Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
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Sco |
Fat |
Sub |
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9 |
16 |
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5 |
C |
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F |
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N |
16 |
31 |
8 |
7 |
1 |
28 |
12 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.579 |
Giocate |
3.088 |
2.508 (54,77%) |
Vittorie |
1.699 (55,02%) |
1.172 (25,60%) |
Pareggi |
836 (27,07%) |
899 (19,63%) |
Sconfitte |
553 (17,91%) |
8.194 |
Fatti |
5.378 |
4.459 |
Subiti |
2.910 |
C. Europee |
|
Era 3 pti (uff.) |
512 |
Giocate |
1.557 |
281 (54,88%) |
Vittorie |
927 (59,54%) |
113 (22,07%) |
Pareggi |
369 (23,70%) |
118 (23,05%) |
Sconfitte |
261 (16,76%) |
871 |
Fatti |
2.737 |
472 |
Subiti |
1.378 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 13.11.2021
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Perché la Juve deve ripartire dalla partita contro lo Zenit
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di Alessandro
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Photo by Pixabay
Si potrebbe già scrivere un film sulla stagione della Juventus, e ne uscirebbe fuori uno di quei thriller pieni di cambi di ritmo e colpi di scena, dal finale aperto. Questo perché fin qui la Vecchia Signora ha alternato prestazioni molto diverse tra loro, ottenendo risultati deludenti in campionato ed eccellenti in Europa. Una coincidenza divertente, se si pensa alla storia della Juventus.
Dopo la vittoria contro lo Zenit, che ha avuto un peso specifico non indifferente ed è valsa la qualificazione agli ottavi di Champions League, urge però concentrarsi su questioni di campo. Finora, la Juventus non è riuscita a trovare una sua identità. Il filotto di vittorie striminzite senza concedere gol, ottenuto a cavallo tra settembre e ottobre, aveva illuso gli appassionati del “corto muso”, ma le sconfitte con Sassuolo e Verona hanno riportato tutti con i piedi per terra.
In due partite fondamentali, in cui la Juventus non ha potuto speculare e fare calcoli, gli uomini di Massimiliano Allegri sono crollati sotto il peso della pochezza del loro (non) gioco offensivo. D'altronde, l'organico attuale è molto diverso da quello del primo ciclo allegriano. Le lunghe fasi di difesa posizionale che hanno caratterizzato i 5 scudetti consecutivi dell'allenatore livornese sono, oggi, di difficile realizzazione, non solo per le caratteristiche della rosa ma anche per l'evoluzione compiuta dal calcio. Negli ultimi anni, il “football” praticato dalle maggiori squadre europee è caratterizzato da ritmi elevatissimi, un gegenpressing quasi costante e fasi di attacco posizionale organizzato. In altre parole, si gioca un calcio proattivo e fluido.
Da questo punto di vista, la filosofia di Massimiliano Allegri sembra essere in antitesi. L'allenatore 6 volte campione d'Italia predilige una struttura difensiva molto organizzata, con un baricentro mediamente basso e che lasci ai giocatori molta libertà. Per Allegri, una partita giocata bene è una partita in cui i singoli calciatori riescono a interpretare al meglio momenti e situazioni, eseguendo giocate tecnicamente pulite. Anche per questo, l'allenatore toscano ha spesso dimostrato di essere eccezionale quando si trova a lavorare con giocatori già formati.
Oggi, però, la Juventus sembra aver bisogno di tutt'altro, qualcosa di estremamente vicino alla prestazione casalinga sfornata contro lo Zenit San Pietroburgo. Già nei primissimi minuti della gara, tutto sembrava apparecchiato per una serata (quasi) perfetta. Oltre alle scelte di formazione, che approfondiremo a breve, la Juve si presentava a Torino dopo i primi giorni del ritiro e con la necessità di riscattare le brutte sconfitte con Sassuolo e Verona. A sostenere i bianconeri più di 20.000 spettatori che hanno creato un'atmosfera magica, a cui non eravamo più abituati dopo oltre una stagione senza tifosi, e il resto l'ha fatto la partita, quella che se si rivelerà essere una base di partenza potrebbe cambiare l'esito della stagione della Juventus.
Photo by Pixabay
Innanzitutto, a fare la differenza è stato l'atteggiamento in campo. I bianconeri hanno tenuto un baricentro ben più alto rispetto a quello delle prime uscite stagionali, andando a pressare i difensori dello Zenit per tutta la partita. Per quanto riguarda invece gli spunti tattici più interessanti, gli uomini fondamentali sono stati due: Danilo e McKennie. Il centrocampista americano ha svolto un doppio ruolo, andando ad aiutare Locatelli nella prima costruzione per poi sganciarsi in avanti e occupare intelligentemente la zona di rifinitura. D'altro canto, il terzino brasiliano ha approfittato del dinamismo di McKennie per attaccare non solo lateralmente ma anche centralmente, un po' come faceva al City con Guardiola. Entrambi, infine, hanno sapientemente compensato i movimenti del trascinatore della Juventus: Paulo Dybala.
Il numero 10 bianconero ha giocato una delle migliori partite della sua carriera, libero di svariare su tutto il fronte offensivo e sempre a ridosso dell'area. Non a caso, l'argentino ha portato in dote 2 gol e 8 tiri totali, dato che conferma quanto Dybala possa beneficiare di una squadra corta, in grado di dialogare con lui e che lo avvicini alla porta.
In generale, comunque, tutti i giocatori sono sembrati a loro agio in questa veste. Anche Federico Chiesa ha finalmente ritrovato l'incisività che sembrava aver perduto. Libero di puntare e sgroppare con tanto campo davanti, il numero 22 bianconero è tornato a essere devastante. La Juventus, quindi, potrebbe aver trovato una base su cui costruire. Ora però serve il coraggio necessario a percorrere questa strada.
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