Grazie, ragazzi! Ci avete dato una vera serata “da Juve”, gettando il cuore oltre l’ostacolo, e conquistando tre punti che vanno ben oltre il significato aritmetico di classifica. Credo sia questo il modo migliore per iniziare questo commento ad una gara non bella, molto tattica, nella quale giustamente è uscita vittoriosa la migliore disposizione in campo dei bianconeri, e la volontà fiera di onorare la maglia, dare una soddisfazione ai tifosi e mettere definitivamente alle spalle il periodo di crisi. La grande Inter di fatto è stata irretita per oltre un’ora, solo nel finale ha avuto qualche spunto degno di nota, più frutto di errori e palloni perduti banalmente, che di vere azioni corali, ma come spesso accade, quel famoso “dio del calcio”, materializzatosi con la traversa colpita da Eto’o, a porta vuota, è stata logica conclusione di una gara che certamente non poteva concludersi in pareggio solo a causa di un pallone perduto banalmente, uno dei pochissimi in tutta la gara. Capitolo arbitro, prima di passare al resto: Valeri non ha inciso nel risultato, ma ancora una volta ha mostrato quasi pavidità verso i colori nerazzurri, certe mancate ammonizioni a Cordoba e Thiago Motta, nel primo tempo, sono il segno di un atteggiamento di riverenza i colori nerazzurri; e poi, se l’entrata di Cordoba su Matri, nel primo tempo, fosse stata a maglie invertite, che so, Bonucci su Pazzini, cosa avremmo sentito ieri sera e letto oggi?
La partita alla lavagna
Juventus che praticamente ripresenta la formazione di Cagliari, con la variante di Toni schierato fin dall’inizio, in coppia con Matri, e per il resto difesa confermata con lo spostamento di Chiellini a sinistra, Sorensen a destra e centrocampo “titolare”; Inter che schiera una difesa inedita, Ranocchia e Cordoba centrali, rombo di centrocampo Thiago Motta arretrato e Snejider a sostegno delle punte Eto’o e Pazzini. Come prevedibile, gara molto tattica nei primi minuti, nessuna delle due squadre si scopre, quindi gioco molto fraseggiato a centrocampo e qualche improvvisa verticalizzazione; ma con il passare dei minuti la manovra bianconera diventa più autorevole e sicura, mentre quella nerazzurra appare priva di idee: il gol decisivo di Matri, invero, arriva dopo alcune azioni abbastanza insidiose, partenti dalle fasce, e un dubbio contatto in area tra Cordoba e Matri. Ed è un gol da raccontare, azione insistita sulla fascia di Krasic, che però non riesce a trovare spazio per traversare in area, appoggio indietro e Sorensen che invece crossa di prima intenzione, pennellando un pallone che Matri, liberatosi bene in area, corregge di testa a fil di palo. La dinamica della gara non cambia, timida reazione nerazzurra, senza pericoli di sorta alla porta di Buffon, e dunque gara controllata con discreta sicurezza dalla Juventus. La ripresa sembra iniziare con l’Inter più determinata, ed un colpo di testa di Pazzini impegna Buffon; ma è la Juve che riprende ancora il controllo della gara, fallisce il raddoppio sempre con Matri, tiro a volo su assist di Krasic, fuori di pochissimo; poi lo stesso Matri viene chiuso all’ultimo momento da Maicon, in area di rigore, e sul susseguente angolo Chiellini di testa manda fuori di poco. Gli equilibri però cambiano con le sostituzioni, ed in particolare peseranno quelle di due centrocampisti bianconeri, per problemi muscolari: dapprima Iaquinta per Toni, successivamente nel giro di un paio di minuti, Pepe per Marchisio e Sissoko per Felipe Melo, il tutto con Matri a mezzo servizio per un problema al torace. La Juventus non trova più modo di ripartire ordinatamente, arretra il proprio baricentro, e dunque i nerazzurri, con tre punte e mezza in campo, provano il tutto per tutto, anche se con scarsi risultati, almeno fino ad una decina di minuti dal termine. Unica vera azione in linea, passaggio filtrante di Snejider per Eto’o in area, e sul camerunense chiude benissimo Buffon, con Chiellini che poi spazza; successivamente un pallone banalmente perduto da Pepe sulla nostra trequarti, innesta Maicon sulla fascia, traversone a centro area, e a porta vuota sempre Eto’ colpisce la traversa. Tuttavia la Juventus avrebbe pure l’occasione per chiudere la gara, paradossalmente con il solito Matri, a mezzo servizio, la sua conclusione fa la barba al palo.
Pagelle:
I Promossi Battere l’Inter, questa Inter che si presenta con le credenziali di squadra che ha vinto tutto, è impresa che impone una valutazione positiva per tutti i giocatori bianconeri scesi in campo, che sicuramente sul piano dell’impegno, della concentrazione, della determinazione, hanno dato davvero tutto. Naturalmente, va distinto il rendimento dei singoli, ed alcune prestazioni a mio giudizio assumono un significato particolare, come dire farò pagelle “atipiche”.
Marotta: 9 Era stato criticatissimo per il mercato di Gennaio, si riteneva che avesse operato innesti di ripiego, Toni ormai finito o quasi, Barzagli un rincalzo sul viale del tramonto, Matri un ripiego dell’ultimo momento, per coprire lo smacco su Pazzini. Dall’altro lato, venivano schierati i pezzi pregiati del mercato di Gennaio dell’Inter, quel Ranocchia considerato astro nascente del calcio italiano, Kharja altro talento in fase di ascesa prepotente, per non tacersi di Pazzini, vero botto del mercato invernale; e nella ripresa si è pure visto l’altro acquisto eccellente, Nagatomo. Bene, io sono più che certo che nessuno di noi avrebbe ritenuto proprio i tre acquisti di Gennaio quali protagonisti in campo della partita contro i nerazzurri, e decisivi ai fini del risultato finale: invece è andata proprio così, con Matri diventato nel giro di una decina di giorni il giocatore più amato dalla tifoseria juventina. Ribadisco sempre, non esaltiamoci troppo, non dimentichiamo in fretta il filotto negativo recente, anche accentuato da qualche gara su cui potersi recriminare, ma una volta tanto dovremmo, noi tutti tifosi juventini, aspettare un pochino prima di dare giudizi negativi al nostro Direttore Generale.
Matri: 8 La palma del migliore in campo gli va data non solo per il gol decisivo, ma soprattutto per come stoicamente ha resistito, pur menomato, fino alla fine della gara, avendo addirittura l’occasione per chiuderla. Attaccante completo, mobile, furbo in area di rigore, abile a liberarsi, a defilarsi, anche a tenere palla per fare salire la squadra, e con grande fiuto del gol. Del resto undici marcature a Cagliari (di cui due contro di noi, per chi le ricorda, da vero centravanti d’area di rigore), non potevano essere un caso, dopo la scorsa stagione già alquanto positiva.
Toni: 7,5 Un vero gladiatore, che ha lottato su ogni pallone, che non ha dato respiro alla retroguardia nerazzurra. Partita più da “centroboa”, che attira su di se gli avversari, tenendo testa e smistando palloni ai compagni, creando dunque spazi di inserimento, ma soprattutto dando riferimenti certi ai centrocampisti per le loro giocate in avanti.
Barzagli: 7,5 Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. E lo dico con piacere, avevo davvero sbagliato a giudicarlo un acquisto inutile, invece si sta rivelando mossa azzeccata, la difesa con lui funziona meglio, ha consentito il ritorno di Chiellini sulla fascia, con effetti benefici, dà sicurezza nel guidare la retroguardia, chiude, anticipa e raddoppia come deve fare un vero centrale.
Sorensen: 7 Mi rendo conto che, in valore assoluto, la sua prestazione forse è stata sufficiente, o poco più, e dunque non proprio tra i migliori dei bianconeri. Ma rendiamoci conto che ha dovuto fronteggiare non l’ultimo arrivato, bensì quel Samuel Eto’o, certamente il migliore giocatore nerazzurro, e credo che debba evidenziarsi il fatto che mai si è fatto puntare e saltare, anzi nell’uno contro uno ha sempre avuto la meglio. Qualche difficoltà, per evidente ragione di passo, l’ha avuto quando il camerunense ha potuto partire in velocità, come nelle due occasioni finali avute, ma per il resto ha davvero retto il confronto, il più difficile in campo.
Del Neri: 7 Ed anche stavolta dobbiamo dare onore al merito del nostro allenatore, che sicuramente ha studiato meglio del suo collega Leonardo la partita durante la settimana. Tatticamente ha stravinto la gara a centrocampo, la linea a 4, ben supportata anche da Chiellini, spesso vero esterno di centrocampo, e dunque uomo in più in quella zona, ha di fatto isolato Snejider, tagliando in due la squadra nerazzurra, con Cambiasso mai veramente entrato in partita, e Kharja spesso reso innocuo non trovando compagni con cui dialogare. Buona pure la scelta di schierare Toni, che invero ha evidenziato le debolezze nella zona centrale difensiva dell’Inter, cosa che forse sarebbe stata più difficile con un attaccante di movimento. Poco fortunato nei tempi dei cambi, probabilmente sarebbe dovuto entrare Del Piero, in un momento nel quale occorreva di più tenere palla, e purtroppo il quasi contemporaneo infortunio di Marchisio e Felipe Melo, lo ha costretto a scelte diverse, con qualche patema d’animo nel finale. Ma la squadra ha tenuto.
Per il resto, da segnalare l’ottima prova complessiva del nostro centrocampo, che ha davvero sovrastato quello nerazzurro, specie nella zona centrale, con Aquilani e Felipe Melo che hanno davvero fatto il bello e il cattivo tempo; come pure la prestazione di Chiellini, con una difesa sicuramente più accorta rispetto al passato, è stata a tratti sontuosa, soprattutto nelle sue proiezioni offensive.
Rimandati
Pepe: 5 Si vede che ancora deve recuperare la migliore condizione, qualche spunto interessante, in uno dei quali ha servito un pallone delizioso a Matri, purtroppo già menomato; ma francamente quel dribbling sulla nostra trequarti, a due minuti dal termine, con due interisti a fronteggiarlo, è da … fucilazione immediata! Per fortuna ci ha pensato la traversa.
Iaquinta: 5 Stesso discorso, in parte, fatto per Pepe, deve recuperare condizione, ma deve pur metterci un po’ di cattiveria in più, si giocava Juve – Inter, mica la partitella infrasettimanale!
Sotto processo
La “paura di vincere” I minuti finali hanno un pochino macchiato una prestazione davvero impeccabile della squadra. Indubbiamente hanno pesato i cambi forzati e probabilmente diversi da quelli che sarebbero serviti, ma non so se avete notato come nel finale di gara in diversi giocatori avevano quasi paura di prendere palla, di gestirla, quasi scottasse. E’ stato questo atteggiamento, più che la forza dell’Inter, ad avere creato le palpitazioni dei minuti finali e le occasioni nerazzurre, venute sempre da palloni banalmente perduti o gestiti male. L’Inter era a corto di idee, non trovava spazi, non trovava soprattutto modi validi per aggirare le linee bianconere, eppure stava trovando il pareggio su azioni estemporanee. Come dire, su questo atteggiamento mentale (che poi è quello che in passato ci ha visti spesso rimontati), che Del Neri deve lavorare e molto ancora.
La sentenza
E’ stata la vittoria della Juventus, perché i bianconeri hanno giocato “da Juve”, mentre l’Inter, come suo solito, ha giocato “da Inter”, e dunque ha puntualmente perso. Perché la differenza direi storica, culturale, mentale, tra queste due squadre, sta proprio in queste caratteristiche, facenti proprio parte del DNA delle due squadre. La Juventus è stata spesso la più forte, ma mai sul campo ha affrontato i nerazzurri con presunzione, bensì sempre con umiltà, con mentalità operaia, con lo spirito di non doversi mai arrendere, di lottare anche in situazioni sfavorevoli; al contrario, l’Inter ha avuto sempre quell’atteggiamento “aristocratico” di chi si sente migliore, di chi si sente più forte e dunque destinata a vincere solo perché favorita sulla carta e, puntualmente, contro di noi, paga questo atteggiamento anche quando, come in questo caso, il potenziale tecnico – tattico è notevolmente a loro vantaggio: non può essere un caso che, mentre a Milano, il confronto tra le due squadre è favorevole ai nerazzurri, ma con i bianconeri che spesso hanno violato quel campo, a Torino invece le vittorie nerazzurre in oltre cento anni sono state solo 10, come dire una ogni dieci anni circa. L’ultima, peraltro, come è stato fatto notare, proprio nella stagione 2004 – 05, ossia quella del presunto scandalo “Calciopoli”, guarda caso diretta da … De Santis (che poi arbitrò pure, a Torino, la finale di Supercoppa, vinta ancora dai nerazzurri, con gol irregolare, e gol regolare annullato a Trezeguet), e questi dati statistici la dicono lunga sulla serietà di una indagine e di un processo sportivo da cabaret. Tornandosi alla gara di ieri, il potenziale tecnico – tattico, ritenuto univocamente fin troppo sbilanciato a favore dell’Inter, poi deve essere manifestato sul campo, altrimenti è solo teorico, e non credo che io sostenga una eresia se affermo che, per almeno 75’ lo squadrone che sembrava all’inseguimento del Milan capolista fosse la Juventus e non l’Inter. Peraltro, ai nerazzurri è mancato stavolta pure il “minimissimo” episodio arbitrale a cui potersi attaccare, e dunque il solito alibi da sciorinare in caso di sconfitta o mancata vittoria a Torino: se ricordate, lo scorso anno l’alibi fu trovato nella espulsione (sacrosanta), di Mourinho dopo il gol del momentaneo vantaggio bianconero, per cui l’abituale clichè di toni ridondandi pre partita, seguiti da lamentele e piagnistei vari dopo, stavolta non è andato in onda. Insomma, è stata la vittoria dell’umiltà, della consapevolezza dei propri mezzi e limiti unita alla volontà ferrea di non sentirsi comunque battuti in partenza, e la sconfitta della presunzione e della sicumera, mostrata anche durante la gara da Leonardo, con quei cambi davvero avventurosi, tre attaccanti puri in campo, con un trequartista offensivo, un solo centrocampista di copertura, come dire, con Iaquinta in giornata, qualche ripartenza meglio gestita, e qualche frenesia in meno, la Juventus poteva anche chiudere anzitempo la gara. Ed è anche una vittoria che va archiviata in fretta, perché una squadra che si chiama Juventus non dovrà mai sedersi sugli allori di un successo importante e fortemente voluto, quale quello contro i nerazzurri, specie negli anni post Calciopoli: lo scorso anno proprio dalla vittoria contro l’Inter ebbe inizio il tracollo della squadra che, da seconda a tre punti dalla vetta, con la qualificazione in CL praticamente in tasca, venne immediatamente eliminata dalla CL, inanellò una sequela di sconfitte che portarono all’esonero di Ferrara, e successivamente alla eliminazione dalla stessa Europa League. Quest’anno, dopo essersi falliti tutti gli altri obiettivi, ne rimane uno solo in campo, il piazzamento utile per la CL, cosa resa difficile dalla serie negativa di Gennaio, unita alle strisce positive delle concorrenti, e a qualche gara decisamente falsata da direzioni di gara oscene: non sarà facile, visto il passo di alcune concorrenti, ma ci si deve provare, superando una volta per tutte quei limiti che finora hanno ostacolato il cammino bianconero, quando le avversarie sono state squadre medio – piccole. Le due prossime gare saranno a mio giudizio fondamentali, se questa vittoria importante contro l’Inter dovrà davvero assumere un senso in questo campionato: domenica a Lecce, squadra in lotta per la salvezza, e poi in casa con il Bologna, squadra non ancora del tutto fuori dalla zona a rischio. Qui si vedrà se la svolta sarà davvero tale.
Le mie postille
1 – “Avevamo praticamente pareggiato” Così disse il $ignor Moratti Massimo, a domanda sulla partita tra la sua Inter super-stellare e la Juventus, aggiungendo che forse l’impatto con la gara dei suoi eroi non era stato dei migliori (sic!). In questa frase è stato riassunto quanto dicevo in sede di commento a proposito di essere la Juventus ed essere l’Inter, e c’è pure la spiegazione del perché, in condizioni normali e non di campionati aziendali preconfezionati, la formazione nerazzurra non può che essere una perdente cronica. Insomma, un presidente che si ritiene soddisfatto perché la sua squadra in 90’ a Torino ha colpito una traversa a portiere battuto …
2 – Signori si nasce, interisti si diventa. Nella telenovela post calciopolara si è perfettamente inserito l’ex milanista Leonardo, oggi allenatore nerazzurro, e vincitore di quello che forse è stato lo scudetto più scandaloso degli anni ’90, stagione 1998 – ’99, ai danni della Lazio (a cui venne poi restituito l’anno dopo, nel cosiddetto lavacro di Perugia, grazie a Kollina). Il nostro neo interista e milanista pentito, ha fatto in settimana un lungo sermone sostenendo che la gente è stanca di dover sentire parlare ancora di Calciopoli, che deve essere considerata pagina chiusa e ormai acquisita nella storia passata del calcio italiano, che adesso tutto funziona a dovere nel calcio, e così via. Per lui è facile parlare così, da tesserato interista: è fin troppo comodo realizzare la rapina calcistica del secolo, distruggere le storie altrui, stravolgere l'andamento della storia calcistica nazionale e poi dire che non se ne deve parlare più proprio quando emergono le prove di quella rapina del secolo! Già: se non ci fosse stata quella impostura, la sua squadra attuale potrebbe davvero essere la squadra campione in carica di tutte le competizioni, galattiche ed extra galattiche? Ma questo l’interista Leonardo forse non se lo ricorda …
3 – Rinfrescare la memoria, please! Al contempo, ho trovato poco opportune le stesse dichiarazioni di Buffon, sull’argomento. Capisco che la sede era quella della Nazionale, nella quale c’erano anche giocatori di altre squadre, Inter compresa, e dunque sede nella quale forse era più utile stemperare animi e moderare toni. Ma non certo al punto di voler chiudere totalmente quella vicenda. Perché, caro Buffon, se tu l’hai dimenticato che, da campione del mondo in carica, fresco scudettato al termine di un campionato dominato dai bianconeri, sei poi stato costretto, grazie a quel processo farsa, ad andare a giocare in B, sui campi di Crotone, Frosinone, Arezzo, La Spezia, Bergamo sponda Albinoleffe, Rimini e così via, e non a difendere lo scudetto o giocare la CL 2006 – 07, NOI NON L’ABBIAMO AFFATTO DIMENTICATO! Come dire, guardiamo avanti, ma vogliamo la verità su quella vicenda, e soprattutto vogliamo giustizia, e quantomeno riottenere quello che sul campo era già nostro.
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
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