Una grande serata per i bianconeri, che espugnano per la terza volta di fila l’Olimpico, battendo la Roma, quinta volta nelle ultime sei gare. Partita decisamente accorta e intelligente, quella dei bianconeri, che non hanno avuto alcun timore reverenziale verso gli avversari, hanno rintuzzato colpo su colpo nel primo tempo, per poi prendere il comando del gioco nella ripresa e piazzare le botte decisive nei momenti giusti. Vittoria che naturalmente non cambia di molto la classifica, diciamo che dà qualche speranza, ma piccola, di poter arrivare nell’Europa che conta, ma che non cambia il giudizio su una stagione che poteva darci ben altre soddisfazioni.
La partita alla lavagna
Juventus con formazione rimaneggiata, e con un modulo finalmente più logico, ossia 4 – 3 – 3, che in fase di non possesso palla diventava 4 – 1 – 4 – 1: rientro di Motta e Grosso, quali esterni difensivi, centrocampo con Felipe Melo – Aquilani – Marchisio, e in avanti Krasic e Pepe a supporto di Matri; Roma schierata con il 4 – 2 – 3 – 1, De Rossi e Pizarro più arretrati, rispetto alla linea Menez – Totti – Perrotta, e Vucinic punta avanzata. La iniziale scelta di campo (almeno per un soggetto molto scaramantico come chi vi scrive) non era di quelle beneauguranti: invero la Juventus, dopo anni, tornava ad iniziare una gara contro i giallorossi, scegliendo la metà campo adiacente la curva sud, e per chi ha memoria buona, l’ultima volta questo accadde il famigerato 8 febbraio 2004; se poi si aggiunge che la prima grossa occasione da rete è stata giallorossa, grazie ad un buco di Bonucci che lasciava passare Vucinic, tutto solo davanti a Storari, con quest’ultimo autore di un grande intervento, si comprende che c’era davvero da temere per una serata da incubo. Invece la sensazione che si aveva, con il passare dei minuti, era di una Juventus solida, ben messa in campo, che non si faceva intimorire dalla veemenza del gioco dei giallorossi, né dalle successive occasioni create, con Storari sempre attento e straordinario in due situazioni, su Totti prima e De Rossi poi; bianconeri che riuscivano a manovrare con intelligenza, ripartenze rapide, Aquilani perfetto metronomo del gioco (e chissà come si saranno morse le mani a Roma, specie vista la prestazione di Pizarro), Marchisio abile guastatore e Felipe Melo diga insuperabile davanti alla difesa. Non a caso, a fronte delle occasioni romaniste, la Juventus aveva creato almeno tre situazioni pericolose, la prima con Matri, che viene anticipato solo all’ultimo da un difensore, la seconda con Grosso, colpo di testa alto di poco, la terza con Pepe, tiro in diagonale alto di pochissimo; e, nel finale di tempo, l’azione migliore, contropiede micidiale di Marchisio, ma il suo passaggio verso Matri un po’ troppo forte, che costringe l’attaccante a defilarsi e tirare in maniera non ottimale, e parata non difficile di Doni. Nella ripresa la Juventus sembra ancora più convinta dei suoi mezzi, occupando più stabilmente la metà campo avversaria, e dopo alcuni spunti di Krasic, sprecati anche per un pizzico di egoismo, la rete che era nell’aria, arriva: Grosso sulla sinistra riesce a liberarsi ed entrare in area, traversone arretrato verso il liberissimo Krasic che, a volo, batte Doni. L’occasione per chiudere la gara si presenta pochi minuti dopo, ennesimo contropiede appoggiato su Matri, assist per Pepe che tira troppo in fretta, Doni stavolta para. Unico sussulto giallorosso, la traversa colpita da Menez, poi nuovamente la Juve a colpire: Grosso, di prima intenzione, lancia in profondità il liberissimo Matri, che partito da posizione regolare, si invola e batte Doni con un rasoterra. La partita di fatto si chiude qui, qualche tentativo della Roma di rientrare in partita senza alcuna efficacia, e Juventus a controllare con tranquillità nei minuti finali.
Pagelle:
I Promossi Consentitemi di esprimere i giudizi sui singoli a modo mio, e dunque considerando soprattutto il valore tattico che hanno espresso alcuni, più che le grandi giocate, e sotto questo aspetto il migliore in campo non può che essere considerato, da parte mia, quello che aveva il compito più difficile, in un ritorno delicato in quello che era stato il suo stadio per anni.
Aquilani: 8 La prima da ex, all’Olimpico, con un ambiente a lui ostile fin dall’inizio: ed ha saputo affrontarla con freddezza, con lucidità e soprattutto con grande intelligenza. Sempre vicino al vivo del gioco, ha orchestrato con sagacia la manovra bianconera, palla a terra e verticalizzazioni immediate, o lanci lunghi quando occorreva, non disdegnando il pressing alto e i raddoppi in fase di interdizione. Come dire, ha stravinto il duello con quel Pizarro che aveva a suo tempo convinto la dirigenza giallorossa a disfarsi di lui. Ed oggi tremo all’idea che in Corso Galileo Ferraris si abbiano dubbi sul riscatto di questo giocatore a fine stagione, ossia l’unico che dopo anni ha fatto vedere in bianconero cosa significhi avere un regista “dinamico”.
Storari: 8 Romano “de Roma”, romanista, ma evidentemente non ha perdonato mai di essere stato scartato troppo presto, e così, dopo la strepitosa prestazione della scorsa stagione, che di fatto tolse lo scudetto ai giallorossi, altra straordinaria prestazione all’Olimpico, al cospetto di una tifoseria che gli ha dedicato i cori peggiori e beceri. Finendo con il caricarlo, tre grandi parate, in particolare quella su Vucinic ad inizio gara.
Grosso: 8 Era stato accantonato troppo in fretta, e si è preso la sua grande rivincita. L’ho scritto altre volte, quando in campo quest’anno, pur non dimostrando di essere un grandissimo esterno, ha però garantito rendimento più che buono, e certamente molto diverso da quello deludente della scorsa stagione, e non a caso i gol sono partiti da suoi assist intelligenti. Per non tacere che di fatto ha neutralizzato Menez.
Barzagli: 7 A dire il vero, finora non ha mai sfigurato o quasi, quando impiegato, e con una difesa quasi in emergenza, spettava a lui il compito di dirigerla al meglio, compito nel quale credo sia riuscito a dovere, a conferma che il suo è stato finora un investimento azzeccato.
Per il resto, indubbiamente ha funzionato alla perfezione il nostro centrocampo, davvero impeccabile Felipe Melo avanti alla difesa, e con un reparto finalmente equilibrato, si è rivisto pure il miglior Marchisio; naturalmente bene pure il tridente offensivo, anche se Krasic in qualche circostanza, ha peccato di egoismo dopo alcune azioni efficaci; e positiva pure la prova di Motta, fino al momento dell’infortunio.
Rimandati
Bonucci: 5,5 In una serata positiva del gruppo, è stata l’unica nota stonata. Grave l’errore di chiusura su Vucinic ad inizio gara, e meno male che ha rimediato Storari; non meno gravi certi disimpegni superficiali, finiti con il perdere palla pericolosamente.
La sentenza
A quanto pare, i giallorossi non riescono più a liberarsi di quella maledizione che li ha colpiti dopo il famigerato gesto di Totti a Tudor, e così dopo quella vittoria, umiliante per noi, un solo pareggio e ben cinque sconfitte, di cui le ultime tre di fila, con sei gol fatti e ben diciassette subiti. Ho dato un’occhiata ai precedenti di campionato a Roma, ed invero le vittorie bianconere prima della stagione 2004 05, non erano poi state tanto frequenti: basti pensare che la Juve di Lippi non ci ha mai vinto, che quella di Trapattoni, compreso la seconda esperienza, ci ha vinto solo tre volte, 1979 – 80, 1981 – 82 e 1982 – 83; poi una vittoria della Juve di Zoff, una della Juve di Maifredi, e infine una vittoria della Juve di Ancelotti, dunque sei vittorie in venti stagioni: e questo avrà pure il suo significato, specie a pensare che tre delle ultime cinque vittorie sono arrivate nel periodo diciamo “post farsopoli”, con una Juventus sicuramente meno competitiva e con minore peso politico nel Palazzo. Detto ciò, è evidente che si tratta di una vittoria che fa aumentare il rammarico per una stagione semi fallimentare che poteva avere esiti diversi. Considerazione questa comune a molti tifosi, me compreso, tenuto conto della mediocrità complessiva del campionato, che quasi certamente sarà vinto con la media punti più bassa da quando il campionato è a 20 squadre, e tenuto conto del rendimento sconcertante dei bianconeri, capaci di battere nell’ordine, Udinese, Milan, Lazio, Inter e Roma, ossia tutte le squadre avanti ai bianconeri, Napoli escluso; ma anche capaci di perdere in maniera grottesca contro Bari, Parma, Lecce (formazioni in lotta per la salvezza), di farsi ridicolizzare in casa dal Bologna, di regalare una vittoria al Milan su papera di Buffon e così via. Insomma questa Juve, certamente non trascendentale, non è così modesta come la classifica sembrerebbe dire, ma il suo rendimento “double face”, è apparentemente incomprensibile, tensioni e motivazioni giuste con le grandi o negli scontri di cartello, superficialità e pressappochismo nelle altre gare, che poi sono quelle che contano, dato che la vittoria contra tre punti a prescindere dell’avversario che si batte. Io aggiungerei pure una considerazione tattica. Se ci fate caso, la Juventus ha vinto e convinto quando ha giocato con un modulo non proprio assimilabile al 4 – 4 – 2 classico, e la gara di ieri sera ne è una conferma: siamo tornati con il centrocampo Felipe Melo – Aquilani – Marchisio, che ha consentito un tridente offensivo in fase d’attacco, che diventava 4 – 1 – 4 – 1 in fase di non possesso palla; si aggiunga inoltre che Krasic ha operato finalmente più libero da compiti tattici, direi quasi alla “Nedved”, dunque di potersi accentrare quando necessario, di poter andare a rimorchio dell’azione (e così ha segnato il gol del vantaggio), dunque di poter operare tra le linee avversarie; si aggiunga altresì la predisposizione di Matri a partecipare alla manovra, tenere palla per far salire la squadra, e si aggiunga infine il movimento di Pepe, da ala pura, a sinistra ma anche a destra. Il risultato è quello vistosi, squadra che dà pochissimi punti di riferimento agli avversari, che consente ai centrocampisti di velocizzare la manovra e giocare la palla di prima intenzione, e che consente alla difesa di avere sempre una valida copertura del centrocampo, non a caso le occasioni create dai giallorossi, eccettuata la prima di Vucinic, sono state azioni con tiri da fuori o con azioni di qualità sulle quali la nostra retroguardia tutto sommato non si è fatta trovare impreparata. Altra considerazione: anche ieri sera, come al Meazza e in parte contro l’Inter, la squadra era ampiamente rimaneggiata, assenti Buffon (anche se onestamente non ce ne siamo accorti), Chiellini (Barzagli super), Del Piero (ma Pepe ha saputo utilmente sostituirlo), dunque tre big della squadra, ed una panchina con diversi Primavera. Quindi il carattere e la voglia di lottare c’è, quando la posta è importante e la platea è di quelle di primo piano, e questo rende ancora più incomprensibile e imperdonabile il cedimento psicologico della squadra contro formazioni di media e bassa classifica. Insomma, la controprova l’avremo domenica prossima contro il Genoa, perché contro formazioni di questo livello che sarà da verificare il carattere di questo gruppo e soprattutto chi vorrà meritarsi la riconferma dovrà dimostrare medesimo impegno e concentrazione. Io non credo molto a possibilità di recuperare in extremis uno dei piazzamenti utili per la CL, troppi punti sono stati sprecati nel momento topico della stagione, ma c’è da chiudere al meglio e onorare la maglia, cosa da non sottovalutare, in vista della prossima stagione. Ed è quello che ci aspettiamo da questo gruppo d’ora in avanti, ossia prestazioni come quelle contro la Roma, ma per tutte le gare che saranno disputate.
Le mie postille
1 – “Permette che indaghi su di lei?” Dunque l’indagine su “Calciopoli 2” è finalmente iniziata, con modi e tempi molto diversi e opposti rispetto all’estate 2006: all’epoca, ricorderete, con grande celerità, rimbombo mediatico degno di miglior causa, tempi rapidissimi e sentenze su congetture più che su fatti. Stavolta invece sembra che si vogliano “approfondire” (si fa per dire) meglio le vicende, si aspetta di valutare il tutto con calma, e soprattutto non si vogliono creare traumi agli indagati. Solo così si spiega la “strana” decisione del procuratore federale, Stefano Palazzi, di andare ad interrogare a domicilio il presidente nerazzurro Moratti Massimo, evidentemente per non turbarlo troppo e farlo sentire a suo agio. Risultato raggiunto dal nostro Sherlock Holmes rossonero dentro, visto che Moratti si è scusato pubblicamente di avere definito questa indagine una “pagliacciata”, anche se ha definito “kafkiana” la vicenda di questa nuova indagine, come dire, una cosa da matti, visto che la sua Inter, che organizza pedinamenti, tratta con arbitri in attività, mette a libro paga giornalisti per dir male delle rivali (leggasi Juventus), si avvale di giocatori con patenti false rubate in prefettura, è onesta a prescindere. Insomma, c’è poco da sperare in questa indagine burla, mettiamoci il cuore in pace, stanno già lavorando per insabbiarla.
2 – Ma che bel derby! Vittoria agevole del Milan, nel derby della Madonnina, Inter praticamente mai entrata in partita, che finisce in 10 e addirittura rischia la seconda espulsione. Insomma una gara che alla fine non ha dato spunti a commenti o polemiche di sorta. Strano, molto strano. Perché la mia memoria va a quel 26 aprile 1998, e ad una famosa Juventus – Inter, con i nerazzurri un punto sotto (grazie ad una vittoria al 95’ contro il Vicenza, per un rigore che mandò su tutte le furie l’allora allenatore vicentino, Guidolin), in svantaggio di un gol, e su un episodio dubbio in area bianconera, a circa un quarto d’ora dal termine, scatenarono il putiferio, e su quell’episodio ci hanno marciato per anni e anni. Stavolta invece, primo gol rossonero viziato da fuorigioco di Robinho, secondo gol viziato da “leggero” (così viene definito da mediaset) fuorigioco di Pato, dunque due episodi che di fatto segnano la gara che, in caso di esito diverso, poteva lanciare i nerazzurri in vetta alla classifica, non hanno provocato nessuna reazione, anzi il giudizio unanime sui meriti del Milan, reduce da un pareggio interno con l’ultima della classe, ed una sconfitta contro quel Palermo che da ultimo busca goleade a destra e a manca. Vuoi vedere che questa remissività nerazzurra, in campo e fuori, contro i rossoneri, sia collegata alla “gentilezza” usata da Palazzi (uomo notoriamente di Galliani, e salvatore dei rossoneri nel processo del 2006), nell’andare ad interrogare Moratti a domicilio? Certo, oggi il calcio è pulito, vince il più forte, e tutto accade alla luce del sole … ma sapete, io sono juventino calciopolaro, e dunque ogni tanto penso male degli altri …
3 – Scemo della settimana. Stavolta il premio spetta di rigore alla rediazione “Sport” di Mediaset. Dapprima, durante un servizio di presentazione del derby milanese, l’ignoto giornalista che commentava, parlando del derby vinto dall’Inter nel 1997 – 98, commentava alla fine che quella vittoria sarebbe stata inutile a fine stagione, visto l’esito del campionato “fortemente truccato” di quell’annata. Alla protesta della tifoseria bianconera, è seguito un comunicato ufficiale a firma del vice direttore, tale Nicola Carathopoulos, pubblicato sul loro sito, ove è dato leggere: “Oggi a Studio Sport è andato in onda un servizio in cui si sosteneva che la Juventus nel 1998 ha vinto uno scudetto al termine di un campionato truccato. Siamo stati sommersi dalle proteste dei tifosi bianconeri e da quelle della Società che contestavano la legittimità di quella affermazione. Quando si sbaglia, non c'è un modo diverso di agire se non quello di ammettere i propri errori e di chiedere scusa alla Juventus ed ai suoi tifosi. Quella frase è stata una forzatura giornalistica, un tentativo di sintetizzare un concetto: quel campionato finì tra mille polemiche per alcune valutazioni arbitrali che fecero discutere per un tempo infinito. Tutto qui. Una frase infelice, un campionato vinto sul campo sul quale non ci possono essere dubbi. Dovevamo alla Juventus e ai suoi tifosi questa precisazione. E volentieri l'abbiamo fatta.” Orbene, se il servizio andato in onda era infame, a mio modo di vedere è ancora più infame il comunicato di scuse: intanto perché doveva essere letto in tv, negli stessi orari in cui era andato in onda il servizio incriminato, e dunque per farlo ascoltare allo stesso pubblico televisivo che aveva seguito quel servizio pseudo giornalistico. Inoltre, perché non è la prima volta che la redazione sportiva di Mediaset si distingue in mistificazioni ed imposture antijuventine, ed è poi troppo facile e comodo uscirsene con comunicati stampa che potranno essere letti, al massimo, da qualche migliaio di utenti, e non ascoltati dal pubblico abituale delle loro trasmissioni. Come dire, forse facevano meglio a tacere. Ed i tifosi juventini a non seguire quelle trasmissioni sportive insulse.
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