| Tutte le partite ufficiali della stagione |
| G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
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| 26 |
53 |
15 |
8 |
3 |
43 |
21 |
C |
| 24 |
36 |
8 |
12 |
4 |
32 |
26 |
F |
| 4 |
6 |
2 |
0 |
2 |
12 |
8 |
N |
| 54 |
95 |
25 |
20 |
9 |
87 |
55 |
T |
| La Juventus dal 1900 ad oggi |
| Gare ufficiali |
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Serie A |
| 4.617 |
Giocate |
3.114 |
| 2.525 (54,69%) |
Vittorie |
1.711 (54,95%) |
| 1.185 (25,67%) |
Pareggi |
846 (27,17%) |
| 907 (19,64%) |
Sconfitte |
557 (17,89%) |
| 8.253 |
Fatti |
5.415 |
| 4.502 |
Subiti |
2.938 |
| C. Europee |
|
Era 3 pti (uff.) |
| 518 |
Giocate |
1.595 |
| 283 (54,63%) |
Vittorie |
944 (59,18%) |
| 115 (22,20%) |
Pareggi |
382 (23,95%) |
| 120 (23,17%) |
Sconfitte |
269 (16,87%) |
| 876 |
Fatti |
2.796 |
| 478 |
Subiti |
1.421 |
| Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 24.05.2021
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Cinquant’anni fa, la morte di Armando Picchi
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di Stefano Bianchi
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Vincitore di tre Scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali, prima che le ribattezzassero, rispettivamente, Champions League e Toyota Cup, Armando Picchi da Livorno, duecentocinquantasette gare e due gol segnati con la maglia dell’Inter, è morto cinquant’anni fa, il 26 maggio 1971. Perché parlare di lui in un sito a DNA bianconero? Perché, nonostante avesse indossato quella maglia, anni dopo non sarebbe ricorso a spie private e intercettazioni telefoniche, né avrebbe fatto lobbying su arbitri o procurato passaporti falsi a calciatori uruguagi. Un galantuomo e un campione, insomma, cui va anche il merito di essere stato tra i fautori del rilancio bianconero dei primi anni Settanta.
Terzino a inizio carriera, poi spostato a libero da Helenio Herrera, proprio a causa di costui ebbe poco spazio in Nazionale, ove Fabbri preferiva un libero si proponesse anche in avanti. Bloccato in difesa, Armando era una vera calamita di palloni, un’ultima barriera mai fuori posizione: uno dei migliori liberi vecchia maniera di sempre, oltre che un allenatore in campo. La sua carriera d’allenatore “vero” inizia a Varese nella doppia veste di allenatore-giocatore, poi un anno a Livorno, e nel 1970 la chiamata di Boniperti alla Juventus. Trentacinque anni e un patentino d’allenatore di seconda categoria, alla presentazione ci sono più di un giornalista che si chiede che cosa ci faccia costui in Galleria San Federico: troppo giovane! La colpa è dell’Avvocato, stufo del basso profilo imposto alla sua Juve per motivi socio-sindacali: il Presidente a suo tempo scelto ad hoc, Vittore Catella, sta lasciando la mano a Giampiero Boniperti, prossimo plenipotenziario bianconero. Agnelli vuol tornare a divertirsi guardando la sua Juve: l’ultimo periodo non è stato granché, anche considerando lo “Scudetto operaio” del 1967.
Per il vero, il piano di rinascita era già iniziato: vero che con Picchi arrivano i nuovi Capello e Spinosi, ma rientrano due giovani di ottime speranze come Bettega e Causio, già di proprietà bianconera, inviati altrove a maturare. Questa giovanissima squadra di cui fanno parte già Tancredi, Cuccureddu, Anastasi e Furino, poco più di novant’anni in quattro, e che ha le proprie chiocce in Haller, Morini e Salvadore, si regala anche l’allenatore più giovane del campionato e della storia bianconera. La stagione, pur d’assestamento, non fu niente male: quarto posto finale in Campionato e qualificazione alla finale di Coppa delle Fiere, persa col Leeds Utd, per differenza reti, dopo un doppio pareggio. Picchi, quella doppia finale non poté vederla, essendo spirato il giorno prima: da tempo, in panchina, era stato sostituito da “Cesto” Vycpalek.
Grazie Armando, gran libero per intuizione di Helenio Herrera e possibile grande allenatore per scelta di Giampiero Boniperti. Grazie, Armando, per aver accettato la sfida, assieme a Boniperti, a plasmare una squadra giovanotti di belle speranze, un’avventura che, pur terminata precocemente in un letto d’ospedale, ottenne alla grande quanto programmato. Peccato soltanto che a tua stagione bianconera sia stata breve come un’estate indiana. E scusatemi la citazione da Hugo Pratt.
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