La matematica certezza della conquista del quinto scudetto è arrivata, come si suol dire, seduti sul divano al triplice fischio di Orsato all’Olimpico, con la sconfitta (ma anche un pareggio sarebbe stato inutile) del Napoli, e per gli effetti la Juventus è campione d’Italia, con tre giornate d’anticipo, e, cosa finora non accaduta, addirittura a fine aprile. Proprio il 25 aprile, data che, oltre ad essere una ricorrenza Italiana fondamentale, è anche la data in cui venne a mancare, 21 anni fa, il povero Andrea Fortunato, talentuoso esterno sinistro bianconero, toltoci prematuramente da un male incurabile. Non ci poteva essere miglior tributo alla sua memoria, la conquista di un titolo che fa la storia del calcio, visto che cinque scudetti di fila, sul campo, in Italia li ha conquistati solo, ripeto SOLO, la Juventus, in due momenti storici; altre hanno semmai conquistato quattro scudetti di seguito, in situazioni, almeno una, piuttosto favorevoli, e un quinto che fittiziamente viene aggiunto alla striscia.
Della partita di domenica sera, stavolta, e per ovvie ragioni, parlerò in maniera limitata, dovendomi dedicare ai momenti più significativi di questo trionfo bianconero.
Partita sicuramente vibrante, con il solito agonismo previsto e prevedibile dei viola, con la solita calma bianconera di chi si sente il più forte. Forse troppa calma in certi frangenti, al punto che si potrebbe anche parlare di atteggiamento quasi stucchevole specie in fase difensiva e di partenza della manovra, ma almeno un paio di volte in fase di finalizzazione, tanto da essersi sprecata l’occasione per chiudere il risultato e regalato il pareggio agli avversari: successivamente i dieci minuti più straordinari di questo finale di campionato, la ciliegina sulla torta, che rende goduriosa come non mai, una vittoria che praticamente chiude il campionato. Se la partita fosse finita al pareggio di Kalinic, sarebbe stata la giusta punizione per un grave peccato di presunzione, ed una carenza di concentrazione della squadra; invece proprio quel pareggio regalato inopinatamente, ha dato la scossa alla squadra che subito ha cercato e trovato il gol del vantaggio, praticamente alla successiva azione, con tutto lo stadio che ancora esultava per il pareggio; quindi il finale al cardiopalmo, con la beffa, per i padroni di casa, di un rigore regalato e neutralizzato da Buffon, e così proprio questi due episodi rendono decisamente goduriosa la vittoria, in uno stadio ostile e come suo costume incivile verso i bianconeri, cosa che aumenta il godimento per questa vittoria e, praticamente perché è la vittoria che ci consegna lo scudetto proprio in casa di chi odia in maniera viscerale.
Per quanto riguarda i singoli, a parte il monumento a Buffon, per la parata, doppia, su rigore e successiva ribattuta, penso che sia da elogiare la prestazione di Lemina, giocatore che a ben vedere mai ha tradito quando schierato, nonostante gli infortuni subiti, dimostra personalità, determinazione, visione di gioco, insomma è da Juve; menzione naturalmente per Mandzukic, e non solo per il gol, ma per tutta la prestazione, per Morata, al posto giusto al momento giusto, direi pure per Dybala, a sprazzi, e per Evra, che ha avuto il compito più difficile, contenere l'intraprendenza di Tello.
Bonucci è stato, suo malgrado, il protagonista in negativo, già nel primo tempo la ripartenza che aveva portato in rete Bernardeschi (annullato per un fuorigioco molto dubbio), era conseguenza di una palla persa a centrocampo: per fortuna di questi orrori ne fa in rarissime gare. Non direi di giocatori insufficienti domenica sera, ma Pogba ha fallito un gol clamoroso, ma spesso ha esagerato in leziosità, anche se quando gli riescono, è un bel vedere; anche Khedira, gol fallito a parte nel primo tempo, è sembrato meno brillante di altre volte; infine Rugani, non male in fase difensiva, ma dovrebbe cominciare ad essere più intraprendente palla al piede, non rifugiarsi sempre o quasi, nel prevedibile appoggio a Bonucci o a Buffon.
Ultima considerazione: le dichiarazioni post gara di Paulo Sousa e di Bernardeschi. Come sempre i soliti intervistatori e opinionisti volevano spronarli a dichiarazioni polemiche, ma entrambi invece hanno reso onore ai bianconeri, hanno parlato di non rilevanza degli errori arbitrali sul risultato della gara, e della necessità di migliorarsi per poter essere competitivi. Del resto, ci hanno provato, i soliti media, temi gol annullato a Bernardeschi, un possibile rigore alla Fiorentina, scarsa attenzione sulla simulazione netta di Kalinic sul fallo da rosso diretto di Gonzalo Rodriguez su Dybala, punito con il giallo, su altro fallo dello stesso difensore, da almeno seconda ammonizione non comminata, su Morata, due inesistenti fuorigioco fischiati ai bianconeri, in uno dei quali Mandzukic aveva una autostrada libera davanti per arrivare in porta. E comunque nessuno ha rilevato che la Fiorentina, nelle ultime tre partite contro i bianconeri, ha usufruito di 4 rigori, eppure ha perso sempre, compreso all’andata, quando passata in vantaggio, su rigore molto generoso, ad inizio partita.
I momenti fondamentali del percorso trionfale.
Sassuolo – Juventus 1 – 0
L’inizio della stagione non era stato dei migliori, anzi: due sconfitte di fila, la prima in casa, tre gare interne senza vittoria, altra sconfitta a Napoli, bianconeri sul lato destro della classifica. Con tutta sincerità, io appartenevo (ed ho avuto modo di scriverlo) alla ridottissima categoria di quelli che non sapeva spiegarsi le ragioni di una partenza così negativa, quando invero la squadra, tranne qualche eccezione, non è che avesse proprio giocato male, si notava la difficoltà di assemblamento dei nuovi con i vecchi, ma più che altro pesavano gli infortuni a centrocampo di Marchisio e di Khedira, che era già considerato “rotto” e flop di stagione. Al Mapei Stadium si era toccato il fondo, in una gara poi condizionata anche da episodi sfortunati, ma prestazione davvero brutta da parte dei bianconeri. Altri avrebbero magari fatto pesare un mancato rigore all’inizio, l’espulsione di Chiellini, il rosso non dato ad Acerbi, ma a fine gara Allegri, e soprattutto Buffon ed Evra, stigmatizzarono in negativo la prova della squadra e parlarono forte della necessità di cambiare rotta e non ripetere queste figuracce.
Juventus – Torino 2 – 1
Il vento della stagione è decisamente girato quella sera di fine ottobre, al 94’ della gara, praticamente poco prima che l’arbitro fischiasse la fine. Partita direi sulla stessa falsariga di gare precedenti, Juventus che gioca discretamente, passa in vantaggio, Torino incolore ma alla prima e unica occasione della gara, trova il pareggio in maniera davvero rocambolesca. Sembrava la fine, già cominciavano a sentirsi i primi mugugni e fischi dalle tribune dello Juventus Stadium, specie quando Allegri, contro ogni logica, inseriva Alex Sandro e non un attaccante: bene, quando ormai ci si era psicologicamente preparati all’ennesima figuraccia stagionale e all’addio ad ogni sogno di scudetto già a ottobre, l’azione decisiva, partita proprio da Alex Sandro, e concretizzata da Cuadrado, fino a quel momento oggetto misterioso pure lui. Ed è stato l’inizio della cavalcata vincente.
Empoli – Juventus 1 – 3
Questa partita la considero tappa fondamentale del percorso bianconero, per due ragioni: la prima è diciamo cabalistica, tutte le volte che i bianconeri vincono al Castellani, è scudetto sicuro, ma anche salvezza per i toscani; la seconda più tecnica, è la gara di campionato nella quale la nuova coppia d’attacco Dybala – Mandzukic si consolida quale coppia titolare, e su questa coppia titolare si svilupperà la straordinaria stagione bianconera.
Juventus – Napoli 1 – 0
Dopo il derby d’andata, è iniziata la striscia straordinaria di tutte vittorie, quattordici consecutive, che ebbero come effetto quello di riportare i bianconeri almeno nelle posizioni di vertice, e in particolare a due soli punti dalla capolista del momento, il Napoli, e prima dello scontro diretto tra le due squadre. Big Match preparato naturalmente ad arte dai media, con le polemiche preventive sulla direzione di gara, con le insinuazioni di qualche ciarlatano su Rizzoli, con l’infortunio “provvidenziale” di quest’ultimo, e la designazione dell’arbitro gradito ai napoletani, Orsato, ossia colui che aveva diretto già la gara d’andata, non vedendo peraltro (cosa che tutti dimenticano), un mani di Allan in area partenopea nei minuti di recupero della ripresa. Intendiamoci, all’andata la Juventus al San Paolo disputò probabilmente la sua partita peggiore della stagione, ma, ragionandosi come gli altri, con quel rigore magari trasformato, si poteva anche pareggiare una partita giocata malissimo. Altro motivo di apprensione, formazione bianconera decimata, assenze pesanti di Chiellini e Mandzukic, Khedira non al meglio, e rientrate dall’ennesimo infortunio stagionale, e durante la gara anche l’infortunio di Bonucci, con l’ingresso del quasi esordiente stagionale Rugani. Napoli quasi inesistente durante la gara, un solo pericolo corso dai bianconeri a metà primo tempo, nessuna parata degna di nota di Buffon, primo e unico tiro in porta del temutissimo Higuain, all’81’ rasoterra fiacco agevolmente controllato da Buffon. Poi il momento decisivo, a due minuti dal termine, il gol di Zaza, e il sorpasso in testa alla classifica: quindicesima vittorie di fila e inseguimento completato con la conquista della vetta della classifica.
Milan – Juventus 1 – 2
A dire il vero, il Napoli l’occasione del controsorpasso l’ebbe quasi subito, il turno successivo bianconeri bloccati sul pari a Bologna, e partenopei a ricevere in casa quel Milan strapazzato a domicilio all’andata; occasione sprecata e che di fatto non si sarebbe più ripresentata. Per i bianconeri questo è stato l’ultimo vero ostacolo, ma non direi per la forza dell’avversaria, da non sottovalutare, come tutte le grandi decadute che, in stagioni come questa, cercano almeno risultato di prestigio; il clima pre gara, lo ricordo, non è stato affatto mite, siamo nella settimana successiva alla vicenda Higuain, giustamente espulso ad Udine (sul 3 – 1 per i padroni di casa), ma usata dai partenopei come ennesima presunta prova di ostilità del potere calcistico nei loro confronti. Come dire, al Meazza scendevano in campo il Milan, il suo orgoglio di grande decaduta, il coacervo mediatico antijuventino, desideroso di vedere punizioni esemplari per i bianconeri, al fine di “lavare il campionato”, l’amore di Galliani verso la società bianconera, e capirete che soprattutto queste ultime due componenti erano le più pericolose. Ancora una volta, una designazione arbitrale gradita, Orsato, che in pratica sta diventando il novello Kollina, garante unico della presunta obiettività arbitrale, quando c’è la Juventus in campo. Ed anche stavolta, pur essendosi scelti l’arbitro loro gradito, il risultato non ì cambiato: vittoria fondamentale, che lasciava i partenopei a -9, e discorso scudetto sostanzialmente chiuso, le gare successive diciamo che hanno solo costituito la logica conclusione della stagione.
I protagonisti
L’allenatore, Massimiliano Allegri
Molti di noi gli devono delle scuse non formali. Io l’avevo ribattezzato “l’ossimoro”, in relazione sia al modo con il quale giocava il suo Milan, tutt’altro che divertente e portatore di allegria, sia per il suo atteggiamento verso i media in genere e il suo atteggiamento puntualmente polemico specie verso i colori bianconeri. Lo scorso anno aveva vinto lo scudetto, la Coppa Italia, conquistato una finale di Champions, a distanza di dodici anni dall’ultima, e ancora buona parte della tifoseria riteneva che non ci fossero tanti meriti suoi, avendo solo gestito con continuità il gruppo, avendo proseguito nella sostanza il lavoro di Conte. Tesi in buona parte inesatta, semmai l’abilità di Allegri era stata quella di non stravolgere un assetto di gioco collaudato, di avere apportato quelle necessarie modifiche e integrazioni nei momenti giusti, come il passaggio della difesa a 4 nella seconda parte di stagione. Quest’anno invero la tesi riportata sopra viene ostinatamente e ottusamente ripetuta da altri irriducibili, nell’improbabile tentativo di difendere la propria opinione, tutta tesa a creare una sorta di dualismo del bene e del male, dove il bene è Conte, il passato, e il male è Allegri, il presente. A scanso di equivoci: chi vi scrive rimane sempre convinto dell’importanza che Conte ha avuto alla Juventus, che va ben oltre i tre scudetti conquistati: ha riportato la mentalità vincente, l’orgoglio di giocare per questa maglia, ha saputo innovare, caricare il gruppo, e sicuramente queste doti sono rimaste in eredità ancora oggi. La ma Juventus di quest’anno è stata una squadra in gran parte rinnovata, che Allegri ha dovuto modellare anche partendo da una lunga fase di sperimentazione, che poi ha prodotto l’assetto definitivo, che ha avuto come risultato la lunga striscia in campionato, 24 gare vinte su 25 e l’unica, pareggiata a Bologna, quando la squadra non è andata in rete; la quasi impresa dell’Allianz Arena, dove almeno per 70 minuti abbiamo visto la migliore Juventus formato europeo, dai tempi di Lippi, la seconda finale consecutiva di Coppa Italia. Come dire, quest’anno il ragionamento di chi vuole rimanere ostinatamente “vedovo” del passato, non regge proprio, dunque onore al merito di un tecnico che, come aveva promesso nella sua conferenza stampa di presentazione, ha voluto conquistare la tifoseria bianconera senza proclami iniziali, ma con il lavoro silenzioso e con i risultati.
I giocatori
Gianluigi Buffon.
Record assoluto di imbattibilità per il campionato di serie A, 974 minuti, decisivo in diverse partite, compresa quella di domenica sera, con la provvidenziale parata del rigore di Kalinic, confermando ancora di essere lui il migliore al mondo, con tutto il rispetto per Neuer e per i tanti altri che vengono presentati come fenomeni. Probabilmente questo scudetto l’avremmo conquistato ugualmente con qualche suo intervento decisivo in meno, ma se l’abbiamo conquistato alla trentacinquesima giornata, con 12 punti di vantaggio sulla seconda, è molto dipeso da lui, qualche pareggio è diventato vittoria per suo merito.
Paulo Dybala
La sua era l’eredità più pesante, quella di sostituire un grande uomo squadra quale Carlos Tevez, e di doverlo fare a sua prima stagione in una grande squadra da titolare. Eredità pesante, anche perché l’acquisto di Dybala dal Palermo era stato nella sostanza il più caro della gestione Agnelli, tra prezzo e bonus sui 40 milioni di euro, cifra mai spesa prima. Va dato atto ad Allegri di non averlo buttato subito nella mischia, ma di averlo fatto inserire gradualmente, nonostante le sue prime prestazioni fossero state anche confortanti, in gol nella finale di supercoppa, in gol all’Olimpico nella sconfitta contro la Roma, ma anche non proprio inserito al meglio. Dalla partita interna con l’Atalanta, e in coppia con Mandzukic, la sua stagione è stata una ascesa continua, e se oggi viene considerato un talento di livello internazionale, è grazie ai numeri che ha prodotto in campionato, come reti e come assist. E credo non siamo lontani dalla verità se in lui si rivede dopo decenni, il vero erede dell’indimenticato e indimenticabile Enrique Omar Sivori.
Andrea Barzagli
Doveva essere la sua ultima stagione, doveva progressivamente diventare riserva, il tempo di far inserire il nuovo arrivato, Rugani. Bene, se Rugani ha avuto difficoltà per trovare spazio, la cosa è dipesa proprio dal fatto che Barzagli, ovvero il giocatore che doveva sostituire, ha sciorinato probabilmente la sua migliore stagione in bianconero, ancor superiore a quelle eccellenti degli anni scorsi. Mai come quest’anno è stato l’insuperabile “The Wall”, basti ricordare, tra le tantissime, la sua prestazione contro il Napoli, con Higuain ancora alla ricerca di qualche pallone giocabile …
Mario Mandzukic
Ero stato uno dei pochissimi, ad inizio stagione, a dichiararmi contento del suo arrivo. Questo perché ne avevo uno straordinario ricordo, dai tempi suoi del Bayern Monaco, ma anche della scorsa stagione con la maglia dell’Atletico Madrid: è uno di quei giocatori che in campo si sentono, sia sul piano tattico, sia soprattutto sul piano mentale, lotta, non si tira mai indietro, dà la carica ai compagni, in un certo senso è stato lui il naturale sostituto di Tevez, non certo di ruolo per le diverse caratteristiche, ma sicuramente come uomo squadra e punto di riferimento dei compagni nei momenti caldi delle partite.
Paul Pogba
Quel cambio di numero ad inizio stagione, era sembrato alquanto impegnativo, prendere lui il 10, che era stato di Tevez, ma anche di Del Piero, e in passato di Baggio, di Platini e di Sivori, come dire del fuoriclasse di maggiore spicco delle varie grandi formazioni bianconere. Invero all’inizio quel numero 10 è sembrato pesare pure a lui, ormai da tre anni protagonista in bianconero, tanto che qualcuno cominciava a storcere il muso, a ritenere che il suo giocar bene degli anni precedenti dipendeva dalla vicinanza di gente come Pirlo e Vidal, mentre adesso, privo dell’apporto e della copertura dei due mostri sacri, Pogba potesse un pochino smarrirsi. I fatti, i gol, i numeri espressi soprattutto nel girone di ritorno, parlano per lui.
Claudio Marchisio
Stagione iniziata con un infortunio, e si dà il caso che il momento peggiore è stato in occasione della contemporanea assenza sua e di Khedira ad inizio stagione. Dal suo rientro in poi, la squadra ha sempre vinto, escluso Sassuolo, dove peraltro lui era assente di nuovo. Il finale di stagione purtroppo è stato ancora più drammatico, con il grave infortunio durante la gara contro il Palermo, che priverà almeno fino a ottobre la squadra del suo apporto. Ma è indubbio che sia stato uno dei maggiori protagonisti della stagione, autentico leader del centrocampo, magari meno intraprendente in fase di conclusione a rete, ma tatticamente quasi insostituibile per quel prezioso lavoro di cucitura tra i reparti e fulcro del possesso palla della squadra.
Per quanto riguarda gli altri, sicuramente una menzione va fatta per Sami Khedira, stagione a singhiozzo per problemi fisici, ma ha confermato, se ce ne fosse stato bisogno, che quando in condizione non ha rivali al mondo nel suo ruolo di mezzala; Bonucci (Firenze a parte, naturalmente), si riconferma come tra i migliori (se non addirittura il migliore) centrali difensivi al mondo, e non a caso viene elogiato da Guardiola e richiesto da Conte al Chelsea; ed infine, consentitemelo, non possiamo dimenticare Simone Zaza, non ha avuto moltissimo spazio, quando l’ha avuto, si è ben comportato, e soprattutto è stato l’autore del gol decisivo nello scontro diretto con il Napoli.
Ed ora testa al prossimo trofeo intanto, ossia la Coppa Italia, mai vinta due anni di fila dai bianconeri, per chiudere in bellezza la stagione e poi dedicarsi a programmare quella prossima, come dire, pensiamo subito ad archiviare questo trentaquattresimo scudetto, dato che per la Juventus la vittoria più bella e importante sarà sempre quella che dovrà ancora arrivare. Naturalmente continuerò a seguire e commentare le ultime giornate di campionato, magari dando meno spazio all’aspetto tecnico – agonistico, e più alle vicende che accadono fuori dal campo, in particolare alle postille. Che naturalmente rinvio al prossimo commento, visto che stavolta ho scritto e a lungo dell’esito per i bianconeri.
La giornata di campionato
Vale la pena tuttavia di ricordare quanto accaduto in questa trentacinquesima giornata, nella quale il Napoli non solo perde ogni speranza di scudetto, ma comincia a tremare per il secondo posto: i punti di vantaggio sulla Roma sono solo due adesso, nonostante il rientro di Higuain, la squadra sembra proprio cotta, e in caso di arrivo a pari punti, sono in vantaggio i giallorossi. Per il resto, continua la stagione grottesca del Milan, sconfitto anche in casa dell’ormai retrocesso Verona, e a rischio qualificazione in Europa, essendo il Sassuolo ad un solo punto grazie alla vittoria conseguita a Torino. Inaugurando così il nuovo nome dello stadio Olimpico, denominato a furor di granata “Stadio Grande Torino”, nonostante sia l’erede del vecchio Comunale, che mai vide protagonista il Grande Torino, che non è stato acquisito in gestione dal Torino (come dire loro mettono il nome, il Comune i soldi, a differenza dello Juventus Stadium, dove la Juventus ha messo i soldi e il Comune i guadagni): e non ci poteva essere migliore inizio per la formazione granata, essere umiliata in maniera irrimediabile.
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