Dopo una striscia di quattro sconfitte di fila, la Juventus interrompe la tradizione sfavorevole, battendo il Palermo con una prestazione maiuscola, condita da tre reti di pregevole fattura e sempre su azione. Gara che ha avuto una sua fase di equilibrio nel primo tempo, con gli ospiti ben disposti in campo e insidiosi in fase di ripartenza; poi il vantaggio dei bianconeri, e il raddoppio ad inizio ripresa, hanno tolto ogni velleità alla squadra di Zamparini. Ottimo viatico per la Juventus, prima della delicata doppia trasferta contro Lazio e Napoli, e dall'esito di queste due gare dipenderà molto del cammino stagionale per i bianconeri.
La partita alla lavagna
Juventus schierata con quella che ormai può ritenersi la formazione "tipo", definita 4 - 2 - 3 - 1 da alcuni, più correttamente, a mio avviso, definibile come 4 - 3 - 3, versione "Conte", e dunque tridente Pepe - Matri - Vucinic, sostenuto dal trio di centrocampo Vidal - Pirlo - Marchisio; Palermo con un modulo quasi speculare, una punta centrale, Miccoli, Ilicic e Bertolo a supporto, ed una linea centrocampo a tre, molto muscolare e di fatica, con Migliaccio, Bacinovic e Barreto. Il primo tempo è più combattuto, i rosanero danno l'impressione di volersi scrollare di dosso la nomea di squadra sterile e inoffensiva fuori casa (un solo punto e zero gol fatti), e per i primi minuti controbatte con molta diligenza le iniziative bianconere, trovandosi anche la palla per il vantaggio, sventata da Buffon in uscita su Ilicic. Bianconeri che tuttavia non si lasciano impressionare e trovano il vantaggio con una azione manovrata sulla sinistra e cross di Chiellini in area per il liberissimo Pepe che di testa non aveva difficoltà ad insaccare. Ci sarebbe pure l'occasione del raddoppio, ma la conclusione di Pirlo è così perfetta nel superare il portiere ospite in uscita, da colpire il palo interno e sugli sviluppi il tiro di Matri viene respinto da un difensore; tuttavia gli ospiti non demordono, ed ancora con Ilicic si trovano in condizione di colpire, solo che Buffon mostra di essere tornato quello di prima, e non si fa sorprendere. La ripresa è un monologo, bianconeri subito in gol con Matri, perfetto diagonale, su lancio intelligente di Lichtsteiner, Palermo che prova a scuotersi, ma viene nuovamente colpito con una rete capolavoro come azione, ottima iniziativa di Vucinic sulla sinistra, traversone teso rasoterra, velo di Matri per l'accorrente Marchisio, e il nostro centrocampista non falliva il barsaglio. Il resto della gara è stato di accademia, ma con giudizio, spazio a Quagliarella, che ha avuto anche modo di mettersi in evidenza, e finale con applausi del pubbico certamente soddisfatto.
Juventus “in” A parte le solite cose che ormai ritengo siano dote acquisita della squadra (aggressività, concentrazione, padronanza di gioco), mi pare che le cose migliori emergono dal fatto che la Juventus dimostra sul campo di avere una sua organizzazione di gioco e filosofia tattica, che da tempo non si vedeva, e soprattutto una grande capacità nei cambi di gioco e nei movimenti dei giocatori, siano essi i cosiddetti "tagli", sia l'interscambio di posizione nei vari movimenti d'attacco. E credo che il primo gol ne sia l'esempio: Vucinic che arretra per dialogare sulla fascia con Chiellini, cross di quest'ultimo dalla sinistra, ed in area di rigore a fungere da punta centrale Pepe, con Matri alle spalle e sul secondo palo Lichtsteiner, ossia le due punte di ruolo più arretrate per dare spazio agli esterni difensivi ed alla punta esterna (o centrocampista esterno), Pepe. Come pure l'inserimento di Marchisio sul terzo gol, iniziativa di Vucinic, in posizione di esterno alto, traversone e velo di Matri, come dire, un attaccante che, potendo avere l'occasione di tirare, con il velo favorisce l'inserimento alle sue spalle di un centrocampista. Aggiungerei pure che, il timore di inizio stagione, squadra "Pirlo - dipendente", comincia a vanificarsi, non nel senso che il nostro centrocampista non sia più influente e leader nel gioco di squadra, ma nel senso che questa squadra sa anche trovare soluzioni diverse e giocatori che si prendono l'iniziativa di costruire, quando Pirlo è bloccato da marcature.
Juventus “out” Lasciare tre occasioni da rete come quelle capitate ai rosanero, è cosa su cui riflettere, anche se, va detto, Ilicic si è mostrato davvero abile a staccarsi e farsi trovare in tre zone diverse del campo; però nella prima troppi difensori a centro e Pepe in ritardo, nella seconda un "buco" di Bonucci: disattenzioni che a fine partita non sono state decisive, ma non vanno rifatte.
Le pagelle
I Promossi
Marchisio: 8 Si cercava il "top player", l'erede di Del Piero, e lo avevamo in casa. Merito di Conte che l'ha riportato a giocare nel suo ruolo naturale, in un centrocampo a 3; merito anche della vicinanza di Pirlo, cosa non da poco sapere che accanto c'è qualcuno che da sicurezza e tranquillità; e merito anche suo, che sta vivendo davvero la stagione della svolta e del grande balzo in avanti. Più del gol, mi va di ricordare una sua giocata nel primo tempo, un dribbling impossibile a ridosso della linea dell'out a centrocampo, che mette fuori causa tre avversari in una volta, spianandogli la strada per un attacco sulla fascia, solo un fuoriclasse può permettersi una giocata del genere.
Lichtsteiner: 7,5 Un altro le cui prestazioni di valore elevato non fanno più notizia, autentico dominatore della fascia destra, e sicuro in fase di copertura, per non parlarsi del perfetto lancio su Matri, in occasione del secondo gol.
Matri: 7 Primo tempo più di movimento, ripresa aperta con un gol splendido da posizione defilata e completata con un velo al bacio per Marchisio. Non è solo punta d'area di rigore, e lo si era visto già, ma è pure molto bravo nel partecipare al gioco, defilarsi, aprire spazi, e, quando occorre, ripiegare in copertura.
Buffon: 7 Un grande portiere deve servire soprattutto a mettere qualche pezza quando la retroguardia commette qualche errore, o quando gli avversari trovano la giocata di classe, e il nostro portiere è stato decisivo nel primo tempo, poi nella ripresa si è visto la partita.
Per il resto, difficile trovare giocatori diciamo al di sotto del "7": citerei in particolare il solito Barzagli, ormai una sicurezza per la difesa; Chiellini, efficace anche in fase offensiva; Vidal, magari meno brillante in fase di possesso palla, ma inesauribile come interditore a centrocampo; e lo stesso Pirlo, che come suo solito, detta i tempi della manovra con grande intelligenza, e se non ha segnato è stato per pura sfortuna. Infine una doverosa citazione per Quagliarella, pochi minuti in campo, ma la voglia c'è tutta, di recuperare il tempo perduto.
I rimandati
Giocatori davvero insufficienti non ce ne sono stati, semmai potrei individuare in Bonucci e Vucinic quelli che hanno brillato un pò meno, ma va detto che il primo a fronte di un buco clamoroso ha avuto modo di farsi perdonare con una prestazione più che valida; il secondo, dopo un primo tempo un pò incolore, nella ripresa ha sfoderato numeri decisamente di classe, in uno dei quali è arrivato il gol che ha chiuso la gara.
La sentenza
La Juventus torna in vetta alla classifica, con una gara in meno, approfittando certo dei risultati delle rivali, ma dimostrando che il primato conquistato prima del rinvio forzato della trasferta di Napoli, non era affatto qualcosa di casuale. Si dirà che il Palermo versione trasferta subisce una mutazione sconcertante, un solo punto conquistato finora, ma per chi ha seguito qualche sua prestazione passata, è stato un Palermo diverso da quello davvero inguardabile visto al Meazza contro il Milan, e la cosa a mio giudizio accentua il valore di questa vittoria, che spezza una catena negativa di risultati dei bianconeri contro i siciliani, vittoriosi nelle tre ultime gare a Torino, e in ben sei gare delle otto disputate dal 2007 fino alla scorsa stagione. E rompere una tradizione sfavorevole contro una avversaria non è cosa da sottovalutare, a prescindere dalla prestazione che la squadra ha sfoderato, probabilmente una delle migliori di questa stagione. I dati sono più che incoraggianti, dieci giornate effettive di campionato, squadra imbattuta e a mia memoria, non era mai accaduto da recente che la Juventus mantenesse l'imbattibilità per le prime dieci giornate di campionato, la stessa Juve di Capello, che inanellò nove vittorie di fila iniziali, alla decima subì la prima e unica sconfitta stagionale contro il Milan. Ma non è solo questione di imbattibilità stagionale che si conferma: come detto, conforta il vedere finalmente, dopo anni, una squadra che ha la sua identità, che esprime un calcio bello da vedere, intenso, veloce, essenziale, e finalmente anche concreto: squadra in rete appena avuta l'occasione, partita poi chiusa a primo attacco della ripresa, e definitivamente archiviata a metà ripresa, maggiore concretezza e meno leziosità nelle offensive, attenzione in fase difensiva, specie nella ripresa, e anche nel finale di gara, insomma nessun calo di concentrazione. Saranno elementi sufficienti per vincere immediatamente? Non lo so, giustamente Conte mantiene un profilo "basso", nelle sue dichiarazioni post partita, e fa bene, dopo anni di speranze deluse; ma è indubbia una verità, che le basi per costruire una squadra per un ciclo vincente, ci sono tutte, perchè le grandi squadre nascono intanto da idee di gioco ben delineate, che so, il modulo di Capello, su una dorsale forte difensore centrale - centrocampista centrale - attaccante centrale (alla Juve Thuram - Emerson - Trezeguet, al Milan Baresi - Desailly - Weah, alla Roma Samuel - Emerson - Batistuta); il modulo Lippi, sull'idea della velocità di gioco e verticalizzazione sistematica della manovra, dunque più sugli schemi che sugli uomini (chi si ricorda la squadra del 1994 - 95, praticamente quasi mai la stessa formazione schierata?). La Juventus di Conte, a prescindere dal modulo originario ipotizzato, o da quello attualmente praticato, chiamiamolo 4 - 3 - 3, o 4 - 2 - 3 - 1 (o addirittura 4 - 1 - 4 - 1, come vistosi in qualche frangente pure ieri), si fonda su una idea di gioco chiara, possesso palla, rapido recupero del pallone (dunque pressing alto e a tutto campo), e soprattutto cambi di gioco e interscambio di posizione in fase offensiva, e probabilmente sono queste le ragioni per cui alla fine non c'è molto accordo nel definire il modulo della Juventus: ma non potrebbe che essere così, quando in certe situazioni di gioco si possono vedere gli attaccanti defilati e arretrati rispetto ai centrocampisti e ai difensori, o centrocampisti operare sulla fascia consentendo l'accentramento degli esterni offensivi, e così via. E un modo di interpretare il calcio in Italia molto diverso dal passato, forse più europeo, e in un certo senso azzarderei una analogia con il passato, e con il calcio totale dell'Olanda anni '70, che, in una epoca di ruoli ben definiti, sconvolse quelle idee con difensori che erano in grado di poter fare i centrocampisti o gli attaccanti e viceversa, e soprattutto con movimenti che toglievano qualsiasi punto di riferimento in campo agli avversari. Certo, tempi cambiati, ritmi anche diversi, ma tante volte occorre provare ad innovare, ed in questo, possiamo certamente dire che la vera novità calcistica di questo campionato è il gioco della Juventus. Se poi sarà vincente, lo vedremo a fine stagione.
Le mie postille
1 - Quello che Andrea Agnelli poteva dire ...
Ho letto in giro parecchi malumori, conseguenti alla conferenza stampa tenuta da Andrea Agnelli, in risposta, giorni addietro, all'attacco (secondo me una "difesa adirata ma timorosa") sferrato dal numero uno dello sport italiano, il presidente del CONI Petrucci, che si era lamentato del cosiddetto "doping legale" in cui starebbe cadendo il calcio, con evidente riferimento alle azioni intraprese dalla Juventus contro la federcalcio presieduta dal grande lacchè (o grande elettore, fate voi) di Petrucci, quel Giancarlo Abete di cui parlerò a parte. Non sono d'accordo. Basta riascoltare con attenzione quanto detto dal presidente bianconero, per rendersi conto che le parole di Andrea Agnelli erano quelle che DOVEVA dire in questa fase, in replica al massimo dirigente del CONI: ossia, quello di ricordare dapprima cosa era accaduto, di ricordare che la Juventus venne distrutta in un processo istruito, celebrato e concluso in secondo grado in meno di due mesi, mentre per replicare ad un esposto di otto pagine, la federcalcio si era presa ben 14 mesi, e facendo depositare le richieste di Palazzi appena in tempo per far salvare una società strisciata azzurronero dagli illeciti contestatigli per prescrizione; che quindi ci sono state inadempienze evidenti della Federazione, che costringevano la società quotata in borsa quale la Juventus a dovere intraprendere le necessarie azioni a tutela dei propri diritti. Detto ciò, è ovvio che Agnelli non poteva che replicare nel modo come fatto, e dunque se si vuole evitare il cosiddetto "doping legale" nel calcio, è sufficiente andare a rivedere tutto quanto accaduto nel mondo del calcio in questi cinque anni, e questo può essere conseguenza di una volontà comune di tutti i soggetti interessati, anche di sedersi attorno ad un tavolo ed affrontare una volta per tutte le varie questioni, visto che finora hanno fatto finta di volerle affrontare. Mi pare che in questo non ci sia alcun passo indietro della società, o deposizione di armi, o paura di chicchessia: semmai c'è la precisa manifestazione di voler chiudere la vicenda SEMPRE SE ALTRI SONO DISPOSTI AD AFFRONTARLA E CHIUDERLA NEL MODO MIGLIORE POSSIBILE, ANCHE CON UN ONOREVOLE COMPROMESSO PER TUTTI QUANTI. E siccome la condizione irrinunciabile, come detto dal nostro presidente, è quella del riconoscimento alla Juventus dei due scudetti sottratti, mi pare che sia questa la condizione di base, il resto può essere sempre discusso, se c'è la volontà degli altri. Altro, a mio giudizio non poteva dire.
2 - ... e quello che non poteva dire!
Quello che appunto non poteva essere sostenuto dal nostro presidente, vincolato da comprensibili esigenze diplomatiche e di salvaguardia della società presieduta, non è detto che non possa invece essere sostenuto da noi tifosi. E cioè che certe lezioni non possono essere fatte proprio da uno che è espressione più autorevole della illegalità nello sport. Il nostro Petrucci, da decenni mantenuto di lusso dello sport italiano, dapprima alla Federbasket, poi da segretario generale del CONI, quindi da presidente da quattro mandati, del CONI, spesso commissario di federazioni irrequiete, compresa quella del calcio nel periodo 2000 - 2001 (casualmente quello del terzo scudetto alla Roma, della quale era stato vicepresidente esecutivo ad inizio anni '90), come ricorderete NON SPESE UNA PAROLA NELL'ESTATE 2006, quando venne compiuta quella autentica macelleria messicana nel calcio, con un processo burla celebrato da giudici nominati da un commissario interista, nel quale venne impedita ogni difesa agli incolpati, ma solo una breve dichiarazione di appena quindici minuti. Certo, quando Petrucci sente parlare di "azioni legali", "tutela di diritti", "giustizia" e cose simili, certamente gli verrà l'orticaria, lui commissario federcalcio che in violazione di ogni regola concesse a Roberto Mancini (uomo protetto da Geronzi, amico di Petrucci), la deroga per allenare la Fiorentina, o che guidava quegli organismi sportivi da cui dipendeva la Corte Federale che, con la nota pronuncia del 3 maggio 2001, di fatto salvò lo scudetto della Roma, e salvò dalla retrocessione in B l'Inter entrambe toccate dalla vicenda dei passaporti falsi, come organizzata da quell'altro modello di moralità che è Franco Baldini. E del resto, uno che, in violazione dell'ordinamento del CONI, che prevede la rielezione del presidente per un solo mandato (dunque massimo otto anni), si è fatto eleggere quattro volte di fila, non può che avere orrore di leggi e legalità. Ecco, questo signore è colui che accusa la Juventus di "doping legale"!
3 - Scemo della settimana. Questa postilla veramente dovrei intitolarla al plurale, visto che, in mancanza di calcio giocato, scemi in circolazione per calcio parlato ce ne sono stati tanti, troppi. Ne cito alcuni, dall'inter-opinionista Ravaioli, autentico istigatore a delinquere in giro in emittenti locali lombarde; all'altro interista incomprensibile, Paolillo, che, per stemperare i toni, ha invitato alle dimissioni il presidente della Lega, Beretta, e così dopo l'intimidazione degli arbitri, che ha dato i suoi frutti nelle ultime gare, adesso siamo all'intimidazione del presidente dell'organismo che gestisce il campionato di calcio; potrei pure citare un presunto giornalista del Guerin Sportivo, tale Stefano Olivari, che mangia pane e antijuventinismo quotidiano, e così via. Tuttavia nessuno ha toccato la vetta toccata da Giancarlo Abete, quando ha detto testualmente "che il ricorso al TAR è stato presentato inopportunamente dalla Juventus, il giorno della commemorazione di Giacinto Facchetti", e della consegna del premio intitolato allo stesso ex giocatore e dirigente interista a Platini (insomma la strategia è sempre la stessa, farsi buoni dirigenti, giornalisti e quant'altro per avere favori, è questo lo stile Inter). Già: è davvero da encomio un presidente di Federazione che lascia ancora intitolato il campionato di calcio "primavera" ad un defunto dirigente che, tralasciando di citare i tempi in cui era in campo allenato dal noto impasticcatore di caffè Helenio Herrera, è stato a contatto con arbitri in attività, promettendogli mari e monti per delazioni a suo favore, o che telefonava per far truccare i sorteggi arbitrali, o che si faceva latore di altre belle proposte e prebende offerte dal suo patron Moratti, verso dirigenti e tesserati federali. E, giustamente, anche lui rifiuta la legalità chiesta dalla Juventus, citando ad esempio della sua morale, l'ex presidente dell'Inter, di quell'Inter ufficialmente incolpata da Palazzi di illecito sportivo (non slealtà sportiva), coperto tempestivamente da prescrizione.
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
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