Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
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9 |
16 |
4 |
4 |
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5 |
C |
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7 |
F |
0 |
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0 |
N |
16 |
31 |
8 |
7 |
1 |
28 |
12 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.579 |
Giocate |
3.088 |
2.508 (54,77%) |
Vittorie |
1.699 (55,02%) |
1.172 (25,60%) |
Pareggi |
836 (27,07%) |
899 (19,63%) |
Sconfitte |
553 (17,91%) |
8.194 |
Fatti |
5.378 |
4.459 |
Subiti |
2.910 |
C. Europee |
|
Era 3 pti (uff.) |
512 |
Giocate |
1.557 |
281 (54,88%) |
Vittorie |
927 (59,54%) |
113 (22,07%) |
Pareggi |
369 (23,70%) |
118 (23,05%) |
Sconfitte |
261 (16,76%) |
871 |
Fatti |
2.737 |
472 |
Subiti |
1.378 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 05.02.2011
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Ugo Locatelli
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di Bidescu
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«Sono stato, in certo senso, un ragazzo precoce, calcisticamente parlando», raccontò di sé stesso, «perché, dopo aver militato nelle squadre giovanili del Brescia, all’età di seduci anni ero già titolare della squadra azzurra che a quell’epoca disputava il campionato di serie B. Ero agile, scattante, dotato di un tiro non fortissimo, ma molto preciso. Giocavo centrattacco e, per qualche stagione, nessuno pensò mai a cambiarmi ruolo. Il Brescia era stato promosso in serie A nella stagione 1933/34 e fu proprio in quell’anno che feci conoscenza con i grandi campioni della Juventus dell’epoca d’oro. Non avevo giocato la gara del girone di andata a Torino a fine novembre, gara conclusasi con una secca sconfitta per 5-1 delle “Rondinelle”; ma nell’incontro del girone di ritorno, disputato il 15 aprile sul vecchio campo di Brescia, andai in campo anch’io, nel ruolo di centrattacco. Me la vidi con il mastodontico Monti, giocatore di incredibile potenza e grande classe. Il Brescia, nelle cui file giocavano ottimi atleti, come il portiere Peruchetti ed i due fratelli Frisoni, uno mediano, l’altro attaccante, disputò una gagliarda partita, ma non riuscì a spuntarla».
Nella stagione seguente Ugo Locatelli fu ceduto in prestito all’Atalanta, in serie B, per poi tornare a Brescia, dove si era trasferito, trovando, nel doppio ruolo di giocatore - allenatore, l’indimenticabile Umberto Caligaris. Fu proprio “Caliga” a cambiare il ruolo al giocatore, spostandolo da centravanti a mediano. «Un’esperienza positiva, perché mi consentiva di partecipare in modo più completo alla partita giocando in difesa, a centrocampo e sfruttando occasionalmente le mie doti di uomo di attacco. Nel gennaio 1936 tornai ad incontrare la Juventus a Brescia, ed ancora una volta gli azzurri vennero sconfitti, per 1-0. Realizzò Gabetto, uno dei pochi giovani in quella squadra di autentici vecchioni. C’erano ancora Rosetta, Monti, Varglien II°, Borel, mentre Foni e Depetrini erano al massimo dello splendore tecnico».
Ugo esordì nella Nazionale Olimpica in occasione del vincente torneo calcistico delle Olimpiadi di Berlino, il 3 agosto 1936: aveva appena venti anni, come il suo grande amico Piero Rava. Quattro partite drammatiche e molto combattute, con Stati Uniti, Giappone, Norvegia ed Austria prima di cogliere il grande trionfo all’ “Olimpia Stadion” di Berlino. L’esordio in Nazionale A, avvenne il 5 dicembre 1937 a Parigi, contro la Francia, che presentò tra i due pali un insuperabile Di Lorto: ragione per cui l’incontro si chiuse con il risultato di 0-0. Poi nel 1938 la grande e gloriosa avventura dei mondiali in terra di Francia, durante i quali, Locatelli fu protagonista.
Diceva: «Ricordo più volentieri la vittoria olimpica, piuttosto che quella mondiale. A mio parere, infatti, vincere un’Olimpiade, primeggiare davanti ad autorità e pubblico non solo amante del calcio, ma dello sport in genere, essere premiati sotto quel fuoco di Olimpia, ti da una sensazione particolare. Per avvalorare ancora di più la mia tesi, che può essere personale, sta il fatto che, quando siamo tornati in Italia, appena messo piede dentro il confine, abbiamo trovato migliaia di persone ad attenderci ed acclamarci, anziché i “quattro gatti” del Mondiale. E voglio ancora precisare una cosa; la vittoria alle Olimpiadi mi ha assicurato una specie di tessera con ingresso a vita in ogni tribuna d’onore italiana, per tutti gli sport. Una tessera su cui sta scritto “Campione Olimpico” e non “Campione del Mondo di calcio”».
Nel 1941, Ugo fu acquistato dalla Juventus. Con lui arrivò anche Olmi. Se la Juventus avesse potuto disporre di forti attaccanti, gli scudetti sarebbero piovuti in grande quantità; la società bianconera, infatti, poteva vantare un assetto difensivo e di centrocampo di grande qualità: tra i pali c’era l’intramontabile Peruchetti (rilevato, poi, dal grande “Cochi” Sentimenti IV°) e come terzini due Campioni del Mondo, Foni e Rava. La mediana era formata da Depetrini (che Locatelli considera tra i migliori mai visti in Italia), Parola e Locatelli. Sei giocatori, sei autentici campioni.
Ugo indossò la maglia bianconera sino al 1949, dopo aver disputato 181 partite e realizzato otto goal. Si ritirò dall’attività agonistica per qualche eccessiva preoccupazione, suggerita da un elettrocardiogramma non proprio pulito; la Juventus, però, non volle privarsi di un uomo tanto prezioso, di un tecnico così raffinato e lo confermò come capo del settore tecnico giovanile. Tanto prezioso era stato l’apporto di Ugo come giocatore, ugualmente fu il contributo da tecnico ed osservatore.
Ugo Locatelli disputò, in totale, ben 360 partite di campionato di serie A, alle quali vanno aggiunte le 40 di serie B, senza dimenticare le ventidue presenze in Nazionale A ed i due prestigiosi trofei: Olimpionico a Berlino, Campione del Mondo a Parigi.
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