Si continua nella striscia di record negativi o di interruzioni di cabale positive, e dunque dopo avere rimediato la prima sconfitta ad esordio di campionato, a distanza di 28 anni, si stecca pure la prima in casa, cosa che era accaduta l’ultima volta, all’esordio di Ancelotti alla guida della Juventus, contro la Reggina. Ma stavolta, a differenza della gara di Bari, non mi sento di essere fortemente critico verso la squadra, verso il gioco espresso, nel suo complesso: ci sono elementi che lasciano sperare in una veloce maturazione del gruppo, ed al contempo ci sono ancora elementi di squilibrio tecnico – tattico che vanno analizzati con molta attenzione. Per intenderci, è stata una gara che la Juventus poteva comodamente vincere, ma che ha sprecato proprio per non averla saputa gestire nei momenti topici, quando, per due volte trovatasi in vantaggio, avrebbe dovuto chiuderla o gestirla in modo più accorto. Ma anche questi sono dettagli che fanno parte di quel “cantiere” prevedibile che sarebbe stato il gioco di squadra all’inizio, e che in una fase iniziale ci possono stare, a patto che il rodaggio non debba durare troppo, e che non si perda di vista almeno l’obiettivo minimo, ossia il piazzamento utile per la CL.
La partita alla lavagna
Juventus che riproponeva inizialmente il modulo e la formazione scesa in campo a Bari, 4 – 4 – 2, e dunque Krasic e Pepe esterni con Del Piero e Quagliarella di punta; Sampdoria con il teorico 4 – 3 – 1 – 2, ma di fatto un originale tridente offensivo, senza una vera punta centrale, con Pozzi e Cassano spesso ad inserirsi sugli esterni e Koman di fatto in posizione quasi di centravanti arretrato. Come dire, atteggiamento tattico, quello doriano, da gioco di rimessa, ed in effetti il primo tempo si è sviluppato con questo tema, Juve a fare la gara, ma con pochi sbocchi offensivi, spesso chiusa sulla fasce, non potendo De Ceglie e Motta dare molto sostegno, in quanto tenuti bassi dagli avanti doriani, puntualmente ben lanciati da quel play a tutto campo che è Palombo. Non a caso, dopo avere sfiorato un paio di volte la marcatura, sono stati proprio gli ospiti a passare in vantaggio, con la solita azione di rimessa, lancio sulla fascia sinistra per Cassano, e traversone verso il centro, ben sfruttato da Pozzi, complice pure un infelice posizionamento della retroguardia bianconera. Le cose sono cambiate quando la Juventus è riuscita a prendere il sopravvento per vie esterne, tra il finale del primo tempo e almeno una buona metà della ripresa, pochi palloni sprecati, Krasic e Pepe finalmente ben supportati in avanti e lanciati con i giusti tempi; solo che, rovescio della medaglia, a fronte di un direi convincente gioco offensivo, si aprivano spazi alle ripartenze sulle fasce per gli avversari, e così la Juventus si è ritrovata castigata due volte nelle due uniche vere azioni offensive di rilievo, condotte in modo impeccabile, dalla Sampdoria. Una fase finale di gara, con Del Neri che ha modificato l’assetto, schierando un tridente d’attacco, e tre centrali di centrocampo, tema tattico che, come si dirà oltre, potrebbe essere il preludio ad un assetto di squadra ben diverso, in avvenire, rispetto al previsto 4 – 4 – 2 sul quale è stata costruita la squadra.
Pagelle: I Promossi
Marchisio: 7 Dalle stalle di Bari alle stelle dell’Olimpico. Giocatore totalmente diverso rispetto a quello inguardabile del turno precedente, autorevole in copertura e nel dare i tempi alla manovra, cattivo negli inserimenti offensivi, culminati con il primo gol, nel finale di primo tempo. Si spera che sia la svolta per lui, e che vada finalmente in soffitta la fase altalenante del suo rendimento.
Felipe Melo – 6,5 Una sola leggerezza, fortuita, in quanto scivolato, che stava consentendo ai doriani di andare a rete con Pozzi. Per il resto, si può proprio parlare di giocatore ritrovato per la Juventus, non si vedono più le rudezze dello scorso anno, l’ammonizione è stata davvero eccessiva, dovuta più alla fama che si è creato, dato che in pratica era entrato pulito sul pallone, non colpendo l’avversario.
Storari – 6,5 Due ottimi interventi, nel primo tempo, anche se forse non è stato reattivo sul terzo gol degli ospiti. E’ comunque portiere che dà sicurezza in quanto affidabile.
Krasic – 6,5 Inizio in sordina e quasi avulso dal gioco, poi l’assist a Marchisio, ed una ripresa sontuosa, gol del vantaggio partito da una sua iniziativa; prova “macchiata” però dal gol fallito, dopo una progressione devastante, che poteva chiudere la gara.
Per il resto direi sufficienti o più che sufficienti, Pepe, soprattutto per quanto fatto nella ripresa, Quagliarella, sul piano dell’impegno, a tratti anche Del Piero, che dovrebbe essere meno egoista in certi momenti; come pure confortante mi è sembrato l’esordio di Aquilani, ha dato prova delle sue qualità.
I rimandati
Del Neri – 5,5 Indubbiamente ci sono stati sensibili passi in avanti della squadra, almeno sul piano del carattere e della determinazione, non a caso il meglio si è visto dopo l’iniziale svantaggio, e nel finale di gara, quando la squadra ha dato tutto quanto aveva sulle gambe per cercare la vittoria. Rimangono ancora certi equivoci tattici e limiti di assemblaggio: il 4 – 4 – 2 si mostra poco compatto, direi troppo lungo sul campo, ancora una volta Motta e De Ceglie (soprattutto il primo ad onor del vero) si sono rivelati poco affidabili e grintosi in fase di copertura, e non mi pare la cosa sia dipesa solo dalla scarsa copertura di Krasic nel primo tempo, o di Pepe, più adatto in tale compito- Come pure mi pare poco utile insistere con traversoni alti quando manca un vero colpitore di testa in area di rigore. C’è però da dire che nel finale ha provato una soluzione diversa, come dire, il 4 – 4 – 2 non necessariamente è una religione da seguire ciecamente.
Sotto processo
La retroguardia e tutta la fase difensiva – 4
Sta qui la spiegazione della mancata vittoria, la Samp ha colpito tre volte, sempre su azione, e poteva colpire altrettante volte nel primo tempo, e sempre su azione. Come dire, la retroguardia si è sempre fatta sorprendere, facendosi trovare mal piazzata, quando gli avversari, scavalcando il nostro centrocampo, aprivano il gioco sulle fasce. Vero che Krasic e Pepe, soprattutto il primo, hanno aiutato poco Motta e De Ceglie, ma è anche vero che sul lato destro nostro, Cassano (ma anche gli altri quando attaccavano), non sono mai stati ben tamponati, e solo quando Felipe Melo ha dato aiuto, il gioco offensivo doriano si è lentamente spento. Il limite degli esterni ha anche coinvolto i centrali, Chiellini “molle” sul primo gol doriano, Bonucci in ritardo sul terzo gol, ma non sono stati gli unici momenti nei quali i due centrali si sono fatti trovare fuori posizione. Insomma, il limite degli esterni difensivi rischia di travolgere una coppi centrale che, sulla carta, dovrebbe essere fortissima e quasi invalicabile.
La sentenza
L’inizio di stagione sta in un certo senso confermando quando scrivevo in sede di presentazione al campionato, ossia le incognite sono tante, e probabilmente passeranno settimane, o mesi, per potersi vedere delineati i veri valori. La non certo esaltante Juve delle prime giornate, ha racimolato un punto, come la Fiorentina, la Roma, il Palermo, ossia squadre che si presentavano con ben altre aspirazioni e soprattutto ritenute più compatte ed affidabili dei bianconeri, e squadre che sulla carta avevano un calendario meno difficile di quello della Juve, subito contro due tra le protagoniste in positivo della scorsa stagione, a conferma che se Sparta piange, Atene non ride di certo. Il Milan stellare ha rimediato una figuraccia sul campo di una neopromossa, l’Inter ha vinto a fatica contro la squadra ultima della classe, che almeno ad inizio stagione non sembrava poter essere a zero punti dopo due gare, e che domenica prossima sarà la nostra rivale; Chievo da solo in testa, a punteggio pieno, chi l’avrebbe mai detto? In questo “mal comune” delle grandi o presunte tali, che mi fa però temere la ripetizione del solito clichè cui si assiste da quando il calcio è pulito e interistizzato (ossia una sola squadra che lotta contro sé stessa per il titolo), i problemi che ha la Juventus appaiono un po’ meno gravi di quello che il campo mostra, ma non è certo il mal comune che può farci stare sereni e fiduciosi in una rapida evoluzione positiva, e dunque in condizioni di poter essere davvero competitivi per i traguardi più alti. Anche perché i problemi ci sono e i prossimi turni di campionato non saranno certamente agevoli, Udinese fuori (e certamente i friulani vorranno cancellare lo zero di classifica), poi Palermo e Cagliari in casa e quindi Inter fuori: insomma due squadre partite male che vogliono riscattarsi (e ricordo che con i rosanero siamo reduci da due sconfitte interne di fila nelle ultime due stagioni), una squadra che è partita benissimo, come sanno bene a Roma, e la rivale di sempre. Detto ciò, io credo che questo modulo lo si deve assestare o correggere in tempo, riuscendo a farlo assimilare a giocatori che per adesso non sembrano adatti a recepire gli insegnamenti di Del Neri, e dunque far sì che gli esterni di centrocampo stiano molto più vicini ai difensori; ma in questo modo si rischia di ridurre le potenzialità di una squadra che soffre a non avere un vero regista a centrocampo, e si rischia di ridurre l’efficacia del gioco offensivo, prevedibile e senza fantasia. In altri termini, la squadra così com’è rischia di essere o troppo statica e monotematica, per stare molto coperta, oppure di avere un assetto direi “zemaniano” (nel senso pieno del termine, dunque in negativo), per cui può essere anche piacevole a vedersi in possesso di palla, ma decisamente vulnerabile e mediocre quando perde palla. La gara contro la Samp in effetti ci ha mostrato questo, la Juventus, specie dopo l’iniziale svantaggio, ha giocato in modo anche convincente in avanti, ha segnato e creato almeno 4 – 5 occasioni davvero pregevoli, non realizzate di un soffio; ma tre volte è stata colpita su azioni di rimessa degli ospiti, ed in un altro paio ci ha messo una pezza Storari. E una squadra che deve essere competitiva per i primi posti, non può subire tre reti in casa nel modo come incassate oggi. C’è a mio modo di vedere una altra possibilità tattica. Il finale di gara ha mostrato un modulo interessante, l’esperimento di Aquilani sostenuto da Melo e Marchisio a centrocampo, e un tridente offensivo con due punte molto mobili quali Iaquinta e Quagliarella, potrebbe essere una valida soluzione, o un modulo che potrebbe evolversi in un più solido 4 – 3 – 2 – 1, dove i due attaccanti a sostegno della punta centrale, dovrebbero essere attaccanti esterni, insomma ali pure: e sarebbe un modulo che, a mio modo di vedere, esalterebbe di più non solo Krasic, ma anche Lanzafame e Martinez, che lo scorso anno, nelle rispettive squadre di provenienza, giocavano, e con ottimi risultati, quali attaccanti esterni di un tridente atipico. In sostanza non si perderebbe la natura intrinseca del gioco di Del Neri, sulle fasce, ma si aumenterebbe un giocatore a centrocampo, e la punta centrale di fatto sarebbe supportata da ali vere. Del resto, in passato, la Juventus ha avuto formazioni che, nate per essere schierate con il 4 – 4 – 2, si sono evolute in forme diverse, a cominciare dalla Juve di Ancelotti (il primo anno difesa a tre e trequartista puro, il secondo anno difesa a 4 e trequartista puro), a proseguire alla Juve di Lippi, seconda versione, che ebbe un grandissimo beneficio quando Nedved, da esterno di centrocampo, venne liberato da rigidi compiti tattici per fungere da guastatore tra le linee avversarie. E se Del Neri è un allenatore attento, penso che, se il suo 4 – 4 – 2 non dovesse decollare in fretta, non perderà tempo a schierare una squadra sul modello di quella vistasi nel finale di gara odierna.
Le mie postille:
1 - Parole, parole, parole … Di Natale rifiuta la Juve, Udinese ancora a zero punto e lui a zero segnature; Burdisso che giura amore alla Roma rifiutando di fatto la Juve, Roma ridicolizzata a Cagliari, lui cacciato per un fallaccio da codice penale; Borriello che rifiuta la Juve per andare a Roma, dove viene acclamato come salvatore della Patria, idem come sopra (e non infierisco parlando di Ranieri e delle sue battutine sulla fine dello “stile Juve” e sull’inizio dello “stile Roma”); Criscito che parla di fine del fascino della Juve, seguito a ruota da Kaladze, il quale dichiara di avere preferito il Genoa in quanto più forte, il Genoa bastonato a domicilio dal Real … Chievo! Certo la Juventus non sta passando la fase migliore della sua storia, ma come vedete parlare male della Juve, porta lo stesso sfiga a chi ne parla male …
2 - … e parole al Cianuro. A proposito di parolai antijuventini, che non navigano in buone acque, non posso non citare l’interista Diego Della Valle, padrone della Fiorentina, il quale si è vantato di avere convinto Prandelli a non andare alla Juve, e preferire la Nazionale. Certo, da uno che parlava di nuovo corso e di nuova etica nel calcio, non ci si aspetterebbero dichiarazioni del genere, che contribuiscono ancora ad aizzare gli animi a Firenze contro la Juve, e non a caso, nella gara della Nazionale, lo sportivissimo pubblico viola, ha ritenuto cosa utile fischiare un giocatore che in quel momento rappresenta tutti, solo perché juventino. Ma del resto cose del genere ormai non fanno più notizia, come non fa notizia il fatto che i media non dicano nulla né condannino questi atteggiamenti. Una cosa mi preme evidenziare: un personaggio che è incompatibile, a norma di regolamento federale, in quanto proprietario di quote di una società, l’Inter, e di una altra società, la Fiorentina, si “vanta” di avere impedito ad un allenatore di scegliere una società concorrente, di fatto ammettendo una grave interferenza nelle scelte altrui. Ma l’Ufficio Indagini che fa? Si è messo a leggere come Auricchio solo il fogliaccio rosa milanese e si muove solo se Palombo lo richiede?
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
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