Una sconfitta che lascia quasi senza parole. Anche perché non è facile spiegarla, quando si perde significa che o si è giocato male, o l’avversaria ha giocato meglio, sarà questo un luogo comune ma è la verità di norma. Tuttavia la Juventus a Bari, pur non avendo giocato granchè bene, non si può dire che abbia giocato peggio del Bari, forse anzi è proprio il contrario, nel senso che ha cercato in tutti i modi di vincere la partita, o almeno di raddrizzarla quando si è messa male: non si è visto gran calcio, spesso si sono viste azioni frammentate, caotiche, ma non può certo rimproverarsi ai ragazzi scesi in campo di non essersi impegnati a fondo, hanno dato proprio tutto, con generosità ma con poco raziocinio. E comunque Gillet è stato decisivo per il Bari, cosa che non va trascurata.
Aspetti positivi.
Potrei ripetere le stesse cose scritte dopo l’eliminazione dalla CL, con questa sconfitta suppongo si abbandoneranno le velleità da scudetto, nonostante il contemporaneo passo falso del Milan e il mezzo passo falso esterno dell’Inter. Come dire, d’ora in avanti tutti i giocatori dovranno solo dimostrare di meritarsi la permanenza alla Juventus, rimboccarsi le maniche e onorare la maglia e la storia bianconera, poi a fine stagione si vedrà.
Aspetti negativi. Direi un po’ tutti quelli emersi finora, con l’aggravante della componente sfortuna, che ne ha accentuato gli effetti. Difesa che viene bucata per vie centrali, centrocampo che non costruisce e che gioca solo in orizzontale, attacco spuntato, eccettuato Trezeguet.
Sul podio
E’ un eufemismo, parlare di podio quando si perde nettamente. Ma qualcuno il suo dovere l’ha fatto, e dobbiamo dargliene atto.
Trezeguet E’ davvero paradossale dovere sprecare il suo stato di grazia in questo modo, non fallisce l’appuntamento con il gol, ha costretto Gillet ad una parata quasi miracolosa, si è anche evidenziato come uomo assist, che svaria per aprire spazi. Se l’avessimo avuto in queste condizioni lo scorso anno, soprattutto nella fase calda della stagione, magari avremmo visto esiti diversi di campionato e CL (non dico con vittoria finale, ma ce la saremmo giocata fino alla fine), invece quest’anno lui segna puntualmente, e gli altri puntualmente mandano in rovina quello che lui semina.
Poulsen Tra i più attivi e convincenti, soprattutto in fase di interdizione e di recupero palla. Ma, come al solito, non chiediamogli di più.
Per il resto, ancora positivo ma con minore intensità di altre prestazioni, Caceres, e, nonostante i pochi minuti in campo, Giovinco.
Dietro la lavagna.
Cannavaro Ha giocato forse anche peggio di martedi sera, e ci vorrebbe molto. Possiamo discutere a lungo sul rigore, ma è evidente che ha abboccato come un pivellino al tentativo di Barreto di cercare il contatto. Che sia nel pallone lo dimostra quando, nella ripresa, in un area di rigore con soli giocatori juventini, anziché rinviare con calma, ha sparato la palla su un compagno, e per fortuna sul rimpallo in area non c’era nessun avversario.
Amauri Irriconoscibile, decisamente non è la sua annata, quasi inesistente al tiro, ma anche avulso dal gioco.
Diego Piove sul bagnato, adesso anche il rigore fallito, in una gara che tutto sommato non stava giocando poi tanto negativamente, essendo molto attivo anche se qualche volta poco concreto; dopo ha sbagliato di tutto. Contrariamente a quanto leggo, penso che abbia bisogno del calore dei tifosi, più che dei fischi.
Tirando le somme
Una settimana addietro brindavamo per la vittoria contro l’Inter, parlavamo di riapertura del campionato, di svolta della stagione; nel giro di quattro giorni invece, eliminazione dalla CL, e sconfitta che compromette forse in modo irrimediabile ogni speranza di scudetto e forse anche di secondo posto assoluto. A cosa attribuire questo ribaltone nel giro di così breve tempo? Ieri sera abbiamo visto tutto, pochezza tecnico - tattica, ma anche tanta sfortuna; grande approssimazione ma anche tanta buona volontà e frenesia; 22 tiri in porta contro 9, Gillet migliore del Bari, rigore fallito, e rigore subìto proprio quando sembrava nell'aria il nostro raddoppio. Vero che la fortuna aiuta gli audaci mentre la sfortuna punisce gli sfigati, e vero anche che la sfiga questa Juve, dai dirigenti all'ultimo dei magazzinieri, in gran parte se l'è cercata, tuttavia credo che la sconfitta di Bari abbia una natura diversa dalle altre, mette sì a nudo i limiti di una squadra che era stata un po’ sopravvalutata, come era forse fin troppo ottimistico sperare che Ferrara potesse essere già pronto per guidare una squadra con ambizioni, ma dimostra che nel calcio la buona sorte è componente essenziale per ottenersi i grandi risultati. Abbiamo visto le concorrenti che al termine di gare deludenti, nei minuti di recupero hanno trovato insperati gol vittoria, ed abbiamo visto invece la Juventus pagare il minimo errore, sia che giocasse non dico bene ma dignitosamente, come ieri, sia pure che giocasse male ma stesse comunque tenendo il campo. I rigori di martedì sera e di ieri sera sono emblematici, arrivati proprio quando la squadra aveva il risultato acquisito a suo favore o riequilibrato la gara, e gli avversari sembravano sul punto o di rassegnarsi, o di capitolare. Che poi come dico spesso, il calcio ha sempre la sua logica (Boniperti insegna), per cui alla fine si ottengono i risultati che si meritano, è innegabile: questa Juve, lo ripeterò fino a stancarmi, sta pagando non certo le scelte di questa estate, ma le non scelte e gli errori dell’estate 2007, quando si poteva e doveva programmare con calma, quando invece si operarono scelte alla lunga negative. Oggi paghiamo i Tiago, Almiron (beffa delle beffe, torna al gol il giocatore più deludente degli ultimi anni, arrivato in bianconero), Andrade e così via; i Poulsen per Xabi Alonso, la debolezza di una società che non prese Stankovic per non urtare la tifoseria, facendo un grosso favore all’Inter che, avendo sbagliato mercato, proprio dalla permanenza di Stankovic ne ebbe beneficio. Ferrara, Diego, Felipe Melo sono i meno colpevoli di questo momento, diciamolo chiaramente, perché sono arrivati quando la squadra era ormai cotta, quando c’era da ripartire, non da arrivare comodamente al successo. Ed ora sarà importante, a mio giudizio, stringersi attorno alla squadra e fare quadrato, il momento dei processi e delle condanne dovrà essere spostato a fine stagione, per ora c’è da salvare il salvabile, e almeno mettere le basi per la prossima stagione. Perché vedete, il problema sta a monte, Blanc e soci stanno facendo una sorta di “scuola guida” nel calcio italiano, guidando una Ferrari, mentre le lezioni di scuola guida, ai principianti, vanno fatte con le “500”; e se la scuola guida si fa con una Ferrari, non ci si deve meravigliare se si va a sbattere soventemente contro le transenne. Solo che adesso c’è da salvare questa Ferrari, che tutto sommato ha sempre un motore affidabilissimo. Il cambio tecnico a questo punto della stagione non ha senso, sarebbe un comodo alibi per chi ha con una certa presupponenza affidato a Ciro Ferrara, esordiente, la squadra, pensando che potesse portarla alla vittoria immediatamente. Agli esordienti si affidano le squadre che debbono ripartire, non quelle che debbono vincere immediatamente, e questa Juve oggi stiamo vedendo che non era costruita per vincere immediatamente, avendo bisogno di rodaggio e di amalgama. Non è neppure il momento di abbandonare i nuovi arrivati. Diego ieri sera non stava andando male, anche se non all’altezza di quello che si auspicava, ma dopo il rigore fallito ha sbagliato proprio di tutto. Qualcuno ricorda l’avvio stentato di Platini; potrei ricordare anche quello di Zidane, o quello di Nedved; ancora, gli inizi della Juventus del primo Lippi, ed anche del secondo Lippi (avete dimenticato la striscia di sei pareggi consecutivi, nel mezzo di due sconfitte contro Roma in casa e Lazio all’Olimpico, ed una sola vittoria contro il Parma?); e ho citato esempi non solo di giocatori che arrivavano in Italia per la prima volta, ma Nedved era qui da qualche anno ed era stato pure campione d’Italia, anche se in quella situazione alquanto discutibile. Sono questi i momenti, almeno per me, in cui mi avvicino di più ai colori bianconeri, e lo stesso invito a fare a tutti coloro che li amano davvero. Questa squadra ha bisogno di essere sostenuta ed incoraggiata, per non cadere in una rovinosa crisi cronica, c’è da finire al meglio la stagione, ci sono ancora obiettivi da onorare, c’è da recuperare morale e fiducia nei propri mezzi. Per questo spero che la tifoseria, visti alcuni commenti letti in giro, non cada nell’errore che per punire la propria amata squadra del cuore, faccia come quel famoso marito che …
Le mie postille
Mancini si, Mancini no. E’ questo il tormentone che ha preso in buona parte la tifoseria bianconera da un po’ di tempo a questa parte, tormentone alimentato altresì dalla recente intervista del mister bellicapelli a Tuttosport. Dico anche io la mia sull’argomento, opinione molto accademica dato che presumo non sia nei piani societari il cambio di Ferrara, né adesso, né a fine stagione, se è vero che si aspetta Marcello Lippi quale direttore tecnico. Consapevole di andare, come spesso mi accade, controcorrente, rispetto all’opinione dominante tra i tifosi, dico che Mancini non lo vorrei ma per ragioni ben diverse da quelle predominanti. Non lo vorrei perché non mi piace come giocano le sue squadre, perché non lo ritengo un grande allenatore, perché non so come si troverebbe a gestire una grande squadra senza avere la copertura mediatica di cui godeva all’Inter. Ma le ragioni per cui moltissimi tifosi juventini non lo vorrebbero sulla nostra panchina, sono invece quelle per cui sarei propenso, ove possibile, all’avventura affascinante e rischiosa di averlo in panchina, anche da subito. E lo vorrei proprio perché è l’ex allenatore dell’Inter del pre e post calciopoli, perché ha il dente avvelenato contro la sua ex società, ed ha una grande sete di rivincita nei confronti di chi è arrivato dopo; lo vorrei perché contro Mourinho occorrerebbe un tipo polemico che non le manda a dire ma replica a muso duro; lo vorrei pure perché alla Juventus dovrebbe dimostrare davvero di essere un grande allenatore che vince sul campo e non perché gli preparano i campionati appositamente. Non c’entra la fedeltà alla maglia, il passato e le polemiche del passato, anzi, ricordo che sotto questo profilo, Fabio Capello fu molto ma molto più aspro e violento nei nostri confronti, quando era alla Roma; e lo stesso Nedved, oggi idolatrato, non fu immune da dichiarazioni di fuoco antijuventine, in particolare ricordo sempre una sua presenza alla Domenica Sportiva del 7 maggio 2000. Eppure costoro, come pure i vari Ancelotti, Cannavaro, Lippi stesso, seconda fase, sono venuti alla Juventus, e furono scelti da dirigenti che, nel nome dei superiori interessi della squadra, se ne infischiavano delle reazioni dei tifosi o del passato di chi veniva alla Juve. Vuoi vedere che, da non “moggiano” ortodosso, sono più moggiano di quelli che oggi si presentano come nostalgici e difensori assoluti del dodicennio della Triade?
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
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