Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
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9 |
16 |
4 |
4 |
1 |
12 |
5 |
C |
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0 |
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7 |
F |
0 |
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N |
16 |
31 |
8 |
7 |
1 |
28 |
12 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.579 |
Giocate |
3.088 |
2.508 (54,77%) |
Vittorie |
1.699 (55,02%) |
1.172 (25,60%) |
Pareggi |
836 (27,07%) |
899 (19,63%) |
Sconfitte |
553 (17,91%) |
8.194 |
Fatti |
5.378 |
4.459 |
Subiti |
2.910 |
C. Europee |
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Era 3 pti (uff.) |
512 |
Giocate |
1.557 |
281 (54,88%) |
Vittorie |
927 (59,54%) |
113 (22,07%) |
Pareggi |
369 (23,70%) |
118 (23,05%) |
Sconfitte |
261 (16,76%) |
871 |
Fatti |
2.737 |
472 |
Subiti |
1.378 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 15.04.2021
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Dieci anni fa, la morte di Cinesinho
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di Stefano Bianchi
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Centosettanta centimetri scarsi in perenne sovrappeso, questo era il brasiliano tutto classe, Sidney Cunha, che il “Dottore” e Heriberto Herrera avevano individuato come l’uomo che avrebbe dovuto sostituire Sivori. La sua fisionomia orientaleggiante, già in Brasile, gli aveva guadagnato il nome di Cinesinho. Non si sa nemmeno con certezza quando sia nato: finché ha giocato a Torino, risultava nato il 28 giugno (1935), trasferito al Lanerossi Vicenza, dichiarò la nascita avvenuta il 1° gennaio, data che lui ha sempre confermato, tranne risultare nato il 13 gennaio una volta iscritto nell’Albo degli Allenatori. Quisquilie, tutto sommato. La prima squadra importante dove ha militato è l’Internacional di Porto Alegre, da cui si trasferisce al Palmeiras di Djalma Santos e Julinho, con cui vince il Campionato Paulista contro il Santos di Pelé. Prima di lasciare il Brasile, aveva indossato quindici volte la maglia della Nazionale Verdeoro, ed è dopo tre anni di ambientamento in Italia (Modena e Catania), che passa alla Juventus con l’ingrato compito di sostituire Sivori, in campo e nel cuore dei tifosi. L’arrivo in bianconero, con Heriberto Herrera e il suo “movimiento”, per Cinesinho è un bel trauma: altrove si accontentavano del suo piede fatato per passaggi millimetrici a smarcare il compagno in transizione offensiva, qui si vuole anche che corra. Prima trotterellava per il campo con la sua pancetta da amatore, ma nelle mani del paraguayano, non per nulla soprannominato “Ginnasiarca”, subisce una rapida opera di atletizzazione, che dà a “Cina” (l’altro soprannome, quello “di campo”) quell’aspetto e quella velocità che l’allenatore pretendeva. Fu meno tecnico e più atleta, ma il cervello e il piede erano sempre brasiliani, e nel trattare la palla e nel passaggio illuminante si vedeva sempre la sua classe superiore. Il trattamento atletico non gli ha mai dato l’autonomia per novanta minuti di corsa, ma lo spettacolo era assicurato, con quei palloni che mandavano in rete Depaoli, Traspedini, e Zigoni. Non ha segnato molto, in bianconero, ma nel suo limitato palmares realizzativo, ricordo molto bene la rete del 31 marzo 1968 al San Paolo: praticamente dal quarto di cerchio del corner, la palla liftata s’infila in rete, con Zoff (ancora al Napoli) completamente immobile. Una vera magia balistica! Al primo anno di Juve, il 29 agosto 1965, vince la Coppa Italia: non ci scommetterei, ma nel filmato di YouTube, il taglio che innesca la penetrazione in area di Menichelli per il gol-vittoria sull’Inter, pare proprio di Cinesinho. Al secondo anno va ancora meglio: i bianconeri, dopo aver preso a quell’Inter catenacciara, tre punti su quattro durante il campionato, la sorpassano all’ultima giornata, regolando la Lazio con le reti di Bercellino I° e Zigoni, mentre i nerazzurri, subendo uno dei gollonzi che più gollonzi non si può, perdono in casa del derelitto Mantova. E’ stato anche l’ultimo successo sportivo di Cinesinho: la stagione successiva, il risultato migliore per la squadra è il raggiungimento della semifinale di Coppa dei Campioni, dove siamo battuti dal Benfica del grande Eusebio. L’anno dopo, dopo aver difeso i nostri colori per centododici volte nelle varie competizioni e aver segnato dieci reti, Cinesinho va al Vicenza, dove vive una seconda giovinezza, poi una stagione a New York, con i Cosmos, per dedicarsi infine, ma senza grandi risultati, alla carriera di allenatore. Tornato in patria nel suo Rio Grande, vi muore il 16 aprile del 2011, dieci anni fa, col Morbo di Alzheimer che gli ha rovinato gli ultimi anni di vita. Quando ancora cercava di resistere ai diktat del “Ginnasiarca” che lo voleva magro e veloce nella corsa, una volta ebbe a dire a Vladimiro Caminiti, nel suo italiano ancora imperfetto: “Io possiedo il riflesso del campione, che è il tempo che impiego per direzionare il pallone: io ho il riflesso molto veloce. Mio compagno smarcato riceve subito il mio pallone”. Era vero. Di quella Coppa Italia e di quello Scudetto del 1967, che tanti hanno attribuito a Heriberto Herrera, al suo “movimiento” e alla cosiddetta “Juventus operaia” molto merito va a questo piccolo brasiliano dal passaggio illuminante e dalla “corsa camminata”. Noi vecchi ci ricordiamo ancora di te, e non solo per averci reso meno traumatico il distacco da Sivori. Ciao, “Cina”.
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