Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
|
9 |
16 |
4 |
4 |
1 |
12 |
5 |
C |
7 |
15 |
4 |
3 |
0 |
16 |
7 |
F |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
N |
16 |
31 |
8 |
7 |
1 |
28 |
12 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.579 |
Giocate |
3.088 |
2.508 (54,77%) |
Vittorie |
1.699 (55,02%) |
1.172 (25,60%) |
Pareggi |
836 (27,07%) |
899 (19,63%) |
Sconfitte |
553 (17,91%) |
8.194 |
Fatti |
5.378 |
4.459 |
Subiti |
2.910 |
C. Europee |
|
Era 3 pti (uff.) |
512 |
Giocate |
1.557 |
281 (54,88%) |
Vittorie |
927 (59,54%) |
113 (22,07%) |
Pareggi |
369 (23,70%) |
118 (23,05%) |
Sconfitte |
261 (16,76%) |
871 |
Fatti |
2.737 |
472 |
Subiti |
1.378 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 22.05.2010
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Gianluigi Roveta
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di Bidescu
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Nasce a Torino, il 21 maggio 1947. Chiamato “Giangi”, appena dodicenne arrivava allo stadio in bicicletta; capelli gialli, ottimo tocco di palla, buona visione di gioco. La sua bella figura, il suo stile, era quanto di meglio potesse rappresentare la Juventus sui campi delle squadre minori. Mario Pedrale stravedeva per lui anche se, il grande istruttori dei piccoli giocatori bianconeri, aveva un debole per tutti quanti e per tutti, in cuor suo, si augurava di vederli in prima squadra. Pedrale diceva: «Roveta non è un difensore, ma un centrocampista». Ma a “Giangi” importa poco del ruolo, per lui è fondamentale giocare ed entrare nella gloriosa storia bianconera. Bene impostato tecnicamente ed atleticamente, è un atleta serio, disciplinato e tutt’altro che privo di temperamento agonistico. «Non sono timido», racconta Roveta, «sono molto riservato nei miei sentimenti, nonché molto geloso della mia intimità; chi mi sta vicino sa, però, che quando c’è da reagire, da combattere a viso aperto, non mi tiro certamente indietro. Sono juventino dalla nascita, sono stato tre anni sotto le cure di Pedrale, ai tempi del NAGC; è stato il mio padre calcistico, mi ha insegnato cosa fare, come giocare. Se sono quello che sono, lo devo in gran parte a lui». Chiuso da Salvadore, lascia la Juventus nell’estate del 1972 e raggiunge il Mantova, dopo aver totalizzato 77 presenze ed aver contribuito allo scudetto del 1972. Dopo solo una stagione, si separa dalla squadra virgiliana per ritornare in Piemonte, più precisamente al Novara; a 27 anni appende gli scarpini al chiodo, quasi a testimoniare che per lui il calcio era sinonimo di Juventus.
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