Questa volta è proprio “game over”. Contro la squadra più in forma del campionato, meritatamente seconda in classifica e reduce da otto vittorie di fila, la Juventus mette il sigillo definitivo sul campionato, con una vittoria che definirei da grande squadra. Non era facile sulla carta, e invero non è stata facile sul campo, bianconeri che hanno impostato la gara in maniera tatticamente oculata e intelligente, colpendo nel momento in cui ha avuto la possibilità, ed amministrando il doppio vantaggio senza correre gravi rischi. Ed ora archiviato il campionato, si pensi al mercoledì di coppa, non meno decisivo per la stagione della Juventus.
La Tattica
Allegri torna al 3 – 5 – 2, e dunque la collaudata difesa a 3 con il rientro di Barzagli, mini turn over con Padoin esterno di destra e Matri dal primo minuto in coppia con Tevez; dall’altro lato Lazio il 4 – 3 – 3 più apparente che reale, il solo Klose punta avanzata, supportata da Felipe Anderson e Mauri tra le linee. Nelle fasi iniziali sembra la Lazio avere una manovra più fluida anche se non si vedono azioni degne di nota, mentre la Juve appare più avere un atteggiamento di attesa, per cercare di aggirare la disposizione del centrocampo avversario e poter colpire. Ed invero entrambi i gol nascono da ripartenze rapide, con due tocchi la Juventus scavalca il centrocampo avversario, mettendo nella prima occasione Tevez praticamente da solo avanti a Marchetti, nel secondo a Bonucci di potersi inserire agevolmente per via centrale, approfittando dei movimenti delle due punte e degli errori di posizionamento dei difensori avversari. Qualcosa cambia nella ripresa, con Pioli che inserisce dapprima Candreva e successivamente Keita, Lazio a lungo nella metà campo bianconera (alla fine possesso palla 60% per gli ospiti), ma un solo vero pericolo corso, su punizione dal limite di Candreva, e nel finale, proprio nel recupero, un pallone svirgolato da Chiellini, con conclusione pronta di Anderson, neutralizzata da Buffon.
La Squadra
La mia sensazione è che Allegri abbia volute fare le prove generali in vista della gara di ritorno di CL, avendo in mente che anche la Lazio, come presumibilmente il Monaco mercoledì prossimo, doveva provare a fare la partita per puntare all’unico risultato che potesse ancora dare qualche minima speranza di riapertura del campionato, ossia la vittoria. Ed in questo caso, ancora una volta si è evidenziato che la difesa a tre bianconera dà maggiore solidità al gioco della squadra, specie quando i due esterni sono più propensi alla fase difensiva. Intelligente questa prova a centrocampo di doppio regista, modo per aggirare la gabbia preparata dagli avversari su Pirlo, con Marchisio quindi spesso a proporsi lui per ricevere lo scarico dei compagni. La scelta di Matri invece era chiaro segno che si volesse puntare più alle azioni di rimessa, con un attaccante d’area più che di partecipazione al gioco.
I singoli
Man of the match, Leonardo Bonucci, evidentemente ispirato dalle formazioni romane. Non mi riferisco solo al gol dopo una azione personale per 40 metri, ma anche alla prestazione complessiva, che mi fa dire non saremo certo di fronte a Beckenbauer, ma sfido a trovare in questo momento, in Europa, un difensore tecnicamente e tatticamente più abile e completo del nostro centrale. Degli altri, ancora una prova eccellente di Evra, ma del resto un giocatore che ha calcato alla grande i palcoscenici migliori del calcio europeo, pur avanzato negli anni, non poteva avere dimenticato di essere stato per anni il migliore esterno sinistro in circolazione; altra prestazione di rilievo quella di Tevez, che, nostalgia a parte (ammesso che ci sia davvero) per la sua Argentina e per il Boca, ci sta regalando perle su perle, confermandosi autentico leader in campo. Citazione pure per Padoin, forse la vera essenza della Juve di Allegri, impegno, dedizione alla causa, sacrificio e duttilità ovunque venga schierato. Diciamo che nel complesso nessuno è stato insufficiente, anche se Chiellini ha un paio di volte disimpegnato in maniera approssimativa, e da questi errati disimpegni sono nati gli unici pericoli creati dai laziali.
Infine, una volta tanto, permettetemi dei giudizi verso i giocatori avversari.
Non c’è che dire, Lotito, personaggio discutibile, ambiguo, detestabile quanto si voglia, ha costruito una squadra che, dal mio punto di vista, se riesce a continuare su tale linea, sarà probabilmente nei prossimi anni una delle più serie candidate alla vittoria finale del campionato. Mi ha molto impressionato Biglia, giocatore omnipresente, testa alta, buona visione di gioco, abile pure in fase di interdizione; altro gioiellino secondo me è Cataldi, centrocampista moderno, eclettico, e Felipe Anderson, pur non in serata eccellente, quando ha avuto possibilità di mettere in mostra i suoi numeri, ha confermato di non essere certo una meteora ma un potenziale fuoriclasse, se non lo è già.
Le prospettive
Adesso il campionato è davvero finito anche per la logica, visto che ritengo impossibile non conquistare in sette giornate, quei sei punti che, portando i bianconeri a quota 79, nella peggiore ipotesi ci consentirebbero vincere lo scudetto per differenza negli scontri diretti, due vittorie contro la Lazio, vittoria e pareggio contro la Roma. Intendiamoci, dal mio punto di vista il campionato era già bello e finito con il pareggio dell’Olimpico contro la Roma, solo che adesso l’interesse starà più nell’individuare quale sarà la giornata nella quale si avrà pure la matematica a sostegno dello scudetto bianconero, che potrebbe essere nel turno infrasettimanale di fine mese contro la Fiorentina, o in quello successivo a Marassi contro la Sampdoria. Insomma, “quisquilie” avrebbe detto un Grande Artista napoletano … Ovvio che adesso il vero traguardo da conquistare è il passaggio del turno in CL, da dodici anni non si arriva a questo traguardo, non c’era arrivata neppure la fortissima Juve di Capello, e sarebbe la conferma che, dopo essere tornati leader in Italia, anche in Europa i bianconeri ritornerebbero al ruolo loro spettante, quello che nella seconda metà degli anni ’90 e inizi del secolo, era il ruolo naturale della Juventus. E per questo traguardo mancano solo 90 minuti; poi, in caso positivo, ci sarà da divertirsi, qualunque sarà l’avversario che ci toccherà, non dimenticandoci mai che noi siamo la Juventus, sono gli altri a doversene preoccupare, specie se si sentono più forti di noi.
La giornata di campionato
Il controsorpasso della Roma nei confronti dei cugini, non è riuscito, giallorossi bloccati in casa pure dall’Atalanta, nella giornata della contestazione al presidente Pallotta. Delle squadre in lotta per i posti in Europa, in attesa del posticipo tra Fiorentina e Verona, solo il Napoli ha vinto a Cagliari, la Sampdoria ha pareggiato in casa contro il Cesena, cui non credo basterà questo punticino per alimentare speranze di salvezza. Speranze definitivamente tramontate a Cagliari, ma a mio giudizio non vi erano fin dal precampionato, con la sciagurate scelta di Zeman in panchina.
Le mie postille
1 – I nemici del calcio.
E’ stata la settimana in cui gli ultras di certe squadre hanno avuto onori di cronaca, più nera che altro, in diverse latitudini della penisola, isole comprese. A Cagliari il blitz con processo sommario effettuato da un gruppetto di tifosi alla squadra e al tecnico; a Varese spedizione notturna allo stadio, dove sono state segate le porte, danneggiato il terreno di gioco e scritte offensive verso dirigenti e squadra. Ma la protesta più singolare, a mio giudizio, è quella avvenuta a Roma, dove è stata inscenata una protesta colorita nei confronti del presidente James Pallotta, colpevole di non avere “protetto” gli ultras della curva sud, che avevano esposto striscioni quantomeno inopportuni, in occasione di Roma – Napoli, nei confronti della madre del povero Ciro Esposito. Non li ha protetti, nella sostanza, perché non ha presentato ricorso, e la cosa gli è valsa appunto questa manifestazione di protesta, cui si è unita buona parte della tifoseria dello stadio, con cori a sostegno dei contestatori e di offese a Pallotta. Che dire? Sono queste le cose che dimostrano come a Roma non avranno mai una grande squadra, stabilmente piazzata ai vertici del calcio nazionale ed internazionale. Perché evidentemente a Roma si ha memoria molto corta: - 2003 - A.S. Roma 1927 tecnicamente fallita, per iscriversi ha bisogno di fideiussioni che poi si riveleranno false, Carraro dice che la Roma va salvata per ragioni di ordine pubblico (ma anche di salvezza di Capitalia, banca da cui dipendeva Mediocredito Centrale, presieduta da Carraro stesso); - 2004 / 2010 - il problema del calcio italiano è stato sempre trovare chi salvasse la A.S. Roma, praticamente ripianando i grossi buchi creati dalla Italpetroli con Capitalia (poi assorbita da Unicredit); sono le banche a controllare e gestire di fatto la società, fungendo da "Advisor", prima Capitalia e poi Unicredit, e nonostante calciopoli li metta in condizione di poter recuperare parte del passivo, avendo minore concorrenza, non si trova un acquirente in Italia; - 2010 - finalmente arriva qualcuno dall'estero a volere investire acquistando l'enorme passivo della A.S. Roma, ad elaborare un progetto ampio, compresa la realizzazione del nuovo stadio. Ma a quanto pare, a Roma conta di più qualche ultras di curva che possibilmente non paga per entrare allo stadio, rispetto a chi i soldi ce li ha messi davvero, per portare il calcio di alto livello nella Capitale. Contenti loro, in fondo a noi juventini credo stia bene.
2 – Scemo della settimana. Parliamo del derby di Milano, gara che dopo i primi minuti non sono riuscito più a seguire per l’assoluta povertà tecnica che esprimevano le due squadre in campo. Tuttavia, come accade sempre quando ci sono di mezzo le milanesi, per una settimana è stato un susseguirsi di scritti e di atti d’amore verso questa partita, che è stata quasi presentata come il momento della riscossa del calcio meneghino. Gara chiusasi desolatamente con un doppio zero, che equivale al valore attuale delle due squadre. Il bello però è stato nel dopopartita, mi è capitato di ascoltare, facendo zapping, le dichiarazioni di Pippo Inzaghi, allenatore rossonero, che ha così spiegato il risultato: “succede sempre che quando due squadre scendono in campo per cercare di vincere, alla fine il risultato che ne scaturisce è il pareggio” (più o meno così testualmente). Quindi una squadra non vince perché l’avversaria vuole vincere pure, secondo questo ragionamento. Il che significa che se una squadra vince è perché l’avversaria voleva perdere o al massimo pareggiare, secondo la logica del tecnico rossonero! A conferma che ormai da quelle parti ci sono pochissime idee, e tutte ben confuse. Con notevole gaudio, secondo me, di qualcuno a Vinovo, che veniva ritenuto incompetente dal competentissimo padrone rossonero, principale sponsor di Inzaghi …
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