Finale di stagione con colpo di scena, l’esonero di Sarri, neo scudettato, e l’arrivo di un nuovo allenatore, il nome più imprevisto ed imprevedibile, Andrea Pirlo. Avrei voluto scrivere questo pezzo più avanti nel tempo, sperando che la Juventus arrivasse a fine percorso stagionale anche in Champions, le cose sono andate diversamente, dunque anticipo. Naturalmente dobbiamo separare gli argomenti e i momenti della stagione.
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IL CAMPIONATO
La conquista del nono scudetto di fila non era proprio cosa scontata, anzi, in una stagione davvero complicata, per via delle note vicende relative all’epidemia da COVID-19. Mi ero già espresso a suo tempo, meglio una sospensione definitiva della stagione calcistica, e preparare il tutto per una ripresa o della stessa stagione o di quella nuova, al momento in cui le condizioni lo consentissero. Si è scelto diversamente, e di conseguenza si è dovuto completare il campionato e la coppa Italia, con 14 – 15 gare nel giro di poco più di un mese, gare ogni tre giorni in condizioni climatiche non ottimali. Le conseguenze sono state il crollo della Lazio, la conferma dell’Atalanta, della stessa Inter, ma un campionato vinto dai bianconeri con tre giornate d’anticipo, che potevano essere quattro, se ad Udine il gruppo non si fosse sentito già in vacanza dopo il gol del vantaggio. Inutile aggiungere che il lockdown ha condizionato, idem le condizioni ambientali di riapertura, per cui vincere uno scudetto in queste condizioni non è stato certamente facile. Come detto più volte, la squadra non ha mai completamente convinto sul piano del gioco, della determinazione e cattiveria in campo, e questo nonostante la stagione straordinaria di CR7, 31 reti in campionato, eguagliato il record di Felice Borel II. Le attenuanti non mancano, Chiellini indisponibile per quasi tutta la stagione, Demiral infortunatosi gravemente nel suo momento migliore, De Ligt con un finale di stagione da acciaccato e a dovere stringere i denti, Khedira subito scomparso dai Radar, De Sciglio quasi, Douglas Costa qualche lampo nel deserto, un organico che è apparso incompleto e mal costruito. Ma alla fine si è vinto ed è quello che conta. Oltre a CR7 e Dybala, altri si sono messi in luce, Bentancur, pur in calo nel finale, si è rivelato giocatore di valore e in costante ascesa, Szczesny portiere più che affidabile, fa pure bene sperare il Rabiot della fase post lockdown. Semmai non si sono rivelati all’altezza, durante la stagione, i vari Danilo, Alex Sandro, Rugani, Pjanic, Ramsey, Bernardeschi e Higuain, e credo che quasi tutti siano a fine corsa in bianconero.
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LA CHAMPIONS LEAGUE
Non giriamoci attorno, è stata una delusione cocente l’eliminazione ad opera della settima classificata nel campionato francese, il Lione. Qui il discorso si fa più complesso, perché, a mio giudizio, oltre alle vicende legate al COVID-19, incide pure una formula sbagliata del torneo, formula che di fatto vanifica in parte i risultati della fase a gironi. Lo dimostra il fatto che tre squadre “seconde classificate” siano arrivate ai quarti, una con sette punti dopo tre sconfitte di fila (Atalanta), una con otto (Lione), una con dieci punti (Atletico Madrid), tutte di fatto qualificatesi per il rotto della cuffia e circostanze favorevoli. Mentre ai quarti non ci sono arrivate formazioni come Liverpool campione in carica, Real Madrid e Juventus, la prima e la terza vincitrici dei loro gironi. Quindi diceva bene Sarri quando ha lamentato una eliminazione dopo sei vittorie, un pareggio ed una sconfitta di misura, maturata con un gol mentre la Juve era in 10 (De Ligt a farsi medicare a bordo campo), per un rigore non visto a Lione, e uno regalato ai francesi ad inizio partita. Mettiamoci pure che la gara dell’andata si è giocata con il supporto dei tifosi del Lione, quella di ritorno a porte chiuse. Ma, attenuanti e giustificazioni a parte, non è accettabile che chi ha il giocatore più forte al mondo in organico, nella sua migliore stagione in bianconero, possa essere eliminata da una squadra comunque nettamente inferiore, dopo avere giocato malissimo un tempo a Lione. Come dire, anche una Juve rimaneggiata, stanca quanto si vuole, non doveva fallire l’obiettivo. Anche in Champions non si è mai avvertita la sensazione di una Juventus autorevole, con un gioco convincente, se è vero che abbiamo passato il turno con cinque vittorie, onestà vuole non dimenticare che unica partita davvero convincente fu quella contro il Bayer Leverkusen: ricordo l’andata contro Lokomotiv Mosca, si perdeva fino a metà ripresa, gara raddrizzata da Dybala, appena entrato in campo; al ritorno vittoria contro i russi maturata grazie ad una azione spettacolare di Douglas Costa, ma nel finale; contro gli spagnoli dell’Atletico vittoria arrivata al termine di una gara che tutto sommato contava poco, bianconeri già qualificati, spagnoli che comunque avevano l’ultima in casa contro i russi già fuori da tutto. Per cui credo sia stata questa la goccia che ha prodotto l’esonero di Sarri.
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IL COLPO DI SCENA: SARRI ESONERATO
Vero che se ne parlava da tempo, i rumors da qualche mese erano nel senso che la proprietà non fosse soddisfatta del lavoro del tecnico, ma sembravano le solite speculazioni giornalistiche, tendenti a destabilizzare l’ambiente. Anche perché mai un allenatore alla Juventus è stato esonerato da vincente in campionato: o meglio, già lo scorso anno c’era stato quello che potremmo definire una sorta di “esonero atipico”, ma venne tutto annunciato con una conferenza stampa a due, presenti sia Agnelli, sia Allegri, il primo a spiegare le ragioni della scelta di non prosecuzione del rapporto con il tecnico, il secondo a giustificare il proprio lavoro. A mia memoria, a chiunque è stata data una seconda chance, Marchesi, Zoff, Ancelotti, Ranieri, da perdenti al primo anno, solo nel caso di Del Neri non ci fu riconferma, ma effettivamente il risultato troppo deludente e l’essere fuori da ogni competizione europea, giustificava la scelta. Mentre ne viene negata una seconda ad uno che ha vinto lo scudetto. Dobbiamo supporre che ci siano state situazioni interne che non conosciamo, non penso che Andrea Agnelli sia un dirigente umorale, suscettibile, volubile, impulsivo, che proceda all’esonero di un allenatore solo per una eliminazione in Champions. Intendiamoci, la seconda eliminazione di fila con Cristiano Ronaldo in organico, ovvero il giocatore che doveva almeno garantirci un rendimento europeo superiore rispetto al passato, magari la conquista della “maledetta”, non depone a favore di Sarri, come probabilmente era stata la goccia che aveva prodotto la risoluzione del rapporto con Allegri. Ne consegue che, piaccia o no, una decisione presa dal presidente che ci ha dato nove anni di grandi successi, non può essere tanto oggetto di critica, avrà avuto, lui e la proprietà, ragioni importanti per dichiarare cessato l’esperimento della Juventus che deve pensare al bel gioco, così era stata presentata la venuta di Sarri in bianconero.
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BENTORNATO, ANDREA PIRLO
Sorprendente, ma fino ad un certo punto, la scelta del nuovo tecnico bianconero, nella persona di Andrea Pirlo. A ben vedere, nella presentazione fatta di Pirlo quale nuovo allenatore della Juventus Under 23, Agnelli era stato chiaro, nel senso che aveva tracciato il percorso nel nuovo tecnico, qualche anno per fare esperienza nella Under 23, ma lavorando a stretto contatto con la prima squadra, per essere successivamente l’allenatore della prima squadra, dopo avere formato un gruppo da poter inserire gradualmente in prima squadra: in sostanza il cammino di Zidane al Real Madrid. Solo che è stata spiazzante la decisione quasi immediata, dopo l’esonero di Sarri, si pensava ad altri nomi: ma diciamolo francamente, non è che ci fosse molto in giro, si era parlato di Pochettino, di Simone Inzaghi, forse solo quest’ultimo poteva essere un profilo interessante per una ripartenza di un nuovo progetto bianconero. Altri nomi invero di tecnici di valore liberi, non è che ce ne siano, e secondo me, non sarebbero mai stati garanzia di vittorie nell’immediato, in campo europeo soprattutto; altri ancora ritengo non meritino l’attenzione di essere portati sulla panchina bianconera. Meglio quindi una soluzione radicale, rischiosa certamente, ma con la quale impostare un progetto nel medio e lungo tempo, progetto di ringiovanimento dell’organico (e qui vengono al pettine certe scelte sbagliate della dirigenza, su conferme di giocatori sul viale del tramonto o dimostratisi non adeguati al progetto). L’augurio è che si ripeta la stessa cosa, di quando Pirlo arrivò in bianconero, accolto da scetticismo, sembrava una scelta di dorato prepensionamento, invece abbiamo vissuto con lui quattro anni splendidi, andati ben oltre ogni più rosea aspettativa. Per questo dobbiamo dire a chiare lettere, Bentornato, Andrea Pirlo!
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