La Juventus allunga il suo vantaggio sull’Inter, battendo di misura il Parma e approfittando del contemporaneo pareggio dell’Inter a Lecce. Partita non certo brillantissima dei bianconeri, e non è la prima in questo campionato: merito sicuramente degli emiliani, ottimamente disposti in campo da un tecnico emergente, Roberto D’Aversa; ma anche demeriti della Juventus, che sembra ancora, in gare come questa, un cantiere aperto o comunque una squadra che non riesce ad esprimere il suo potenziale. Per adesso accontentiamoci, visto che i risultati arrivano, per il gioco vedremo più avanti.
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Pro e contro: Formazione praticamente confermata rispetto all’ultima di andata, e quindi ancora Ramsey trequartista dietro Dybala e CR7; riconferma di Rabiot a centrocampo, e riconferma del nuovo assetto difensivo, con De Ligt riportato sulla zona difensiva di destra e Bonucci dall’altro lato. Potremmo dire di avere visto tre partite in una, quella dei minuti iniziali di gara, del finale di primo tempo e inizio ripresa, Juventus decisamente offensiva, occasioni costruite e non ben sfruttate, poi una parte centrale di primo tempo, decisamente anonima, con il Parma in controllo della gara, è un finale di partita nel quale i bianconeri sono stati un po’ troppo sulla difensiva, e non dico che si è rischiato troppo, ma qualche situazione di pericolo c’è stata e per fortuna non ben sfruttata dagli emiliani.
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Che cosa non ha funzionato? Siamo a gennaio, mese di ripartenza della stagione, si gioca ogni tre giorni o quasi, i bianconeri in 13 giorni hanno giocato già quattro volte, come altre squadre, giocheranno nuovamente mercoledì i quarti di Coppa Italia, e tutto sommato non è che sia infrequente un abbassamento di tensione e di rendimento. Si è vinto e bene contro Cagliari e Udinese in Coppa Italia, si è passati all’Olimpico, pur con un finale da tremarella: mettiamola così, la squadra non ha ancora del tutto ripreso la condizione ottimale, ha degli abbassamenti che quando il risultato è abbondantemente al sicuro non si notano, mentre quando è in bilico, emergono i limiti di gioco e di condizione attuali. Il problema rimane il solito, un centrocampo che non ha ancora trovato il suo giusto equilibrio, i miglioramenti di alcuni spesso sono “compensati” da prestazioni non ottimali di altri, e soprattutto mancano ancora gli inserimenti in fase di conclusione a rete, basti pensare che Rabiot, Matuidi e Bentancur non hanno ancora segnato in campionato, stagione, Ramsey solo contro il Verona, e Pjanic ha gli stesso gol di Bonucci in stagione.
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Promossi: Anche stavolta il vero protagonista è stato CR7, una doppietta realizzata, diverse occasioni create, spesso da solo, come dire è l’unico sicuramente affidabilissimo in questo periodo. Degli altri, si riconferma De Ligt in difesa, riportato alla posizione sua naturale, che rivestiva all’Ajax, buon impatto in partita di Danilo, giocatore che stiamo sottovalutando, quando chiamato non fa sfracelli, ma recita bene il suo compito. Direi bene pure Rabiot, anche se ogni tanto il pubblico l’ha beccato ingiustamente a mio modo di vedere, è costretto a giocare in una zona di campo non sua, ma il suo “peso” nel recupero dei palloni, come pure in fase di organizzazione del gioco (ha spesso supplito ad un Pjanic ultra marcato), si è sentito.
Da rivedere: In un certo senso ho già anticipato sopra: Pjanic a lungo sparito dal campo, Matuidi in confusione, Ramsey un buon inizio, poi non ha più saputo ritrovare i giusti collegamenti con i compagni. Aggiungerei anche un’altra considerazione: possibile che i cambi siano ormai scontati, escono Ramsey e Dybala, entrano Higuain e Douglas Costa?
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Prossimo turno: Domenica prossima si giocherà al San Paolo, contro un Napoli in piena crisi, quattro sconfitte su cinque gare per Gattuso, e in particolare tre sconfitte casalinghe di fila. Sono le partite più pericolose, anche perché a Napoli si respira tanto antijuventinismo che, per una volta, non sarà difficile presagire che si dimenticheranno tutti i problemi tecnici emersi finora, per giocarsi quella che ormai rimane la partita del riscatto di una stagione ormai fallimentare. Speriamo che invece si riconfermi la tendenza stagionale, per cui quando dall’altra parte c’è un avversario di rango, la Juventus ha sempre espresso il meglio.
La giornata di campionato: Due risultati su tutti, il pareggio dell’Inter a Lecce, e la fragorosa vittoria della Lazio contro la Sampdoria. Risultati che a questo punto cambiano un pochino le cose nella lotta per lo scudetto, la Lazio è all’undicesima vittoria di fila, sembra quella più in salute e motivata, non avrà le coppe, vincendo il recupero sorpasserebbe l’Inter collocandosi a soli tre punti dalla Juventus, con il potenziale vantaggio, per adesso, dello scontro diretto vinto. Come dire, in questo momento sembrano più i biancazzurri che gli interisti i più pericolosi concorrenti per la lotta scudetto. Per il resto, sorpresa serale del lunedì, la sconfitta interna dell’Atalanta contro il fanalino di coda Spal, che quantomeno sorpassa Genoa e Brescia e riapre le sue speranze di salvezza; della crisi del Napoli, sconfitto in casa dalla Fiorentina, ho detto già, si consolida quindi al quarto posto la Roma, vittoriosa contro il Genoa, e seconda vittoria di fila del Milan, in extremis, contro l’Udinese.
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Le postille:
1 – In memoria di Anastasi … La notizia della morte di Pietro Anastasi, è di quelle che lasciano tanta amarezza a quelli della mia generazione, per tutto quello che rappresentò sia come centravanti della Juventus per otto anni, sia per chi come me proviene dalla stessa zona nella quale era nato “Petru ‘u Turcu”. Per la tifoseria bianconera, è l’attaccante che arrivò in un momento di difficoltà per la Juventus, anni di vacche magre, anche un esonero di allenatore, cosa davvero insolita, Carniglia, e che poi divenne uno dei protagonisti degli anni di rilancio della Juventus gestione Boiperti, tre scudetti, una coppa delle Fiere sfiorata per una questione di differenza reti, una Coppa dei Campioni sfiorata ma contro quella che ritengo la squadra più forte di quell’epoca, l’Ajax di Crujiff, e con grande dignità. E tanti gol segnati da un attaccante che rivoluzionò il ruolo del centravanti, con lui nacque la definizione “centravanti di manovra”, per la sua abilità a dialogare con gli altri attaccanti, a creare spazi per loro, spazi nei quali si inserì alla perfezione un altro grande attaccante Juventino, Roberto Bettega, al punto che la coppia Anastasi – Bettega era ritenuta la coppia d’attacco ideale. Un giocatore quindi che ha lasciato grandi ricordi ed è sempre stato voluto bene dall’ambiente juventino, ed infatti una delle 50 stelle allo Stadium è dedicata a lui. Ma non solo. Il catanese delle periferie di una grande città del sud, era anche l’icona del desiderio di riscatto di un territorio e di una generazione, che si immedesimava nelle gesta di quel ragazzino che faceva grandi cose già in B e poi in A con il Varese, che avrebbe deciso una finale europea per la Nazionale di Calcio, contro la Jugoslavia, e che avrebbe fatto le fortune della Juventus, la squadra per antonomasia che rappresentava la grande industria del nord, che però vinceva per le imprese di un ragazzo del sud, di quel sud che in quegli anni emigrava per andare a lavorare in FIAT. Anche io, ragazzo, come tanti a Catania e nel circondario, vedevo nelle gesta di quel giovanotto il modello da seguire, il sogno che poteva diventare realtà, un catanese per la prima volta a giocare non solo in serie A, ma anche in Nazionale e vincere un titolo europeo. All’epoca, ancora ragazzino, non ero ancora tifoso di una squadra di calcio specifica, avevo un po' in antipatia l'Inter, che era la squadra vincente di quegli anni, tranne nel 1967, grazie alla fatal Mantova. Quel ragazzino catanese, scuro, quasi sgraziato nelle movenze, però con la maglia del Varese aveva fatto grandi cose, portandola al terzo posto assoluto in campionato, e si era fatto notare in casa bianconera, con una impresa mica male, una tripletta in una delle più pesanti sconfitte della storia bianconera, Varese - Juventus 5 - 0. Estate 1968, si diceva che il nostro idolo stava andando all'Inter, e, mio malgrado, cominciavo davvero a pensare di seguire il mio mito sotto quei colori: era anche stata organizzata una amichevole, Inter - Roma, con Anastasi schierato centravanti dei nerazzurri, e come suo esordio si era fatto onore, doppietta ai giallorossi, ma ... il centravanti che stava giocando con l'Inter, durante l'intervallo della partita si seppe che invece era passato alla Juventus! Da allora il mio amore per i colori bianconeri, che sono nati per l'amore per Pietro Anastasi, quello che aveva trasformato il sogno di poter sfondare nel calcio che conta, nella realtà, centravanti della squadra più blasonata d'Italia e della Nazionale. Ed il popolo bianconeri, domenica sera, ha dimostrato di ricordarlo e di volergli ancora un grandissimo bene.
2 - … ed in vergogna di Lega e FIGC. Rovescio della medaglia: nessuno ha pensato di rendere il giusto onore ad Anastasi, tributandogli il canonico minuto di silenzio su tutti i campi di serie A. Soltanto a Torino e a Lecce, ove giocava l’Inter, squadra nella quale militò Anastasi dopo l’addio alla Juventus, c’è stato il minuto di silenzio, e le due squadre hanno giocato con il lutto al braccio. Altrove no. Eppure dobbiamo anche a lui non solo pagine di grande calcio italiano, non solo a tinte bianconere, dato che Anastasi è stato uno di quei campioni che non ha mai diviso le tifoserie, amato e rispettato anche dagli avversari. E’ stato uno dei pochi a potersi fregiare del titolo conquistato di Campione d’Europa con la Nazionale all’epoca diretta da Valcareggi, Nazionale che con quel successo vendicava l’onta subita due anni prima al mondiale inglese, l’eliminazione da parte della Corea del Nord. Insomma uno che ha rappresentato il calcio italiano ai massimi livelli, un esempio anche per i giovani di oggi. Dimenticato da quelli che dovevano essere i primi a pensare di rendegli onore. Ma evidentemente in Lega erano impegnati a fare tutt’altro, ancor peggio in Federazione. Poi qualcuno dice che costoro sarebbero asserviti alla Juventus.
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