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Classifica campionato di Serie A
Squadra Pti Squadra Pti
Atalanta 28 Torino 14
Inter 28 Roma 13
Napoli 26 Verona 12
Lazio 25 Parma 12
Fiorentina 25 Como 10
JUVENTUS 25 Cagliari 10
Milan 19 Genoa 10
Bologna 18 Lecce 9
Udinese 16 Venezia 8
Empoli 15 Monza 8
Classifica completa, risultati, calendario
Le prossime gare in calendario
Data/Ora Cmp Partita
27.11 21:00 CL Aston Villa-Juve
01.12 20:45 A Lecce-Juventus
07.12 18:00 A Juventus-Bologna
11.12 21:00 CL Juve-Manchester City
14.12 20:45 A Juventus-Venezia
17.12 21:00 Ita Juventus-Cagliari
22.12 20:45 A Monza-Juventus
29.12 18:00 A Juve-Fiorentina
03.01 20:00 SCI Juventus-Milan
11.01 18:00 A Torino-Juventus
Calendario completo
Tutte le partite ufficiali della stagione
G. Pti Vit Par Sco Fat Sub  
9 16 4 4 1 12 5 C
8 16 4 4 0 16 7 F
0 0 0 0 0 0 0 N
17 32 8 8 1 28 12 T
Ultime 10 gare ufficiali
Data Cmp Partita Ris
02.10 CL Lipsia-Juventus 2-3
06.10 A Juventus-Cagliari 1-1
19.10 A Juventus-Lazio 1-0
22.10 CL Juventus-Stoccarda 0-1
27.10 A Inter-Juventus 4-4
30.10 A Juventus-Parma 2-2
02.11 A Udinese-Juventus 0-2
05.11 CL Lille-Juventus 1-1
09.11 A Juventus-Torino 2-0
23.11 A Milan-Juventus 0-0
Punti 17 - Vinte 4 - Pari 5 - Perse 1
Gol fatti 16 - Gol subiti 11 - Vedi tabellini
Tutte le partite ufficiali della stagione
M Giocatore Pre Min Pan Gol
27 Cambiaso 17 1387 2 1
10 Yildiz 17 1229 3 4
9 Vlahovic 16 1295 - 9
5 Locatelli M. 15 1140 3 -
37 Savona 15 898 7 2
15 Kalulu 14 1167 3 -
4 Gatti F. 14 1122 5 -
19 Thuram K. 14 783 6 -
29 Di Gregorio 1 13 1139 3 -10
16 McKennie 13 693 8 2
21 Fagioli 13 652 11 -
8 Koopmeiners 12 919 2 -
22 Weah 12 535 7 4
7 Conceiçao 1 11 681 5 2
6 Danilo 1 11 429 12 -
32 Cabal 9 618 8 -
51 Mbangula 9 330 13 1
26 Douglas Luiz 9 312 9 -
3 Bremer 8 636 - -
11 Nico Gonzalez 6 307 1 1
1 Perin 5 390 13 -2
40 Rouhi 3 88 15 -
17 Adzic 2 40 9 -
36 Anghelè 1 5 1 -
23 Pinsoglio 0 - 17 -
41 Gil Puche 0 - 2 -
38 Daffara 0 - 1 -
18 Arthur 0 - - -
39 Barbieri 0 - - -
46 Comenencia 0 - - -
44 Gonzalez 0 - - -
48 Hasa 0 - - -
14 Milik 0 - - -
20 Miretti 0 - - -
43 Muharemovic 0 - - -
41 Nicolussi 0 - - -
- Pogba 0 - - -
49 Sekulov 0 - - -
18 Soulé 0 - - -
33 Tiago Djalò 0 - - -
Contributo reparti in fase realizzativa
Difesa 3 - Centrocampo 7 - Attacco 16
Altre statistiche
Giocatori utilizzati 24 (almeno 1 pres.)
Giocatori in gol 9 (37,50%)
Rigori segnati 4 - Sbagliati 0 - Parati 1
Ammonizioni 31 (15 giocatori)
Espulsioni 3 (3 giocatori)
Tutte le statistiche
La Juventus dal 1900 ad oggi
Gare ufficiali   Serie A
4.580 Giocate 3.089
2.508 (54,76%) Vittorie 1.699 (55,00%)
1.173 (25,61%) Pareggi 837 (27,10%)
899 (19,63%) Sconfitte 553 (17,90%)
8.194 Fatti 5.378
4.459 Subiti 2.910
C. Europee   Era 3 pti (uff.)
512 Giocate 1.558
281 (54,88%) Vittorie 927 (59,50%)
113 (22,07%) Pareggi 370 (23,75%)
118 (23,05%) Sconfitte 261 (16,75%)
871 Fatti 2.737
472 Subiti 1.378
Tutti i numeri della Juventus
Top 10 - All Time (gare ufficiali)
Presenze Gol fatti
705 Del Piero 290 Del Piero
685 Buffon 179 Boniperti G.
561 Chiellini 178 Bettega R.
552 Scirea 171 Trezeguet
528 Furino 167 Sivori
502 Bonucci 158 Borel F.
482 Bettega R. 130 Anastasi
476 Zoff 124 Hansen J.
459 Boniperti G. 115 Baggio R.
450 Salvadore 115 Dybala
Classifiche complete
Top 10 - Rosa attuale (gare ufficiali)
Presenze Gol fatti
208 Danilo 50 Vlahovic
147 Locatelli M. 17 Milik
147 McKennie 15 McKennie
117 Vlahovic 9 Danilo
91 Bremer 8 Bremer
77 Gatti F. 8 Yildiz
75 Milik 6 Gatti F.
63 Arthur 5 Weah
60 Fagioli 4 Cambiaso
56 Cambiaso 4 Locatelli M.
Classifiche complete
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Pubblicato il 29.11.2010

Sandro Salvadore

di Bidescu
Sandro Salvadore, detto “Old Billy” fece parte del poker dei magnifici “classe 1939” della Juventus, quattro giocatori che rimarranno sempre nella storia bianconera, per come si sono battuti, per quanto hanno vinto: Castano, Leoncini, Haller ed appunto “Old Billy”.

Questo soprannome proviene dalla grande ammirazione per Billy Wright, mitico centromediano dell’Inghilterra che sconfisse 4-0 l’Italia di Valentino Mazzola allo “Stadio Comunale” di Torino, il 16 maggio 1948.

Billy Wright fu adottato come nome di battaglia da Salvadore. «Potenza del nome, suonava bene, e poi apparteneva ad un gran regista difensivo, un pilastro dell’Inghilterra dei maestri».

Nato a Niguarda, scoprì il pallone all’oratorio della sua parrocchia, come tutti i bambini dell’epoca. Poi fu scoperto dai tecnici delle giovanili del Milan ed in maglia rossonera bruciò tutte le tappe: vinse due “Viareggio” ed a diciotto anni debuttò in serie A, laureandosi campione d’Italia nel 1959; nel 1960 disputò le Olimpiadi a Roma con la Nazionale e, due anni dopo, centrò il suo secondo scudetto, sempre con i rossoneri.

La coppia centrale di quel Milan era formata da Salvadore e da Maldini ed i due si somigliavano parecchio, come stile e modo di giocare; allenatore del Milan era il mitico Gipo Viani, che privilegiò l’esperto Cesare Maldini come libero. Salvadore si ritrovò a fare il marcatore e con le sue qualità fisiche e con i suoi fondamentali, si sentiva sprecato in quel ruolo ed ebbe dunque un concorrente agguerrito in Maldini.

Questo dualismo fu risolto cedendo Salvadore, insieme ad un altro terzino, Noletti, in prestito) alla Juventus in cambio di Bruno Mora, un’ala molto talentuosa. Viani, inventore di uno dei primi sistemi difensivi fondato sul libero, era un personaggio di spicco nel panorama del calcio italiano; per giustificare la cessione di Salvadore disse: «Avevamo due paia di pantaloni, Salvadore e Maldini, ne abbiamo dato via uno in cambio di una giacca, Mora. Adesso disponiamo di un vestito completo».
Letto l’articolo, Salvadore gli rispose: «Il ragionamento funzionerebbe, se non fosse che si è tenuto i pantaloni vecchi. Poteva tenersi quelli nuovi da abbinare alla giacca nuova, così avrebbe avuto un vestito veramente bello».

Salvadore era uno dei pochissimi difensori, se non l’unico, che teneva i calzettoni arrotolati sulle caviglie, come Omar Sivori. All’epoca non era obbligatorio portare i parastinchi, a lui davano fastidio e li metteva solo in casi eccezionali. Mostrava gli stinchi nudi agli avversari, senza timore. A volte sembrava brusco, quasi burbero, ma capace di ridere e scherzare su tutto, se c’era da dire qualcosa in faccia a qualcuno, Salvadore non si tirava indietro. Non erano anni facili alla Juventus, anche se c’erano grandi giocatori, come il fenomenale Omar Sivori, ancora capace di fare la differenza, ed un cursore infaticabile come Del Sol.

L’allenatore era Paulo Lima Amaral, già preparatore atletico del Brasile che nel 1958 e 1962 aveva vinto due mondiali, giocava a zona ed applicava il rischiosissimo 4-2-4, che si trasformava in 4-3-3 in fase difensiva. La coppia centrale della difesa era composta da Castano e Salvadore, che giocavano in linea. Amaral non durò a lungo e, nelle prime giornate del torneo successivo, fu esonerato e sostituito da Eraldo Monzeglio, ex campione del mondo 1938. Dopo Monzeglio arrivò Heriberto Herrera, con il quale Salvadore ebbe un rapporto difficile. Il “Ginnasiarca” volle utilizzarlo sull’uomo, con Castano battitore, ma Salvadore si ribellò e l’inflessibile Herrera lo mise fuori squadra. Riserva nella Juventus e titolare, come libero, nella Nazionale di Edmondo Fabbri, che lo riteneva un elemento importantissimo. Una situazione veramente comica.

Sandro assicurava che, se avesse potuto tornare indietro, non contesterebbe più Heriberto, l’inventore del “movimiento”, accettando il ruolo. «È un po’ anacronistico dirlo in tempi in cui tutti contestano e, come vanno in panchina, fanno intervenire il procuratore e, magari anche l’avvocato. Comunque, il tempo mi diede ragione».

A fine maggio 1967, Salvadore vinse il suo terzo scudetto, il primo con la Juventus. Fu quello del clamoroso sorpasso sull’Inter, all’ultima giornata. Il ciclo di “HH2” toccò il culmine con la semifinale di Coppa dei Campioni persa con il Benfica di Eusebio, la “perla del Mozambico”. Sullo slancio, Salvadore ottenne la soddisfazione più bella della carriera, vincendo il campionato d’Europa per Nazioni, a Roma nel 1968. Escluso dalla prima finale con la Jugoslavia, finita 1-1 dopo i tempi supplementari, fu ripescato da Valcareggi per la ripetizione. «Il C.T. capì di aver sbagliato qualcosa e corresse la formazione, azzeccando le mosse giuste, dal sottoscritto in difesa, al tandem Riva-Anastasi in attacco. I goal di “Gigi” e “Pietruzzu” ci diedero il trionfo. Una notte magica, indimenticabile, con lo “Stadio Olimpico” e l’Italia in delirio».

Nel 1969/70, a causa del declino di Castano, “Old Billy” divenne capitano e tornò, stabilmente, a giocare da libero. Ebbe piena fiducia da Carniglia e poi da Rabitti, che subentrò al tecnico argentino, dopo un avvio di campionato quasi disastroso. Salvadore ripagò la fiducia con gli interessi, pilotando la Juventus ad una serie di 16 risultati utili consecutivi che misero paura al Cagliari di “Gigi” Riva lanciato alla conquista del primo storico ed unico scudetto. Un dubbio rigore concesso da Lo Bello, il “Principe del fischietto”, per un fallo su Riva, trattenuto per la maglia proprio da Salvadore in mischia sotto porta, dopo un corner per i sardi, fissò il risultato sul 2-2 e permise al Cagliari di tenere la Juventus a meno due punti. Da quella partita il Cagliari del suo condottiero “Rombo di Tuono” prese la spinta decisiva per volare verso il tricolore.

Quella fu anche la stagione che costò a Salvadore il posto in azzurro, proprio alla vigilia del Mondiale messicano. Aveva già disputato due mondiali ed erano stati fallimentari; è il suo più grosso rimpianto. «In Cile, nel 1962, avevamo uno squadrone fortissimo, in grado di strappare il titolo al Brasile. Sivori, Altafini, Rivera, Maldini, Mora, Trapattoni, Maschio, Pascutti, Robotti ed altri nomi importanti. Eppure, fummo eliminati nel primo turno. A parte l’arbitraggio scandaloso dell’inglese Aston fu una cattiva gestione la causa dell’eliminazione. Come in Inghilterra, quattro anni dopo. Albertosi, Facchetti, Bulgarelli, Rivera, Mazzola, Rosato, Meroni, in una rosa ricca di campioni. Eppure, fummo incredibilmente battuti dalla Corea del Nord, a Middlesbrough, con un goal di un certo Pak Doo Ik. Valcareggi, visionandoli li aveva definiti dei “Ridolini”. Loro risero e noi piangemmo amare lacrime. Ero in tribuna, quel giorno, ma anch’io divenni un “coreano”. Peccato».

Due sfortunatissime autoreti al “Santiago Bernabeu” di Madrid nell’amichevole con la Spagna, la sera del 21 febbraio 1970, vanificarono i goal di Anastasi e Riva ed indussero il Commissario Tecnico Valcareggi, che come Napoleone voleva i suoi generali fortunati, a non convocarlo per il Mondiale messicano. «Il giorno più brutto della mia carriera; In realtà, feci solo un autogoal, sull’altro non toccai il pallone, ma me lo attribuirono lo stesso».
Fu la 36sima ed ultima presenza dello juventino in Nazionale. La Juventus divenne la “sua” Nazionale. Non saltò mai una partita.«Avessero dovuto pagarmi a gettone, sarei costato un patrimonio alla società».

Non gli è mai piaciuto perdere: come quella volta che andò a segnare il goal del pareggio, al ritorno di Juventus-Milan, decisiva per la testa del campionato, poi vinto.«Aveva segnato Bigon per loro, ma noi non potevamo perdere; continuavo ad andare in attacco, anche per far capire agli altri che non bisognava mollare la presa, finché non è arrivata la palla giusta. No, non si poteva perdere e non abbiamo perso».

Con la maglia bianconera ha disputato ben 449 partite vincendo altri due scudetti nel 1971/72 e nel 1972/73 e giocando anche la finalissima dei Coppa dei Campioni a Belgrado, persa 1-0 contro l’Ajax. Nel 1974, per dare spazio a Scirea, la Juventus gli concede la lista gratuita.

Cominciò l’attività di allenatore, nel settore giovanile della Juventus. Ebbe anche due parentesi con i semiprofessionisti a Casale ed Ivrea, ma la sua passione era allenare i giovani. Qualche anno dopo prese la solenne decisione di trasferirsi, con moglie e tre figlie, in una cascina” a Costigliole d’Asti. Sentiva il bisogno di stare all’aria aperta, di vivere nel verde, diventando così un ricco pensionato che ama vivere nel verde e guidare i trattori. Con, nel sangue, la mai sopita passione per il calcio.

Ci lascia nel 2007, in una fredda mattina di gennaio, mentre la sua amata Juventus gioca un insensato, immeritato ed immotivato campionato di serie B. Ma noi lo ricordiamo fiero e senza timore, senza parastinchi e con i calzettoni giù fino alle caviglie, uscire dall’area palla al piede e scendere nella metà campo avversaria per cercare l’assalto decisivo.


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