Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
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9 |
16 |
4 |
4 |
1 |
12 |
5 |
C |
8 |
16 |
4 |
4 |
0 |
16 |
7 |
F |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
N |
17 |
32 |
8 |
8 |
1 |
28 |
12 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.580 |
Giocate |
3.089 |
2.508 (54,76%) |
Vittorie |
1.699 (55,00%) |
1.173 (25,61%) |
Pareggi |
837 (27,10%) |
899 (19,63%) |
Sconfitte |
553 (17,90%) |
8.194 |
Fatti |
5.378 |
4.459 |
Subiti |
2.910 |
C. Europee |
|
Era 3 pti (uff.) |
512 |
Giocate |
1.558 |
281 (54,88%) |
Vittorie |
927 (59,50%) |
113 (22,07%) |
Pareggi |
370 (23,75%) |
118 (23,05%) |
Sconfitte |
261 (16,75%) |
871 |
Fatti |
2.737 |
472 |
Subiti |
1.378 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 03.06.2009
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Storgato
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di Bidescu
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Nel 1979, dopo aver compiuto tutta la trafila nel vivaio bianconero, il diciottenne difensore di belle speranze va in prestito all’Atalanta in B, per poi rientrare all’ovile nel campionato successivo e laurearsi, pur con poche presenze, campione d’Italia; nel 1982 è al Cesena in A, e poi torna nuovamente a Torino per una sola stagione, giusto il tempo per vincere la Coppa Italia ed il “Mundialito”, grazie anche ad un suo goal, contro l’Inter. «Sono approdato in prima squadra proprio nel momento in cui la facevano da padroni diversi campioni del mondo, per cui non posso lamentarmi troppo per aver fatto tanta fatica ad impormi: l’unico rammarico vero è quello di essere tornato nel periodo sbagliato. Sono infatti quasi certo che un paio d’anni più tardi avrei avuto migliori possibilità di conquistarmi, in pianta stabile, il ruolo di primo rincalzo della difesa. In ogni caso, pur giocando poco, da quell’esperienza ho imparato davvero tantissimo». Nel 1983 Storgato va in prestito al Verona, e l’anno successivo alla Lazio. Poi, dal 1985 al 1987, gioca con la maglia dell’Udinese, anche se il suo cartellino continuava ad essere di proprietà dei bianconeri. «All’inizio la speranza di rientrare alla Juventus non mi abbandonava mai, poi, a 25 anni, mi sono messo il cuore in pace. Comunque quando sono stato definitivamente venduto ai friulani ho provato un profondo dispiacere: la favolosa esperienza quasi decennale con la squadra della mia città era purtroppo giunta all’epilogo. Ed, a quel punto, non mi restava che cercare di sviluppare la carriera nel migliore dei modi, pur lontano da Torino». Nel 1987 il longilineo e baffuto terzino inizia la stagione in cadetteria con l’Udinese, per poi ripresentarsi dopo qualche mese in A con l’Avellino; quindi torna in B con i friulani, con i quali vince il campionato. Quindi, dal 1989 al 1991, gioca, sempre in B, nel Cosenza, mentre il torneo successivo scende di categoria con l’Alessandria, la nona squadra in dodici anni di professionismo. «A parte Torino, sicuramente a Verona ed ad Udine è dove sono stato meglio: li si è apprezzati per come si gioca e non per come si cerca di apparire. Ed io, che di natura sono silenzioso e per nulla incline alla ribalta ed alle interviste, ho trovato in quelle città davvero l’ambiente ideale». Nel 1992 a 31 anni compiuti Storgato, anche per riavvicinarsi a casa, decidi quasi per gioco di accettare l’offerta della Pro Vercelli, che cercava uomini d’esperienza per tornare tra i professionisti. «Dopo una stagione d’assestamento, nel 1993-94 abbiamo vinto il torneo e così mi sono ritrovato a disputare altre due stagioni in C. Poi, spinto dall’enorme passione per il calcio, ho deciso di continuare per un altro biennio nel campionato di Eccellenza con l’Ivrea prima e con la Sangiustese in seguito ed, in entrambe le occasioni, le mie squadre si sono classificate al primo posto». Nel 1998, a 37 anni e mezzo, la combattuta decisione di smettere. «Che ho preso soltanto perché il mestiere d’allenatore che avevo iniziato nel 1996 mi stava impegnando troppo». In quell’anno infatti la dirigenza bianconera, che non si era dimenticata di uno dei suoi figli migliori, gli affida una delle tante compagini del settore giovanile. «Lasciando da parte i luoghi comuni, devo confessare di sentirmi assai fiero di essermi nutrito per anni del vecchio “stile Juventus”, un mix di umiltà, spirito di sacrificio, dedizione, compostezza e correttezza di comportamento che permea tutto l’ambiente e che ti condiziona positivamente anche nella vita di tutti i giorni. E, giuro, non è poco: ve lo dice uno che, suo malgrado, con quella bellissima maglia ha fatto quasi da comparsa».
http://ilpalloneracconta.blogspot.com/
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