 Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
|
23 |
44 |
12 |
8 |
3 |
37 |
20 |
C |
19 |
30 |
7 |
9 |
3 |
26 |
20 |
F |
1 |
0 |
0 |
0 |
1 |
1 |
2 |
N |
43 |
74 |
19 |
17 |
7 |
64 |
42 |
T |
 La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
|
Serie A |
4.606 |
Giocate |
3.106 |
2.519 (54,69%) |
Vittorie |
1.707 (54,96%) |
1.182 (25,66%) |
Pareggi |
843 (27,14%) |
905 (19,65%) |
Sconfitte |
556 (17,90%) |
8.230 |
Fatti |
5.403 |
4.489 |
Subiti |
2.931 |
C. Europee |
|
Era 3 pti (uff.) |
518 |
Giocate |
1.584 |
283 (54,63%) |
Vittorie |
938 (59,22%) |
115 (22,20%) |
Pareggi |
379 (23,93%) |
120 (23,17%) |
Sconfitte |
267 (16,86%) |
876 |
Fatti |
2.773 |
478 |
Subiti |
1.408 |
Tutti i numeri della Juventus |
|
Pubblicato il 01.02.2010
|
Juventus - Lazio 1 - 1 - RITORNO AL ... PAREGGIO!
|
di Antonio La Rosa
|
Abbiamo interrotto la serie negativa di sconfitte, ed in particolare di sconfitte casalinghe, come dire, visto quello che passa il convento, dobbiamo accontentarci anche di non perdere in casa contro una squadra in grave difficoltà come la Lazio. Non ci si poteva certo aspettare lo stravolgimento di un trend che dura ormai da fine novembre, che, più delle sconfitte in serie, aveva denotato la totale mancanza di personalità e di gioco della squadra, ed in fondo la gara è andata secondo i canoni che era logico attendersi: un primo tempo che di fatto è quasi fotocopia di quelli disputati dalla Juventus nel recente passato, una ripresa con segnali più confortanti di riscossa, ma con l’emergere dei soliti problemi di tenuta atletica e di controllo del risultato. Pareggio dunque prodotto anche da qualche situazione sfortunata (leggasi palo di Diego), compensata da un rigore generoso, che però non credo abbia fatto poi tanto bene, dato che da quel momento la squadra è sembrata fermarsi, subendo il pareggio e finendo un po’ in affanno. E pareggio che dice chiaramente al nuovo allenatore, come ci sarà moltissimo da lavorare.
Aspetti positivi
La prima parte della ripresa francamente non mi è dispiaciuta, squadra più determinata, maggiore movimento senza palla, delle buone trame d’attacco, un palo colpito e poi il gol, anche se su rigore quantomeno generoso. A ciò aggiungerei che il centrocampo è stato confortante nella doppia fase interdizione – impostazione, anche se in qualche momento si è rallentato un po’ troppo la manovra, ma quantomeno non ci sono state iniziative velleitarie e approssimative.
Aspetti negativi.
Posto che il primo tempo mi è sembrato un po’ la fotocopia del primo tempo di sabato scorso contro la Roma, e in generale, del gioco bianconero mostrato da dicembre in poi, la vera preoccupazione deriva dal fatto che per l’ennesima volta la squadra viene rimontata o comunque non riesce a tenere il risultato. C’è evidentemente un problema di testa, la squadra si sente insicura appena colpita e tende a disunirsi. Conseguenza anche del fatto che concretizza poco in avanti, e non potrebbe essere diversamente, visto che le migliori conclusioni a rete (poche per la verità) sono state dei centrocampisti, Diego e Candreva, per cui la squadra ben sapendo che in questo momento è poco incisiva, ma alquanto vulnerabile in difesa, si fa prendere dalla tremarella.
Sul podio
Diego Non ha certo incantato, né ha compiuto prodezze strabilianti, ma è già una notizia confortante il fatto che cominci ad avere un rendimento più costante e almeno sufficiente. Vista l’evanescenza degli attaccanti, è stato lui quello a provare con maggiore insistenza la conclusione a rete, colpendo un palo; ma soprattutto è stato sempre nel vivo del gioco, proponendosi ai compagni per ricevere palla, e provando ad ispirare le azioni offensive. Un brodino, insomma, in attesa di tempi migliori.
Felipe Melo L’altra notizia confortante è che anche lui abbia giocato bene. Parecchi palloni recuperati, e cosa che non guasta, quasi mai sprecati ma gestiti con diligenza, anche se qualche volta con una certa lentezza.
Candreva E’ stato il suo vero esordio in bianconero, con una prova altamente incoraggiante, mostra personalità, gioca a testa alta, si inserisce al tiro. Deve affiatarsi con i compagni, spesso si è mosso a vuoto, ma quando ha avuto palla, puntualmente il gioco bianconero si ravvivava.
Dietro la lavagna
Grygera Con la speranza che d’ora in avanti occupi stabilmente il posto in panchina o, meglio, in tribuna.
Amauri Può dirsi tale un attaccante che gioca quasi sempre spalle alla porta e non tira mai?
Tirando le somme
Come dicevo, sopra, è già una notizia positiva che non si sia perduto ancora, e per certi aspetti è notizia positiva anche il dopo partita, nel quale le dichiarazioni molto tecniche di Zaccheroni, oltre alle dichiarazioni di Bettega, meno banali delle solite dichiarazioni di forma di Blanc, sembrerebbero denotare un cambio immediato quantomeno nei rapporti con il mondo esterno. E’ stata la prima gara senza Ciro Ferrara in panchina, ed è stata la prima gara di Alberto Zaccheroni, che ritorna nel grande calcio dopo tre anni circa, e credo che, tralasciato ogni ulteriore commento ad una gara che mi pare lasci pochi spazi ad ulteriori valutazioni oltre quelle già espresse, si debba parlare di questo soprattutto. Ferrara è di fatto il terzo allenatore, con riferimento alla gestione Cobolli Gigli – Blanc, che non finisce la stagione, dopo Deschamps e Ranieri, cosa che, almeno a mia memoria, mai era accaduta nella storia bianconera, e questo dato penso sia la cosa più preoccupante, in quando segno di confusione di idee o peggio, di progetti che in effetti non avevano basi solide. Il suo addio, dal mio punto di vista, assume una veste di malinconia, dato che a freddo il suo ostinarsi a non passare la mano mi appare soprattutto l’estremo tentativo di uno che amava la Juventus ed il gruppo che aveva costruito, sperando appunto che quel gruppo potesse prima o poi ricambiarlo, con una scossa importante per rimettere in carreggiata la stagione. In altri termini, la sconfitta di Ciro Ferrara sembra soprattutto la sconfitta di un uomo che alla fine è rimasto isolato, senza sostegno e tradito in quel profondo legame che aveva con squadra e dirigenza; ma nonostante tutto, anche alla fine, se ne è uscito elegantemente e con stile con una frase che ci deve suonare da monito a tutti: “non riuscirete a farmi dire male di una società che mi paga e che in quindici anni mi ha dato le più grandi soddisfazioni”. Per cui non possiamo non rendergli omaggio al termine di questa esperienza sfortunata ed augurargli un riscatto e magari un ritorno a ruoli e risultati più congeniali alla sua splendida carriera di calciatore. Ma adesso dobbiamo parlare della Juve che sarà di Zaccheroni. Io non appartengo alla schiera di coloro che aprioristicamente hanno criticato la scelta di questo allenatore per guidare i bianconeri: intanto perché il campo delle scelte in questo momento della stagione è notevolmente ristretto, e poi perché tra i papabili attuali, Zaccheroni è sicuramente la scelta migliore. Gentile poteva essere una ulteriore scommessa, ma dopo essere naufragata quella di Ferrara, prendere un allenatore che mai ha allenato in campionato, fermo da quattro anni, una seconda scommessa consecutiva francamente credo fosse poco consigliabile. Vedete, il nuovo calcio pulito del dopo farsopoli, è un calcio che schiera nelle panchine della massima serie personaggi che francamente in tempi normali allenerebbero al massimo in B o addirittura in Lega Pro; mentre ha visto tecnici di un certo valore accantonati frettolosamente, anche se qualcuno comincia a rientrare dopo un periodo di voli pindarici alla ricerca di nuovi profeti del calcio. Ed uno dei misteri del nuovo calcio pulito è come sia possibile che un allenatore come Zaccheroni sia rimasto ai margini del grande calcio, dopo esperienze certamente importanti: la sua Udinese ha raggiunto il piazzamento più alto di sempre, terza assoluta; scudetto con il Milan (e non era certo un Milan stellare); Lazio presa in un momento di sbando e portata alle porte del piazzamento CL; Inter presa in totale crisi di identità (cosa abituale prima che le confezionassero i tornei a suo uso e consumo) e portata in CL; per non tacere il fatto che come allenatore avversario ha spesso battuto i bianconeri, anche a domicilio (ricordo uno 0 – 3 con l’Udinese, stagione 1996 - 97, 0 – 2 con il Milan, stagione 1998 - 99, 1 – 3 con l’Inter, stagione 2003 - 04), e non si trattava certo di Juve in condizioni, come dire, di grave crisi tecnico – tattica. Questo non significa che con Zaccheroni la Juventus abbia risolto i suoi problemi, o che sia lui il tecnico su cui puntare per l’avvenire, ma certamente non si tratta di scelta di ripiego, o di scarto, dato che, a mia memoria, in molti juventini lo avrebbero visto bene anni addietro sulla nostra panchina. Certamente la sua è una scommessa affascinante, quanto rischiosa ma da affrontare. Non ha alcuna garanzia di rimanere per la prossima stagione ma è indubbio che, se dovesse salvare in parte la stagione bianconera (intendo, buon rendimento in Europa League e piazzamento CL), le sue quotazioni salirebbero notevolmente e non gli sarebbe certo difficile trovare una panchina importante per la prossima annata. Trova una Juventus che ha il morale sotto i tacchi, basti riascoltare le dichiarazioni a fine gara di Chiellini, che è in piena crisi di identità, di gioco, crisi che a mia memoria è anche peggiore di altri momenti bui (il girone d’andata 1979 – 80, il secondo anno di Marchesi, l’anno di Maifredi, il periodo pre dimissioni di Lippi nel 1999), e che gli imporrà di lavorare molto e magari di operare scelte forti e sofferte. Speriamo bene, per lui e soprattutto per la nostra Juventus. Per intanto si è presentato bene nel post partita, con una corretta analisi della gara e dei problemi tecnico – tattici della squadra. Non poteva certo sperarsi che, arrivato venerdì pomeriggio, già la domenica sera la squadra si trasformasse, la sua Juve la vedremo forse a Livorno, o più realisticamente contro il Genoa fra due settimane. Ultima notazione, ancora una volta preoccupa ancora una volta il crollo psico – fisico del finale di gara, si becca una rete evitabile, a difesa praticamente schierata, e si perde il bandolo del gioco. E sta qui il vero problema, come sia possibile che il gruppo nel suo intero, a parte gli infortuni a caterva, sia in questa condizione fisica così precaria: il mio timore è uno, che la preparazione sia stata finalizzata ad ottenere il meglio a fine stagione, in ottica mondiali di calcio. Sarebbe la beffa, la Juventus che si sacrifica a fare da laboratorio di preparazione alla Nazionale, e per far ciò getta alle ortiche una stagione.
Le mie postille
1 – RAI(nter) Channel Per la serie “Hanno la faccia come il bronzo”, la redazione sportiva RAI ha organizzato la telecronaca del quarto di finale di Coppa Italia tra la propria squadra del cuore e la Juventus, con delle presenze molto equilibrate: telecronista l’ultras nerazzurro Civoli, con spalla l’ex interista (e soprattutto antijuventino) Bagni Salvatore; opinionista la vecchia gloria dell’Inter del caffè di Herrera e dei trionfi europei con gli arbitri addomesticati, Sandro Mazzola; esperto intervistato nell’intervallo, per equilibrare il tutto, tale Beccalossi Evaristo che, solo casualmente, ha dovuto confessare una certa simpatia per la squadra a strisce azzurro-nere. Rispettata pure la “par condicio”, con la presenza, in ruolo di garante dell’imparzialità, di Cerqueti Gianni, che interista non è, ma non starebbe affatto male nella curva sud dell’Olimpico, non quello di Torino ma quello più noto di Roma. Il tutto a spese del contribuente che, evidentemente, non ha alcuna passione per la Juventus, dato che presumo nessuno dei 14 milioni di tifosi bianconeri sia abbonato RAI. La prossima volta proponiamo al direttore di Rai(nter) Sport, Massimo De Luca, di far curare la trasmissione delle gare tra Inter e Juventus direttamente da Inter Channel, almeno il commento di Scarpini ci farebbe divertire di gusto!
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
|
|
|
|