Cominciamo dall’analisi di fatti extracalcistici, visto che il tema della settimana è stato il razzismo. Per tutti i 90’, la tifoseria cagliaritana ha ululato e gridato cori beceri contro Sissoko: non c’è stato alcun intervento dello speaker, né l’arbitro ha ritenuto di prendere iniziative mirate a far cessare questi comportamenti incivili. Speravo che le trasmissioni televisive serali, che per una settimana hanno letteralmente bombardato con sermoni contro la tifoseria juventina per dei cori definiti razzisti, ma che sappiamo tutti bene non lo erano, contro Balotelli, facessero altrettanto, censurando la condotta dei tifosi del Cagliari, ma la mia speranza è rimasta vana, ho aspettato fino alla fine della serata, facendo zapping tra Sky, Domenica Sportiva, emittenti locali, persino (eccezionalmente) Controcampo: NESSUNO NE HA PARLATO, NESSUNA CENSURA, NESSUNA CONDANNA DEI TIFOSI DEL CAGLIARI. Evidentemente il colore della pelle di Sissoko, non è di quelli che può far pensare a cori razzisti, evidentemente è un colore diverso da quello di Balotelli, o, più realisticamente, è diversa la divisa che indossa, e che lo rende giocatore di colore figlio di un Dio minore. E soprattutto non pupillo del signor Moratti, che ha ormai imbavagliato alla grande l’informazione sportiva nazionale, su carta e su etere, dato che i tempi e i temi da pubblicizzare sono puntualmente quelli decisi e convenienti ai bisogni di Via Durini, e che l’associazione a delinquere giornalistico sportiva imperante, sviluppa nel modo voluto dal capo. Insomma, le solite infamie antijuventine, e dopo appena una settimana, viene sputtanata letteralmente la campagna di presunto antirazzismo, che altro non era che campagna antijuventina e preparatoria alla gara di sabato prossimo. Basta solo parlare di ciò per rilevare come ci viene raccontato il calcio, in Italia, di come ci viene imposta una verità di regime e una corrispondente persecuzione per chi è scomodo. Ed in un clima come questo diventa insopportabilmente assordante il silenzio della società e della proprietà, che ancora una volta brilla per come NON difende l’immagine della Juventus, dei suoi tesserati, dei suoi tifosi. Detto ciò, parliamo di calcio. E mi pare che il campo sia una diretta conseguenza di questo “vuoto” societario, come fuori dal campo non si vede una dirigenza forte, autorevole, temuta, che faccia rispettare la Juventus, e nulla dica contro i rigurgiti pancreatici dei Moratti e complici, così in campo non si riesce a trovare più una anima ed una fisionomia di squadra, un gioco qualunque sia, ed una strategia; se poi a ciò si aggiunge che l’arbitro si chiamava De Marco (quello di Siena – Inter), che Buffon non si mostra all’altezza del suo nome, che Cannavaro si mostra più da pensione che da leader difensivo, il quadro è completo per spiegare una sconfitta senza attenuanti.
Aspetti positivi
Non credo se ne possano trarre da una sconfitta, se non la prestazione di qualche singolo, che ha dimostrato di avere personalità da juve. Quella che non hanno mostrato tanti altri
Aspetti negativi
Sta diventando sempre più preoccupante la carenza di idee e di schemi offensivi, la squadra ormai manovra quasi sempre per vie orizzontali, si contano decine di passaggi laterali per guadagnare qualche metro di campo: basti pensare che si è tenuto palla per oltre il 67% del tempo di gioco, per prodursi meno occasioni da rete di quante ne abbia prodotte il Cagliari. Si da il caso che questa aumentata sterilità offensiva sia conseguenza dell’uscita dalla prima squadra di Giovinco, e dunque l’abbandono dell’unica soluzione che aveva reso interessante il modulo 4 – 2 – 3 – 1, ossia avere tre centrocampisti avanzati, tutti abili nell’eseguire i propri compiti tattici e nel creare soluzioni offensive varietate.
Sul podio
Caceres La sua prestazione credo sia una delle pochissime cose da salvare da questa disfatta in terra sarda. Emblematico il suo provvidenziale recupero nei minuti di recupero, con Cannavaro ancora una volta saltato come un birillo, e non è stato l’unico. Si proponeva in avanti, addirittura nel finale si muoveva a tutto campo anche sulla sinistra, quasi a provare a fare da regista, e nonostante tutto ha sempre coperto e bene dal suo lato. Come dire, più gioca, più acquisisce sicurezza e autorevolezza, sembrava quasi un veterano della squadra.
Chiellini Il suo volto, sanguinante e sofferente ma fiero, è l’emblema della sua prestazione, uno degli ultimi ad arrendersi, giocando il finale tutto in avanti da esterno sinistro in appoggio agli attaccanti.
Per il resto, ritengo da salvare soltanto la prestazione di Giovinco, e parzialmente, quella di Marchisio
Dietro la lavagna
Diciamo un po’ tutti gli altri, ma alcuni in particolare:
Cannavaro Che non fosse la sua giornata lo si è capito da svirgolate ed erroracci iniziali di chiusura. Ha sbagliato di tutto e di più, su Matri doveva correrci a lato e non provare a contrarlo, essendo ultimo uomo, ed un difensore esperto come lui non può non sapere che saltato l’ultimo uomo, l’avversario è solo davanti al portiere e Buffon non può compiere sempre miracoli.
Buffon Checchè se ne voglia dire, il primo gol ce l’ha tutto sulla coscienza, si è fatto sorprendere sul suo palo da un tiro da oltre 30 metri e neppure fortissimo. Ed anche il secondo gol, pallone passatogli fra le gambe.
Amauri Premesso che ormai gli arbitri l’hanno preso di mira, nel senso che nei contrasti viene sempre o fischiato fallo contro di lui o si lascia correre, e premesso che su di lui c’era un rigore solare, per il resto ripeto che sembra davvero involuto in questo periodo.
L’allenatore Ferrara Ho il timore che stia andando nel pallone, che stia perdendo il controllo della situazione, che non sappia che pesci pigliare. Già la formazione iniziale era certamente discutibile, Marchisio schierato in una posizione non sua, mentre poteva essere più utile a fianco di Sissoko (o di Poulsen, se si preferisce), e Giovinco nuovamente in panca; sul campo infatti la squadra non ha fin dall’inizio rispettato il modulo, anche perché Diego, non si sa se per sua volontà o per indicazioni dalla panchina, spesso veniva a trovarsi anche più avanti di Amauri, come dire una sorta di confusione tattica per cui chi doveva rifinire si trovava a giocare da punta, e viceversa. Nella ripresa poi, vista l’inconcludenza del gioco d’attacco, ha provato soluzioni più d’istinto che razionali: Del Piero in campo doveva produrre il cambio in 4 – 3 – 1 – 2, mentre invece si è creata una situazione di confusione tra lui e Diego, con l’effetto che entrambi sono quasi spariti dal vivo del gioco, e il paradosso che chi doveva portare palla erano gli esterni di difesa o i mediani, insomma fantasia zero. Tardiva la mossa Giovinco, che forse sarebbe stata quella corretta fin dall’inizio della ripresa. Forse lo si è caricato troppo di responsabilità, dimenticandosi che è un esordiente, e dimenticandosi che, a differenza del precedente illustro di Guardiola, quest’ultimo è andato in panchina a guidare una squadra con un notevole tasso tecnico, con un impianto di gioco collaudato, e con pochissimi innesti su un telaio di prim’ordine, mentre questa juve è squadra molto diversa da quella dello scorso anno.
Due paroline non posso non dedicarle all’arbitro De Marco. Io ero certo che prima dello scontro con i nerazzurri avremmo trovato la direzione di gara “idonea”, per neutralizzare in parte i rischi dei nuovi padroni del calcio e la designazione del fischietto più interista di tutti tra i Kollina boys, era la conferma. Forse avremmo perso lo stesso, ma francamente è perfetta malafede l’avere usato per tutta la gara due pesi e due misure: il naso fratturato di Chiellini è stato palesemente provocato da un gomito alto di Nenè, per meno ai mondiali 2006 De Rossi venne espulso e squalificato per 4 giornate. Cartellino facile contro i bianconeri, impunità assoluta per Conti, Cossu, Agostini, e quest’ultimo avrebbe dovuto prendere anzitempo la via degli spogliatoi, quale autore di fallacci sistematici da tergo e piede a martello, verso i nostri giocatori. E ciliegine sulla torta, i due rigori solari negati ai bianconeri. Il tutto nel silenzio della dirigenza bianconera: monsieur Blanc, cosa dovranno vedere ancora i nostri occhi, e sentire i nostri orecchi, per assistere finalmente ad una decisa ed autorevole presa di posizione Sua e dei Suoi collaboratori, a tutela della tifoseria più numerosa d’Italia?
Tirando le somme
Credo che a questo punto della stagione, e per non comprometterla del tutto, vadano sensibilmente ridimensionate le ambizioni di inizio stagione della Juventus, che, alla prova del campo, si sta dimostrando meno forte e compatta di quella che forse con troppo ottimismo era stata ritenuta ad inizio campionato. Probabilmente non si è ben ponderato il fatto che si è fatto a meno di un leader e trascinatore in campo come Nedved, che Del Piero ha 35 anni, Cannavaro 36, Camoranesi 33, che due innesti importanti a centrocampo quali Felipe Melo e Diego, avrebbero prodotto un periodo di assestamento dalla lunghezza non precisata o precisabile, e dunque che la cosa avrebbe avuto il suo effetto nella stagione; il tutto condito dalla solita sequela impressionante di infortuni, ed anche quando sembravano finalmente recuperati quasi tutti gli elementi, è arrivata la tegola Trezeguet, ossia l’attaccante più in forma, proprio mentre Iaquinta, l’altro attaccante che aveva iniziato alla grande la stagione, è ancora infortunato. Quindi non possiamo più ritenere questa come una stagione nella quale i bianconeri possono competere ad alto livello, ma forse è meglio pensare a questa come una stagione di transizione, di preparazione, di base per quello che si dovrà costruire per una Juventus vincente nel futuro. Intanto a cominciare dall’assetto societario, in passato quando una dirigenza per due – tre anni non otteneva risultati, uno scossone arrivava sempre; adesso, anche se è cambiata la dirigenza, non è cambiato nella sostanza l’organigramma, ed evidentemente questo organigramma deve essere quantomeno migliorato, per non dire stravolto, con innesti che possano progettare in grande. E poi a proseguire nella gestione della squadra. Ferrara è un esordiente, con tutto quello che comporta essere esordienti, e nella storia bianconera, gli esordienti sono stati due, Picchi e Trapattoni. Il primo arrivò con il mandato di far ripartire la squadra, di preparare un progetto a medio termine, lanciare giovani, provare soluzioni nuove, creare un gruppo su cui costruire una grande squadra; ma quello che trovò era un gruppo che non vinceva da anni, tranne lo scudetto davvero fortunoso del 1967, e dunque non gli venne chiesto di vincere subito: sappiamo come finì, Picchi purtroppo venne colpito da una grave malattia, non riuscì a raccogliere i frutti di quello che aveva progettato, ma la sua Juve comunque arrivò, dopo anni, in una finale europea, Coppa delle Fiere, persa solo per una questione di differenza reti. Il secondo invece arrivò a guidare un gruppo ormai ben collaudato, che aveva perso in modo rocambolesco e per problemi di spogliatoio uno scudetto già vinto o quasi a due terzi di stagione, e che, sostanzialmente rimase intatto, eccettuati dei movimenti di mercato che tolsero da quell’organico due mostri sacri come Anastasi e Capello. Dunque esordiente si, o quasi, ma alla guida di una squadra già forte di suo, che andava solo recuperata psicologicamente e sistemata tatticamente solo su qualche aspetto. Mi pare evidente che Ferrara si trovi in una situazione più vicina alla prima, ossia la rivoluzione di Boniperti – Picchi, che non alla seconda, dato che non ha ereditato una Juve forte e vincente, con un organico collaudato e solido per anni di vittorie a ripetizione, ma un gruppo con elementi nella fase conclusiva della carriera o quasi, o con elementi nuovi da inserire e far amalgamare al resto dell’organico. Ed allora cominciare a ragionare più in prospettiva degli anni a venire, che in ottica di competitività nell’immediato, penso sia la cosa migliore adesso, anche a costo di sacrifici dolorosi. Tradotto: si cominci, ad esempio, a pensare al dopo Del Piero, puntandosi definitivamente su Giovinco, qualunque sia il modulo che si preferisca utilizzare; si cominci a pensare al dopo Cannavaro, ed anche al dopo Legrottaglie, lanciandosi Ariaudo da centrale, e pensando seriamente a riscattare Caceres, che è ormai un titolare inamovibile, che sa far bene da esterno difensivo, ma rimane un centrale naturale; si inseriscano gradualmente in prima squadra quei giocatori provenienti dalla Primavera, meritevoli di giusta attenzione e valorizzazione, mi riferisco ai vari Marrone ed Immobile, e in prospettiva si pensi a riportare in bianconero quei giocatori troppo prematuramente mandati altrove, a cominciare da Criscito. Si costruisca una squadra su un centrocampo composto da Felipe Melo, Sissoko, Marchisio e Diego, gente che ha una età media di circa 24 anni, dunque un reparto che per anni potrebbe essere l’ossatura portante della squadra, e si veda a fine anno se è un reparto che può avere avvenire o vada in parte modificato in qualche componente. E’ questo a mio giudizio l’unico modo per impedire che anche questa stagione si trasformi non solo nell’ennesima a secco di vittorie, ma anche nell’ennesima che non lasci nulla in eredità alla Juventus che verrà. E chissà che, lavorandosi in questa ottica, non arrivino risultati migliori: certamente non peggiori di prestazioni davvero incolore e senza nerbo, come quelle viste a Cagliari e Bordeaux.
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