Una stagione trionfale, non c’è che dire, una stagione che entrerà necessariamente negli annali della Storia del calcio italiano. Si è davvero andati oltre ogni rosea previsione, nonostante la provenienza da anni di vacche grasse, ma il cambio in panchina, nuovi arrivi da verificare in organico, gli impegni anche in campo internazionale, non è che facessero sperare in un finale così splendido, un “triplete nazionale”, Scudetto, Coppa Italia, Supercoppa, un percorso in Champions più che soddisfacente, eliminate squadre come il Chelsea, in maniera netta, quanto l’essere uscita la squadra solo ai quarti, contro la squadra campione in carica, battuta all’andata, e quasi ad un passo dal clamoroso colpo, insomma arresi solo a chi per adesso ci è superiore. A questo punto i miei soliti quattro lettori staranno pensando che l’amico Antonio è andato di matto per quanto si sia rovinato il suo fegato in questa stagione, e così si mette a rivangare i fasti passati. Non è così: stavo parlando della Juventus Women, splendida realtà dell’emergente calcio femminile, protagonista della migliore annata dalla sua nascita ad oggi: pensate, dieci titoli vinti sui tredici disponibili, per la prima volta nella stessa stagione tutti e tre quelli nazionali; un percorso più che soddisfacente in Champions, essere eliminate dal Lione, sette volte vincitrice della Champions femminile, facendola sudare freddo, dopo l’andata, è motivo di vanto oltre che stimolo a migliorarsi ulteriormente. Ovvero l’esatto contrario di quanto vistosi con i maschietti, dopo dieci anni, si chiude a “zeru tituli”.
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Abbiamo bevuto fino all'ultima goccia l'amaro calice della stagione peggiore da quando la Juventus gioca allo Juventus Stadium, oggi Allianz Stadium, la stagione di "zeru tituli", che di per sè non sarebbe elemento qualificante, si può non vincere nulla ma avere partecipato in maniera proficua, lottando fino alla fine e magari inchinandosi di fronte ai meriti dei più bravi, mentre questa annata dei bianconeri non consente neppure quel minimo di soddisfazione dell'avere lottato ed essere stati davvero competitivi. Invero io proprio l’ultima goccia non l’ho dovuta bere, non ho visto Fiorentina – Juventus, se non per i minuti finali, in tempo a vedere il rigore che ha chiuso la gara. Ma mi sono bastati i dati statistici, vedere che è stato effettuato solo un tiro in porta in 90 minuti, la dice lunga, quindi meglio per me avere trascorso una serata fuori con amici e familiari.
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Il bilancio è decisamente negativo, mai stati competitivi in campionato, eliminati in malo modo in Champions League, unica competizione con attenuanti, la Coppa Italia, persa contro Valeri ma non contro i prescritti: ben poca cosa, per una società che per anni ha dominato, che già lo scorso anno si riteneva insoddisfatta per i due trofei conquistati da Pirlo, non riconfermato al termine di una stagione molto complessa e difficile, presupposto per l'ennesima "rivoluzione" con il ritorno di Allegri. Il vero dato inquietante, non è l'esito negativo della stagione, ci può anche stare, nella nostra storia abbiamo avuto periodi di vacche magre, nove anni senza scudetti, nella storia recente i due settimi posti di fila e fuori dalle coppe europee: è inquietante invece avere la sensazione che questo gruppo sia entrato in un vicolo cieco dal quale non sarà facile uscirne e uscirne a breve, come dire tre anni sprecati, tre anni nei quali il divario tra i bianconeri e le avversarie, non solo si è notevolmente ridotto, ma addirittura è la Juventus a trovarsi indietro alle avversarie e che il divario emerso questa stagione sia anche destinato ad accentuarsi. Un solo punto nelle ultime tre gare, non è affatto da Juventus, il dovere morale di chi indossa quella maglia, o la guida dalla panchina, è ricordarselo sempre anche quando si giocano amichevoli, partite di fine stagione senza interessi di classifica.
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Andiamo alla gara di lunedì sera, ultima stagionale allo Stadium. Ok, gara di fine stagione, anche condizionata dalla cerimonia di saluti a Giorgio Chiellini, che alla Juventus non dava molti altri stimoli neppure agli avversari che, avendo solo la necessità di conquistare un punto in due giornate per la certezza di giocare in Europa, potevano giocare anche con la tranquillità che una sconfitta non sarebbe stata decisiva. Ma gara che di fatto è la sintesi di una stagione intera, abbiamo visto il bello (pochissimo) e il brutto (tantissimo) stagionale, compresa la chicca finale della puntuale decisione arbitrale a nostro danno. Il bello (poco) sono il gol di Vlahovic, che conferma come sia il serbo il giocatore del nostro futuro, la partita di Morata, che a mio giudizio va riconfermato visto che la sente questa maglia come una seconda pelle, il primo tempo del nostro centrocampo tutto italiano, un inedito che almeno per 45 minuti è sembrato esperimento più che confortante, le lacrime di Dybala, che dimostrano un amore verso la Juve forse non manifestatosi in maniera ottimale, nè compreso fino in fondo, i saluti di Chiellini, con uno stadio ad acclamarlo e onorarlo. Il brutto, il solito gioco quasi rinunciatario, specie nella ripresa, la presa d'atto che qualche giocatore è ormai un ex giocatori (Alex Sandro), che l'addio di Chiellini evidenzia anche un reparto da ricostruire totalmente, se si pensa che avremo ancora Bonucci, 35 anni, Danilo, 31, e poi gente che può solo stare in panchina, e magari meglio se stesse in tribuna, i fischi ad Andrea Agnelli, ingenerosi certamente ma segno che qualcosa si è rotto nel rapporto società - tifosi, e che impone riflessioni ed autocritiche da una parte e dall'altra.
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Il compianto ed indimenticato Avvocato Agnelli, diceva che quando si perde, le responsabilità vanno cercate dapprima nella società, nei dirigenti, poi nell’allenatore, infine nei giocatori. Mai come quest’anno è vera questa scala di gerarchie delle responsabilità, anche se alcuni dirigenti, Arrivabene e Cherubini, potrebbero avere le attenuanti di essere gli ultimi arrivati e di non avere avuto tempo e modi di programmare un lavoro di prospettiva anche a breve – medio termine. Sono venuti al pettine i nodi che da tre anni si rinviano o che hanno prodotto scelte sbagliate e reiterate. Diciamolo chiaramente, il divario che la Juventus aveva costruito verso le rivali, è stato colmato, ma al ribasso, più che altre a migliorarsi, è stata la Juventus ad avere peggiorato la propria qualità di organico. Non è stato sostituito Marotta, si pensava di poterne fare a meno, invece è mancata proprio la figura del Direttore Generale che avesse esperienza e competenza calcistica: Paratici, straordinario scopritore di talenti, non si è dimostrato valido sostituto, non c’è stata una vera programmazione, le scelte di mercato sono apparse contraddittorie, non adeguate. Sono stati commessi errori su errori, probabilmente Allegri aveva fatto il suo tempo nel 2019, ma l’errore di prendere Sarri è stato doppio, dapprima nella scelta, successivamente nella frettolosa sostituzione. Sarri si è trovato una squadra già fatta, non proprio adatta alle sue idee di calcio, che possono piacere o meno, ma se lo si sceglie gli si deve dare modo di svilupparle, specie dopo una annata difficile, lo ricordo, il COVID-19 ha condizionato pesantemente, li ricordiamo bene stadi dapprima chiusi, poi partite a porte chiuse, fine campionato a luglio – agosto. Altro errore, anche questo doppio, la chiamata di Andrea Pirlo. Intelligente la scelta come inizio di un progetto per la Under 23, al fine di costruire una base solida e di valore da poi portare in prima squadra, magari con lui allenatore, nel giro di tre – quattro anni; frettolosa la decisione di portarlo ad esordire in prima squadra, senza mai avere allenato, quindi a dover svolgere un noviziato da allenatore della squadra campione in carica e impegnata in Champions. Una squadra praticamente costruita per Sarri, gli arrivi di Arthur e Kulusevski erano ottimali al gioco del primo, una stagione di sperimentazione, con pochi alti e molti bassi, caratterizzata però da due trofei non banali, battere il Napoli in Supercoppa e l’Atalanta in Coppa Italia, non sono state imprese da poco. E’ stato sostituito quando finalmente si intravedeva un progetto di squadra, il finale di stagione dopo la rovinosa sconfitta interna contro il Milan, in un confronto che ci vedeva favoriti da due risultati su tre, ed anche con una sconfitta di misura, mentre siamo riusciti a perdere in maniera molto netta; ma da quel momento in avanti sembrava essersi trovata una “quadratura” del cerchio, la Juventus di fine campionato scorso non dispiaceva.
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Altro errore quindi cambiare nuovamente, perché si è nuovamente tornati indietro, sprecato un anno che poteva essere almeno di rodaggio, su questo lavorare per migliorare. Diamo pure le attenuanti ad Allegri, è tornato ma ha dovuto immediatamente subire la perdita di Cristiano Ronaldo, per … Kean! Squadra rimasta invariata o quasi, il solo Locatelli preso, ancora una volta organico non rinnovato ed adeguato alle esigenze, perché se si richiama Allegri la ragione non può che essere una sola, essere immediatamente competitivi, ma per esserlo non si può perdere il giocatore migliore per sostituirlo con uno che sicuramente non è mai apparso come un degno sostituto. L’inizio campionato ha condizionato il resto della stagione, qualche sussulto nel girone di Champions, vinto in maniera rocambolesca, poi una fase di risultati con gioco sparagnino, fino alla gara interna contro l’Inter, sulla quale attenuanti ne abbiamo a iosa, ma un finale di stagione davvero imperdonabile. La sensazione di un’altra annata sprecata, macchiata da una eliminazione vergognosa in Champions, almeno Sarri e Pirlo erano stati eliminati con la regola dei gol segnati in trasferta, il secondo anche grazie ad arbitraggio vergognoso.
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Cosa si può salvare di questa stagione? Poco o nulla. Intanto c’è da evidenziare la notevole mole di infortuni durante la stagione, frutto forse di una preparazione non adeguata, sbagliata, fate voi. Sicuramente ha pesato l’infortunio di Chiesa, una risorsa venuta a mancare nel momento decisivo della stagione. Sicuramente hanno pesato le prestazioni molto al di sotto delle aspettative di parecchi giocatori, a cominciare da Dybala, troppo altalenante il suo rendimento negli ultimi due anni, non escludo sia dipesa anche da ciò la scelta di non rinnovare il contratto. Possiamo salvare i portieri, Szczesny dopo una partenza da innorridirsi, si è ripreso alla grande, forse la sua migliore stagione in bianconero; idem Perin, si è fatto trovare puntuale quando necessario. Del reparto difensivo, unico a meritare un giudizio positivo è Danilo, gli altri non del tutto all’altezza quest’anno, a parte Chiellini, alla sua ultima stagione; Bonucci e De Ligt con diversi momenti non brillanti, Rugani non male ma il giocatore è questo, buon rincalzo alla Juventus, nulla di più, sufficiente Pellegrini, con dalla sua il fatto che vista la giovane età può solo crescere, ha 23 anni e se ricordiamo l’esordio in bianconero, alla stessa età di Bonucci, direi che è andato molto meglio; mentre per quanto riguarda De Sciglio e Alex Sandro, credo siamo arrivati ai saluti finali, nel senso che o vanno via, per cercare fortuna altrove, o si adeguino ad essere panchinari di seconda scelta.
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Le note dolenti sono state a centrocampo. Nessuno dei giocatori, a mio modo di vedere, può ritenersi all’altezza della situazione e della Juventus. Anche qui ci sono le attenuanti, Mc Kennie e Locatelli, per fare due nomi, sono stati condizionati dagli infortuni, non hanno mai avuto continuità di presenze e di rendimento, ma gli altri no. Ramsey un fantasma, Arthur un flop, anche perché a mio giudizio preso per giocare in altro contesto e con altra guida, Rabiot meglio nel finale di stagione, ma ancora con lunghe pause, Zakaria bene ma vistosi poco, Cuadrado (che io inserisco in questo reparto, non in difesa), bene ma andato a spegnersi progressivamente, Bernardeschi come gli anni scorsi, forse un pochino meglio: questo il quadro desolante. A fine stagione si è visto un promettentissimo Miretti, vedremo se rimarrà o se si utilizzerà con lui lo stesso metodo dei prestiti in giro per l’Italia.
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In attacco, ha pesato molto l’infortunio di Chiesa, inutile nasconderlo. Ma è l’unica attenuante, di una stagione partita male con l’operazione CR7, lasciato andare a campionato iniziato e sostituito in fretta e furia. Di Dybala ho già detto, idem di Kean, davvero una eresia pensare che potesse in qualche modo sostituire CR7, nel complesso non male Morata, Kaio Jorge infortunatosi e vistosi pochissimo; poi l’arrivo di Vlahovic ha in parte vitalizzato il reparto, salvo inaridirsi con il passare del tempo. Ad inizio stagione avevo scritto testualmente:
“Da una prima impressione, mi sembrano ancora irrisolti due dei tre gravi problemi emersi la scorsa stagione: - la carenza di ricambi in difesa; - la sostanziale inadeguatezza del centrocampo. Direi quindi che, per adesso, il reparto più affidabile mi pare l’attacco, ma a patto che si recuperi il Dybala dei momenti migliori, che si dia spazio definitivamente a Chiesa, che si “educhi” meglio Morata e che si disciplini meglio Kulusevski, mentre sul nuovo arrivo Kaio Jorge è troppo presto per darsi giudizi.”
Sbagliato in pieno sull’attacco, ma come leggete, pensavo che CR7 rimanesse e davo per scontata la permanenza di Kulusevski, che appare rinato dalla nuova maglia, il Tottenham. Ma per difesa e centrocampo ci avevo visto bene.
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Andando alle altre, ad inizio stagione avevo scritto:
“In una stagione di grandi cambiamenti nelle squadre di vertice, ritengo che un ruolo di favorite vada assegnato a chi nella sostanza non ha cambiato molto, per cui allo stato ritengo che Atalanta e Milan siano le squadre da attenzionare come principali concorrenti per lo scudetto.”
I bergamaschi si sono persi durante la stagione, sicuramente non aver potuto contare su Ilicic e Zapata è stato un handicap notevole, ma forse anche un sostanziale appagamento per i risultati degli anni scorsi, per una società che è ancora una provinciale, ha finito con il limitare i risultati, al punto di non essere più in Europa dopo anni. Avevo visto bene per il Milan, tanto che continuando, sempre in sede di presentazione, avevo scritto:
“Il Milan ha sì perduto Donnarumma e Chalanoglu, ma sono arrivati Maignan e Giroud, che si innestano in un organico che è praticamente identico da due anni, per cui ci saranno pochissimi problemi di amalgama.”
Così è stato: i rossoneri non sono a mio giudizio la squadra più forte, ma sono stati i più continui, quelli che soprattutto nel finale hanno mostrato più fame di vittoria, per cui ritengo di poter dire che il verdetto finale è giusto, ha premiato chi più di altri ha cercato la vittoria del campionato. Inter e Napoli sono le vere sconfitte stagionali, ma anche questo era prevedibile. Infine la lotta salvezza. Per evidenziare che da alcuni anni, la quota salvezza si abbassa ogni anno, ad inizio del torneo a 20 squadre, la salvezza era intorno ai 40 punti, uno più, uno meno, adesso si è ridotta ai 31 punti di una Salernitana praticamente in B dopo il girone d’andata. Come dire, venti squadre sono davvero troppe, occorre tornare alla serie A a 18 squadre.
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
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