La gara di stasera conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che il campionato vero della Juventus è finito nella gara contro la Fiorentina, dopo sono state solo partite affrontate per sperimentare, come dire amichevoli di fine stagione, con tutti i pro e i contro derivanti dal non esserci il dovuto impegno, almeno per tutti i 90 minuti. Eppure la Juventus di stasera non mi era dispiaciuta, almeno per una ora abbondante, se il risultato era ancora fermo a reti inviolate, lo si doveva alla giornata straordinaria di Mirante, autore di tre miracoli, ad un gol annullato per questione di centimetri, e ad un contropiede da manuale, però concluso malamente da Emre Can; a fronte di ciò, una Roma mai veramente pericolosa, se non con qualche iniziativa davvero sporadica e velleitaria. Poi l’erroraccio di Chiellini che, rinviando male un pallone, ha servito ai romanisti l’occasione giusta per lanciare a rete Florenzi, e da quel momento non c’è stata partita.
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Essendosi la lunga lista degli indisponibili ulteriormente allungata con Bonucci e Kean, la formazione iniziale bianconera era praticamente obbligata o quasi. Modulo 4 – 4 – 2, Caceres a centro della difesa con Chiellini, Spinazzola esterno sinistro, una linea di centrocampo con Cuadrado a destra e Matuidi a sinistra, in avanti Dybala centravanti con Ronaldo punta esterna. Le cose salienti si sono viste nel primo tempo, i bianconeri, magari per onorare la nuova divisa, hanno tenuto molto bene il campo, linee corte e pressing alto, spinta sulle fasce, con Cuadrado efficace quanto però spesso impreciso nelle scelte finali, e, dall’altro lato, uno Spinazzola sicuramente con una marcia in più, praticamente immarcabile dagli esterni giallorossi. In particolare, si è visto che se CR7 ha la possibilità di dialogare sullo stretto con giocatori di grande tecnica, come Dybala, la squadra ne beneficia notevolmente, ma anche che purtroppo ancora non hanno capito, i nostri centrocampisti, come va servito CR7, ovvero lanciandolo negli spazi, dove lui abilmente si inserisce quando gioca il “dai e vai”, puntualmente vanificati da ritardo nel servizio o da scelte diverse. Nonostante ciò, un CR7 in veste di assistman, aveva servito due palloni d’oro prima a Cuadrado e poi a Dybala, le cui conclusioni miracolosamente sono state sventate da un Mirante in serata di grazia; sempre Dybala aveva avuto altra occasione per battere a rete, e stavolta Mirante ha avuto aiuto dal palo per evitare la capitolazione. Quindi, gioco sulle fasce funzionante soprattutto sul lato sinistro, triangolazioni rapide sulla trequarti consentite dallo stazionare tra le linee di CR7 o di Dybala, in alternanza, centrocampo che se magari non brillava per fantasia, sicuramente si rivelava più efficace nella quantità e nella interdizione, del centrocampo avversario. Stesso discorso anche nella ripresa, almeno fino a metà tempo, anche se con minore intensità, e qui a mio modo di vedere, più che l’aspetto mentale, entra in gioco l’aspetto della condizione fisica: da oltre un mese questa squadra molla fisicamente nella ripresa e soprattutto nella fase finale, poi anche l’aspetto psicologico si evidenzia quando, passata in svantaggio la squadra, non mostra più quella cattiveria del girone d’andata, e se è vero che contro Inter e Torino, la squadra ha rimontato, è anche vero che in entrambe le occasioni, sono state le rimonte dovute a giocate sporadiche, e conclusioni di classe di CR7.
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Diventa avvincente la lotta per il quarto posto utile per la Champions, e direi che anche lo stesso terzo posto dell’Inter non è proprio al sicuro, considerato che il prossimo turno sarà di scena a Napoli, con l’ultima contro l’Empoli, in quello che potrebbe essere un drammatico testacoda. Hanno vinto tutte, Roma come detto, Milan contro la Fiorentina in disarmo (tutto regolare), Lazio a Cagliari, Torino in casa con il Sassuolo, e soprattutto Atalanta contro il Genoa. Naturalmente tutti adesso fanno appello alla “sportività” della Juventus, che dovrebbe battere l’Atalanta nel prossimo turno, per dimostrarsi tale, come dire, è giusto che le avversarie di Inter, Milan, Roma e Torino, si scansino, e le facciano vincere, questa sarebbe sportività. Che poi il Milan sia tornato solo ora alla vittoria, dopo avere sperperato punti su punti, o che la Roma è uscita da sola da ogni competizione, e solo grazie alla frenata delle avversarie è tornata in corsa, sono questioni irrilevanti, almeno a leggere i nostri quotidiani e ascoltare le trash televisive sportive. Ad ogni modo, pare chiaro che si risolverà tutto all’ultima giornata, e sarebbe meglio che le squadre interessate pensassero loro a fare punti e a fare autocritica su quanto dilapidato in precedenza. Anche in coda si stanno ingarbugliando le cose, con la vittoria esterna dell’Empoli a Marassi contro la Sampdoria, adesso tutto è possibile, diciamo che la quota salvezza matematica è diventata 42 punti, per cui da Cagliari in giù sono a rischio, magari più teorico che reale, per gli incroci che ci saranno negli ultimi turni. Sicuramente complicata la situazione dell’Empoli, che avrà Torino in casa e Inter all’ultima giornata, ma non è che Genoa e Parma dormano sonni tranquilli considerando che entrambe dovranno vedersela contro una Fiorentina non ancora salva, e i parmigiano pure dovranno andare a Roma contro i giallorossi; mentre più tranquille dovrebbero essere Bologna, Cagliari e Udinese.
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Le mie postille
1 – Festa scudetto: FACCIAMOLA!
Domenica prossima ci sarà l’ultima gara in casa, dunque festa scudetto, che mi auguro sia onorata al meglio dalla tifoseria. Perché stiamo vivendo un periodo leggendario, otto scudetti di fila non sono una impresa ripetibile in avvenire, e soprattutto nessuna vittoria può ritenersi scontata ad inizio stagione. Capisco che la delusione per la Champions è forte, ma basta solo ragionare con freddezza sulla edizione di quest’anno per comprendersi che è un torneo che sfugge ai pronostici per molteplici ragioni, tra cui la componente fortuna e condizione ottimale al momento giusto. Chi avrebbe mai previsto una finale tra Tottenham e Liverpool? Ovvero tra due squadre qualificatesi per seconde nei loro gironi, ai danni di due squadre italiane distanti in campionato anni luce dalla Juventus, per la fortunosa circostanza derivante dal pareggio interno dell’Inter contro il PSV già eliminato, e per il gol subito dal Napoli nel finale della gara contro la Stella Rossa di Belgrado? Eliminato il Manchester City, che precede entrambe le squadre in Premier, ed ha vinto ieri il campionato; eliminato il Barcellona, campione di Spagna, dopo una clamorosa rimonta in semifinale, la seconda subita dopo quella della Roma lo scorso anno; eliminato il PSG, suicidatosi in casa contro lo United, squadra che non conquista neppure il piazzamento CL nel proprio campionato; eliminato il Real Madrid, altro suicidio contro l’Ajax che, dopo avere tirato uno scherzo pure a noi, a sua volta si è suicidato contro il Tottenham, pur avendo vinto all’andata e chiuso il primo tempo in doppio vantaggio. Tottenham che va in finale pur non avendo potuto disporre del suo uomo migliore, Kane, con la stessa squadra che eliminammo lo scorso anno. Quindi, delusione, amarezza, ma altrove si esulta giustamente per la conquista di un titolo che è frutto della fatica di una stagione, segno di regolarità di forza e di determinazione, che non può essere scontato e considerato un risultato di secondo piano: basti vedere come ieri hanno festeggiato il titolo i tifosi del City, osannando il loro allenatore. Per cui, domenica, che sia festa e che si renda onore a tutti i protagonisti di questa galoppata, dai dirigenti, a Max Allegri, a tutti i giocatori che, chi più o meno, hanno dato il loro contributo a questo risultato.
2 – Sempre a proposito di Champions League
Avrete letto, presumo, le notizie relative al progetto di riforma della Champions League, che dovrebbe essere operativo dal 2024, diventando di fatto un vero e proprio campionato europeo. Diversi sono insorti avverso questo progetto, che secondo le critiche, ridimensionerebbe i campionati nazionali a favore di questa competizione che di fatto diverrebbe una sorta di Superlega europea. Tra i più furiosi critici a questo progetto di riforma, Urbano Cairo, editore del famigerato quotidiano rosa milanese, tristemente ricordato da noi juventini per vicende passate, nonché proprietario della squadra che gioca a Torino nello stadio scroccato al Comune, già Stadio Comunale, poi Stadio Olimpico, adesso ribattezzato Grande Torino, in onore ad una squadre che lì non ci giocò e vinse mai, mentre chi lì ci giocò e vinse molto fu altra squadra torinese a strisce bianconere. Avete capito bene, della riforma della Champions si lamenta il presidente del Torino Calcio 1906, squadra che mai ha disputato la Champions League, e l’unica volta che ebbe a disputare la Coppa dei Campioni, ne uscì subito ingloriosamente, con Graziani in porta a sostituire l’espulso Castellini!
3 – Siamo Troppi, decisamente Troppi
Mi scuserete se in questa postilla mi auto cito, ripercorrendo un poco quella che è stata la mia lunga, quasi ventennale ormai, collaborazione con questo sito, nato originariamente con la denominazione juventus1897.it, denominazione poi cambiata per ragioni che non sto qui a riferire. Collaborazione nata quasi per gioco, per divertimento, scrivere le pagelle e qualche rigo di commento alle partite della nostra amata Juventus, in epoca di vacche grasse, anche se non si vinceva tutti gli anni, e non si brillava neppure in Champions, nonostante una finale conquistata nel 2003. Perché dico queste cose? Perché ogni tanto mi sale l’angoscia di quanto accadde nella sciagurata estate 2006, quando la pagliacciata organizzata a tavolino da chi sapete voi (ho avuto modo di parlarne e scriverne spesso), stava distruggendo la squadra del nostro cuore. Ricordo bene quel periodo, nessuno osava contraddire l’informazione ufficiale di regime, nessuno che provava a dire che fosse una impostura, una farsa gigantesca costruita sul nulla, nelle tv tutte le voci possibilmente contrarie venivano zittite ed emarginate, nei quotidiani nemmeno a parlarne, un pochino Tuttosport ogni tanto fingeva qualche difesa d’ufficio per la Juventus, ma in maniera blanda. Fu chi vi scrive che per primo iniziò a leggere con una certa attenzione gli atti e le vicende di quella cialtronata, a lanciare le prime accuse a chi aveva ordito l’impostura, a chi aveva anche avallato all’interno della società bianconera. Poi vennero altri blogger, altri siti che più e meglio dello scrivente seguirono le sorti della impostura farsopolara, facendo opera di controinformazione e rivelando ciò che i vari Guido Rossi e complici, P.M. Beatrice e Narducci avevano nascosto a tutti, e di cui i media si ostinavano a non parlare. Tutto per amore della Juventus, che in quel momento era a rischio distruzione, e che a causa di quella impostura, ha dovuto passare cinque annate di vero e proprio purgatorio. Bene: dopo quegli anni bui, angoscianti per noi tifosi, dal settembre 2011, cinque anni esatti da quel settembre in cui esordimmo in B a Rimini, la Juventus ha ripreso a scrivere nuovamente la grande storia del calcio, vincendo a ripetizione, due, tre, quattro, cinque, sei, sette e otto scudetti di fila, tornando a vincere e per quattro volte di fila, la Coppa Italia, stabilendo un dominio assoluto ed incontrovertibile in Italia. Eppure ciò non basta, abbiamo una tifoseria molto divisa, critica, polemica, insoddisfatta, al punto da arrivare a scatenare una vera e propria campagna per la cacciata di Allegri dalla panchina bianconera: ed in questo trovano sponda in emittenti televisive, sia nazionali, sia locali, a cominciare da una alquanto famigerata che trasmette dalla Lombardia, che annovera opinionisti juventini selezionati direi in maniera scientifica per non dire nulla o dire contro; a proseguire in siti e forum che lanciano sui social campagne denominate #Allegriout . Mai successa una cose del genere, nemmeno negli anni di vacche magre, di Marchesi, di Maifredi, di Ranieri, di Ferrara, Del Neri, nemmeno negli anni in cui lo scudetto era questione tra le altre e noi solo spettatori, negli anni in cui esultavamo per gli acquisti di … Amauri e Diego! Vedete, qui non è in discussione la simpatia o l’antipatia per il nostro allenatore: basta fare una ricerca nei miei commenti passati, per sapere cosa pensavo di lui quando era al Milan, quando è arrivato, come giudico i risultati conseguiti, e come abbia anche detto che forse il suo ciclo alla Juventus è al capolinea. Ma mi pare chiaro che le scelte siano di pertinenza della società, quella società che dalle ceneri ci ha portato all’avanguardia del calcio mondiale in pochi anni, per cui se dovesse confermare Allegri, avrebbe certamente le sue buone ragioni per valutare come la scelta migliore quella di continuare. Una tifoseria seria, appassionata veramente, che ama la sua squadra del cuore, dopo otto anni del genere, si rimetterebbe interamente alle scelte societarie, e comunque gioirebbe alla grande dell’ottavo scudetto conquistato, come se fosse il primo della serie. Invece sta avvenendo proprio il contrario, e a vedere come alimentano la cosa i media, la ritengo sgradevole. Non c’è una emittente televisiva che non istighi per la cacciata di Allegri e la lotta intestina nella tifoseria, basta seguire Sky, Tiki Taka, la Rai (ieri a 90’ minuti messaggi solo ostili verso Allegri), si accende la radio, ci si sintonizza su Radio Sportiva e passano solo messaggi di tal genere, come se non ci fossero sostenitori del nostro tecnico in questo momento. Come dire un vero e proprio bombardamento mediatico, supportato dalla parte più rumorosa ed estremista della tifoseria, e tutto per destabilizzare un ambiente, perché di questo si tratta, quando le teste più calde minacciano addirittura boicottaggi e iniziative clamorose, in caso rimanesse Allegri. E la cosa comincia a puzzarmi, molto. Perché la Storia ci insegna che tante volte, il nemico che non si riesce ad abbattere lottandoci contro, lo si può meglio abbattere disgregandolo dall’interno: e siccome siamo ormai alle fazioni, che i media, con la complicità di sedicenti opinionisti e blogger nostrani, stiano montando ad arte una campagna livorosa di questo genere, non può che avere come effetto sperato quello di disgregare intanto la tifoseria, e di conseguenza togliere supporto alla società, che tornerebbe ad essere debole nei confronti di media e potere calcistico. Mentre la forza di questi anni è stata la compattezza di queste componenti. Riflettiamoci dunque su queste cose.
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
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