Battendo il Chievo la Juventus conquista la dodicesima vittoria di fila, settima esterna, e così eguaglia il record della Juventus 2013 – 14. Come ad Udine è stata una partita senza storia, già in cassaforte a metà gara, e ripresa utile solo per arrotondare il punteggio. E così si profila una corsa a due tra i bianconeri i il Napoli, e molto dipenderà dallo scontro diretto allo Stadium del 13 febbraio.
Il modulo di gioco
Il modulo è sempre il solito, collaudato in questo scorcio di stagione, ma Allegri ha compiuto delle scelte di formazione diciamo particolari, spostamento di Barzagli sul lato sinistro, Caceres a destra, inversione di zona tra Khedira e Pogba; in avanti Morata in coppia con Dybala. Barzagli, dopo una fase iniziale d'assestamento, come suo solito ha stradominato nella sua zona; Pogba non ha risentito del cambio di zona, anche se nella ripresa è tornato ad operare nella sua zona più congeniale. Anzi, sul campo il “rigido” 3 – 5 – 2, sembra lasciare sempre di più spazio ad un sistema con un doppio trequartista, con Dybala ad arretrare e Pogba più avanzato, e i due spesso a trovarsi molto vicini a dialogare tra di loro. E così una squadra normalmente accorta e tatticamente ordinata come il Chievo, praticamente non è mai riuscita a prendere le contromisure adeguate nei confronti della manovra bianconera.
Le sostituzioni
Sturaro per Khedira è stata mossa logica quanto precauzionale, visto che il tedesco aveva subito una botta a metà primo tempo; mentre Hernanes per Marchisio, secondo me, è servita per far acquisire al brasiliano ulteriore confidenza con il ruolo in cui lo vede Allegri, di alternativa a Marchisio. Padoin alla fine, più che altro per il meritato riposo di Lichtsteiner.
I singoli: sull’altare.
A differenza della gara contro l’Udinese, nella quale la prestazione dei bianconeri poteva anche dipendere dal momento non brillante degli avversari, ieri ritengo che sia stata proprio la forza dei bianconeri ad avere stritolato una delle formazioni più ostiche e rognose della serie A: ed invero non vedo prestazioni insufficienti o appena sufficienti dei nostri. Segnare aiuta a continuare a segnare, e così Morata, svegliatosi contro l'Inter, realizza ancora una doppietta, e più volte è arrivato vicino al terzo gol personale: gol da centravanti di rapina in area di rigore, e una vivacità costante per tutti i 90', cosa che fa ben sperare per il prosieguo, specie dopo l’infortunio di Mandzukic. Ma chi ha dato spettacolo è stato Pogba: numeri da grandissimo fuoriclasse, un gol da antologia, un secondo non meno da antologia negatogli dal palo; se perderà anche quei sempre meno presenti momenti di leziosità, diventerà certamente il migliore al mondo. Confermo ancora una volta che Dybala è davvero l'erede di Sivori, per il modo come tratta la palla: non ha segnato ma è decisamente l'uomo squadra di questa Juve, sostituendosi a Tevez. Infine, da citare ancora il solito efficace Khedira, che sta tornando ai livelli suoi migliori, Alex Sandro, ennesimo acquisto azzeccato, ancora in gol, e una traversa al suo attivo.
Le prospettive
Si sta delineando la vera lotta scudetto al vertice, anche se teoricamente le concorrenti potrebbero ancora rientrare nel giro: ma mi pare logico pensare che per come sta perdendo colpi l’Inter, per come è discontinua la Fiorentina, e per come continua a balbettare la Roma, difficilmente queste tre fanno presagire a rimonte straordinarie. Quindi prepariamoci ad un duello Juventus – Napoli, con tutti gli annessi e connessi, che ben conosciamo. A cominciare da quello che sarà il tormentone delle prossime settimane, le avversarie contro la Juventus si scansano, mentre chi ne becca quattro o cinque dai partenopei si è impegnato alla morte, ha fatto sudare gli avversari etc. etc., conseguenza questa di improvvide opinioni espresse da opinionisti da strapazzo nelle emittenti a pagamento. A proseguire (è notizia fresca di serata), con la chiusura del settore ospiti in occasione del confronto diretto del 13 febbraio, che sicuramente farà ritenere mossa ostile e complottistica quella che è uguale e contraria a quanto accade al San Paolo da due anni, divieto di ingresso ai tifosi della Juventus, per l’asserito rischio per l’ordine pubblico. A finire nel letamaio che si sta preparando da quelle parti, con in prima persona il presidente De Laurentiis, ma di questo parlerò oltre. Nel frattempo non si devono dimenticare i prossimi impegni, da non prendere sottogamba, perché, come giustamente ha detto Allegri, occorre subito dimenticare le vittorie conseguite e ricordarsi che ancora si è secondi, e non si deve perdere terreno dalla capolista. Mercoledì c’è il Genoa di Preziosi, poi si va a Frosinone, quasi all’ultima spiaggia, e sono partite da non sprecare, a prescindere da ciò che faranno i partenopei contro Lazio e Carpi.
La Giornata di campionato
Come detto, la classifica in testa si delinea in maniera chiara, due squadre in lotta per lo scudetto, tre o anche quattro per il terzo posto e i piazzamenti UEFA, in coda destino quasi segnato per il Verona, e poche speranze di salvezza per il Frosinone. Il Napoli ha travolto l’Empoli, formazione in salute, dopo essere passato in svantaggio; Fiorentina pari esterno a reti bianche contro il Genoa, prima vittoria per Spalletti contro il Frosinone, Inter sconfitta nel derby in maniera pesante dal Milan, che adesso intravede la possibilità anche di inserirsi nella lotta per i preliminari di CL. Emerge pure l’assurdità di un campionato a 20 squadre, tolte le prime sei e le ultime due, c’è ancora una ipotizzabile lotta salvezza tra le genovesi, il Palermo, l’Udinese e il Carpi, unica delle formazioni di coda a mostrare qualche segno timido di risveglio; come pure, teoricamente, anche Lazio, Sassuolo ed Empoli potrebbero sperare di agguantare un posto per l’Europa. Ma come si comprende, nella realtà ci sono già almeno dieci squadre che continueranno il campionato più per atto di presenza ed avere qualche soddisfazione personale, che per reali ambizioni di classifica, a conferma che è non più postergabile la riduzione della serie A a 18 squadre.
Le mie postille
1 – Finito il calciomercato (finalmente).
E come al solito la montagna ha partorito il topolino, anzi forse neppure quello. A conferma che il cosiddetto mercato di riparazione è un assurdo, perché in questo periodo nessuna squadra vende i pezzi pregiati, che quasi tutti appartengono alla categoria di coloro che nelle coppe europee non potrebbero essere schierati, e che nei campionati nazionali possono ancora essere decisivi per le proprie squadre. Quindi svendita di esuberi, qualche raro colpo interessante, snaturamento degli organici, per cui, per fare un esempio, chi ha incontrato la Sampdoria prima del mercato, aveva a che fare con una formazione con qualche problema ma con un organico più forte e competitivo, rispetto a chi dovrà incontrarla d’ora in avanti. Ritengo quindi che o si torna al vecchio mercato di riparazione novembrino, quando effettivamente poteva avere senso cercare di correggere gli errori del mercato estivo, e si evitava quindi che un giocatore potesse giocare due partite di campionato a maglie invertite, o giocare due volte contro la stessa avversaria; o invece lasciare il mercato libero tutto l’anno, sarebbe molto più logico, rispetto ad un mercatino di bassa levatura. Uniche mosse interessanti sono quelle della Roma, con El Shaarawy, Perotti e Zukanovic, ma naturalmente con un gioco ed un modulo da reimpostare, che potrebbe anche avere bisogno di tempo. Per quanto riguarda la Juventus, finalmente un mercato di gennaio senza attese o speranze da parte della tifoseria, e del resto gli anni scorsi, tranne qualche eccezione (Sturaro per dirne uno), non è che siano arrivati giocatori che abbiano lasciato ricordi eclatanti. Tuttavia la società si è ben mossa in prospettiva, e così le operazioni fatte riguardano giovanissimi emergenti o giocatori eventualmente da acquisire a giugno o da utilizzare per altre operazioni di mercato. E questa la dice lunga sulla salute del gruppo bianconero in questo momento.
2 - Scemo della settimana.
Avrei voluto parlare ancora una volta di bellicapelli questa settimana, ma visto il periodaccio che sta attraversando, mi è quasi parso di sparare sulla croce rossa. Effettivamente il nostro eroe, che sta prendendo l’abitudine dei “triplete” rimediati nelle partite, dopo avere sclerato nel dopo partita di Napoli – Inter, dopo avere esposto le solite amenità di giustificazione al termine di Juventus – Inter di Coppa Italia, domenica sera ha sclerato di brutto, dapprima in campo con l’arbitro (il notorio tifoso interista barlettano D’Amato), poi verso il pubblico, infine con la conduttrice di Mediaset Premium Mikaela Calcagno, da tutti ritenuta persona mite e quasi mai polemica o pungente verso gli ospiti. Ma qualcuno ha fatto di meglio. E chi se non il famigerato cinepanettonaro, può mettersi in mostra in pagliacciate pubbliche? Il famigerato produttore di quei capolavori d’arte moderna che rimarranno ad imperitura memoria, che girano nelle sale cinematografiche per Natale, alla ricerca di facili introiti, non poteva perdere l’occasione per dimostrare di essere all’altezza del film che produce. Intanto scandendo il solito coro (ma questo passi, fa parte del folklore del personaggio) “chi non salta è juventino”, poi a provocatoria domanda di un giornalista partenopeo (non ci giurerei, ma mi è sembrata la voce di quel genio di Auriemma Raffaele, rimasto famoso per avere detto che gli juventini di Napoli andavano cacciati dalla città) ha testualmente risposto “non parlo di Juve, non vado contro il Palazzo”, per fare intendere che la Juventus è il “Palazzo” che comanda nel calcio. Vedete, io ho grande stima e rispetto per le macchiette napoletane, ad esempio per Pulcinella, maschera famosa, che racchiude simbologie opposte e contraddittorie: imbroglione quanto altruista, pigro quanto infaticabile nella ricerca di come sfamarsi, servo ma anche in lotta per una vita migliore, ribelle ma anche opportunista. Ma Pulcinella ha una sua legittimazione nella storia e nella tradizione di Napoli. Il cinepanettonaro invece no, e di questa maschera piena di contraddizioni tende a prendere solo i lati esclusivamente negativi, di chi non sa vincere, di chi non sa rispettare i contendenti, di chi aggredisce ed offende coloro che non lo servono o lo adulano, di chi non rende onore ai vincitori (qualcuno ha dimenticato Pechino?), e via di seguito. Ma esprime anche un difetto ancora più grave, ossia la memoria cortissima unita all’arroganza di chi ritiene che cortissima memoria abbiano anche gli altri. Perché, vedete, quando recita l’eguaglianza Juventus = Palazzo del calcio, ovvero il potere dispotico e, in questo caso, antinapolista, pretende che chi lo veda in queste esibizioni pagliaccesche, non abbia memoria. E non si ricordi che, ad esempio, lui sostenitore di Abodi, per la presidenza di Lega Serie A, improvvisamente cambiò posizione, votando Beretta, qualche giorno prima che la CAF assolvesse il suo Napoli, restituendogli la penalizzazione, e i suoi giocatori, dalla vicenda calcio scommesse, nel 2013; o che lui votando per il presidente FIGC, in violazione del voto segreto, esibì a tutti il suo voto per Tavecchio. Mentre, come sapete bene, Andrea Agnelli, la Juventus dunque, non votò per Beretta, né per Tavecchio, quindi è all’opposizione di chi comanda nel Palazzo del calcio. Ma cosa volete che interessi ai tifosi del Napoli sapere le cose come stanno, meglio credere al loro presidente povero isolato del Palazzo, quando invece, che sia un fedelissimo servitore di Tavecchio, Galliani e soci è, in fondo, il segreto di Pulcinella …
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