Ancora una sconfitta dei bianconeri, la seconda di fila in campionato, la quinta in sei gare, compresa la CL. Sembra proprio che la squadra abbia mentalmente staccato la spina dopo la prestazione contro l’Inter, o forse dobbiamo cominciare a pensare a quella gara come una eccezione rispetto ad un andazzo che invero ha inizio con il pareggio interno con il Bologna: giocatori troppo statici, nessuna manovra corale, iniziative sempre velleitarie, individuali, e addirittura giocatori che subiscono il pressing a tutto campo dalla formazione ospite che arrivava a Torino da ultima della classe, non certo da squadrone di caratura internazionale. Poi si ci mette pure la tifoseria a contestare, ma non alla fine, bensì prima ancora che la squadra arrivi allo stadio, successivamente anche in fase di riscaldamento dei giocatori, e quindi all’ingresso ufficiale, con una curva che dà le spalle ai giocatori. In un contesto del genere, effettivamente è difficile provare a reagire, come dire, più del Catania, ha probabilmente inciso il gelo dei tifosi verso i giocatori, con questo senza togliere meriti agli avversari che hanno fatto la loro onesta partita, a viso aperto, senza timore riverenziale. Cosa in fondo non difficile con la Juventus di questi tempi.
Non mi dilungherò stavolta sulla solita disamina di pro e contro manifestatisi durante la partita, diciamo che da alcune gare potrei fotocopiare gli stessi concetti, e dunque dire che è un bene che emerga la mediocrità complessiva di questa Juve. Che non è solo questione tecnica, ma organizzativa e soprattutto di progettazione. A costo di diventare stucchevole, ripeterò che oggi si pagano gli errori del 2007, la superficialità di ritenere che il calcio potesse essere gestito in modo aziendale senza conoscenza alcuna, o quasi, di questo mondo, e che adesso occorre riconvertire l’annata, facendo definitivamente spazio ai nuovi acquisti, se non si vuole disperdere un patrimonio di 50 milioni di euro, rischiando poi di trovarci più avanti giocatori che non hanno più mercato, e lanciando definitivamente in prima squadra i giovani emergenti, e poi a fine anno si tireranno le somme. Anche con riferimento ad un valido assetto societario.
Sul podio
Stavolta farò un podio controcorrente, approfittando del fatto che, con riferimento alla gara di ieri, solo un paio (Salihamidzic, Trezeguet soprattutto per essere rimasto in campo menomato, e lo stesso Diego della ripresa) possono ritenersi sufficienti.
Felipe Melo Ho il timore che nei suoi confronti si stia ripetendo la stessa ostilità preconcetta che si scatenò contro Van Der Sar, giocatore che effettivamente ne commise errori in bianconero, ma per due anni fu il portiere meno battuto del campionato, e non credo solo per merito della difesa. Sbaglia di tutto e di più, ma certamente la tifoseria non lo aiuta, troppo comodo fischiare un giocatore in difficoltà, che comunque è uno dei titolari inamovibili della nazionale carioca. Si è parlato di “serate” o “notti” brave, a giustificazione della contestazione: bene, se le mie notizie sono attendibili, anche altri si sono resi autori di comportamenti non proprio irreprensibili, eppure in campo si stanno comportando egregiamente; ricordo pure Paolo Montero, che non era certo un esempio da seguire (Viva Lain, tanto per intenderci …), che la domenica era cliente poco raccomandabile per qualsiasi avversario. Quindi non credo che il suo rendimento dipenda da qualche serata folle, ma evidentemente la tifoseria ha eletto lui a bersaglio facile da colpire, mettendosi le fette di prosciutto sul mediocre rendimento di altri che invece dovrebbero fare la differenza.
Dietro la lavagna
I tifosi delle due curve. Sarò controcorrente e certamente mi attirerò forti antipatie, ma non posso non condannare il comportamento che ha avuto una parte rilevante della tifoseria allo stadio. Contestando la squadra ancor prima che scendesse in campo, dimenticando che una tifoseria che ama davvero quei colori, deve dimostrarsi tale proprio in questi momenti. L’eliminazione dalla CL è stata dolorosa, vero, idem la successiva sconfitta a Bari, che in parte ha compromesso la corsa per lo scudetto; ma la stagione non era e non è ancora finita, altre volte la Juventus ha saputo raddrizzarsi dopo periodi deludenti, e ricordo bene la stagione 2001 – 02, quando i bianconeri, dalla quarta alla dodicesima giornata compresa, ebbero una striscia negativa, di una sola vittoria, sei pareggi e due sconfitte, entrambe con le romane, come dire nove punti in nove giornate di campionato, e sapete tutti come finì. Era la Juve del secondo Lippi, dei nuovi che faticavano ad inserirsi, del Nedved che fino alla gara contro il Perugia girava spesso a vuoto, del Thuram che spesso si smarriva per eccesso di narcisismo. Adesso siamo sostanzialmente in una situazione non diversa, dopo una partenza sparata (ma anche quell’anno tre vittorie su tre all’inizio), un netto calo, diciotto punti in tredici gare, che a ben vedere sono, in media, di più rispetto alla media del punto a partita di quella stagione con Lippi in panchina. E soprattutto eravamo, prima della sconfitta di ieri, ancora a soli sei punti di distacco dalla capolista, con ancora altri due trofei come possibili obiettivi stagionali, come dire stagione un po’ compromessa, ma ancora da giocare. Per questo ritengo fuori luogo la contestazione di ieri, fatta da una tifoseria che questa estate mostrava entusiasmo per le scelte societarie e di mercato, che lo scorso anno minacciò tuoni e fulmini se fosse arrivato Stankovic (ed in cambio c’è arrivato il Poulsen inguardabile della scorsa stagione), che due anni addietro non mosse ciglio per le scelte dubbie di mercato, e soprattutto tre anni addietro, accettò supinamente la resa incondizionata della dirigenza e della proprietà. Francamente penso che prima di contestare la squadra, dovrebbero compiere un sereno esame di coscienza.
Tirando le somme
Il Catania sta diventando un po’ la bestia nera dei bianconeri, visto che, da quando sono tornati in A, a Torino non hanno mai perduto; si aggiunga pure che quest’anno le sconfitte dei bianconeri sono arrivate tutte contro le squadre del sud e isolane, quasi una sorta di rivincita del regno delle due Sicilie e della Sardegna verso i sabaudi. Adesso per gli etnei è pure arrivata la vittoria di prestigio, la seconda in assoluto dopo quella storica, per loro, del 1963, e si tratta di una vittoria che serviva loro per recuperare fiducia nei propri mezzi e sperare ancora nella salvezza. E forse nella psicologia dei bianconeri, non escludo che ci sia stato anche un peccato di presunzione nel pensare di incontrare la squadra fanalino di coda, e dunque di poterla battere agevolmente: invero il Catania, che per motivi “affettivi” è squadra che seguo con una certa attenzione, non meritava e non merita affatto l’ultimo posto, basti pensare che ha perso ben sei punti, nei minuti di recupero, e qualche altro per qualche svista arbitrale, come dire, squadra che con un pizzico di fortuna sarebbe a metà classifica. Ma non è solo una questione di cabala, di presunzione o di rivincita del sud verso i piemontesi, la verità è che la Juventus ha avuto un evidente contraccolpo psicologico dalla eliminazione dalla CL, non può spiegarsi altrimenti il fatto che, dopo la vittoria contro l’Inter, ci sia stato il crollo verticale del gruppo. Il clima peraltro (e non mi riferisco a quello meteorologico) non aiuta affatto i giocatori, perché non credo sia la migliore medicina quella di contestare la squadra già quando arriva in pullman allo stadio, o in fase di riscaldamento. Non ritengo di dovermi ripetere ancora, certe cose le ho già dette, e penso si sappia come la pensi su questo momento dei bianconeri: ma appunto, questo è il momento di stringersi attorno alla squadra, di incoraggiare tutti, soprattutto quelli che sembrano in maggiore difficoltà, non quello di fischiare a prescindere. Felipe Melo ha giocato in maniera disastrosa, vero, ma si fa il suo bene fischiandolo fin dalla fase di riscaldamento? O si fa il bene dei giocatori tutti, mostrandosi di spalle e con uno striscione che non poteva non ferire ragazzi che comunque indossano il bianconero e che in questo momento difficile hanno bisogno soprattutto di recuperare morale? Purtroppo si stanno scegliendo come solito i più deboli per le contestazioni, dimenticandosi che abbiamo mostrato una retroguardia orribile proprio nei giocatori che vestono o sarebbero destinati a vestire l’azzurro, che Del Piero, invocato a furor di popolo, alla fine ha toccato due soli palloni, sprecandone uno, a conferma che per adesso è totalmente fuori condizione, e dimenticandosi che attualmente sono fuori Buffon, Chiellini, Sissoko, Iaquinta. E, in ogni caso, che i fischi debbono partire a fine gara, non all’inizio. Io ho avuto la sensazione di rivedere Juventus – Lazio del novembre 2000, quando i bianconeri, appena eliminati dalla CL, vennero sonoramente fischiati ed insultati fin dall’inizio, alcuni giocatori addirittura oggetto anche di scherno, ed in quel contesto, tutto sommato, fu da ritenere grasso che cola l’avere pareggiato una gara che si voleva e doveva vincere per molte ragioni, soprattutto perché era la fresca rivincita al finale del campionato precedente e al famoso diluvio di Perugia. Ricordo ancora i tifosi laziali, quelli che qualche mese prima avevano celebrato il funerale del calcio, gongolavano a vedere i nostri tifosi pensare più ad insultare i nostri che ad incoraggiarli per battere gli avversari, dopo i veleni che da Roma, sponda biancazzurra, erano arrivati addosso ai bianconeri, e quella manifestazione di antisportività fu davvero fuori luogo. A fine di quel campionato, perdemmo lo scudetto per due soli punti, e magari una vittoria contro i laziali in quel momento, sarebbe stata fondamentale per il cammino della squadra, ed anche per mettere pressione sulla Roma; ma fu davvero gravissimo che la squadra venisse contestata proprio in quella occasione e soprattutto venissero beccati in modo preconcetto alcuni giocatori, ed in quella occasione chi veramente venne maltrattato in modo vergognoso fu Van Der Sar. Stavolta c’era in panchina l’ex laziale e l’ex interista che vinceva senza rubare, che come suo biglietto di presentazione, a ricordo dei suoi trascorsi etici, ha subito messo le mani avanti sull’arbitro, lui che lo scorso anno subì il peggiore arbitraggio proprio contro la sua ex squadra etica, l’Inter. Ma questi sono dettagli, ciò che contava era che in momenti del genere deve essere la tifoseria a dare calore alla squadra, e dare calore alla squadra non significa approvare le scelte dirigenziali o tecniche, ma solo capire il momento delicato dei giocatori e incoraggiarli, dato che la stagione, compromessa, certo, era ed è ancora lunga, e nulla era perduto su tutti i fronti rimasti. Ed è questa la cosa più preoccupante, lo scollamento tra squadra e tifoseria, che minaccia di creare una frattura irreversibile, che non fa certo il bene di nessuno, soprattutto di chi scende in campo e deve pensare più a non sbagliare che a giocare, e temere che a primo errorino si scatenino offese e cori antipatici. Per questo, in un momento difficile come questo, non posso che schierarmi a difesa di chi scende in campo, perché non è questo il momento dei processi, almeno con riferimento ai giocatori: che non mi si venga a dire che la contestazione fosse solo verso la dirigenza, perché tutti abbiamo visto e sentito quanto accaduto ieri.
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