Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
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N |
16 |
31 |
8 |
7 |
1 |
28 |
12 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.579 |
Giocate |
3.088 |
2.508 (54,77%) |
Vittorie |
1.699 (55,02%) |
1.172 (25,60%) |
Pareggi |
836 (27,07%) |
899 (19,63%) |
Sconfitte |
553 (17,91%) |
8.194 |
Fatti |
5.378 |
4.459 |
Subiti |
2.910 |
C. Europee |
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Era 3 pti (uff.) |
512 |
Giocate |
1.557 |
281 (54,88%) |
Vittorie |
927 (59,54%) |
113 (22,07%) |
Pareggi |
369 (23,70%) |
118 (23,05%) |
Sconfitte |
261 (16,76%) |
871 |
Fatti |
2.737 |
472 |
Subiti |
1.378 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 13.05.2021
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Cento anni fa nasceva Cestmir Vycpalek
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di Stefano Bianchi
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Il 15 maggio 1921 nacque a Praga Cestmir Vycpalek, un nome che potrà non dire molto ai più giovani che leggono, ma che, nella prima metà degli anni ’70, arrivato sulla panchina bianconera un po’ “alla Pirlo”, cioè promosso dalle squadre giovanili, in tre anni conquistò due scudetti e la finale di Coppa dei Campioni a Belgrado.
Come il solito, mamma Jarmila desiderava che il figlio terminasse gli studi, prima di assecondare il marito, che prevedeva per il figlio una carriera calcistica. Infatti, a diciassette anni, superato il Ginnasio e l’Accademia commerciale, ottenuto il diploma scolastico, inizia anche a giocare in prima squadra nello Slavia Praga. Era un destino segnato: babbo Přemysl, che aveva scoperto in lui, fin da bambino, doti calcistiche superiori, cercava in tutti i modi di farlo innamorare al calcio portandolo tutte le domeniche allo “Spartan”, lo stadio dello Slavia. Ci riuscì, com’era facile prevedere: iniziò così la carriera calcistica di suo figlio tra i biancorossi della seconda squadra, per importanza, della capitale cecoslovacca.
La sua carriera però, in quel periodo, come del resto tutta l’Europa, è soggetta o alla dominazione nazista o alla guerra contro le armate hitleriane: nel 1944 è deportato per quasi un anno, nel tristemente noto campo di concentramento di Dachau. Terminata la guerra, lo Slavia lo riprende. Fortuna vuole che lo Spartan sia frequentato anche dal Signor Foresto, importatore di vini piemontesi e proprietario di un Night Club cittadino. Juventino da sempre, vede nel talentuoso Vycpalek le caratteristiche di un grande centrocampista che potrebbe rinverdire i fasti di Giovanni Ferrari, il faro bianconero della “Prima Cinquina”. Introdotto nell’entourage bianconero, segnala il giovane calciatore boemo a Piero Dusio, presidente bianconero, che acquista dallo Slavia sia Vycpalek, sia Julius Korostelev, ficcante e talentuosa ala sinistra dal gran tiro e infallibile dagli undici metri. I due giocano un gran campionato, ma in Italia è il periodo di “quel Torino”, che schierato in campo, iniziava con “Bacigalupo, Ballarin, Maroso”... e arrivano secondi. Naturalmente, in campo Vyclapek diventa subito “Cesto”, mentre Korostelev è soprannominato “Costoletta”. Cesto è una mezzala destra dai grandi fondamentali, pallone appiccicato al piede, visione di gioco, un gran tiro. E’ bravo ed elegante, ma purtroppo è lento: è per questo che, a fine stagione 1946/47, dopo cinque reti in ventisette presenze, va al Palermo, dove si consacrerà gran campione e idolo rosanero.
Della stagione torinese resta a Cestmir l’amore per la Juventus, la cerchia delle conoscenze, una gran nostalgia e l’amicizia con Boniperti, che nel 1970 chiama questo maestro di calcio ad allenare le giovanili bianconere. E’ una squadra in grande fermento rinnovativo e che vuol tornare grande: il tecnico prescelto per la rivoluzione bonipertiana è Armando Picchi, ma la sua malattia e la morte precoce, porta alla promozione di Vycpalek alla panchina della prima squadra. E’ una bella formazione, con Bettega prima punta e Anastasi “falso nueve”, con un grande Sandro Salvadore a guidare la retroguardia. Quello che di suo ci mette Cesto è l’intuizione di far fare a Haller la seconda punta, quando si capisce che la malattia di Bettega non sarà breve. Un’impresa non da poco, a parte per l’intuizione tecnica, per la fatica a convincere il “pigro” tedesco a giocare stabilmente in posizione più avanzata, una “genialata” che varrà il quattordicesimo scudetto della Vecchia Signora. E che gli vale il “Seminatore d’Oro”. Lui e Boniperti avevano messo su una bella squadra, che, infatti, l’anno seguente bissa lo scudetto, con Zoff a parare tutto e la seconda “genialata” di Vycpalek: l’oculata gestione del vecchio Altafini, che subentrava a fine gara e immancabilmente metteva la sua firma sul tabellino. Peccato per quella Coppa dei Campioni persa con l’Ajax di Suurbier, Krol, Neeskens e Cruijff, ma Vycpalek era un grande conoscitore di calcio, non Mago Merlino. L’anno dopo la Juve manca il tris, arriva seconda dietro la Lazio di Maestrelli, con Vycpalek che lascia la panchina a Parola per ricoprire, dapprima il ruolo di Direttore Tecnico, poi quello d’osservatore.
Il pacioso boemo, questo pezzo di storia bianconera, reo soltanto di aver “importato” il nipote Zeman in Italia, muore ottantenne il 5 maggio 2002. E’ il trentesimo anniversario della tragedia di Punta Raisi, quel volo AZ 112, che precipita con centoquindici persone a bordo, tra cui “Cestino”, il figlio maggiore di Vycpalek. E’ anche il giorno della conquista del ventiseiesimo scudetto, con la Juve di Lippi che regola l’Udinese fuori casa due a zero con le reti di Trezeguet e Del Piero, sorpassando, all’ultimo istante, un’Inter sconfitta a Roma dalla Lazio: un modo tutto bianconero per ricordare il grande boemo.
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