Alex Del Piero come Cincinnato o quasi, quando viene chiamato in causa per la difesa della “patria” bianconera, risponde all’appello compiendo al meglio il suo dovere, e con una punizione battuta di furbizia e precisione, mette fine alla resistenza ad oltranza della Lazio, ed alla sofferenza di uno stadio (e di una tifoseria intera), ormai sul punto di rassegnarsi al pareggio, in una gara stregata per la Juventus. Vittoria davvero fondamentale, forse ancor più rispetto a quella di sabato scorso a Palermo, per il modo come è maturata, ma anche per il significato che riveste sul piano psicologico, nel senso che ancora una volta la Juventus in difficoltà (più per sfortuna che per demeriti, a dire il vero), riesce comunque a reagire al meglio, a tirare fuori tutte le proprie forze e risorse migliori: come dire, c’era da confermare il primato in classifica, e la missione comunque è stata compiuta.
La partita alla lavagna
Juventus che ritorna al modulo 4 – 3 – 3, rientro di Lichtsteiner, Chiellini sulla sinistra, solita linea di centrocampo a 3, in avanti Pepe e Quagliarella con Vucinic; Lazio molto coperta, con centrocampo a 5, Mauri praticamente in funzione di marcatore su Pirlo, sugli esterni Gonzalez e Candreva, nel tentativo di tamponare il gioco bianconero sulle fasce, e Rocchi punta unica. Il primo tempo è praticamente un monologo bianconero, solito possesso palla insistito, molto gioco per vie esterne stavolta, e, almeno inizialmente, poca concretezza in fase di conclusione a rete, le occasioni a ben vedere non mancano, qualcuna davvero clamorosa, fallita da Pepe, però il gol non arriva; ma è proprio Pepe a riscattarsi, con una rovesciata acrobatica che batte Marchetti. E’ il momento migliore dei bianconeri, che potrebbero più volte realizzare e chiudere la gara, ma un po’ per sfortuna (deviazioni fortunose di difensori), un po’ perché Marchetti in almeno due circostanze si supera, ed un po’ per frenesia degli avanti, il secondo gol non arriva; inopinatamente arriva il pareggio laziale, ed in questo la squadra bianconera ha da recitare il suo mea culpa, avendo più pensato a protestare per la punizione concessa a centrocampo ai laziali, che a disporsi correttamente, per cui palla battuta immediatamente sulla destra per Gonzalez, perfetto spiovente in area e mauri liberissimo, di testa insacca sotto la traversa. Nella ripresa continua ancora l’assedio della Juventus, ma con minore lucidità, anche se più volte la squadra libera qualcuno davanti a Marchetti, senza risultati apprezzabili; si aggiunga che Damato, dopo qualche fischio discutibile nel primo tempo, sale in “cattedra”, spezzettando troppo il gioco, a danno dei bianconeri (ed invero tre ammonizioni di fila per proteste, la dicono lunga), per cui la squadra sembra proprio non trovare il bandolo della matassa: ci penserà Conte dalla panchina, con delle scelte che si riveleranno decisive, fuori, nell’ordine, Pepe, Vucinic e Vidal, dentro Matri, Del Piero e Giaccherini, squadra che si ridisegna in 4 – 2 – 4, con Giaccherini esterno a sinistra e Quagliarella a destra, Matri prima punta, con Del Piero più arretrato a cercare il dialogo soprattutto con Pirlo, ed i risultati arriveranno a breve, squadra finalmente più pungente nelle azioni offensive e gol che arriva quando era già nell’aria: punizione da circa 30 metri, centrale, Pirlo finta la battuta ed invece calcia a sorpresa Del Piero, traiettoria perfetta sul palo lungo del portiere, e Marchetti battuto. Gol che fa esplodere l’euforia nello stadio e che conferma il primato della Juventus in classifica.
Juventus “in”
Il modulo 4 – 3 – 3, specie quando Vucinic è in serata (ieri sera purtroppo solo per un tempo), mi pare sempre quello più adatto per la squadra, il gioco offensivo si rivela più armonioso, concreto, con varietà di soluzioni, e con maggiore capacità della squadra di operare sulle fasce, consentendo gli inserimenti di Lichtsteiner e Chiellini con il supporto di Pepe e Vucinic. Direi pure che l’attacco, almeno nel primo tempo, ha dato prova di incisività, come detto, si poteva segnare di più, e non si sono viste le cosiddette conclusioni “con l’infradito”. Infine i cambi, mai come questa occasione sono stati decisivi ed azzeccati come momento e come scelte.
Juventus “out”
Al contrario, nella ripresa, mi è sembrata riemergere la frenesia del passato, l’ansia da risultato, che bloccava mentalmente i giocatori, ed invero alcuni di essi hanno commesso errori su errori, proprio nella fase di finalizzazione della manovra. Cosa da evitare, in questo finale di campionato sarà a mio giudizio decisivo l’aspetto caratteriale di squadra e giocatori.
Le pagelle
I promossi
Del Piero: 8 Entrato in campo, si è subito messo in vista, mostrando di volere trascinare la squadra alla vittoria, e la punizione decisiva ha in fondo suggellato la sua prestazione. A fine gare si invocava la riconferma, che non so se ci sarà: ma se il Del Piero sarà ancora questo e non una controfigura del campione che abbiamo avuto, penso sia davvero importante che in società si ci faccia un pensierino.
Bonucci: 7 Rimosse le “presunzioni” e le “superficialità” del passato, sta venendo fuori un difensore centrale completo, roccioso ed insuperabile quanto intelligente ed elegante quando c’è da far ripartire la manovra.
Pirlo: 7 Ormai è un voto quasi d’ufficio, per lui, il suo livello di rendimento medio è questo, francamente faccio fatica ad isolare, durante la stagione, le gare in cui sia stato non insufficiente, ma appena appena normale.
Pepe: 7 Il gol da antologia merita il voto, anche se prima ne aveva fallito uno forse più facile, evidentemente preferisce le cose complicate e da spettacolo.
Per il resto, solita prestazione sicura della difesa (ad onor del vero Mauri doveva essere pressato da Pirlo, ed invece si è trovato liberissimo in area), e bene pure Vidal, anche se nella ripresa mi è apparso in calo.
I rimandati
Non direi che ci sono stati giocatori veramente insufficienti, almeno nella media dei due tempi di gioco. Isolando invece solo la ripresa, ancora un Vucinic irritante ed un Quagliarella molto nervoso e quasi nulla in fase di conclusione a rete, meglio invece quando ha operato defilato sulla fascia.
La sentenza
Partiamo dalle dichiarazioni del dopopartita, del tecnico laziale Reja, secondo cui la sua Lazio avrebbe meritato il pareggio. Per carità, ognuno deve difendere la mercanzia che offre, ma se la gara fosse finita in parità, sarebbe stato un insulto al calcio: una squadra terza assoluta in campionato, dunque in odor di CL per la prossima stagione, venire a fare un maxicatenaccio (quasi sempre tutta la squadra dietro la linea della palla, compreso Rocchi), provare una conclusione più simile ad un disimpegno solo dopo la mezzora del primo tempo, trovare molto casualmente il pareggio nell’unica disattenzione degli avversari, e continuare nell’arroccamento difensivo, può anche conquistare un punto, ma chi la guida dovrebbe almeno ammettere che in questo modi i punti non sono meritati ma fortunosi. Ed è già prova di fortuna il fatto che la Lazio sia uscita sconfitta di misura, e non con un passivo molto più mortificante, e che abbia avuto un solo espulso a tempo praticamente scaduto, tenuto conto che Damato ha “graziato” Diakitè, simulatore in area bianconera, dopo essere stato ammonito nel primo tempo, e graziato per altri interventi successivi, ed ha evitato di sanzionare Biava, anzi spesso concedendogli punizione a favore nonostante avesse commesso e non subito fallo. Che poi la gara si fosse nella ripresa incanalata sul risultato di parità, sia per l’atteggiamento della terna arbitrale, compreso l’assistente di linea del lato opposto alla tribuna centrale, diventato molto ma molto miope (colpa delle luci dello Juventus Stadium?), sia per un nervosismo sempre crescente degli attaccanti bianconeri, non è un merito del tecnico laziale, ma semplicemente un fatto fortunoso e davvero casuale. E come sostengo sempre, in queste situazioni esiste quel “dio del calcio” che si manifesta, in questo caso dando proprio al giocatore simbolo bianconero, Del Piero, il modo come mettere a posto le cose, dunque Juventus giustamente vittoriosa e giustamente capolista. Modo migliore per replicare alla vittoria del Milan, la sera precedente, arrivata, questa si fortunosamente, con l’unico tiro a rete della partita e successivamente con un atteggiamento da provinciale che si deve salvare, non certo da squadra che vuole vincere il campionato. E credo sarà così fino a fine campionato, Milan che continuerà a giocare prima, a vincere magari come tutti abbiamo visto in questo campionato (vedremo se sabato prossimo il Genoa dell’amico di Galliani, Preziosi, farà la facile preda, visto il rientro del Lecce nella lotta salvezza …), e Juventus che dovrà lottare e faticare, anche contro decisioni arbitrali diciamo discutibili. Chiudo infatti con due parole sull’atterramento in area di Vucinic, nel primo tempo. Io non dico che fosse rigore, ma mi limito a segnalare che, molti anni addietro, un contrasto praticamente uguale, in area di una certa squadra, è stato ritenuto prova di ladrocinio, di vergogna arbitrale e quant’altro. Insomma, se a fare blocco su un giocatore, facciamo ipotesi, interista che si chiama Ronaldo è un giocatore, facciamo ipotesi, juventino che si chiama Iuliano, è scandaloso non concedere un rigore, e su questo episodio magari si può costruire la panzana che quello scudetto sarebbe stato vinto dalla squadra asseritamente danneggiata; non così se invece su un giocatore juventino, che si chiama Vucinic, quello stesso blocco lo commette un giocatore laziale, che si chiama Scaloni. E magari sentiremo ancora qualche cretinetto su Sky, parlare ancora del gol di Muntari …
Postilla infrasettimanale
1 – Allegri come Auricchio (ovvero, Scemo della settimana) Decisamente l’allenatore ossimoro dei rissoneri, altrimenti ribattezzato “Mr. Maaloxman”, comincia a concorre seriamente con le “Guest Stars” di questa rubrica, ossia Moratti Massimo e Zeman Zdeneck. Al termine della faticata vittoria (ed evito commenti per l’andamento in parte da ufficio Indagini della gara), contro il Chievo, il nostro fulgido eroe, vittima di rigurgiti pancreatici ormai abituali (basta guardarlo in faccia a fine gara), si è lasciato andare ad una sorta di filippica contro tutti i media sportivi italiani, colpevoli a suo dire, di essere contro il Milan, di averne celebrato (?) anzitempo il funerale, insomma di lavorare per destabilizzare l’ambiente mafionero. Certo, dopo Auricchio Attilio, che sotto il vincolo del giuramento, davanti ad un Tribunale della Repubblica, ha affermato che il Milan non ha televisioni o giornali controllati (come dire, evidente reato di falsa testimonianza), ci voleva anche la sortita dell’allenatore milanista, a lamentarsi dei media controllati, direttamente o indirettamente, dal padrone del … Milan! Come dire, anche il nostro “ossimoro” può avere un futuro da investigatore in alta uniforme, o nella peggiore ipotesi, di cabarettista nelle televisioni del suo attuale datore di lavoro …
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