Juventus a punteggio pieno dopo due giornate di campionato, grazie alla vittoria di misura all’Olimpico, contro la Lazio. Partita meno brillante rispetto alla gara di esordio, anche per il caldo alquanto insopportabile, ma che i bianconeri hanno fatta propria con una notevole dose di cinismo, colpendo al momento giusto e non rischiando alcunchè. Lo scorso anno di questi tempi eravamo a zero punti, mentre quest’anno a squadra incompleta, senza i migliori colpi di mercato in campo, come dire migliore inizio non poteva esserci
La partita in sintesi
Allegri schiera praticamente la stessa formazione dell’esordio, 3 – 5 - 2, con l’unica variante Benatia al posto di Bonucci, fermo per motivi familiari, ma in campo schierato sul lato destro con Barzagli centrale: quindi riconferma di Lemina centrale a centrocampo, e coppia Dybala – Mandzukic. Lazio schierata con difesa a tre e finto tridente offensivo, nella sostanza un centrocampo a sei in fase di non possesso palla, e costantemente almeno due giocatori a chiudere sulle fasce, in modo da impedire a Dani Alves e Alex Sandro di poter fare le proprie incursioni, non a caso il primo spesso è stato costretto ad accentrarsi, quasi in posizione di regista centrale, per entrare nel vivo della manovra. Tuttavia le uniche azioni degne di nota nel primo tempo, sono state di marca bianconera. Nella ripresa i laziali hanno cominciato ad accusare la stanchezza e il caldo in maniera maggiore, mentre i bianconeri hanno progressivamente alzato il loro baricentro, colpendo a metà ripresa, con il solito inserimento in area di Khedira. Solo nel finale si è vista qualche sortita offensiva dei padroni di casa, ma non tali da impensierire Buffon.
Le sostituzioni
Anche stavolta, in un certo senso, l’ingresso di Higuain nella ripresa ha spaccato la partita, e non credo sia casuale che Khedira si sia trovato liberissimo in area di rigore, in occasione del vantaggio, perché la difesa laziale ha stretto molto sull’argentino. Gli altri cambi sono stati direi più per guadagnare tempo che per vere esigenze tattiche, Lichtsteiner per Dani Alves, uguali compiti tattici, e Pjaca nel finale, pochi minuti ma sufficienti per vedersi una sua straordinaria giocata, doppio passo e tiro di prima intenzione, parato con difficoltà da Marchetti.
I singoli: sull’altare
Ancora una volta l’uomo partita è stato Khedira, e non solo per il gol decisivo. In un centrocampo in difficoltà a causa delle accorte marcature degli avversari (con Biglia quasi a fungere da mediano), solo lui è stato capace di farsi trovare sempre libero e giocare di prima la palla, per velocizzare la manovra. Degli altri, notevole la prova di Benatia, insomma un lusso tenerlo in panchina; ancora una buona prova, anche se priva di gol, per Dybala, che mi pare stia modificando la sua posizione in campo, accentuandosi sempre di più in ruolo di trequartista. Pochi minuti per Pjaca, ma come detto, più che sufficienti per dare un saggio del suo grande talento.
Da rivedere
Un passo indietro per giocatori che avevano bene impressionato nella prima di campionato: Asamoah in particolare non si è ripetuto, almeno nella prima frazione di gioco; idem Lemina, diverse battute a vuoto e palloni sprecati; e direi pure che anche in difesa qualche leggerezza di Barzagli e Chiellini, per fortuna senza conseguenze.
L’arbitro
Potrei ripetere la stessa valutazione fatta per Massa alla prima di campionato: anche Guida mi è sembrato più attento a non sbagliare a favore della Juventus, che a dirigere al meglio la gara. Primo tempo con dodici falli laziali e cinque della Juventus, eppure a prima entrata, pulita sulla palla, ammonito Alex Sandro; più volte fermato in maniera anche troppo decisa Dybala, con lui a lasciare correre. Non ha inciso sul risultato, vero, ma la linea è sempre quella, fare in modo di apparire quantomeno non benevolo verso i colori bianconeri.
Prossimo turno
Dopo la pausa per la Nazionale, bianconeri nuovamente in casa contro il Sassuolo, a punteggio pieno. Anche se la tradizione allo Juventus Stadium è ampiamente favorevole ai bianconeri, per la prima volta quest’anno gli emiliani si presentano con il ruolo conquistato sul campo di “grande”: squadra ormai che gioca a memoria, che privilegia il collettivo ai singoli, quindi gara ostica, direi proprio scontro diretto, dato che il Sassuolo quest’anno mi pare poter davvero ambire a far meglio del sesto posto lusinghiero della scorsa stagione. Mancherà forse Berardi per infortunio, e al di là dei soliti dietrologi che speculano su questa assenza, credo che per come gioca bene il Sassuolo, la sua assenza sarà ampiamente compensata da chi lo sostituirà.
La giornata di campionato
Classifica che comincia a sgranarsi, ma in vetta, Juventus a parte, non si trovano le squadre più attese. Del Sassuolo ho detto, ancora vittorioso contro un Pescara che, pur sconfitto, conferma di essere per ora una delle squadre più in salute e che gioca un buon calcio; meno prevedibile il punteggio pieno delle genovesi, forse agevolato dal calendario, dato che Empoli e Crotone per adesso sembrano decisamente in ritardo, anche come valori, per poter mirare ad una salvezza tranquilla. Vince il Napoli, contro un Milan suicida, dopo avere rimontato un doppio svantaggio, mentre la Roma, sempre in doppio vantaggio, si fa raggiungere a Cagliari, dimostrando di non avere ancora assorbito l’eliminazione dalla CL. Pari interno dell’Inter, tra i fischi, ma ormai queste figuracce non fanno notizia.
Le mie postille
1 – L’angolo di Sarri.
Come sapranno i miei pochissimi ed eroici lettori che sopportano da anni le mie chiose, per anni ho curato una rubrica nella quale esaltavo le “perle” di saggezza che ci propinavano i vari talenti del circo calcistico nostrano. Questo perché, a parte i soliti nomi puntuali nella rubrica, era possibile cambiare i protagonisti settimanali. Già dallo scorso anno però alcuni talenti si sono dimostrati più talenti degli altri, per cui la rubrica ho dovuta, per dire, dedicarla al “Zazzaroni della settimana”, in onore all’opinionista a rotazione continua nei vari trash show calcistici; ma adesso qualcuno ha decisamente preso il largo dimostrandosi inarrivabile, per cui, fermo restando che se ci saranno altre perle di altri personaggi, le pubblicizzerò come meriteranno (aspettiamo che si entri nel vivo, e che le moviole facciano il loro corso …), ritengo doveroso aprire settimanalmente un angolo riservato all’ex impiegato di banca, scopertosi allenatore, ed oggi sulla panchina del Napoli. Che questa settimana di perle ce he ha riservate due di fila, anche se altre “perline” non trascurabili sarebbero da citare. La prima è stata la polemica sul fatto che si giochi già ad agosto, con il gran caldo estivo, cosa che, come sapete è imposta solo alla S.S.C. Napoli 1926, mentre le altre sono ancora a riposo, in Italia e non solo: e dopo il pallone invernale, i posticipi stressanti, la penombra alle 18, il fatturato etc., adesso abbiamo anche l’alibi del caldo, se per caso il suo squadrone non dovesse trionfare in campionato. La seconda invece, dopo l’espulsione comminatagli sabato sera. Sappiamo bene la pacatezza e l’educazione dell’ex bancario, non fu lui ma un suo sosia ad avere innescato la famosa lite con Mancini, come non è mai stato lui a farsi cacciare per avere inveito contro gli arbitri: quindi la sua cacciata è stata certamente frutto di equivoci o di malavolenza da parte dell’arbitro Valeri. Il bello nella dichiarazione post partita, per il nostro talento è facile cacciare allenatori che si presentino in tuta, a differenza di quelli che si presentano in doppiopetto. Orbene, fermo restando che da anni non vedo allenatori in doppiopetto, ma semmai in divisa sociale, giacca e cravatta, come dire un abbigliamento che è l’equivalente della tuta sociale, non si capisce perché, se lui ritiene che presentarsi in tuta lo penalizzi con gli arbitri, non si presenti invece con la divisa sociale, che in fondo non sarà molto diversa da quella che usava da impiegato bancario, ossia giacca e cravatta. Anche se, per l’avvenire, gli farebbe più comodo presentarsi con abbigliamento diverso, diciamo una bella camiciona ampia bianca, pantaloni ampi, sempre bianchi, una cintura scura, un cappuccio in testa e una maschera, non sembrerà un allenatore di calcio, ma sicuramente esibirà al meglio sé stesso …
2 – Foza Inda!
Prepartita di Inter – Palermo, ai microfoni di una nota emittente satellitare il D.G. della società neuroazzurra, Piero Ausilio, a specifica domanda sui costosi acquisti operati dalla sua società nel mercato attuale, anche con gli ultimi acquisti Joao Mario (a 45 milioni di euro) e Gabigol (a 25 milioni di euro), e su come verranno giustificati questi acquisti, ma anche gli altri, con i parametri del cosiddetto Fair Play Finanziario, che impone alle società calcistiche che giocano in Europa, l’obbligo di spese non superiori ai ricavi, e ad una sorta di pareggio di bilancio, tenuto conto che l’Inter ha solo operato acquisti senza fare cessioni importanti, il dirigente interista ha risposto, testualmente “non lo so” (sic!). Quindi la società neuroazzurra per bocca del suo principale dirigente (tale è il Direttore Generale), non sa come mettersi in regola con i parametri finanziari indicati dall’UEFA, ammettendo di fatto di trasgredirli, e di operare sul mercato con denaro fittizio. Insomma, sono falsi e cartonati anche su queste operazioni, e non hanno neppure paura di negarlo.
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
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