Manca una settimana all’inizio del campionato, tanto atteso per le molteplici risposte che le varie tifoserie si aspettano, ma soprattutto per la risposta a quella che è la domanda principale: il calcio italiano è in fase di declino o sarà in grado di superare senza tanti problemi il presunto depauperamento del valore tecnico generale, conseguente all’addio al nostro calcio di campioni come Kaka e Ibrahimovic? Indubbiamente, sulla carta, il nostro campionato si presenta impoverito, a vantaggio del campionato spagnolo, che viceversa sembra avviarsi ad essere quello trainante per i prossimi anni, anche se, a ben vedere, quello spagnolo presenta due competizioni in una, ossia quella tra le due grandi storiche, Real e Barcellona, e l’altro campionato, per le piazze d’onore, e sotto tale aspetto, non mi pare di vedere un dislivello rilevante tra Serie A e “Liga”. Del resto il nostro calcio ha dato il meglio proprio quando è stato snobbato sul piano internazionale, basti pensare alla vittoria ai mondiali 2006, ed anche alla stessa vittoria del Milan in CL l’anno successivo. Detto ciò, e andandosi alle questioni prettamente nostrane, gli interrogativi predominanti ritengo siano i seguenti: 1 – la Juventus ha colmato la distanza di valore dai nerazzurri? 2 – quanto vale l’Inter senza Ibrahimovic? 3 – il Milan riuscirà a ritrovare la propria identità ed essere competitivo? 4 – Roma, Fiorentina, o qualche altra outsider, riusciranno a competere per lo scudetto? Nessuno ha la sfera di cristallo per vedere cosa accadrà sul campo, per cui si possono soltanto formulare delle ipotesi, alla luce del precampionato, che se non è sempre attendibile, tuttavia dei segnali indicativi li manda quasi sempre.
1 – Mai come quest’estate, la Juventus ha suscitato tanta attesa e tante curiosità, sia per la tifoseria bianconera, sia soprattutto per l’ambiente calcistico italiano. Soprattutto c’è un aspetto direi “nuovo”, derivante dal maggiore interesse mostrato da John Elkann con riferimento alle vicende bianconere, e, a ben vedere, la nuova Juve parte proprio da quell’assemblea di aprile scorso, nella quale sostanzialmente venne decisa la chiusura del rapporto con Claudio Ranieri. Dunque, Juventus che ha ormai definitivamente chiuso la fase di “ricostruzione” dopo le vicende di “Farsopoli”, e che quindi non può più fallire gli appuntamenti importanti, come dire, adesso deve ritornare a vincere, un ulteriore fallimento stagionale non avrebbe più alibi. E’ una Juve che invero si presenta molto diversa e rinnovata rispetto al biennio precedente, nuovo allenatore, nuovi schemi di gioco, campagna acquisti considerata generalmente di grande spessore: ma questo non significa certo che l’amalgama di tante novità produca una miscela che a fine stagione sarà vincente, anche se questo è l’augurio di tutta la tifoseria, che aspetta ormai da anni la vittoria del campionato come liberazione dall’incubo del 2006, quando una giustizia sportiva molto sommaria e pilotata ci tolse quanto conquistato e con pieno merito sul campo. La prima incognita è Ciro Ferrara. Molti pregi, nessun difetto conosciuto, se non il fatto che è un esordiente a tutti gli effetti. E’ certamente personaggio con la giusta mentalità da Juve, è stato vincente nel Napoli di Maradona, come è stato vincente nella Juve di Lippi, come pure è stato presente nella spedizione trionfale dei mondiali di Germania; ha esordito bene la scorsa stagione, salvando in extremis la seconda piazza con due vittorie convincenti; da quanto si è potuto notare in precampionato, sta cercando di dare la mentalità giusta ai giocatori, oltre ad una nuova filosofia di gioco, manovra più in verticale, difesa un po’ meno alta, centrocampo decisamente muscolare, turn over intelligente, anche con l’inserimento di giovani della Primavera che non hanno affatto sfigurato. Ma queste sono le premesse, ci sono state anche situazioni, come dire, che hanno lasciato perplessità, e mi riferisco sia alla finale di “Peace Cup”, sia alla disfatta contro il Villareal. Diciamo un calo mentale quasi analogo a quello che colpiva la squadra negli scorsi anni, e un momento di appannamento fisico non previsto. E’ una Juve però che ha mosso bene le sue pedine in fase di calciomercato, nonostante la cessione imprevista di Cristiano Zanetti, forse l’unico centrocampista, in questi anni, sempre in grado di garantire qualità e “peso” nel nostro gioco, anche se in maniera discontinua, visti gli innumerevoli infortuni. Diego dovrebbe assicurare quella fantasia e quella qualità nel gioco offensivo che sono mancate alla Juve di Ranieri; Felipe Melo, titolare e capitano della “Seleçao”, dovrebbe dal canto suo dare tempi giusti e qualità alla manovra, oltre alla ulteriore maggiore capacità di interdizione e di copertura alla difesa; attorno a questi due giocatori, Ferrara avrà molteplici soluzioni, potendo disporre di gente come Marchisio, ormai nel giro della Nazionale maggiore, o di Camoranesi, sembrato molto più carico e motivato in questo precampionato, o di Tiago, che potrebbe tornare a moduli di gioco a lui più congeniali, con il centrocampo a tre, in attesa sempre del rientro di Sissoko, e, si spera, del pieno riscatto di Poulsen, rimasto ancora in bianconero, con qualche perplessità non certo infondata da parte della tifoseria bianconera, dopo la stagione deludente scorsa; l’attacco è rimasto quello della scorsa stagione, ossia il reparto più convincente, nel quale si spera di poter contare su un Trezeguet all’altezza della sua fama, dopo la stagione scorsa molto tormentata; la difesa adesso ha maggiori e migliori ricambi, i due nuovi arrivati, Cannavaro e Caceres, sembrano poter assicurare maggiore compattezza al reparto, rispetto a Mellberg e Knezevic. Insomma, le premesse sono tutte confortanti, sembra davvero una squadra più tosta e competitiva, ma come al solito sarà il campo a dare le risposte. Probabilmente manca qualcosa all’organico, la qualità sulle fasce è da verificare, come da verificare è la capacità della squadra di gestire il “dopo Nedved”. Ma indubbiamente la Juventus edizione 2009 – 2010, non può non rivestire il ruolo di favorita alla vittoria finale.
2 – L’Inter quale squadra detentrice del titolo, deve avere anche quest’anno il ruolo di squadra da battere, e questo per non perdere la tradizione dei nerazzurri sempre vincenti ad agosto, e vincenti a maggio solo da quando Guido Rossi (con il placet di forse politiche, economiche e sportive), ha preconfezionato un ciclo vincente per la squadra nerazzurra. Ma le ultime due stagioni non sono state certamente una passeggiata per i nerazzurri, che se si sono trovati scudettati a fine anno, lo debbono ai guizzi finali di Ibrahimovic a Parma, nei venti minuti finali della stagione, e, lo scorso anno, per il suicidio della Juventus nella fase finale di stagione, con la striscia negativa di sette gare di fila senza vittorie, per non dire della partenza sconcertante del Milan, e delle vicende altalenanti delle altre possibili rivali. Come dire, non è che l’Inter fosse poi tanto più forte delle concorrenti, e non è che in particolare l’Inter di Mourinho si sia rivelata poi tanto più forte e convincente di quella di Mancini (piuttosto, come mai l’allenatore che “vince sempre”, come venne definito dal foglio interista in rosa stampato a Milano, non viene cercato più da nessuno?). Ne consegue che, mancando ai nerazzurri proprio il giocatore determinante di queste ultime due stagioni, quel divario creato da Guido Rossi e soci quest’anno sul campo non dovrebbe evidenziarsi, fatte salve le solite situazioni ambientali, conseguenti al fatto che lo sponsor del campionato rimane sempre quel marchio occultamente socio dei nerazzurri. Se poi si pone attenzione al fatto che, contrariamente alla scorsa stagione, quando i nerazzurri spesso ottenevano sul campo molto di più rispetto a quanto prodotto, nel precampionato l’Inter pur giocando benino, non ha conseguito risultati importanti, perdendo anzi il primo titolo stagionale contro la Lazio, potrebbe anche significare che “la buona stella” del passato potrebbe avere girato le spalle ai nerazzurri.
3 – Il Milan è la vera grande incognita della stagione. Squadra che ad onor del vero da due stagioni a questa parte non è che abbia convinto molto, e sotto questo profilo, la partenza di Kaka sembra essere il meno grave dei problemi che i rossoneri dovranno affrontare. A dire il vero, la squadra non ha davvero superato i problemi del passato, organico ancora vecchio, almeno nelle sue pedine fondamentali, nuova coppia difensiva centrale tutta da verificare, e peraltro poco convincente in precampionato, attacco che può essere competitivo, ma c’è ancora un problema Ronaldinho, di fatto mai ambientatosi in casa rossonera. Ma attenzione a sottovalutare i rossoneri, c’è sempre un blasone ed una tradizione, c’è pure una proprietà che ha forte bisogno di risultati positivi dal calcio, il mercato non è ancora chiuso, e dunque qualche arrivo in extremis potrebbe pure far quadrare la squadra e renderla competitiva per la vittoria finale.
4 – Per quanto riguarda le altre concorrenti, solo il Genoa ha compiuto importanti operazioni di mercato, e se i nuovi innesti riusciranno a colmare il vuoto derivante dalle partenze di Milito e Thiago Motta, la squadra rossoblu quest’anno potrebbe ambire a qualcosa di più prestigioso del semplice piazzamento UEFA. Roma e Fiorentina sembrano identiche a quelle della scorsa stagione, anche se, con riferimento ai giallorossi, peggio di come si comportarono in campionato non penso possano più fare, ed anzi è probabile che questo possa essere per Totti e compagni un anno di riscossa. Naturalmente c’è sempre la possibilità di una sorpresa emergente tra le altre squadre, e viste le ambizioni mostrate in questa fase di precampionato, non è da escludere che il campionato possa anche vedere tra le protagoniste Napoli e Palermo, soprattutto quest’ultima, che da anni sembra sempre sul punto di fare il salto in avanti decisivo, salvo poi fermarsi all’anticamera delle piazze principali.
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