Che questa stagione calcistica per i bianconeri fosse più complessa delle precedenti, alla luce dei cambiamenti estivi in organico, era cosa scontata; non tuttavia fino al punto di potersi astrattamente ipotizzare una partenza così negativa, anche peggiore di quella della stagione 2010 – 11, quando la Juventus conquistò quattro punti nelle prime quattro gare, e in particolare un pareggio ed una sconfitta nelle due interne. Ma, a differenza delle due precedenti gare, quella di sabato contro il Chievo sfugge a particolari logiche e spiegazioni, se non quella di una gara iniziata in maniera sfortunata (il gol clivense nasce da un rimpallo ed un maldestro rinvio in avanti di Barzagli, divenuto assist per Hetemaj), e proseguita allo stesso modo; metteteci poi la direzione di gara del solito “non se l’è sentita” Guida, e vi renderete conto che, per come stava andando la gara, il pareggio in fondo è un risultato positivo, anche se per una squadra che si chiama Juventus, campione in carica, sembra una offesa doverlo dire.
Il modulo di gioco
Visto il naufragio del 3 – 5 – 2, nelle due gare precedenti, Allegri rispolvera il suo modulo preferito, difesa a 4, con l’esordio di Alex Sandro sulla sinistra, centrocampo a rombo, ed anche stavolta in versione inedita, Marchisio rientrante, davanti alla difesa, Sturaro e Pereyra mezze ali, con Hernanes avanzato; coppia d’attacco Dybala – Morata. Neppure il tempo di assestarsi in campo e il gol a freddo ha sconvolto i piani di Allegri, squadra costretta a rimontare, e si sono evidenziati tutti i problemi di un gruppo che è a corto sia di preparazione, sia di affiatamento, due esordienti in campo, Alex Sandro ed Hernanes, ennesimo assetto di centrocampo variato, attacco praticamente inedito. Il risultato, manovra poco armoniosa, fasce sfruttate male, frenesia in fase di finalizzazione e conclusione a rete, ed a ciò si è aggiunto anche l’acciacco di Marchisio, al rientro in prima squadra. Nella ripresa nuovo assetto, Hernanes davanti alla difesa, Pogba in campo e Pereyra trequartista: invero la squadra riesce a manovrare con maggiore efficacia, ma poca concretezza in fase di finalizzazione. Meglio invece quando, con gli ulteriori cambi, si è creato una sorta di 4 – 4 – 2, con due esterni di ruolo, ed invero le cose migliori si sono viste proprio nel finale di gara, come era accaduto a Roma.
Le sostituzioni
Quella di Marchisio è stata di forza maggiore, probabilmente Pogba doveva rifiatare, come Chiellini e Lichtsteiner, in vista di Manchester; ma la cosa ha portato ad un esperimento tutto sommato non negativo, anzi, ossia Hernanes arretrato davanti alla difesa. Forse Cuadrado doveva entrare prima, visto che è stato lui a spaccare la partita, le sue iniziative sulla fascia hanno messo in crisi l’accorto dispositivo clivense, non a caso il pareggio è nato da rigore procurato dal colombiano. Come pure Mandzukic a mio giudizio doveva entrare prima, visto il mal funzionamento della coppia Dybala – Morata. Notazione: in una situazione nella quale gli attaccanti tirano pochissimo, in tre gare di fila, e con due soli gol realizzati, non sarebbe stato il caso di lanciare e subito ad inizio ripresa, uno come Zaza, che ancora aspetta di esordire?
I singoli: sull’altare
Non mi sono dispiaciuti affatto i nuovi e gli esordienti. Pur non ancora ben inserito nei meccanismi di squadra, mi è apparso tonico ed efficace Alex Sandro, finalmente uno che crossa benissimo da sinistra, anche se non ha trovato in area di rigore chi potesse farne tesoro. Bene pure Hernanes, specie nella ripresa, è stato anche il nostro più pericoloso tiratore a rete; bene Cuadrado, direi decisivo nel finale, deve però essere meno individualista in qualche frangente; Dybala dopo un primo tempo giocato troppo arretrato, nella ripresa è stato più convincente, e siamo al terzo gol in quattro gare ufficiali. Dei veterani, da citare come solito, la prestazione di Bonucci in difesa.
Da rivedere
Pogba è ancora lontano dal rendimento suo abituale, ma direi anche da un rendimento minimo per uno che vuole essere considerato fuoriclasse di valore internazionale. Pereyra non mi pare avere più, mentalmente, la capacità di una mezzala moderna, di poter fare la doppia fase interdizione – impostazione, e non a caso è andato meglio nella ripresa.
Nella polvere
La vera nota dolente, per adesso, sono i veterani. Barzagli ha ancora molto mestiere ed esperienza, però la sequela di infortuni della scorsa stagione, oltre alla età, cominciano a pesare; Sturaro davvero irriconoscibile, ha sbagliato di tutto e di più; Morata irritante, lui che lo scorso anno era stato letteralmente tra i trascinatori nel finale di stagione.
Le prospettive
Si fa dura adesso, anche se nulla è compromesso. Di norma, durante una stagione, i momenti negativi si verificano per ogni squadra, ed anche nella stessa stagione dei 102 punti, non è che fosse stata una passeggiata comoda, basti ricordare che ancora a 4 giornate dalla fine la Roma poteva ancora insidiare i bianconeri. Ma indubbiamente una squadra che punta al titolo non può iniziare con un solo punto in due gare interne, contro formazioni diciamo di media classifica, di norma almeno quattro punti dovrebbero essere conquistati. Il che significa che, d’ora in avanti non si potranno più commettere passi falsi, cosa non proprio semplice, visti i prossimi impegni, due trasferte delicatissime a Genova e Napoli, intervallate dal turno casalingo infrasettimanale contro il Frosinone. Se poi ci aggiungiamo che martedì sera inizia la CL a Manchester, e che a fine mese avremo l’esordio in casa contro il Siviglia, si comprende che questa seconda parte di settembre è altamente delicata, forse decisiva per il prosieguo della stagione. E per condire il tutto, pure l’infortunio di Marchisio, a rimettere in discussione moduli e affiatamento del gruppo. Vedete, ancora una volta emerge l’aspetto negativo, disastroso direi, di un precampionato gestito malissimo: capisco che tournée e quant’altro servono ad incassare lauti compensi, ma questo poteva avere senso negli anni scorsi, quando c’era un organico ormai assestato, collaudato, con pochi e mirati innesti, per cui la forma poteva ben trovarsi durante il campionato, essendo sufficiente un minimo di condizione del gruppo e l’affiatamento raggiunto, giocandosi da tempo con un certo modulo tattico, per mascherare eventualmente ritardi e problemini vari. Quest’anno invece, considerato l’ampio rinnovamento del gruppo, sarebbe stato necessario un precampionato con ritiro classico, poche amichevoli di preparazione, una sola sortita, per la Supercoppa, il tutto per potere meglio preparare schemi e provare nuovi meccanismi di gioco. Al contrario, un precampionato in giro per il mondo, gli infortuni pesanti di alcuni giocatori, a cominciare da Khedira, praticamente non utilizzato ancora (infortunio che ha condizionato pesantemente anche il finale di mercato), hanno prodotto la conseguenza che di fatto si stanno provando in corso di campionato nuovi schemi e nuove soluzioni. E se è vero che ci sono ancora 35 giornate davanti, il rischio è che la necessità di trovare il giusto equilibrio produca un distacco tale dalla vetta, che recuperarlo sarebbe quasi impossibile. Insomma, occorrerà conquistare almeno sette punti nelle prossime tre gare, per non abbandonare prima del tempo ogni speranza di vittoria finale.
La giornata di campionato
Se l’unica squadra a punteggio pieno è quella che ha cambiato di più, che gioca male, malissimo, ma riesce a conquistare il massimo risultato pur non mostrando grandi qualità, la cosa comincia a diventare preoccupante. Perché, come diceva qualcuno di nostra conoscenza, vincere aiuta a vincere, l’entusiasmo aumenta, e con il passare del tempo magari arrivano migliori equilibri di gioco e maggiore autostima del gruppo. Sto parlando della squadra che gioca in neroazzurro, ma che in onore al suo principale sponsor editoriale, dovrebbe sempre giocare in rosa con il nome della testata giornalistica in bella evidenza: e non a caso gli entusiasmi dentro la redazione del fogliaccio rosa milanese sono alle stelle, al punto da riabilitare quello che per loro a suo tempo era un macellaio impunito (Felipe Melo), esaltandolo come un incrocio tra Pirlo e Roy Keane, mitico mediano del Manchester Utd (così tale Vernazza Sebastiano, ultras interista travestito da giornalista sportivo del fogliaccio rosa). Decisamente l’operazione salvataggio dal fallimento della società nerazzurra sta partendo nel migliore dei modi, e a ben vedere anche la Juventus per ora sta contribuendo in qualche misura. Per il resto, scontata vittoria della Roma a Frosinone, con in evidenza Totti nel suo gioco migliore, ossia commettere fallacci proditori e rimanere impunito, e con un difensore che fa da portiere in area di rigore, con tre personaggi (arbitro, assistente di linea e assistente di porta) a non vedere nulla; ritorno alla vittoria di Fiorentina e Lazio, e le ex capoliste Sassuolo, Palermo e Torino, tutte bloccate sul pari in gare alquanto rocambolesche, visto che potevano anche perderle.
Le mie postille
1 – Giustizia alla cartonata Finalmente la Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza sulla vicenda Farsopoli. Guardacaso, con tempismo degno di miglior causa, almeno per un sospettoso come chi vi scrive, il giorno successivo alla sentenza del Tribunale di Milano, con la quale veniva assolto Luciano Moggi dal reato di diffamazione aggravata nei confronti dell’ex presidente interista Giacinto Facchetti, sentenza questa ultima che, come forse avrete letto, tra le altre cose parla di attività non certamente lecita da parte di Facchetti con il mondo arbitrale dell’epoca. Non starò qui a commentare la sentenza, del resto i commenti si fanno quando si ha a che fare con argomenti seri, e il contenuto di detta sentenza è tutto tranne che cosa seria, anzi un copia – incolla dei peggiori editoriali del fogliaccio rosa milanese probabilmente avrebbe fatto miglior figura. Per chi ci volesse perdere un po’ di tempo, eccovi il link:
http://www.cortedicassazione.it/cassazione-resources/resources/cms/documents/36350_09_15.pdf
Troverete la configurazione del “pericolo astratto” (come dire, d’ora in avanti se direte, per esemplificare, che so “l’ammazzerei”, potreste essere imputati di tentato omicidio, in quanto il termine è astrattamente un pericolo per chi potrebbe essere la vittima), scoprirete che De Santis era l’arbitro di Udinese – Juventus del 13.02.2005 (https://www.youtube.com/watch?v=eoloQNkmqjQ ), che Paparesta è ancora chiuso negli spogliatoi di Reggio Calabria, e tante altre amenità. Che non meritano di essere prese in esame. Mentre va preso in esame CHI ha redatto la sentenza, il Consigliere Renato Grillo. Nome che non vi dirà granchè, ma agli addetti ai lavori, dice e molto, ad esempio guardate qua:
http://www.figc.it/Assets/contentresources_2/ContenutoGenerico/68.$plit/C_2_ContenutoGenerico_6915_lstAllegati_Allegato0_upfAllegato.pdf
Come potrete leggere a pagina 2, il Dottor Grillo a suo tempo era stato nominato da Franco Carraro, presidente della FIGC, componente la Commissione Disciplinare della Lega Nazionale Dilettanti, all’epoca presieduta da Carlo Tavecchio. Non solo, leggete pure qua:
http://www.lnd.it/index.php?page=stampabile.news&id=1001497&PHPSESSID=hsuvsu9i7uor5ljlq5j4f4i3p1
Quindi il nostro ineffabile Dottor Grillo Renato partecipava a convegni e tavole rotonde, beatamente seduto accanto a Giancarlo Abete, Carlo Tavecchio, Stefano Palazzi, Claudio Lotito e Antonino Pulvirenti. Ossia, questi ultimi, tutti nemici giurati sia di Luciano Moggi, sia della Juventus. E si capisce adesso perché da ultimo Tavecchio, molto preoccupato sulla vicenda dell’azione giudiziaria di risarcimento danni promossa da Andrea Agnelli, aveva alzato la cresta: evidentemente sapeva che il giudizio su farsopoli, in Cassazione, sarebbe stato assegnato ad una sezione e ad un relatore “fidato”, come il suo vecchio amico Renato Grillo. Come dire, una farsa tragicomica non poteva che finire con una sentenza che può essere considerata la pagliacciata finale.
2 – Scemo della settimana. Torna la rubrica, divenuta appuntamento fisso negli anni scorsi, ma che in questo inizio di stagione non aveva avuto ospiti, forse perché ancora il clima estivo – vacanziero non aveva contribuito a scaldare i motori ai tanti talenti che girano attorno o dentro il mondo del calcio. Adesso che si entra nel vivo, personaggi che vogliono essere ospitati in questa rubrica ce ne sono parecchi, ed invero questa settimana ho l’imbarazzo della scelta. Mi limito a due in particolare: il primo è stato il calciatore del Napoli Insigne Lorenzo, che si è detto contento di vedere la Juventus in coda alla classifica di serie A. Vero, in questo momento la classifica bianconera è quella che è; ma che esulti in questo modo uno che gioca in una squadra con un punto in più dei bianconeri, a -7 dalla vetta della classifica e – 5 dalle posizioni di vertice, la dice lunga sulla mentalità di certi tifosi antijuventini, che magari scendono in campo da calciatori. Ma il meglio è arrivato sabato sera, con le dichiarazioni post Juventus – Chievo dell’allenatore clivense, Maran Rolando. Il quale ha testualmente detto che “nei due episodi decisivi della gara, l’arbitro li ha visti a favore entrambi per la Juventus”. Si riferiva evidentemente al gol annullato al Chievo e al rigore del pareggio. Orbene, non solo dallo stadio, ma anche dalle immagini della regia televisiva (che adesso è di Infront, azienda che come sapete è molto nemica dei colori bianconeri, in quanto molto amica di Galliani, vice presidente Lega e A.D. del Milan), e anche dalle opinioni dei moviolisti televisivi e della carta stampata, è apparso chiaro che il rigore era netto, che il gol clivense era da annullare, e che in più, non era stata sanzionata una vistosa trattenuta in area di rigore su Pogba. Come dire, anche il mediocre Guida (una direzione davvero scadente la sua, ma non certo a favore della Juventus), aveva visto bene. Ma per Maran, un arbitro che vede bene e giudica correttamente, favorisce la Juventus, evidentemente dal suo punto di vista un arbitro per non favorire la Juventus deve sbagliare, possibilmente a favore della sua squadra: così avremo verdetti giusti. Capito?
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