Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
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13 |
24 |
6 |
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C |
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N |
23 |
42 |
10 |
12 |
1 |
39 |
17 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.586 |
Giocate |
3.092 |
2.510 (54,73%) |
Vittorie |
1.699 (54,95%) |
1.177 (25,67%) |
Pareggi |
840 (27,17%) |
899 (19,60%) |
Sconfitte |
553 (17,88%) |
8.205 |
Fatti |
5.383 |
4.464 |
Subiti |
2.915 |
C. Europee |
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Era 3 pti (uff.) |
514 |
Giocate |
1.564 |
282 (54,86%) |
Vittorie |
929 (59,40%) |
114 (22,18%) |
Pareggi |
374 (23,91%) |
118 (22,96%) |
Sconfitte |
261 (16,69%) |
873 |
Fatti |
2.748 |
472 |
Subiti |
1.383 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 31.05.2010
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29 MAGGIO 2010 - OCCASIONE (QUASI) PERDUTA?
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di Antonio La Rosa
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Sabato 29 maggio 2010, si è tenuta a Torino la manifestazione organizzata dai tifosi a ricordo delle vittime dell’Heysel, e per sollecitare la nuova dirigenza bianconera a richiedere la revisione del processo sportivo per i fatti della cosiddetta “calciopoli”. Come tutte le iniziative e le manifestazioni in generale, anche questa può essere letta in modi diversi a seconda dal valore che ad essa si voglia dare, ed invero ha avuto le sue note positive, ma anche quelle negative: potremmo parlare insomma di un bicchiere pieno a metà, nel senso che il segnale importante è stato dato, ma probabilmente non in maniera troppo incisiva. Ed allora vediamo quali, a mio giudizio, sono stati gli aspetti da evidenziare, e anche i punti deboli della manifestazione. C’è il chiaro segnale di una tifoseria che, disillusa e frustrata da quattro anni che, più avanti nel tempo, saranno considerati gli anni più bui della storia bianconera, adesso vuole fare sentire la sua voce, pretende rispetto, e domanda con forza che si faccia luce sulla maledetta estate 2006, sulle omertà che ancora permangono a copertura di quell’autentico colpo di Stato organizzato a danno della Juventus, con complicità manifeste o occulte. C’è il chiaro segnale di una tifoseria che chiede una svolta radicale dopo quattro anni di eccessiva remissività dirigenziale, di accondiscendenza autolesionistica verso i poteri forti che governano il calcio attuale, e dunque chiede che la nuova dirigenza non ripeta certi atteggiamenti del passato, quasi fosse un delitto il far sentire la propria voce nelle sedi competenti, o tutelare l’immagine della Juventus e dei suoi tifosi. E c’è soprattutto il desiderio di riscossa per il futuro, per ritornare a quello che la Juventus è sempre stata negli anni. Detto ciò, non sono mancati i punti deboli e discutibili, sui quali purtroppo (e c’era da aspettarselo), i mezzi di disinformazione di massa ci hanno inzuppato il pane nella loro solita maniera indecorosa, ma di questo dirò oltre, e ne parlerò da testimone oculare. Intanto non posso non ricordare la precedente manifestazione del primo luglio 2006, alla quale parteciparono, nelle stime diciamo più negative, non meno di ventimila tifosi, realisticamente intorno a quarantamila tifosi, in una giornata di gran caldo (38 gradi all’ombra) e praticamente di ferie estive: bene stavolta i presenti sono stati molto meno, non certo i 1.500 indicati (a mio giudizio non meno di 4.000 presenze), da certi organi di disinformazione, ma sicuramente molto meno della manifestazione di quattro anni addietro, e la cosa non mi pare un buon segnale. Specie se si pone mente al fatto che ovunque (siti, forum etc.) si legge che la tifoseria juventina deve farsi sentire e deve fare qualcosa di forte per difendere la “maglia bianconera”: forse in molti c’è scetticismo e non si è creduto troppo alla manifestazione, ai possibili risultati sul piano della pressione verso la nuova dirigenza. Direi che si è notata pure una certa assenza della città di Torino, dato che la metà almeno era proveniente dal resto dell’Italia, in particolare zona centro meridionale, e francamente mi sarei aspettato maggiore presenza della tifoseria locale, per una evenienza del genere. Poi ci sono stati degli episodi che ritengo poco opportuni, a cominciare dalla maglietta con una scritta anti Materazzi, di dubbio gusto, indossata da uno degli oratori ad inizio manifestazione, a proseguire a certi cori contro la tifoseria del Liverpool: per quanto riguarda la prima, se posso capire (ma non giustificare) che una maglia con scritte inopportune venga indossata da partecipanti al corteo, non altrettanto da chi prende parola pubblicamente e di fatto parla quasi a nome di tutta la tifoseria bianconera, in casi del genere un certo stile ritengo vada mantenuto; nel secondo caso, francamente sarebbe ora di chiudere questa fase, anche perché, mentre a Liverpool, proprio ad Anfield Road, viene messa una targa commemorativa dei caduti dell’Heysel, certe tifoserie diciamo “animals” è più facile trovarle a latitudini più vicine alle nostre, quando indossano magliette rosse con la scritta – 39, o quando intonano cori beceri verso i nostri tifosi caduti quella sera (o verso Scirea e verso altre tragedie che hanno toccato la famiglia Agnelli), e purtroppo queste condotte delinquenziali non vengono mai represse come meriterebbero. Sul punto peraltro continuo a dissentire su quanto ascoltato anche da autorevoli oratori intervenuti sul palco, che hanno nuovamente sostenuto la tesi che quella coppa vada restituita in quanto non ci appartiene. Io sostengo e sosterrò sempre il contrario, QUELLA COPPA CI APPARTIENE, ANZI APPARTIENE SOPRATTUTTO A COLORO CHE ANDARONO LI’ PER VEDERLA ALZARE A CAPITAN SCIREA, E NON EBBERO LA FORTUNA DI RIENTRARE IN ITALIA. E’ la coppa che non ha premiato soltanto un cammino direi trionfale in Europa quella stagione, ma che è soprattutto il più importante ricordo e testimonianza di una passione sportiva enorme, di gente che voleva partecipare ad una festa di sport e gioire per le gesta dei propri beniamini; è la coppa che deve essere ricordata sempre come testimonianza di sport che batte la violenza e l’odio, forse non tutti hanno capito questo messaggio, facendo in tal modo il gioco di quelli sciacalli antijuventini che, tuttoggi parlano di una coppa piena di sangue, speculando vergognosamente su morti che, lo voglio ricordare, SONO I NOSTRI MORTI PRIMA DI TUTTO, E MORTI PER PASSIONE SPORTIVA, COSA PER LA QUALE DOVREBBERO ESSERE ONORATI DA TUTTI, COMPRESI COLORO CHE SONO DICHIARATAMENTE ANTIJUVENTINI. Altra cosa che a mio giudizio è da stigmatizzare, i cori del corteo erano soprattutto rivolti al passato ma non al futuro. Mi spiego: è giusto ed anche prioritario, come ho spesso avuto modo di scrivere, che si faccia chiarezza sulla vicenda calciopoli anche alla luce di quanto sta emergendo nel processo a Napoli; è doveroso verso i tifosi che la società faccia ogni sforzo per riabilitare l’immagine della Juventus, e per pretendere che la legge sportiva sia uguale per tutti coloro che hanno compiuto gesti illeciti, inopportuni, sleali, chiamiamoli come si voglia, e dunque se le condotte contestate alla Moggi ebbero a produrre una immane condanna verso una squadra, non si vede perché chi ha avuto comportamenti peggiori, e sta beneficiando da quattro anni di questa situazione, non debba avere analoga punizione adesso. Ma credo che ai tifosi juventini interessi che questa opera di verità e giustizia sia parallela alla ricostruzione di una squadra che riporti questi colori al vertice del calcio italiano ed internazionale: in altri termini, occorre riabilitare da un lato l’immagine della Juventus, ma occorre anche riavere LA JUVENTUS LEADER DEL CALCIO ITALIANO NELL’AVVENIRE. E’ questo che va chiesto ai nuovi dirigenti, dopo anni nei quali si è parlato di “progetto”, senza avere invero alcun progetto. Infine, andiamo alla vicenda finale, presentata da tanti servizi giornalistici e televisivi, come i momenti di tensione e di assalto alla sede della Juventus. La tifoseria juventina intanto dovrebbe sempre ricordarsi di essere nell’occhio del ciclone, di essere sempre quella additata in negativo dai veri fomentatori di odio, ossia certi cronisti Sky, gazzettieri dello sport, i Garanzini, i zilianipaolo (personaggio che contro la Juve sfoga la sua frustrazione di vita per non avere mai provato la gioia di una affettuosa carezza femminile, o maschile, a seconda dei gusti del personaggio), i commentatori “raisettari” e ciarpame mediatico di tale guisa: pertanto dovrebbe stare molto attenta ai propri comportamenti, tenuto conto che anche un minimo episodio negativo viene amplificato. Insomma, il clichè che vide uno stadio squalificato e successivamente una curva squalificata per qualche coro di pochi secondi (a fronte delle collusioni quando un intero stadio di una squadra triplettara di cartone, ululava contro un giocatore di colore juventino, rimanendo impunita!), continua e continuerà fino a quando Andrea Agnelli, o chi per lui, non alzerà in modo serio la voce, arrivando anche al boicottaggio di quei giornali e televisioni che fomentano ancora l’odio verso la Juventus e i suoi tifosi. Quello che è accaduto a fine corteo, in sostanza, non è stato affatto esempio di inciviltà di una tifoseria, e non a caso qualche osservatore attento ha delimitato in una ventina di persone presenti (su 1.500, se attendibili i dati minimi delle presenze al corteo, insomma una inezia), i responsabili di qualche episodio poco edificante, che è consistito solo nello sparo di qualche petardo e nel lancio di un fumogeno verso la sede della società, come reazione al fatto che nessuno era presente ivi per dare almeno un minimo di segnale alla tifoseria che aveva comunque voluto dare una testimonianza di amore ed affetto verso i colori bianconeri. Dunque qualche isolato gesto di stizza verso una assenza della dirigenza che è stata letta un po’ come insensibilità verso la tifoseria, un po’ come indifferenza verso le istanze che provenivano dalla manifestazione. Poteva anche essere presente qualcuno della società, anche se, chi ha buona memoria, ricorda che quattro anni addietro, la dirigenza bianconera accolse i tifosi in corteo, e in particolare l’allora presidente Cobolli Gigli ebbe parole di elogio verso i partecipanti, assicurando il massimo impegno a difesa della Juventus. Come poi è finita lo sappiamo bene, dunque possiamo pur accettare una assenza inopportuna di qualcuno dello staff societario, a patto che nei fatti si vedano comportamenti all’altezza della situazione. Detto ciò, nei resoconti che sono circolati, si è solo parlato di qualche coro inopportuno (vi assicuro molto ma molto limitati per tutta la durata del corteo, oltre due ore), e si è enfatizzato anche troppo qualche petardo esploso alla fine della manifestazione, che in questo modo è stata presentata come manifestazione quasi di violenza ed inciviltà, mentre è stata in gran parte una festa di tanti amici ritrovatisi un pomeriggio a Torino, per dimostrare attaccamento e amore verso la propria squadra. Anche contro questo atteggiamento ostile dei media, la nuova dirigenza dovrà fare i conti, perché è il rovescio della medaglia del buonismo enfatico verso i triplettari di cartone, a cui viene consentito di tutto, ed in particolar modo di fomentare odio, di offendere a 360 gradi, di calpestare normative sportive e non sportive. La difesa della Juve credo debba ripartire da un atteggiamento diverso, anche di scontro, della società con quei giornali e quelle televisioni che mostrano ostilità preconcetta verso la squadra più importante d’Italia e verso la tifoseria più numerosa d’Italia. Su queste cose dovrà dunque misurarsi il nuovo presidente Andrea Agnelli e lo staff che si è costruito attorno, e non sarà compito facile: ma se amano davvero la Juve, potremo magari non vincere subito, però tornare subito ad essere rispettati e competitivi.
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
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