 Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
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N |
45 |
78 |
20 |
18 |
7 |
67 |
44 |
T |
 La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.608 |
Giocate |
3.108 |
2.520 (54,69%) |
Vittorie |
1.708 (54,95%) |
1.183 (25,67%) |
Pareggi |
844 (27,16%) |
905 (19,64%) |
Sconfitte |
556 (17,89%) |
8.233 |
Fatti |
5.406 |
4.491 |
Subiti |
2.933 |
C. Europee |
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Era 3 pti (uff.) |
518 |
Giocate |
1.586 |
283 (54,63%) |
Vittorie |
939 (59,21%) |
115 (22,20%) |
Pareggi |
380 (23,96%) |
120 (23,17%) |
Sconfitte |
267 (16,83%) |
876 |
Fatti |
2.776 |
478 |
Subiti |
1.410 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 25.08.2014
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Presentazione al Campionato - Anno zero del calcio italiano e l'incognita Allegri
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di Antonio La Rosa
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Siamo all’anno zero del calcio italiano, o, alla luce delle recenti vicende federali, possiamo anche temere che si sia pure oltrepassato il fondo e dunque siamo anche arrivati all’anno meno uno? La seconda figuraccia di fila ai mondiali, Nazionale eliminata al primo turno e senza molte attenuanti, al termine di un periodo, la gestione Abete, che ha visto progressivamente il calcio italiano, da calcio che trionfava ai mondiali e, come squadre di club, in Europa, a calcio di secondo piano, superato come valore ed interesse anche da campionati un tempo poco interessanti, come quello francese, avrebbe dovuto consigliare svolte più radicali all’interno della federazione guidata da decenni da brontosauri come Macalli e Tavecchio, che nulla hanno al loro attivo di meriti, se non quelli di avere ulteriormente svilito le leghe minori e il calcio dilettantistico. Invece si è assistito al peggiore dei balletti estivi e degli intrallazzi finalizzati non ad un rilancio del calcio italiano, ma all’acquisizione di potere e prestigio personale, a danno del movimento calcistico. Al punto che ritengo decisamente offensivo il richiamo al famoso detto di Tancredi di Salina, “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, dato che almeno in quel caso un cambiamento di facciata avvenne, salvo poi garantire i privilegi passati: oggi i “padroni del vapore” sono diventati ancora più arroganti e convinti della loro impunità, per cui pretendono di imporsi loro, espressione del conservatorismo affaristico peggiore, ammantandosi di voglie di rinnovamento e rilancio. Come dire, gli affossatori dovrebbero d’ora in avanti diventare i salvatori di quel calcio che hanno distrutto dal 2006 in avanti! Non pensiate che adesso a comandare sia Tavecchio, con Macalli a spalla, loro sono i due fantocci usati da quella che è la nuova piovra del calcio italiano: ossia lo scellerato accordo Galliani – Lotito – Beretta, tradotto l’affarismo Mediaset – Infront Italy, unito ad una inquietante presenza di imprenditore fortemente protetto dalla politica romana, e con la benedizione del gruppo bancario che dal 2004 condiziona pesantemente certi assetti nel calcio, ossia Unicredit. E’ l’assetto che ha guidato la squallida operazione in Lega Serie A lo scorso anno, il tutto per garantire l’ulteriore prosecuzione della gestione diritti tv a Galliani con la sua fidatissima società Infront Italy, guidata dall’uomo Mediaset Bogarelli, nonché per garantire a Unicredit di non perdere i soldi investiti nel calcio. Asse che ha anche visto l’adesione inopinata di Abodi (trenta denari o “Parigi val bene una messa”, il prezzo di questo tradimento e voltafaccia del capo della Lega Serie B?), considerato il possibile candidato del rinnovamento, ma evidentemente avrà avuto le sue buone ragioni. Diciamo pure che l’alternativa, Albertini, non è che fosse di quelle convincenti, il soggetto è stato ben presente e partecipe in questi anni, non ha mosso dito per impedire certe scelleratezze e decisioni irresponsabili adottate dalla Federazione. Per cui fino al 2016, l’assetto del “Palazzo” sarà il peggiore immaginabile, affaristi ed avventuristi, uniti solo da logiche di potere deteriore, nonché dall’essere ostili a chi voleva davvero cambiare, ed in questa battaglia i perdenti sono stati proprio gli esponenti delle società che lo scorso campionato si sono piazzate ai primi due posti, Juventus e Roma: guardacaso la prima all’avanguardia, come unica società con stadio di proprietà, con avanzato progetto di città dello sport alla Continassa; la seconda, liberatasi dal condizionamento debitorio con Unicredit, con i suoi progetti avveniristici, forse troppo “americani”, ma sicuramente all’avanguardia. Inciso: adesso vorrò capire come la stampa romana descriverà l’andamento della prossima stagione e soprattutto come spiegherà ai propri seguaci che il famigerato “Palazzo” che condiziona il calcio, ed impedisce alla Roma di essere vincente, è ancor più ostile verso la nemica storica a strisce bianconere! Tornando al discorso federale, in un contesto del genere, non posso non ritenere di pessimo gusto la scelta del nostro ex allenatore di accettare la proposta della FIGC di assumere la guida della Nazionale di calcio. Tralasciamo di argomentare sul fatto che i vincitori (chiamiamoli così) della battaglia in Federazione, siano i principali nemici del suo ex presidente, l’uomo che tre anni addietro, con una scelta coraggiosa, ha consentito all’allenatore salentino di salire agli onori della cronaca nostrana e internazionale, di poter essere considerato tra i migliori tecnici in circolazione, di avere vinto tre scudetti di fila, cosa successa raramente in Italia e i precedenza a due soli allenatori, Carcano e Capello; tralasciamo altresì di evidenziare che le peggiori offese verso Andrea Agnelli (cui comunque deve o dovrebbe essere grato il nostro ex allenatore), le abbiano rivolte sia da ultimo, sia nel recente passato, i vari Macalli, Tavecchio, Delaurentiis, oggi nuovi datori di lavoro del tecnico salentino. Ma davvero di pessimo gusto è avere in fondo accettato la proposta formulata indirettamente proprio da quell’Adriano Galliani, definito come sapete, qualche anno addietro, dal neo C.T., e regista occulto dell’operazione Carobbio. Per carità, allenare la Nazionale può essere per tutti un grande traguardo, cui aspirare, ma un conto è diventarlo in condizioni, diciamo, serene, un conto è diventarlo cancellando il proprio passato e diventando dipendente di chi nel passato ha infangato le vittorie del tecnico salentino, sia quando era giocatore, sia da allenatore. Ad ogni modo, ormai la scelta è stata fatta, auguri di buon lavoro, e sperando che chi oggi lo elogia, non sia chi domani lo affossi per interessi sopravvenuti.
Il riferimento alle vicende di politica calcistica nostrana, e al nostro ex allenatore, mi porta adesso a parlare dell’aspetto prettamente tecnico in relazione alla prossima stagione e al campionato che inizierà fra una meno di una settimana. E vi confesso che i fatti estivi ad inizio raduno mi hanno scombussolato, come credo la stragrande maggioranza della tifoseria, ormai sicura del quarto anno all’insegna della continuità con il cammino percorso e tracciato finora, nonostante qualche mal di pancia di fine scorsa stagione. Invece non è così. Non intendo tornare su quanto accaduto a metà luglio, ognuno avrà fatto le proprie considerazioni, non intendo andare dietro a dicerie e pettegolezzi vari, ma non mi attengo comunque alle versioni ufficiali, che come sovente accade, devono mostrare gli aspetti meno negativi di una vicenda. Probabilmente il vero errore della dirigenza è stato compiuto a maggio, quando ripetute dichiarazioni dell’ex tecnico salentino suonavano come una volontà di andare via: forse sarebbe stato meglio per tutti chiudere in quel momento, e per questa ragione non giustificherò mai quella che ai miei occhi appare come una fuga precipitosa. Quindi dovremo parlare della Juventus di Allegri, ossia una cosa che appena qualche mese addietro sarebbe apparso come un incubo, mentre invece è la realtà. Intendiamoci: la mia opinione sul nuovo allenatore bianconero non è che cambi per il sol fatto che sia arrivato alla Juventus, non mi piaceva come giocava il suo Milan, neppure nell’anno dello scudetto, a mio giudizio vinto più per le qualità dei singoli (e la pochezza delle concorrenti), che per meriti di chi stava in panchina. Ma non posso non dare atto al nostro nuovo tecnico che si è presentato in maniera molto intelligente, dimostrando anche una buona dose di coraggio: dico questo perché sarebbe stato già difficile succedere al tecnico salentino, dopo tre scudetti di fila, con due stagioni da record, la prima scudetto da imbattuta, quella appena trascorsa, con i 102 punti conquistati, record che penso sarà quasi impossibile battere. E’ indubbio che lo spettro del recente passato aleggerà allo Juventus Stadium, ma anche in trasferta, per tutta questa stagione, e in caso di passi falsi o rendimento non all’altezza, questo spettro diventerà ingombrante; ancor di più in considerazione che la squadra che avrà in mano Allegri non era stata originariamente da lui programmata, visto che è arrivato a ritiro precampionato iniziato, con operazioni di mercato già compiute o in fase di perfezionamento. In altri termini, Allegri ha davvero tutto da perdere e nulla, o pochissimo da guadagnare, visto che anche l’eventuale quarto scudetto di fila potrebbe essere considerato un passo indietro: però ha accettato questa sfida, e la cosa depone a suo favore. Il resto dovrà dimostrarlo sul campo, o meglio dalla panchina, guidando al meglio l’organico a disposizione. Che, sulla carta, dovrebbe essere anche superiore a quello della scorsa stagione, anche se il calciomercato non è ancora chiuso e sono possibili operazioni dell’ultim’ora; ma ritengo potranno esserci aggiustamenti non certo stravolgimenti. Della formazione titolare non è partito nessuno, e presumo che, nonostante i rumors, rimarranno pure Vidal e Pogba, e del resto se si vuole provare a pensare in grande in Europa, i campioni vanno mantenuti, a meno di offerte irrinunciabili, e di possibili immediati investimenti per non depauperare l’organico. Sono arrivati giocatori di esperienza internazionale come Evra, giocatori già ben comportatisi nel nostro campionato, quali Romulo e Pereyra, quest’ultimo a mio modo di vedere potrebbe essere la rivelazione stagionale per la sua duttilità tattica; in attacco è arrivato Morata, purtroppo subito infortunatosi, e dunque vero oggetto misterioso di questo precampionato; e da non sottovalutare l’arrivo del diciottenne Coman, acquisto forse più di prospettiva che di rendimento immediato. Ma ancora manca qualcosa e vedremo come si completeranno questi limiti, che ad oggi sono nella mancanza di un centrale difensivo, specie se la squadra passerà al modulo a 4 in difesa, e di un attaccante, tenuto conto che Morata sarà disponibile solo a settembre inoltrato. Altra incognita, come giocherà la squadra. Allegri non è un sostenitore della difesa a 3, è più portato ad un modulo con la difesa a 4 e trequartista offensivo, da questo punto di vista non è precisamente l’organico da lui gradito: ma un bravo allenatore è anche chi sa adeguare le sue idee sia all’organico che si ritrova, sia alle situazioni contingenti, e del resto chi era arrivato con il dogma del 4 – 2 – 4, ha dapprima sperimentato altre vie, 4 – 3 – 3, 4 – 1 – 4 – 1, prima di arrivare al 3 – 5 – 2. In questo precampionato, a dire il vero, Allegri ha provato, con risultati da meglio verificare, la difesa a 4; ha anche provato il trequartista e il tridente, ma a mio modo di vedere la Juventus almeno nella fase iniziale continuerà con il collaudato 3 – 5 – 2, magari con il tempo si vedranno dei cambiamenti. Ultimo dato, prima di passare alle concorrenti, la Juventus, nonostante sia la squadra campione in carica, non viene annoverata tra le favoritissime stagionali, come a dire che avendo perso l’allenatore vincente, e non avendo uno in grado di poter continuare nelle imprese passate, i bianconeri dovranno cedere il passo di favoritissime stagionali ad altre: la cosa potrebbe non essere un fattore negativo, ed anzi motivo di stimolo maggiore per la squadra, come pure elemento di stimolo sarà doversi nuovamente cimentare in Europa, e cercare di cancellare le delusioni della stagione appena trascorsa, eliminazione nel primo turno di CL, e fallita conquista della finale di EL, che si disputava proprio allo Juventus Stadium.
Andando alle altre, un po’ tutti ritengono la Roma favorita dell’anno. E mi chiedo la ragione di questa valutazione, cui si unisce quella del Napoli principale concorrente dei giallorossi alla vittoria finale. La Roma in sostanza ha la stessa squadra dello scorso anno, cui si aggiungono una vecchia gloria come Ashley Cole ed un promettente Iturbe, ma sta perdendo (stando alle ultime notizie) Benatia, e potrebbe pure cedere Destro, per esigenze di bilancio e di pareggio dei conti. Avrà un Totti più vecchio di un anno, un Maicon che sarà probabilmente ancor meno dirompente di quello che si era visto anni addietro all’Inter; e soprattutto non avrà più l’effetto sorpresa. Dal canto suo il Napoli mi pare anche più indebolito, non ha operato colpi di mercato rilevanti, ha ancora un reparto difensivo lacunoso, un centrocampo nel quale deve soprattutto recuperare il miglior Hamsik, è pure a rischio eliminazione in CL, visto il risultato dell’andata contro l’Atletico Bilbao. Delle altre, la Fiorentina praticamente non ha cambiato nulla, e potrebbe non essere una buona notizia, anche se il vero colpo di mercato potrebbe essere il pieno recupero di Giuseppe Rossi; terrei sott’occhio invece l’Inter, non ci sono state le enfasi degli anni morattiani, ma la nuova dirigenza, dopo l’esautoramento di Branca e la promozione di Ausilio, sta lavorando sotto traccia, acquisti non risonanti, ma mirati, tra cui Vidic, un leader difensivo, che mancava ai nerazzurri dai tempi di Samuel dei tempi migliori; in attacco non sottovaluterei l’arrivo di Osvaldo, desideroso di rivincite, più che nei confronti della Juventus, che in fondo gli ha dato la possibilità di vincere uno scudetto, nei confronti di chi a Roma lo cacciò frettolosamente. Discorso a parte per il Milan. Squadra che quest’anno va temuta moltissimo, per la forza “fuori dal campo”, dato che come organico non è che abbia fatto grandi passi in avanti, almeno finora: intendiamoci, l’avere venduto Balotelli è un affarone, una testa calda in meno da gestire, ma basteranno Menez, Alex, Armero e un portiere come Diego Lopez, a far diventare da scudetto una squadra arrivata a 45 punti di distanza dalla vetta? In altri termini, molto dipenderà dal rendimento di Galliani … Infine, per quanto riguarda le altre formazioni, credo abbiano operato bene Atalanta e Chievo, mentre il Verona appare indebolito dalle partenze di Romulo e Iturbe; tra le neopromosse, presumo che nessuna potrà rivestire il ruolo del Verona sorpresa della scorsa stagione, come dire dovranno faticare per salvarsi.
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
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