Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
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9 |
16 |
4 |
4 |
1 |
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5 |
C |
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4 |
3 |
0 |
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7 |
F |
0 |
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0 |
N |
16 |
31 |
8 |
7 |
1 |
28 |
12 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.579 |
Giocate |
3.088 |
2.508 (54,77%) |
Vittorie |
1.699 (55,02%) |
1.172 (25,60%) |
Pareggi |
836 (27,07%) |
899 (19,63%) |
Sconfitte |
553 (17,91%) |
8.194 |
Fatti |
5.378 |
4.459 |
Subiti |
2.910 |
C. Europee |
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Era 3 pti (uff.) |
512 |
Giocate |
1.557 |
281 (54,88%) |
Vittorie |
927 (59,54%) |
113 (22,07%) |
Pareggi |
369 (23,70%) |
118 (23,05%) |
Sconfitte |
261 (16,76%) |
871 |
Fatti |
2.737 |
472 |
Subiti |
1.378 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 06.04.2010
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Luis Del Sol
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di Bidescu
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Nato ad Arcus de Qualon (Spagna) il 6 aprile 1935. Comincia giovanissimo nelle file del Real Betis di Siviglia dove lo preleva il Real Madrid nel 1959. Con la bianca casacca delle “merengues” vince due volte il titolo spagnolo (1961 e 1962), altrettante Coppe (1960 e 1962) e conclude la stagione 1959-60 aggiudicandosi Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale. Dopo i mondiali cileni del 1962 sembra destinato a raggiungere il Torino che tuttavia, al momento di concludere l’affare, lascia cadere l’opzione per mancanza di liquidi. La Juventus,che conosce assai bene Del Sol per esserselo trovato di fronte nei quarti di finale della Coppa dei Campioni del 1961-62, ne approfitta ed il piccolo spagnolo, costato 350 milioni, si veste di bianconero. Indomabile, grande lottatore, un maratoneta dei campi di calcio, è l’autentico pilastro della Juventus “operaia” creata da Heriberto Herrera, il mister paraguayano che predica il “movimiento”, ossia giocatori a tutto campo e che sappiano giocare senza palla. Di Stefano lo definisce il “postino” del gioco del calcio, in riferimento alle sue singolari attitudini di fondista ed alle sue inesauribili doti di distributore del gioco. Del Sol è un centrocampista che sa tessere trame su trame, coprendo in continuità e per tutto l’arco della partita, una zona del campo, instancabile ed insuperabile nel ritmo. «Da un lato mi fa piacere essere definito un “maratoneta”», spiega Luis, «anche perché, con il gioco moderno, chi non corre il pallone non lo vede mai; però non vorrei essere citato soltanto come un emulo di Abele Bikila, perché credo di sapere anche giocare al calcio e di averlo dimostrato». Questo il giudizio di “Beppe” Furino, che ne prenderà il posto: «Professionista impegnato, un compagno nel senso completo della parola, un motore che divora chilometri senza pause, pronto ad aiutarti in caso di necessità. Quando arriva alla Juventus, io sto giocando nelle giovanili. Lo vedo ed imparo. È un esempio, un punto di riferimento. Oltre alla gran voglia di correre ha voglia di vivere con intensità i giorni che ha davanti. Gli piace mangiare, fumare e divertirsi. In campo non risente di queste concessioni, peraltro legittime». Al suo arrivo il problema più grosso sembra quello della convivenza con Omar Sivori. Sono due fenomeni della “pelota” con un passato burrascoso ed una lite durante la “bella” di Coppa Campioni disputata al “Parco dei Principi” di Parigi nel 1962. La frattura sembra insanabile, ma Omar e Luis dimenticano insulti pregressi, fanno la pace ed in tre stagioni (dal 1962 al 1964) deliziano il popolo bianconero. «Giocherò fino a me sento fresco, scattante, nel pieno della forma fisica e morale», spiega ancora il “postino”, «smetterò, tuttavia, non appena mi accorgerò di non essere più questo Del Sol, il vero. Sarò io il primo a capire quando arriva l’uomo del martello, quello che mi costringerà ad attaccare gli scarpini al chiodo».Del Sol milita al servizio della squadra bianconera per otto stagioni: 292 partite (228 in campionato, 26 in Coppa Italia e 38 nelle Coppe europee) e 29 goals (20, 6 e 3 rispettivamente) e lega il suo nome alla Coppa Italia 1965 ed allo scudetto 1967 strappato dai bianconeri all’Inter di Helenio Herrera all’ultima giornata. Lascia la Juventus nell’estate del 1970 ed approda alla Roma dalla quale si separa dopo un paio d’anni per rientrare in Spagna. Con la Nazionale spagnola partecipa alle avventure mondiali del 1962 in Cile e del 1966 in Inghilterra. Al servizio delle “furie rosse” disputa 16 partite e realizza 4 goals.
Il racconto di Caminiti: «“Il pianeta Del Sol”, titolò un giornale, forse per la meraviglia di questo podista sempre impegnato a sgobbare, che il dottor Mauro Sgarbi, medico sociale della Juventus, “registrò” con queste speciose parole: «A che cosa attribuire la sua eccezionale resistenza fisica e la sua lucidità di mente anche in condizioni di lavoro gravoso ??? Indubbiamente, l’armonico sviluppo di ogni apparato, la perfetta funzione degli organi del circolo e del respiro e la loro facilità di adattamento alle situazioni più critiche determinate da sforzi notevoli, l’elevata soglia del lavoro aerobico e la facilità di recupero nei brevi momenti di riposo sono fattori della massima importanza nel conseguimento di prestazioni atletiche di altissimo livello». Ci si chiedeva in quei giorni come avesse potuto il Real Madrid rinunciare ad un giocatore del valore di Del Sol. In tribuna stampa, diverse erano le correnti di pensiero. Luis Del Sol di Siviglia, rappresentava nel calcio l’altra faccia della medaglia. Da una parte i fuoriclasse patentati: Di Stefano e Kopa in testa; dall’altra, quelli che si esprimono faticando: in testa Del Sol; la fatica di chi è meno dotato di genio, di fantasia, di piede e supplisce con il resto. Una tesi di comodo per chi il calcio andava a guardarlo per capire il contributo alla partita, reale e non fittizio, di ciascun giocatore. La tesi di chi eternamente ha confuso stile con classe. In certi momenti della sua recitazione, Del Sol poteva rassomigliare ad un botolo ringhioso; ma guardatelo quando va a “matare” il suo “nemico” Suarez in uno struggente pomeriggio di dicembre al “Comunale” stipatissimo. 22 dicembre 1963, il capolavoro di Del Sol in maglia bianconera, forse, è questo. Juventus-Inter 4 a 1. Si sta parlando dell’Inter primatista di tutto. Non dimenticherò mai la sua partita disegnata attraverso corse e rincorse belluine, con un dribbling di possesso reiterato, con finte, controfinte, tocchi e lanci misurati; un piede svelto e protervo; una dedizione assoluta; un estro, una fantasia ribaldi. Ricordo che, nella mia prosa su “Tuttosport”, vedevo piccoli coltelli sivigliani mulinare nella corsa sbalorditiva del podista spagnolo. Luisito Suarez fu affettato per bene. Quella vittoria della Juventus fu il capolavoro di Del Sol. Riassumerne lo stile è facile ed al contempo difficile. Lo scudetto, che la Juventus si meritò sul petto nel campionato 1966-67, fu suo merito nella misura del suo prodigarsi, che era immenso. L’allenatore, convocato da quei dirigenti, per iniziare il dopo Sivori, era un messere stravagante e persecutorio, il paraguaiano Heriberto e si sa come Del Sol ci ebbe qualche volta da ridire. Vicende forse ingrandite dalla fantasia popolare, ma è pur certo che Heriberto arrivava perfino a lamentarsi di un “professional” così puntiglioso e garantito al mille per mille. Che poi anche Luis amasse il grissino o la sigaretta ogni tanto, è pacifico. Anzolin, Gori, Leoncini; Bercellino, Castano, Salvadore; Favalli, Del Sol, Zigoni, Cinesinho, Menichelli. Fu una Juventus tempestata di rincorse prodigiose, perché l’inseguimento all’Inter, tanto più dotata di tecnica e di favori “divini”, potesse andare a buon fine. Infallibilmente, con gli anni, Del Sol dovette arretrare la linea di demarcazione del suo gioco; per dirigere da dietro la pattuglia; e spariva all’inizio dell’era Boniperti, dopo aver giocato 292 volte con appena 29 goals, molti di più, in conclusione, di quelli che, nella sua carriera di cursore perfino più proficuo, avrebbe segnato poi il suo allievo migliore, che arrivò in tempo ad ammirarlo negli allenamenti. E mai ne avrebbe scordato l’insegnamento, Furino. Il sivigliano silenzioso ed un po’ torvo, la fronte, come gli occhi, sempre bassa, sul pallone da domare, aveva portato nella Juventus il senso del dovere sul piano tattico e della disciplina comportamentale; che diventa alla domenica basilare nel contributo alla fatica di tutti. E naturalmente per chi non confonde stile con classe, Del Sol aveva anche classe; non portava la valigia a Di Stefano; era stato preminente per fabbricare la grandezza del Real».
http://ilpalloneracconta.blogspot.com/
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