Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
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9 |
16 |
4 |
4 |
1 |
12 |
5 |
C |
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4 |
3 |
0 |
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7 |
F |
0 |
0 |
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0 |
0 |
0 |
N |
16 |
31 |
8 |
7 |
1 |
28 |
12 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.579 |
Giocate |
3.088 |
2.508 (54,77%) |
Vittorie |
1.699 (55,02%) |
1.172 (25,60%) |
Pareggi |
836 (27,07%) |
899 (19,63%) |
Sconfitte |
553 (17,91%) |
8.194 |
Fatti |
5.378 |
4.459 |
Subiti |
2.910 |
C. Europee |
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Era 3 pti (uff.) |
512 |
Giocate |
1.557 |
281 (54,88%) |
Vittorie |
927 (59,54%) |
113 (22,07%) |
Pareggi |
369 (23,70%) |
118 (23,05%) |
Sconfitte |
261 (16,76%) |
871 |
Fatti |
2.737 |
472 |
Subiti |
1.378 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 14.02.2010
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Roberto Vieri
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di Bidescu
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La storia del calcio è fatta di tipi stravaganti come “Bob” Vieri; basta cercare in epoche di meno solido pragmatismo e di più diffusa poesia, come il calcio, nei ruggenti anni venti; poesia, appunto, condita appena da un pizzico di professionalità. La poesia di Bigatto, strenuo lottatore, è ancora impregnata di rimembranze dannunziane ed assai poco propensa alla filosofia pratica del risultato da conquistare ad ogni costo. Per non parlare di Pastore, il centrattacco di quella Juventus, in fondo tardo-romantica e tardo-garibaldina, che nei ruvido tackle con il “centr’half” avversario, scopre in se stesso insospettate doti drammaturgiche e finisce sul set del nascente mondo cinematografaro. Vieri, tanto per tornare in argomento, in quella Juventus di estrosi protagonisti ci sarebbe stato molto bene. Al termine del torneo 1968-69, altalenante nei risultati e negli umori, c’è aria di gran rinnovamento in casa juventina. È finito il lungo ciclo “heribertiano” ed, al posto del trainer paraguaiano, arriva un signore paffuto con occhietti sornioni e l’aria navigata di chi del calcio conosce proprio tutto; si chiama Luis Carniglia, è argentino e vanta trascorsi di gran prestigio sia in Italia che all’estero. Ed arrivano anche giocatori nuovi: lo stopper Morini, che eredita il posto tenuto gloriosamente per anni da Bercellino, Leonardi, ala di ruolo non giovanissima ma indispensabile per un attacco imperniato l’anno prima sul solo Anastasi. Ed, infine, Vieri dalla Sampdoria, lasciando grande rimpianto fra i tifosi blucerchiati; approda a Torino e l’attesa dei tifosi juventini è naturalmente grande. L’acquisto boom è costato il sacrificio di Benetti ed una barca di soldi. Qualcuno avanza dei dubbi sull’utilità di un giocatore così estroso, in un complesso nel quale già figura Helmut Haller, ovvero l’estro fatto persona. Ma sono dubbi, si dice, presto destinati a cadere; e poi, proprio nelle file della Sampdoria, Vieri ha giocato partite memorabili contro la Juventus. Ben venga Vieri, dunque; al primo approccio col nuovo ambiente, “Bob” ricorda figure antiche e recenti di juventini stravaganti eppur grandissimi. Cesarini, per esempio, aveva lo stesso carattere e caracollava con la stessa indolenza per il campo, in attesa di mettere a segno la zampata che risolveva la partita. E non parliamo poi di Sivori; “Bob” ricorda il grande Omar non solo nell’aspetto (“cabezon” e calzettoni srotolati) ma anche e soprattutto nell’incedere palla al piede, nella dimestichezza con il pallone. Sono impressioni della prima ora e, magari, si esagera nel gravare di responsabilità il giovanotto, che ha appena ventitre anni e ben poca esperienza a certi livelli. Carniglia, dalla sede del ritiro precampionato, si lascia trasportare da entusiasmi squisitamente romantici ed ai cronisti, che cercano anticipazioni sulla nuova Juventus attesa alla riscossa, dispensa giudizi entusiastici sul conto di questa mezzala nuova ed antica al tempo stesso, che “tiene piedi come mani” ed a cui il nuovo trainer juventino non si sente di dover insegnare niente. Il tempo delle verifiche non tarda a venire; dopo le partitelle amichevoli, il primo impegno di un certo livello avviene al “Comunale” contro l’Ajax, vice-campione d’Europa, che viene a collaudare la condizione della Juventus nuova edizione. È una serata calda di inizio settembre e la folla risponde in massa; naturalmente, è Vieri l’osservato speciale e l’ex-sampdoriano si cala alla perfezione nella parte. Prestazione orgogliosa, la sua, con momenti davvero entusiasmanti di calcio persino lussuoso. La squadra va a singhiozzo, manca di intesa tra i reparti e la partita vive sugli spunti dei singoli e di “Bob”; la mezzala gioca nella posizione di regista offensivo, che Carniglia gli ha assegnato, e dal suo piede partono tutte o quasi le offensive bianconere. L’incontro, che si era messo male per la Juventus dopo un goal di Groot in apertura di ripresa, viene raddrizzato proprio da due prodezze di Vieri; la prima frutta un’autorete di un difensore olandese su sua stangata dal limite e la seconda consente alla squadra bianconera di aggiudicarsi l’incontro. Una discesa in slalom, nugoli di avversari saltati con un dribbling noncurante e persino sfottente ed alla fine botta ravvicinata con palla che va nel punto più lontano per il portiere. Insomma, un esordio alla grande; la gente di fede bianconera esulta e si prepara a far festa per gli impegni che contano. Si comincia con la Coppa Italia: Vieri, che salta il primo turno per una squalifica rimediata alla fine del campionato precedente, debutta a Bergamo e può ben poco nel grigiore generale della squadra. Qualcosa di meglio si vede in Coppa delle Fiere, ma anche la netta vittoria (3 a 1) a spese dei bulgari del Lokomotiv non dissipa tutti i dubbi sulla funzionalità del complesso “carnigliano”. Haller trotterella esattamente come l’anno precedente e quando ha lui la palla tutto va bene; ma capita spesso che il suo avversario diretto si ritrovi smarcato ed a centrocampo si soffre tantissimo. Vieri, dal canto suo, non ha certamente attitudini da maratoneta, né Carniglia pretende da lui l’assolvimento di compiti di marcatura; Furino e Del Sol devono in definitiva correre per quattro e la squadra si sbilancia fatalmente. Il campionato comincia alla grande; il Palermo di Bercellino II e di un certo Causio subisce quattro reti a Torino, con Vieri in cabina di regia ed Haller nelle vesti di cannoniere. Ma già a Verona, seconda giornata, si intuisce che la squadra, così impostata, denuncia preoccupanti lacune e sbandamenti. La coppia formata dal tedesco e da “Bob” è esemplare sotto il profilo stilistico; classe da vendere e numeri di alta scuola, per la gioia di Carniglia, ma i tempi suggeriscono soluzioni meno spettacolari e più redditizie. Sette giorni dopo la sconfitta di Verona, la Juventus è attesa dal difficile incontro contro il Bologna. I bianconeri iniziano con puntiglio e vanno anche andati in goal per primi, proprio con Vieri, esecutore di una esemplare punizione dal limite, con palla tagliata ed angolatissima. Non è sufficiente, però; la squadra bolognese corre e marca con maggiore determinazione ed il filtro, che il centrocampo bianconero riesce ad effettuare, è quanto mai approssimativo. Le partite successive confermano le difficoltà della squadra ad esprimere un gioco apprezzabile; dopo la duplice sconfitta nel derby e con il Vicenza, nella guida tecnica della squadra subentra Ercole Rabitti. La Juventus cambia totalmente; dopo la vittoria sull’Inter, la squadra perde di misura a Napoli (0 a 1) e Vieri è nuovamente al centro dell’attenzione. Succede che “Bob” calcia contro il palo un rigore, buttando alle ortiche un pareggio che avrebbe significato rilancio. È un episodio significativo, ma non è certamente solo per il penalty sciupato che Rabitti accantona “Bob” nella successiva trasferta di Cagliari; il nuovo allenatore ha vedute opposte a quelle del suo predecessore ed esige dai suoi giocatori una disponibilità totale, sia in costruzione che in interdizione. Cuccureddu, il fresco acquisto novembrino, esemplifica le nuove concezioni tattiche e la squadra, corroborata nel tono atletico, comincia a risalire la classifica. “Bob” è un capitale tecnico tutt’altro che irrilevante ed il suo contributo, pur ridimensionato rispetto alle previsioni iniziali, sarà comunque apprezzabile. Il rientro contro la Fiorentina non dice molto, ma ben di più significa la sua prova a “San Siro” contro il Milan, sette giorni più tardi. All’inizio della ripresa è un suo piccolo capolavoro che permette alla Juventus di passare in vantaggio; ancora una lunga discesa in dribbling, finte e contro-finte quasi a ritmo di danza e poi il tiro, a mezza altezza, sul quale Cudicini, che pure si allunga, non riesce ad arrivare. È un goal alla Sivori, stavolta anche i più scettici sono d’accordo. Ma il paragone si ferma lì; una prodezza significa tutto e nulla, nel calcio ormai ben poco romantico dei nascenti anni settanta. Vieri non è un brocco, come frettolosamente i denigratori, delusi dalle sue prime esibizioni in campionato, lo avevano definito. Vieri ha talento da vendere ma non basta questo per fare un fuoriclasse; bastava, forse, nella Juventus pigliatutto di Cesarini ed ancora in quella assai più vicina di Sivori e degli altri fuoriclasse. Ma proprio con Sivori si è chiusa un’epoca e troppo tardi arriva “Bob” Vieri per riproporre tempi irrimediabilmente superati. Viene ceduto al Bologna dove, accanto a Bulgarelli, disputerà memorabili prestazioni. In seguito, un continuo peregrinare in formazioni minori prima del viaggio in Australia, dove troverà un ingaggio, presso il Marconi di Sydney. Ritorna alla ribalta negli anni novanta, quando i figli Max e, soprattutto, Christian calcano i campi di calcio, ripercorrendo le orme del padre; particolare curioso, entrambi i figli militano nella Juventus, anche se Max non avrà mai l’onore di indossare la maglia bianconera in partite ufficiali.
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