorentina, con l’arrivo di Jovic, a colmare la partenza di Vlahovic, lo scorso anno conquistato per il rotto della cuffia il piazzamento in EL, quest’anno si candida anche ad un posto nell’Europa che vale di più. Delle altre, ancora indecifrabile, dopo anni splendidi, l’Atalanta, in crisi di nervi il Torino, ha fatto scalpore la violenta lite tra l’allenatore Juric e il D.S. Vagnati, praticamente arrivati quasi a menarsi. Delle neopromosse, da verificare nella massima serie, visti gli esiti delle scorse stagioni, il Monza di Galliani sembra quella che abbia allestito una formazione in grado di poter andare anche oltre la semplice salvezza.
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