Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
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9 |
16 |
4 |
4 |
1 |
12 |
5 |
C |
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15 |
4 |
3 |
0 |
16 |
7 |
F |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
N |
16 |
31 |
8 |
7 |
1 |
28 |
12 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.579 |
Giocate |
3.088 |
2.508 (54,77%) |
Vittorie |
1.699 (55,02%) |
1.172 (25,60%) |
Pareggi |
836 (27,07%) |
899 (19,63%) |
Sconfitte |
553 (17,91%) |
8.194 |
Fatti |
5.378 |
4.459 |
Subiti |
2.910 |
C. Europee |
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Era 3 pti (uff.) |
512 |
Giocate |
1.557 |
281 (54,88%) |
Vittorie |
927 (59,54%) |
113 (22,07%) |
Pareggi |
369 (23,70%) |
118 (23,05%) |
Sconfitte |
261 (16,76%) |
871 |
Fatti |
2.737 |
472 |
Subiti |
1.378 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 24.07.2010
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John Hansen
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di Bidescu
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Quando John Hansen giunge a Torino, nel 1948, il presidente della Juventus, l'avvocato Agnelli, manda a chiamare Pozzo per confermare che il giocatore danese sia effettivamente quello che alle Olimpiadi di Londra aveva giocato meravigliosamente bene ed aveva segnato quattro reti alla squadra azzurra. Pozzo riconosce immediatamente nel lungo giocatore l’atleta che ci aveva dato i quattro famosi dispiaceri ed Hansen entra a far parte della squadra juventina. Gli inizi sono molto difficili: poche partite, a causa di alcuni infortuni. Va fuori forma ed alcuni arrivano a dire che il suo fisico non gli consente uno sforzo continuato. Per fortuna non è così, è semplicemente la conseguenza di allenamenti sbagliati, ma questo lo si capirà più avanti. L’allenatore juventino, in quel periodo è Chalmers, che ha ottimi numeri come allenatore, ma conosce poco gli uomini che gli erano stati affidati, non sa dosare lo sforzo di ciascuno, fa lavorare troppo chi si stanca presto e viceversa. Così Hansen, che pure ha classe da vendere, non convince l'allenatore, che gli preferisce Jordan, Cergoli o Sentimenti III, insomma chiunque. Chalmers sostiene che Hansen è lento e discontinuo. Quando finalmente il danese trova posto, il 21 novembre 1948, con la Juventus già lontana dal Torino capolista, si capisce di che pasta sia fatto questo attaccante moderno e versatile, capace di risolvere la partita in cinque minuti. Succede a Busto Arsizio il 12 dicembre, si ripete a Torino contro il Palermo la domenica successiva. Boniperti ha al suo fianco un compagno che parla la sua stessa lingua, e quando Muccinelli sull'out ha fatto fuori il terzino, non deve preoccuparsi di altro che metterla in mezzo, sicuro di trovare il danese pronto a colpire. Quarto posto per quella Juventus, 15 goals per John, al pari di Boniperti. Il resto è cammino trionfale. 1949-50, dopo quindici anni torna lo scudetto, e John Hansen timbra la stagione con 28 reti in 37 partite. In leggera flessione l'anno dopo, con lo scudetto che sfugge più per distrazioni juventine che per meriti altrui, e comunque i goals del danese sono 20. Riecco il John Hansen trionfante nella Juventus più bella, quella del 1951-52: 30 reti in 36 partite, segnate in tutti ma proprio tutti i modi previsti dal regolamento. Rimane alla Juventus fino all’estate del 1954, totalizzando 187 presenze e 124 goals, che lo collocano al settimo posto dei marcatori di sempre della storia juventina. Pochi sanno che questo fuoriclasse autentico rischiò di andare al Torino. Lo stesso Hansen ci racconta come andò: «Giocavo ancora nel Frem di Copenaghen, quando il presidente Mr. Bernhard Langvold, direttore di una grande ditta di vini, occupandosi di importazioni, si trovava in Italia. Un dirigente del Torino gli chiese se fosse possibile avere dalla Danimarca una mezz’ala di valore e la somma per il trasferimento. Mr Langvold fece il mio nome, ero conosciuto in Italia per aver realizzato quattro goals contro la vostra Nazionale olimpionica a Londra. Con grande stupore del dirigente italiano, Langvold rispose che nessun compenso spettava alla squadra, della quale lui era presidente, in quanto in Danimarca i giocatori non avevano nessun vincolo con i clubs, essendo questi puramente dilettantistici. Così venni interpellato dal mio presidente per telefono ed invitato a fissare la cifra di trasferimento al Torino. Ma una seconda telefonata venne a mutare il primitivo progetto: questa volta è il Dott. Boella della Nordisk Fiat di Copenaghen, che, per incarico dell’avvocato Agnelli, desidera avere un colloquio per contrattare un mio eventuale passaggio alla Juventus. Optai per la Juventus ed il giovedì 18 novembre 1948 firmai un contratto triennale per la società italiana, rappresentata dal signor Secondo Artino, segretario amministrativo e delegato del club. Il signor Artino, esperto in materia di trasferimenti, mi convinse a partire immediatamente per l’Italia, promettendo le vacanze in Danimarca dell’imminente Natale 1948, con relativo rimborso spese, affinché potessi sistemare e definire le mie pratiche private. Domenica 21 novembre 1948, feci il mio esordio nella Juventus contro il Bari. Conoscevo appena il colore della mia nuova maglia, non conoscevo i compagni, e scendendo in campo, trovavo strano schierarmi a salutare il pubblico: dovevo abituarmi, ero ormai professionista. Fui felice a fine partita per la vittoria (1-0, rete segnata allo scadere del tempo da Muccinelli), ma non per il mio esordio difficile per molteplici ragioni, fondo campo duro, clima, ambientamento, ed infine perché era il mio primo match da professionista. Nel corso del mio primo campionato in Italia, una grave sciagura colpì il football italiano: la tragedia di Superga. Fui fra i primi ad accorrere a Superga, dove un uomo, bianco in volto, con capelli grigi, con le lacrime agli occhi, stava ritto in mezzo ai cadaveri. Era Mr. Pozzo, che lacrimante diceva: “I miei ragazzi, i miei ragazzi...” Così ho rivisto per l’ultima volta chi era stato mio cavalleresco avversario: Mazzola, Ballarin, Gabetto, Ossola, con i quali ero solito consumare i pasti da “Mamma Gina”».
http://ilpalloneracconta.blogspot.com/
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