La Juventus a quanto pare ha deciso in questa fase iniziale di stagione di giocare alle montagne russe con i suoi tifosi, passando da picchi che creano entusiasmo e speranze, a crolli repentini che riportano il morale a terra. E così, delle due gare consecutive interne, persa quella contro il Palermo, squadra ancora non al meglio, come dimostra il pari interno rocambolesco contro il Lecce, vince nettamente quella sulla carta più difficile, ossia contro il Cagliari, unica squadra imbattuta, dopo lo scivolone del giorno prima dell’Inter, e ancora a zero reti subite in trasferta. Non è stata una passeggiata, al contrario, ma se non lo è stato, come contro l’Udinese, è perché ancora rimane irrisolto l’equilibrio difensivo della squadra, pur con degli elementi di miglioramento rispetto alle prove precedenti: ma è certo che in questo modo non solo non si potrà andare lontano, ma si rischia di vanificare quanto di buono fa la squadra. Come dire, conforta avere segnato quattro reti a quella che sembra essere una delle difese migliori del campionato, ma inquieta avere subito due reti, con Storari protagonista di almeno un paio di parate provvidenziali.
La partita alla lavagna
Juventus con il solito modulo 4 – 4 – 2, e formazione molto diversa, esordio dal primo minuto di Rinaudo esterno destro, conferma di Grygera esterno sinistro, esordio dal primo minuto di Aquilani, in coppia con Sissoko, e l’inedita, per quest’anno, linea d’attacco Amauri – Iaquinta; Cagliari con centrocampo a tre, Cossu trequartista alle spalle dei due attaccanti Acquafresca e Matri. Invero, sul campo, Cossu tendeva spesso a partire dal lato destro, e dunque una linea a 4 di centrocampo, con Lazzari sulla sinistra, in modo da sistemarsi in posizione speculare con i bianconeri. Sul campo è emersa una maggiore intensità di gioco della Juventus sulle fasce, anche se con poco sostegno dei due esterni, ma la serata di vena di Krasic, e sul lato sinistro, la maggiore propensione offensiva di Pepe, hanno consentito ai bianconeri di poter imporre la supremazia tecnico – tattica in quelle zone di campo; in questo sono stati direi importanti i due centrali di centrocampo, Felipe Melo ormai recuperato, pochi fronzoli e pochissimi errori di disimpegno, e di Aquilani, che ha sempre giocato di prima intenzione cercando sempre la verticalizzazione, e dunque manovra più lineare e rapida, che ha messo in difficoltà il centrocampo, avversario. Viceversa, i bianconeri soffrono ancora quando attaccati e se stavolta sulle fasce, la maggiore propensione difensiva degli esterni, è stata utile per neutralizzare in parte gli attacchi avversari, i problemi si sono verificati sulle percussioni centrali o sui traversoni dove la coppia Bonucci – Chiellini è stata spesso in grave difficoltà. Così si spiega una gara ricca di reti, che comunque lascia ancora interrogativi irrisolti sulla reale forza della Juventus, senza ridimensionare, a mio giudizio il valore del Cagliari.
Pagelle:
I Promossi
Krasic: 9 Una rondine non fa primavera, due nemmeno, ma quando diventano tre e più, se non è primavera pochissimo ci manca. Permettetemi la divagazione sul famoso detto, ma mi pare chiaro che questo giocatore è decisamente l’uomo in più della Juve di Del Neri, un acquisto azzeccato, che si sta inserendo alla perfezione nel campionato e nella Juventus, come le ovazioni dello stadio hanno dimostrato. Avevamo apprezzato in gare precedenti la sua abilità nel saltare l’uomo, nel crossare da fondo campo palloni delizioni per le punte, nel partecipare al gioco di squadra: adesso si mette in evidenza anche in fase realizzativa, una tripletta, con una seconda marcatura degna da grandi attaccanti di rapina. E, cosa che non guasta, si è visto pure positivamente in fase di copertura.
Felipe Melo: 7 Anche per lui possiamo fare il discorso delle rondini, ormai la continuità di gioco e la quasi totale assenza di gesti irrazionali o di presunzione nei disimpegni, conferma che è definitivamente alle spalle il ricordo di quel giocatore che fece pensare al clamoroso bidone rifilatoci da Corvino. Insomma su di lui si può fare affidamento ormai.
Pepe: 7 Non appariscente, ma sicuramente efficace e stavolta anche intraprendente in fase d’attacco, liberato come era anche da rigorosi compiti di copertura.
Aquilani: 6,5 Primo tempo convincente, nel quale, pur non essendo ancora al meglio e perfettamente integrato negli schemi, ha dato prova dei suoi notevoli mezzi, testa alta, gioco di prima intenzione e immediate verticalizzazioni. Calato nella ripresa, ma era prevedibile.
Per il resto direi più che sufficiente Storari, anche se qualche dubbio permane sul secondo gol, mi è sembrato impreparato; e complessivamente sufficienti Rinaudo e Grygera, come pure Amauri, encomiabile almeno sul piano dell’impegno.
I rimandati
Iaquinta: 5,5 Quando vuole strafare, gli succede sempre di perdersi in un bicchiere d’acqua, al punto da sprecare una occasione d’oro a fine primo tempo. Più calma e meno frenesia per l’avvenire.
Sotto processo
Chiellini: 5 Il primo gol cagliaritano è sulla sua coscienza, si è fatto anticipare in maniera fin troppo elementare da Matri, mentre doveva chiudere la diagonale sul traversone invece di tenersi in linea per il fuorigioco; ma anche in altri momenti mi è sembrato perdere la posizione.
Bonucci: 5 Se Chiellini ha colpa sul primo gol, lui non avrà avuto colpe spefiche su entrambe le reti avversarie, ma non per questo non ha le sue colpe per disimpegni troppo elaborati e rischiosi, o per errori evidenti di posizionamento.
La sentenza
E’ proprio un inizio di campionato molto strano, quasi incomprensibile, anche se qualche dato bene o male traspare, quasi a conferma di quando parlavo ad inizio di “stagione della Sfinge”. Dopo cinque giornate, nessuna squadra è imbattuta, e, tolta l’Udinese, con un solo punto, tutte le altre sono racchiuse nel giro di soli 5 punti: come dire, ad esempio, che il Milan è a due punti dalla vetta ma solo a tre dalla zona salvezza, o la Juventus al contrario, a tre dalla vetta ma due sopra la zona salvezza. Certo, l’Inter è in testa, ma fuori casa ha segnato solo due reti a Palermo, in una sola gara, rimanendo invece all’asciutto a Bologna e a Roma; quest’ultima ha battuto i nerazzurri ma per adesso è penultima in classifica, avendo pareggiato le due precedenti in casa, e perso entrambe le trasferte affrontate; come pure credo nessuno si aspettasse una Lazio capolista, specie dopo la sconfitta iniziale di Genova, e con un presidente sempre contestato dalla tifoseria, al temine di una campagna acquisti contraddittoria. E’ possibile che nel giro di alcune settimane, i veri valori si delineeranno meglio, le grandi cominceranno ad emergere, e quelle che dovranno lottare per i vari obiettivi stagionali, zone alte o salvezza, cominceremo ad individuarle con maggiore evidenza; ma è certo che in questo momento nulla appare scontato. Del resto, se la squadra che ha il migliore attacco è la Juventus, che ha realizzato dodici reti in quattro gare, media tre a partita, e ha conseguito due sconfitte ed un pareggio, mi pare sia l’esempio lampante di una fase iniziale dove nulla è pronosticabile. Appunto, dodici reti segnate, di cui otto in casa, e nove subite, di cui otto in casa, sono numeri che si commentano da soli e descrivono meglio di ogni altra cosa, una squadra che ancora non ha trovato il giusto equilibrio, convincente, a tratti micidiale quando attacca, soprattutto quando è in vantaggio, incerta, tremebonda, quando invece subisce gli attacchi avversari, e non a caso il Cagliari ha segnato due volte, con azioni decisamente “elementari” nella lettura difensiva e nelle contromosse da adottare, e in altre due occasioni Storari ha dovuto compiere due grandi interventi. C’è dunque un problema di fase difensiva non ancora risolto e non so fino a che punto totalmente risolvibile, dato che contro i sardi, qualcosa ha funzionato meglio in fase di copertura sulle fasce, e come interdizione a centrocampo, ma la squadra è stata “bucata per vie centrali, con Matri trovatosi colpevolmente liberissimo di battere a rete. I due esterni difensivi stavolta non hanno sfigurato, consentendo maggiore spinta offensiva a Pepe, più intraprendente in avanti rispetto alle recentissime gare; Krasic, eroe della serata, si è anche distinto in qualche frangente, in fase di copertura, Felipe Melo continua a dare affidabilità come centrale che assicura interdizione senza cadere negli errori della stagione scorsa, Aquilani, per un tempo, pur non essendo ancora ben inserito nei meccanismi, ha mostrato capacità di verticalizzazione e gioco di prima intenzione. Lo stesso attacco, nel complesso, ha lavorato molto e se pur non ha visto le due punte realizzare reti, ha aperto grandi spazi agli inserimenti al tiro dei compagni di reparto, insomma i meccanismi sembrano essere già a buon punto. Quindi cosa non va in difesa? La mia sensazione è che Chiellini, difensore tra i migliori in assoluto nel panorama internazionale, è un centrale che ha bisogno al suo fianco di chi sappia guidare la retroguardia, di chi sappia dare i tempi giusti: come dire, con Bonucci non ha trovato ancora la giusta intesa, e del resto, come a Bari chi comandava i movimenti della difesa era Ranocchia, così alla Juve, chi comandava i movimenti era Legrottaglie. Io penso che l’assetto difensivo finale, tenuto conto del discreto esordio di Rinaudo, e del fatto che comunque sul lato destro difensivo non ci sono grossi problemi di scelta tra lo stesso Rinaudo, Motta (se si riprende e comincia a ringhiare come si deve) e il Grygera visto in queste gare, l’idea di spostare Chiellini sulla fascia, con Legrottaglie e Bonucci centrali, potrebbe essere una valida idea, se l’assetto originario pensato da Del Neri (che a mio giudizio vedeva una linea difensiva con Motta, Bonucci, Chiellini e uno tra De Ceglie e Traore), non dovesse dare segni di migliore assemblaggio nel giro di pochissimo tempo, dato che è grave sprecare la mole di lavoro del resto della squadra, quando le avversarie, qualunque esse siano, possono colpire in modo neppure tanto difficile in qualsiasi momento della gara. E del resto, nel nostro campionato, vince di norma chi ha il miglior rapporto tra reti fatte e reti subite, come dire, sono le difese che contano alla lunga, non chi segna e tanto. Ma anche per ottenere risultati di livello alto, occorre una difesa che dia sicurezza, e non certo una difesa che incassa due reti in mezzora, in casa, contro gli sconosciuti del Lech Poznan.
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