Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
|
9 |
16 |
4 |
4 |
1 |
12 |
5 |
C |
7 |
15 |
4 |
3 |
0 |
16 |
7 |
F |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
N |
16 |
31 |
8 |
7 |
1 |
28 |
12 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
|
Serie A |
4.579 |
Giocate |
3.088 |
2.508 (54,77%) |
Vittorie |
1.699 (55,02%) |
1.172 (25,60%) |
Pareggi |
836 (27,07%) |
899 (19,63%) |
Sconfitte |
553 (17,91%) |
8.194 |
Fatti |
5.378 |
4.459 |
Subiti |
2.910 |
C. Europee |
|
Era 3 pti (uff.) |
512 |
Giocate |
1.557 |
281 (54,88%) |
Vittorie |
927 (59,54%) |
113 (22,07%) |
Pareggi |
369 (23,70%) |
118 (23,05%) |
Sconfitte |
261 (16,76%) |
871 |
Fatti |
2.737 |
472 |
Subiti |
1.378 |
Tutti i numeri della Juventus |
|
Pubblicato il 07.11.2009
|
Sergej Alejnikov
|
di Bidescu
|
Sergeij Alejnikov nasce a Minsk, in Bielorussia, il 7 novembre 1961. Arriva alla Juventus nell’estate del 1989, sulla scia del suo connazionale Zavarov, dopo aver disputato ben nove campionati con la squadra della sua città natale, la Dinamo Minsk. «Da ragazzino ascoltavo a bocca aperta i consigli di Oleg Barzarlov; giocavo nel Dyussh 5, una specie di scuola di calcio, ma sognavo la Dinamo. Malofeev, il tecnico che mi ha fatto debuttare ventenne, è un mago del settore giovanile, un allenatore che è come un secondo padre; mi ha responsabilizzato, mi ha aiutato a dare il meglio di me, è stato importante per la mia maturazione. Lobanowski, invece, è diverso; è da lui che ho imparato a fare il soldato». Non è certamente un fuoriclasse, Sergeij, ma un buon giocatore, abbastanza dotato tecnicamente molto intelligente dal punto di vista tattico; viene schierato da Zoff, come centrocampista davanti alla difesa, anche se in carriera, ha giocato anche come difensore centrale, come in occasione della finalissima del Campionato Europeo del 1988 nella quale, mancando i difensori titolari Bessonov e Kutnetsov, gli tocca l’improbo compito di marcare Marco Van Basten. «Perdemmo meritatamente contro l’Olanda, ma Van Basten, visto che lo marcavo io, ebbe una fortuna sfacciata, pescò l’asso con quel suo meraviglioso goal». Racconta il giorno della sua presentazione. «Il trasferimento alla Juventus non è certamente un salto nel buio. Il mio atteggiamento nei confronti del lavoro che svolgo non cambierà; ce l’ho sempre messa tutta, i tifosi stiano tranquilli, continuerò su questa strada. Io arrivo a Torino per vincere e per farmi ricordare, non voglio passare inosservato. Le prove impegnative mi stimolano, sono una scommessa continua. Credo di essere un giocatore nell’anima; è questo il mio temperamento». Con la squadra bianconera, disputa 49 presenze, mettendo a segno 3 goals, contribuendo in modo determinante alla conquista della Coppa Italia e della Coppa Uefa. La stagione successiva, con l’arrivo di Maifredi, viene ceduto al Lecce, dove giocherà con il futuro capitano juventino, allora giovanissimo, Antonio Conte.
Così lo descriveva Caminiti: «Sergeij Alejnikov è qualcosa di importante, col suo baffo è qualcuno. Sergeij Alejnikov è un grande half tattico. Sergeij Alejnikov è la prova provata degli sviluppi del calcio sovietico nella realizzazione di schemi vincenti. Sergeij Alejnikov è quello che da noi, con espressione abbastanza tipica di un modo di spiegare senza spiegare nulla, si indica come “universale”. Ma forse Alejnikov, più che “universale”, è calciatore portato a proteggersi nel gioco di squadra, a dare ai compagni per ricevere, ad illuminarsi nell’altruismo anziché nell’egoismo, considerando il calcio niente di più di un lavoro in cui ciascuno debba profondere il meglio che ha e Sergeij profonde la sua corsa ed il suo tocco di prima, il suo smistamento sempre tempestivo a cogliere ed intuire il compagno meglio piazzato. Questo si può dire senza nessuna allusione: nel calcio, per Sergeij Alejnikov, esistono solo compagni. Tutti eguali per lui, per ciascuno di essi è disposto a dare tutto nell’ora e mezzo di gioco. È stato Franco Scoglio a sottolineare l’eclettismo industrioso di questo compagno. Quando lo vedemmo esordire, fu a Vercelli, ebbe qualche colpo stilistico ad effetto, non si riuscì a capire esattamente quale fosse la sua stoffa. Ma poi Alejnikov lentamente si calò negli schemi corali, arrivando ad essere il giocatore poliedrico, polivalente, che può essere; pendolo tattico del gioco, avanti a Tricella, lateralmente a Tricella, pronto a subentrare a Marocchi, scavallante senza frenesia, sempre attento, riflessivo, ragionatore. Dice: il calcio d’oggi è pressing, è velocità al cubo. Va bene, ma il calcio di oggi, come di ieri o di domani, è sempre calcio, sapere essere essenziali, sapere risolvere nel passaggio più problemi possibili, essere veloci mentalmente, non indugiare mai, accelerare nel senso di smistare, di toccare sempre di prima. E credo che Sergeij Alejnikov proprio per queste sue doti di eclettismo sia appena all’inizio dell’avventura italiana. Si tratta infatti di un giocatore assai raccomandabile per il senso pratico, per la dovizia di cuore, per l’intelligenza nel disporsi, nel mettersi a disposizione, nel correre, nell’aggregarsi. I progressi degli sviluppi tattici del calcio sovietico, questo che in patria è considerato un forte gregario, li esprime tutti. E non parliamo della sfera umana, per questo suo carattere sociale, il lampo degli occhi buoni sul suo baffo di artigiano carezzevole, che gioca calcio all’altezza del futuro, con un grande cuore».
http://ilpalloneracconta.blogspot.com/
|
|
|
|