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 La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.608 |
Giocate |
3.108 |
2.520 (54,69%) |
Vittorie |
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1.183 (25,67%) |
Pareggi |
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905 (19,64%) |
Sconfitte |
556 (17,89%) |
8.233 |
Fatti |
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2.933 |
C. Europee |
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Era 3 pti (uff.) |
518 |
Giocate |
1.586 |
283 (54,63%) |
Vittorie |
939 (59,21%) |
115 (22,20%) |
Pareggi |
380 (23,96%) |
120 (23,17%) |
Sconfitte |
267 (16,83%) |
876 |
Fatti |
2.776 |
478 |
Subiti |
1.410 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 11.03.2013
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Juventus - Catania 1 - 0 - ALL'ULTIMO RESPIRO!
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di Antonio La Rosa
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Un gol che potrebbe avere un peso fondamentale nella corsa scudetto, quello realizzato da Giaccherini al 91’ di Juventus – Catania, quando ormai la tifoseria bianconera si stava rassegnando all’idea di una grande occasione perduta per i bianconeri, di distaccare ulteriormente il Napoli, sconfitto a Verona dal Chievo. Un gol che premia il carattere e l’abnegazione del gruppo, in una giornata nella quale alcune stelle non hanno brillato, eccettuata quella che potrebbe diventare la “stella” del futuro juventino, Paul Labile Pogba. E così il distacco diventa di 9 punti, che sarebbero 10 virtuali per via degli scontri diretti, sul Napoli, e di 11 sul Milan, come dire, si possono compiere anche tre passi falsi e non pregiudicare nulla, tenuto conto che le inseguitrici dovranno vedersela fra di loro al Meazza, fra qualche settimana.
La Tattica
Dopo l’ampio turn over di Coppa, Conte torna alla formazione più collaudata, fatta eccezione per Pogba al posto dello squalificato Vidal, e dunque ritorno in avanti di Vucinic con Giovinco; il Catania risponde con un modulo speculare, “schermando” con Castro (finto attaccante centrale) le iniziative di Pirlo. Fin dai primi minuti si nota che il ritmo di gara non è di quelli soliti per i bianconeri, ma stranamente chi sembra meno in partita sono proprio quelli che mercoledì avevano riposato; se poi si aggiunge la giornata grigia di Pirlo (diversi palloni perduti malamente a centrocampo, fortunatamente senza conseguenze), e la disposizione tattica molto coperta degli avversari, si capisce come mai la Juventus arriva alla conclusione a rete in maniera sporadica, e solo due volte sfiora la marcatura, sempre con Vucini, la prima intorno al quarto d’ora, con un diagonale da fuori area, deviato in angolo da Andujar, la seconda, verso la mezzora, sfruttando una indecisione di un difensore etneo in area, ma il suo tiro si infrange sul palo interno. Nella ripresa la gara diventa ancora più bloccata, Catania che abbassa il suo baricentro, Juventus che fatica a trovare il bandolo del gioco, e dunque possesso palla spesso stucchevole, poco movimento e pochissimi cambi di gioco: si segnalano due conclusioni da fuori di Pogba, deviata in angolo la prima e fuori di poco la seconda; entrano Matri, Quagliarella e Giaccherini, ma le cose cambiano di poco, o meglio, qualche azione più in verticale si vede, ma in una sola occasione la Juventus sfiora la rete, su punizione di Pirlo, deviata da un difensore etneo, Marchisio riprende prontamente palla ma la spedisce fuori di poco. E quando ormai il pareggio sembrava cosa fatta, il gol, costruito con una azione insistita, spiovente in area di Giaccherini ripreso da Pogba che riprova il contro cross, Andujar devia male, e palla a Giaccherini nuovamente che da pochi passi non sbaglia. Per il tripudio di uno stadio intero.
La squadra reparto per reparto
Difesa
Buffon è stato chiamato in causa una sola volta e nel finale di gara, come dire pomeriggio di riposo per il reparto, non a caso si sono consentiti maggiori sortite offensive nel finale, e il gol nasce da un anticipo di Barzagli, con partecipazione all’azione di Chiellini, quasi da mezzala sinistra.
Centrocampo
Le dolenti note della giornata. Lichtsteiner insolitamente abulico, Asamoah che da quando è tornato dalla Coppa d’Africa, non riesce più a saltare l’uomo, Marchisio quasi impalpabile, e Pirlo spesso macchinoso nell’organizzare la manovra. Diverso il rendimento di Pogba, specie nella ripresa (nel primo tempo sembrava giocare con il freno a mano, più lavoro di copertura che di impostazione), e di Giaccherini, e non a caso sono stati loro gli artefici del gol vittoria.
Attacco
Qui il discorso si fa lungo. Con un centrocampo che gioca male e costruisce poco, non è che si possa fare granchè, e non è un caso che gli unici pericoli creati nel primo tempo, siano derivati da giocate isolate di Vucinic; semmai, il fatto che nella ripresa non sia cambiato di molto il clichè, conferma che non era poi tutta colpa degli attaccanti, ed in particolare di Giovinco, ormai diventato bersaglio preferito dal pubblico. Sul punto, se Conte da un lato fa bene ad insistere su di lui, e a difenderlo dai contestatori, dall’altro rischia di far lui il male del giocatore, ostinandosi a schierarlo di punta, e non nel giusto ruolo di attaccante esterno di un tridente, o di trequartista. Ripeto, Giovinco ha bisogno di inserirsi negli spazi che gli aprono i compagni, non creare lui gli spazi, non ha il fisico e la potenza per lottare sullo stretto con difensori che atleticamente lo sovrastano, mentre se può essere lanciato in spazi aperti diventa incontenibile. Ed anche lui deve metterci di suo, il grande giocatore è chi fa bene le cose semplici ed essenziali, non chi cerca le giocate fantasmagoriche.
Le certezze
Potrei dire che la gara di ieri conferma gli elementi positivi emersi mercoledi in Coppa, ossia che la Juventus può contare quest’anno su soluzioni tecnico – tattiche più ampie, e chi teoricamente non è titolare, se chiamato in causa, non sfigura, anzi realizza proprio il gol decisivo, come nel caso di Giaccherini. E se in una domenica nella quale Pirlo appare lontano parente del fuoriclasse conosciuto, chi si carica la squadra sulle spalle è proprio il più giovane di tutti, quel Pogba, arrivato quasi come oggetto misterioso la scorsa estate, che invece conferma la grande tradizione dei calciatori francesi in bianconero, partendo da una età, 19 anni, che invero i suoi predecessori non avevano al loro arrivo alla Juventus, dato che Platini e Deschamps erano già campioni affermati, mentre Zidane e Trezeguet, avevano avuto già modo di mettere in mostra il loro talento. Notazione, si cercava e si cerca il degno erede della maglia n. 10 di Del Piero, per intanto ci godiamo quello che sicuramente può diventare il degno erede di un grandissimo n. 6 della Juventus, pur se in ruolo diverso.
Gli interrogativi
Il gol di Giaccherini in parte ne ha cancellati, ed invero la lettura della gara sarebbe stata molto diversa se fosse rimasto il risultato a reti inviolate. Il primo, sarebbe stata l’ennesima gara in vicinanza di CL, con la Juventus non all’altezza della situazione, quasi a confermare che il doppio impegno lascia comunque strascichi; tuttavia questa considerazione viene in parte fugata proprio dalle prove incolore di chi non aveva giocato mercoledì, che invero dovevano essere più tonici e motivati. Io ritengo invece che questo modulo sia stato ormai studiato per bene dagli avversari, che sanno come prendere le contromisure, limitare Pirlo, bloccare le fasce, costringere Marchisio sulla difensiva o comunque tenerlo “basso”, schierando nella sua zona il centrocampista più offensivo, insomma tagliare alla radice le fonti di gioco bianconero, costringerli a salire per lasciare spazi al contropiede. Come dire, gli avversari ormai ci conoscono, dunque occorre cambiare qualcosa per tornare imprevedibili. Magari rinunciando al gioco per vie esterne, tenuto conto che non abbiamo veri grandi colpitori di testa in area di rigore, e provando un centrocampo più muscolare e di qualità. Una idea che mi viene in mente è il 3 – 4 – 1 – 2, del primo anno di Ancelotti alla Juventus, con una linea di centrocampo con Conte, Tacchinardi, Davids e Pessotto (o Zambrotta), Zidane trequartista, che adesso potrebbe avere diverse soluzioni analoghe con l’organico a disposizione, dunque un esterno di centrocampo in meno ma un trequartista, tra le linee, a supporto degli attaccanti. Una Juve quella molto innovativa e certamente scudettata, se non fosse stato deciso il “lavacro” di Perugia.
Le prospettive
Molti in rete si stanno sforzando di cercare analogie con il gol di Giaccherini di ieri e gol “pesanti” del recente passato, che abbiano inciso nella corsa per lo scudetto, a cominciare da quello di Borriello a Cesena la scorsa stagione, a proseguire con quello di Nedved all’Olimpico contro la Lazio, stagione 2004 – 05, fondamentale perché impedì il sorpasso dei rossoneri prima dello scontro diretto, a quello sempre di Nedved a Piacenza nell’anno del 5 maggio. Io ho pure un ricordo molto più datato, direi forse più analogo, con riferimento al nostro Giack. Primo aprile 1984, si giocavano Roma – Inter e Juventus – Fiorentina, con i giallorossi ad inseguire a distanza di tre punti ma con lo scontro diretto qualche settimana dopo in casa; giallorossi in vantaggio, dunque con la possibilità di accorciare ulteriormente il distacco a due soli punti, e bianconeri inchiodati sullo 0 – 0, fino al 90’, quando per un intervento davvero ingenuo quanto grossolano di un difensore viola su un nostro attaccante, l’arbitro ci concesse il calcio di rigore. In assenza di Platini, a batterlo fu chiamato Beniamino Vignola, che lo trasformò in maniera impeccabile. E probabilmente quel rigore trasformato da un panchinaro utilissimo e fu più decisivo del successivo pareggio dei bianconeri in casa dei giallorossi. Detto ciò, fa bene Conte a chiedere di mantenere alta la concentrazione. Soprattutto perché, più del Napoli quasi in caduta libera e con un calendario difficile, va temuto il Milan, più per i suoi meriti fuori dal campo, che per la sua vera forza. I bianconeri adesso avranno solo quattro gare interne e sei in trasferta, sabato prossimo a casa di quel Bologna da ultimo rivelatosi squadra in forma e alla ricerca di risultati che possano ulteriormente migliorare la loro classifica già discreta; quindi Inter e Lazio fuori casa, intervallate dalla gara interna con il Pescara, successivamente il Milan in casa, sempre alla ricerca di “pareggiare” il gol di Muntari (che secondo il loro presidente va pareggiato con almeno dieci errori a danno dei bianconeri, non essendo stata sufficiente l’ascella di Isla all’andata …), poi il derby, partita sempre da prendere con le mollette, infine Palermo e Cagliari in casa, con Atalanta e Sampdoria fuori. Il tutto condito dai quarti di CL proprio a ridosso delle gare con Inter e Lazio, tanto per non farci mancare nulla. Vero è che potremmo permetterci anche tre sconfitte, ma a mio modo di vedere, meno passi falsi si faranno nelle prossime tre gare e più si avvicinerà lo scudetto: tradotto, sarà importante arrivare al confronto contro Lazio e Milan mantenendo per quanto possibile invariato il distacco attuale.
La giornata di campionato.
Eccettuato il Milan, le squadre diciamo di vertice hanno perduto tutte, consentendo alla Fiorentina, vittoriosa nello scontro diretto dell’Olimpico con la Lazio, di potersi avvicinare sensibilmente a quel terzo posto che significherebbe CL, almeno come preliminari. Il Napoli conferma che, fermatosi Cavani, torna ad essere una squadra normale di medio – alta classifica, e di questo passo rischia davvero di perdere pure il secondo posto; l’Inter conferma di essere una parodia di squadra di calcio, come dire è tornata quella ante Guido Rossi; la Roma rallenta ma conferma che il vero problema era di non avere un allenatore in panchina, ed ore che ce l’ha, gioca e non perde. Infine, parliamo di Genoa – Milan, arbitro Guida, nome che a noi credo ricordi qualcosa. Come sapete, molti sostengono che nel calcio esista una sorta di “legge di compensazione”, favori e torti alla fine si dovrebbero pareggiare. Ed invero Guida ha applicato alla lettera questa legge: aveva negato tre rigori alla Juventus contro il Genoa, adesso ha compensato la cosa negando tre rigori al Genoa. Come dire gli errori a danno della Juventus vengono compensati con errori a favore della squadra del vice presidente di Lega, ma vero padrone in Lega. Normale, no?
Le mie postille
1 – Chi è la vera Anti Juve? La lotta per impedire ai bianconeri di conquistare il suo secondo scudetto di fila, vede come protagoniste due squadre insidiosissime, l’informazione sportiva e la Federcalcio. Quest’ultima per adesso è in attesa, dopo averci provato annullando (e sputtanandosi) le condanne di Grava e Cannavaro, con restituzione dei punti di penalità al Napoli, ma i media invece sono molto vigili, al servizio del padrone di sempre. In RAI ci pensa Varriale, a libro paga – vacanze del cinepanettonaro, che invece di fare informazione corretta, dimentica di essere al servizio di tutti per fare l’ultras del Napoli. Hanno licenziato mesi addietro un giornalista nella redazione regionale Piemonte, per un servizio inopportuno quanto si voglia, ma innocuo, in occasione di Juventus – Napoli, ma questo rimane sempre al suo posto per propinare assurdità e falsità antijuventine: e siccome ieri non c’era nulla da potersi speculare sulla partita, per non smentirsi è stato l’unico ad avere visto un mani di Giaccherini sul gol, quando il giocatore stoppa la palla chiaramente di petto. Ma se la RAI ha questi squallidi personaggi, altrove non sono da meno. Stranamente ieri solo Sky non ha trovato qualcosa da ridire sul gol vittoria bianconero; su Nanoset Premium l’arbitro mai chiuso nello spogliatoio di Reggio Calabria (purtroppo …) ha addirittura visto ben DUE irregolarità, e la prima sarebbe una improbabile entrata in gioco pericoloso di Barzagli, quasi un minuto prima della realizzazione della rete, cosa vista pure dal fogliaccio rosa milanese. Per la cronaca, Paparesta non ha visto nessun rigore a favore del Genoa contro il Milan, confermando che parla sono a favore di chi lo paga e contro i nemici del suo padrone, mentre il fogliaccio rosa, quello di “Juve e veleni” E soprattutto non ha visto che Barzagli era al oltre un metro e mezzo dal più vicino giocatore etneo, tanto che nessuno ha protestato, eccettuato Maran, che evidentemente aveva seguito la moviola di Paparesta. Insomma, prepariamoci al peggio, sarà ardua battere squadre con fuoriclasse del genere.
2 – La postilla mononota Vorrei scrivere qualcosa sull’Inter di Stramaccioni, ma mi manca appunto quella “nota” che mi completa il pensiero, ci penso e ci ripenso ma per ora non la trovo. Forse gli anni delle loro vittorie cartonate mi hanno fatto un po’ dimenticare la loro vera storia di squadra che dal 1908 fa ridere a tutte le latitudini … ma a ben pensarci, ricordandomi le parole di Stramaccioni in una conferenza stampa qualche settimana fa, nella quale proclamava enfaticamente che “erano tornati”, la nota che cerco non può che essere questa, visto che sono tornati, e sono tornati per davvero: PERDENTI! Questa è la “mononota” della storia nerazzurra, spezzata solo da cinque anni di commissariamento della società da parte di chi doveva recuperare il denaro investito malamente e che, appena recuperato, ha lasciato la società nelle mani di Moratti. E si vede …
3 – Scemo della settimana Stavolta non si tratta di uno scemo individuale ma di uno scemo collettivo: la curva nord laziale che per polemizzare contro Platini, sulla chiusura dello stadio per due giornate a seguito di manifestazioni razziste del pubblico, non ha trovato di meglio che esporre striscioni indecorosi sulla tragedia Heysel. Striscioni che si commentano da soli. Insomma, se dovevano contestare Platini, l’hanno fatto nell’unico modo che invero dà totalmente ragione all’UEFA e al suo presidente.
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
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