Per la trentasettesima volta, ottava di fila, la Juventus è campione d’Italia, e matematicamente con cinque giornate d’anticipo. Anche se di fatto il campionato s’era deciso ai primi di marzo, con la determinante vittoria dei bianconeri al San Paolo, che ha praticamente chiuso ogni speranza al Napoli, rimasto unico competitore, molto blando a dire il vero, in una stagione nella quale ad onor del vero la supremazia della Juventus è apparsa fin dall’inizio, con un girone d’andata praticamente da percorso netto, 17 vittorie e due pareggi, maturati in maniera alquanto casuale, con Genoa in casa e Atalanta in trasferta.
Uno scudetto non è mai un traguardo di ripiego, è il sudore di dieci mesi, tra preparazione, campionato, pause invernali, impegni di coppe, impegni delle nazionali di appartenenza dei giocatori: è dunque la conquista di un titolo che matura partita dopo partita, che quindi premia sempre chi è più forte e regolare. Dico questo perché, giorni addietro, in relazione alla Champions, ho parlato di fallimento stagionale, concetto che però era rivolto esclusivamente alla competizione europea, e considerato il fatto che non siamo andati oltre il risultato della scorsa stagione, quarti di finale, ma con una eliminazione, quest’anno, sicuramente più amara rispetto a quella della scorsa annata. Eppure ci sono stati tifosi che hanno ritenuto di dover parlare di fallimento in generale, evidentemente hanno memoria corta. Intendiamoci, ho scritto pure io, dopo l’eliminazione in Champions, che si poteva parlare di fallimento, dato che avere preso il miglior giocatore al mondo, assieme a Messi, per ottenere in Europa lo stesso risultato della scorsa stagione, e addirittura non arrivare in finale di Coppa Italia, di fatto costituisce nel complesso un passo indietro. Ma la conquista di uno scudetto non è mai fallimento, è il massimo risultato della principale competizione cui si partecipa in campo nazionale, per cui è, e rimane, l’obiettivo principale di ogni stagione. Anche perché è la conquista dello scudetto che dà diritto a disputarsi la Supercoppa, ad essere ancora in Champions League. Quindi diciamo pure risultati inferiori alle attese, ma i veri fallimenti sono altri.
Fallimenti sono, ad esempio quelli di una tifoseria che pretenderebbe di prendere in giro la Juventus per la eliminazione subita contro l’Ajax, con una coreografia che invece si rivela essere un boomerang, per la loro squadra del cuore, eliminata in Champions nella fase a gironi, per non aver saputo battere in casa l’ultima in classifica, per essere stati eliminati anche in EL, per non conquistare neppure la semifinale in Coppa Italia: come dire, chi ha fallito in tutto e per tutto, vorrebbe ironizzare su una nostra sconfitta stagionale. E che non riesce a batterci neppure quando non ci interessa nulla del risultato.
La certezza matematica della conquista del trentasettesimo è arrivata prima di Pasqua, nella gara contro la Fiorentina, sarebbe bastato un pareggio, invece si è vinto, dopo un primo tempo incolore, ed una ripresa più volitiva. Ma si era vinto già nello scontro diretto al San Paolo, da quella partita il campionato è stato poco più che formalità, non a caso la squadra ha vistosamente rallentato, sconfitta a Genova, sconfitta a Ferrara, vittoria striminzita contro l’Empoli, come dire, il minimo tabellare per avere la certezza matematica dello scudetto. Le ultime gare saranno sperimentali per la prossima stagione, a cominciare dalla partita di sabato sera. Abbiamo visto una Juventus a due facce, un primo tempo nel quale la squadra ha “ballato” pericolosamente, rischiando davvero l’imbarcata; una ripresa in crescendo con un finale encomiabile. A mio giudizio le due facce della squadra hanno una spiegazione più che nei moduli adottati da Allegri, nei giocatori chiamati ad interpretarli. La squadra è scesa in campo con un modulo 3 – 5 – 2, nel quale i due esterni di centrocampo di fatto sono due terzini naturali, Cancelo ed Alex Sandro, Cuadrado schierato da mezzala, ma che tendeva a defilarsi sulla fascia, per poter giocare nel modo a lui più congeniale: risultato, fascia destra anche troppo intasata, un evidente buco a centrocampo, dove si inseriva puntualmente Vecino, e in questo modo di fatto l’Inter si trovava in superiorità numerica nella zona centrale, dunque in grado di poter meglio elaborare l’azione offensiva, ed arrivare spesso in area bianconera. Il gol del vantaggio è stato bello quanto fortunoso, Szczesny sorpreso dal tiro ha finito con il deviare palla in porta anziché respingerla, ma successivamente si è riscattato con diversi interventi provvidenziali. La partita ha iniziato a riequilibrarsi quando, nel finale di primo tempo, la Juventus si è schierata con la difesa a 4, mossa direi naturale avendo l’Inter un solo giocatore di punta, e due esterni di ruolo che praticamente si trovavano spesso liberi, non a caso Politano e Perisic sono stati i migliori tra i nerazzurri nel primo tempo, ma da quando la Juventus ha cominciato a difendere a 4, avanzando Emre Can a centrocampo, ha potuto meglio tamponare le avanzate avversarie, e meglio chiudere in fase difensiva. Ripresa iniziata dalla Juventus con il 4 – 4 – 2, Cuadrado riportato sulla fascia destra, Matuidi a sinistra, dunque squadra più equilibrata in campo, che con il passare dei minuti ha gradualmente avanzato il proprio baricentro, affondando più spesso nella petà campo avversaria, ciò anche grazie al cambio Spinazzola – Alex Sandro, il subentrato è stato molto più determinato e concreto nelle sue azioni offensive. La mossa determinante, a mio giudizio, è stata quella di inserire Kean al posto di Matuidi, spostando Bernardeschi sulla fascia, e a quel punto il 4 – 4 – 2 è diventato in fase offensiva un vero e proprio 4 – 2 – 4, e Ronaldo ha finalmente avuto un attaccante di riferimento che potesse attirare su di sé i centrali difensivi nerazzurri: ed invero il pareggio è stato conseguenza di ciò, i due centrali avversari stretti a chiudere su Kean in area, e Ronaldo libero di inserirsi sull’intelligente colpo di tacco smarcante di Pjanic. Dopo il gol, quasi solo Juve, esclusa una pericolosa conclusione ravvicinata di Perisic sventata in angolo da Szczesny, con un finale che poteva anche riservare la beffa ai nerazzurri su un rimpallo proprio sul petto dell’esordiente Pereira, sarebbe stato il battesimo trionfale per il baby bianconero. Quindi per riassumere, potremmo dire che: - la difesa a 3 va bene, ma non in questo momento se si sottrae Emre Can al centrocampo e non gioca Bentancur; - Ronaldo non può giocare con un solo attaccante a fianco, specie se l’attaccante è un finto attaccante, come Bernardeschi; - il 4 – 4 – 2 della seconda parte della ripresa, è una soluzione da prendere in considerazione per l’avvenire.
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Naturalmente continuerò a seguire il campionato, a fornirvi le mie postille, e considerazioni varie su questo finale di campionato.
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