Negli ultimi minuti ho guardato più il rettangolo in alto a sinistra, che scandiva il tempo di gioco, che la partita di per sè, abituato come sono a veder sfuggire imprese nei minuti finali, tipo Monaco e Madrid, e l'annullamento del quarto gol francamente mi ha fatto tremare non poco. Reazione direi emotiva la mia, troppo bella la Juventus di martedì sera per meritarsi una beffa, come troppo brutta era stata all'andata, con la differenza che mentre il Barcellona non è in alcun modo riuscito a sviluppare il suo gioco, creando davvero pochi pericoli a Buffon, sempre attento comunque, all'andata era stata sempre una questione di centimetri, che ci aveva vanificato tre segnature di Morata, in quella che comunque fu una serataccia della squadra, spesso in balia degli avversari. Auguriamoci che dal derby e da questa impresa, squadra e tecnico possano trarre energie e fiducia per il prosieguo della stagione.
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LA TATTICA
Da tempo sostengo che una squadra gioca bene quando ogni giocatore è al suo posto, non viene snaturato, può esprimersi come sa, non adattarsi a cosa occorre fare in mancanza di altro. Così è avvenuto al Nou Camp: solito 4 - 4 - 2 elastico, attacco con un centrocampo anche a 5 con l'avanzamento di Alex Sandro, fase di non possesso palla con due linee ordinate a 4, con alcuni accorgimenti che hanno prodotto i seguenti vantaggi: - liberare Cuadrado da compiti difensivi, grazie alla copertura di Danilo; - mettere a fianco di un centrocampista tecnico portatore di palla, un mediano d'altri tempi, con il vizio anche di saper scegliere i tempi di inserimento offensivo; - consentire alla prima punta di fare la prima punta in tutto e per tutto, tenere palla, far salire la squadra, creare spazi, essere accompagnato nell'azione da centrocampisti in grado di inserirsi e dialogare, ovvero Ramsey in prima battuta, McKennie in seconda.
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Il Barcellona ha spesso girato a vuoto, diciamo come noi in certe gare recenti, fraseggi scontati, poche verticalizzazioni e sempre prevedibili e bloccabili, mai o quasi mai entrati in area di rigore nel modo come piace loro, triangolazioni strette e rapide, dunque solo tiri da fuori o da posizioni non proprio favorevoli. Viceversa, quando non in possesso di palla, i catalani hanno sbandato paurosamente ad ogni iniziativa bianconera. Da questo punto di vista il risultato è direi non veritiero, diverse ripartenze, soprattutto nella ripresa, potevano essere meglio sfruttate, un quarto gol annullato per eccesso di precipitosità di Bonucci (Ronaldo era partito in posizione regolare, rivista l'azione), e la fortuna di non essere rimasto in 10, ma diciamo la verità, non è cosa frequente che si possano avere due rigori al Nou Camp.
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LE CERTEZZE
In una gara nella quale tutti finalmente hanno giocato da Juve, gettando il cuore oltre l'ostacolo, trovare qualcuno che sovrasti mi pare difficile, faccio sicuramente torto ad altri, ma se cito Cristiano Ronaldo, McKennie e De Ligt, non credo di poter essere accusato di essere parziale e poco grato al gruppo.
Ma onore al merito: l'ho criticato fino a qualche giorno addietro, è Pirlo l'uomo da celebrare per l’impresa al Nou Camp. Ha avuto coraggio a schierare la squadra così, ho letto, come molti di voi, in rete i mugugni pomeridiani per il rispolvero di Buffon e la scelta della coppia Arthur – McKennie, ed alla fine ha avuto ragione, sicuro il primo, eccellente l’accoppiata di centrocampo. Presumo che finalmente stia facendo capire al gruppo che significa giocare alla Juventus, perchè se è vero che, a voler essere puristi, ci sono stati momenti di fiacca ed errori in alcuni movimenti e scelte di passaggio, è anche vero che proprio chi commetteva l'errore era il primo a cercare di porre rimedio, cosa che vogliamo sempre vedere nei nostri giocatori, le partite si possono anche perdere, ma a patto che si sia speso tutto quanto, la maglia sia davvero intrisa di sudore a fine gare, non ci si possa rimproverare di nulla.
******* IN ATTESA DEL SORTEGGIO
Il primo posto conquistato nel girone, consente ai bianconeri di vedere con serenità il sorteggio degli ottavi, anche se abbiamo ancora fresca la ferita della eliminazione con il Lione, che lo scorso anno veniva considerata la più debole delle seconde. Quindi intanto occorre arrivarci preparati e concentrati, non snobbando nessun avversario, ma avere in prima battuta evitato il rischio di affrontare squadre come Bayern, City, PSG, Liverpool, non credo sia cosa da poco. Delle seconde, indubbiamente sono appaiono più rognose il solito Atletico Madrid e il Lipsia, lo scorso anno (o meglio, la scorsa estate) semifinalista di Champions, mentre quelle più abbordabili appaiono il Borussia Moenchengladbach, Porto e Siviglia. Una di queste cinque sarà la nostra rivale.
LA GIORNATA DI CHAMPIONS
Molti verdetti erano stati emanati in anticipo, l’ultima giornata ha solo completato il quadro, con diverse conferme e qualche sorpresa. E’ sorpresa ma fino ad un certo punto, l’eliminazione dell’Inter, che vincendo avrebbe potuto anche farcela, visto il risultato di Madrid, ma francamente i disastri erano stati combinati prima, perdere due volte con il Real Madrid più debole degli ultimi anni, squadra che ha fatto zero punti contro lo Shaktar Donetz, e pareggiare due volte non segnando reti, sono elementi che fanno dire che sarebbe stata immeritata la qualificazione. Alla fine sono passati i madrileni, proprio grazie ai sei punti conquistati con i nerazzurri, e da primi avendo vinto l’ultima, e i tedeschi del Borussia Moenchengladbach, pur sconfitti dagli spagnoli. L’altro girone incerto era quello dell’Atalanta, i bergamaschi hanno compiuto l’ennesima impresa in trasferta, vincendo ad Amsterdam contro l’Ajax, pur potendo loro bastare il pari: strano cammino quello dell’Atalanta, tre vittorie su tre fuori casa, due pareggi e una fragorosa sconfitta in casa. Ha invece rischiato grosso la Lazio, che qualificata comodamente fino ad una decina di minuti dal termine, in superiorità numerica, è riuscita a farsi rimontare, salvata da una traversa al 90’, ma alla fine passa il turno da seconda e da imbattuta. L’ultimo verdetto è scaturito dallo scontro diretto tra Lipsia e Manchester Utd, gli inglesi, partiti forte ad inizio girone, sono calati e con le due sconfitte finali, quella interna con il PSG e quella di martedì sera contro i tedeschi, hanno comportato la loro sorprendente eliminazione. Il resto del tabellone era già formato da prima, l’ultimo turno è servito solo per la classifica finale e stabilire il primato in alcuni gironi.
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LE MIE POSTILLE
1 – IL MIO RICORDO DI PAOLO ROSSI
Permettetemi un omaggio ben diverso di quelli che avrete letto in questi giorni o ascoltato in tv. Chi sia stato Paolo Rossi, noi juventini lo sappiamo bene, e penso non occorra spendere fiumi di parole per ricordarlo e ricordarci cosa ha rappresentato per noi e per il calcio italiano. Ma è bene invece ricordare a chi oggi falsamente lo omaggia, cosa aveva detto e fatto contro di lui ieri e l’altro ieri. Mi riferisco alla vicenda calcioscommesse, nella quale venne tirato in ballo solo per il suo nome (così dichiararono Cruciani e Trinca nel processo penale, nel quale fu assolto come altri), e per la quale venne fustigato dai media, soprattutto quando si seppe il suo ritorno in bianconero: fa male oggi leggere uno sconcertante Sconcerti far finta di nulla quando all’epoca era stato uno dei più feroci accusatori di Rossi. Paolo Rossi fu l’uomo che fece gioire una Nazione intera, per la vittoria ai mondiali di Spagna, ma oggi in tanti dimenticano, ipocritamente. Io lo ricordo bene il Mundial 1982, soprattutto il contesto e il "pre" mondiali. Per questo il mio modo di ricordare Paolo Rossi, sarà molto diverso da quello che leggerete in giro, perchè mai nessuno si è scusato con lui, e con tutto il gruppo artefice di quella impresa, salvo poi salire silenziosamente sul carro dei vincitori. Le prime polemiche furono lanciate perchè venne ridotta la squalifica di Rossi da 3 a 2 anni, in tempo per essere convocato, nella vicenda calcioscommesse: vicenda che lo vide coinvolto per una banalità ("non mi interessa quello che farete, mi basta segnare i miei due gol", la presunta frase incriminata che lo fece ritenere corresponsabile di una combine), poi rivelatasi anche farlocca. La sua convocazione però toglieva spazio a qualcuno che aveva buona stampa soprattutto a Roma, Roberto Pruzzo, stampa che ancora montava all'epoca la polemica sul famoso gol, in fuorigioco, di Turone dell'anno precedente, dunque non perdeva occasione per attaccare Bearzot, colpevole di dare fiducia totale al gruppo dei giocatori juventini in Nazionale. Fu pure l'anno del finale di campionato al cardiopalmo, con la Juventus vittoriosa all'ultima giornata a Catanzaro e la Fiorentina bloccata a Cagliari: il giorno dopo un incandescente "Processo del Lunedì" con Franco Zeffirelli a dire di tutto e di più contro i bianconeri e contro Boniperti, al punto da guadagnarsi sul campo una querela. Si scatenò una campagna di stampa violentissima contro la Nazionale, ricordo articoli intitolati "Preparate i pomodori, rientriamo presto", accuse a Bearzot per avere convocato Rossi, per preferire il blocco juventino, Zoff, Gentile, Cabrini, Tardelli, Scirea, Rossi, e non dare spazio a Tancredi, Nela, Pruzzo, Di Bartolomei; proprio Biscardi era il principale artefice di questa campagna di odio, il suo "processo" era il pulpito dal quale parlavano le grandi firme dell'epoca, Melidoni, De Cesari ed altri, si esibivano in show anti Nazionale anche due esponenti politici espressione tardiva di un compromesso storico antijuventino, tale Senatore Publio Fiori, democristiano, che non perdeva occasione per ricordare di essere stato vittima delle BR, gli avevano sparato alle gambe, e tale Senatore Giuseppe Pirastu, comunista: entrambi avevano presentato una interpellanza al governo, presieduto da Giovanni Spadolini, chiedendo di intervenire pesantemente sul settore tecnico della Federcalcio, insomma commissariare la FIGC, cambiare commissario tecnico, e imporre altre convocazioni. Facevano insomma il tifo contro, in maniera anche peggiore di quanto sarebbe accaduto nel 2006. Ma non è che altri fossero da meno, la stampa milanese non sopportava la mancata convocazione di Beccalossi, ma non potendo criticare Antognoni, se la prendeva con Rossi, perchè avrebbe voluto Altobelli titolare; e così ogni conferenza stampa di quel periodo era una sorta di processo a giocatori e a Bearzot. Non solo: accuse varie ai giocatori, si facevano girare strane notizie su di loro, e un bel giorno uscì pure lo scoop che, naturalmente, non poteva non toccare il più attaccato di tutti, Rossi. In camera Rossi era assieme ad Antonio Cabrini, il bello per eccellenza della Nazionale, ma qualcuno mise in giro che erano stati messi assieme perchè erano "amanti", Rossi il marito, Cabrini la moglie. Fu la goccia che fece traboccare il vaso: il gruppo per porre fine a questo scempio, proclamò il silenzio stampa, delegando uno per tutti a parlare con i giornalisti, e la scelta fu proprio un pugno nello stomaco, Dino Zoff, ovvero il più taciturno e riservato, un modo per dire loro "con voi abbiamo chiuso". Il dopo lo conoscete tutti, tre partite che non è che furono brutte, contrariamente a quello che si dice: bene la prima con la Polonia, fummo sfortunati a non riuscire a segnare; ottimo primo tempo con il Perù, poi il braccino, e la terza quasi un incubo, dato che era ancora recente il ricordo della figuraccia del 1966 con la Corea del Nord. Alla fine tutti a festeggiare, compresi quelli che avrebbero dovuto andare a nascondersi, a cominciare da Biscardi e soci. Ah, dimenticavo: gli autori del gossip contro Rossi e Cabrini, furono due esordienti giornalisti del quotidiano milanese Il Giorno, uno forse non vi dirà granchè (Claudio Pea), l'altro invece ... Paolo Ziliani
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