Cominciamo dalla fine: proprio mentre mi accingevo a completare il mio solito commento alla gara, mi è arrivata la notizia dell’esonero di Ranieri e l’arrivo di Ferrara in panchina per queste ultime due gare. E credo che tale notizia sia l’epilogo corretto e necessario per tentare di evitare che questo campionato finisca decisamente in dramma, che poi dramma non sarebbe, se non fosse che questa squadra, diversamente dallo scorso anno quando ci si accontentava fin dall’inizio al piazzamento utile per la CL, quest’anno era stata pensata per andare oltre il terzo posto del campionato precedente, e possibilmente vincere qualcosa. Visto come ci stanno crollando alcune certezze che avevamo presuntuosamente acquisito durante la stagione, che rischiano davvero di diventare mere aspettative frustrate da una realtà di gran lunga peggiore rispetto anche alle peggiori previsioni. Agli inizi di marzo, nonostante alcune battute a vuoto in campionato, pensavamo di avere una Juve competitiva e in lotta su tutti i fronti, e nonostante infortuni e qualcosa che cominciava a scricchiolare, potevamo ancora giocarci la qualificazione in CL, in coppa Italia e, quasi sicuri del secondo posto, potevamo anche sperare in un crollo dell’Inter e dunque rimetterci in corsa per lo scudetto. Bene, ad aprile quel panorama è stato stravolto, eliminati dalla CL, gettate alle ortiche le ultime speranze di scudetto, eliminati anche in coppa Italia, superati al secondo posto dal Milan; poi l’illusione, dopo la gara del Meazza e soprattutto la sconfitta dei rossoneri ad Udine, di poter riacciuffare il secondo posto. Illusione durata poche ore, dato che il gol iniziale di Cigarini (autorete ad onor del vero), di fatto ha fatto capire cosa si sarebbe visto in campo, orrori difensivi, gente mentalmente fuori fase, anche un pizzico di sfortuna (due traverse colpite) e il solito puntuale errore arbitrale a danno dei bianconeri, un netto rigore su De Ceglie ignorato dall’arbitro, ma comunque una reazione tutto sommato di grande orgoglio che riportava la squadra in vantaggio, salvo poi essere puntualmente beffata allo scadere del tempo. La ripresa poi è stato un incubo, al punto che, chi delle due squadra può recriminare per il punteggio è proprio l’Atalanta di quel Del Neri che aveva un filotto di tredici sconfitte su tredici gare contro la Juventus. A questo punto, anche il terzo posto è a rischio, e dunque la scossa che la società cerca di dare (finalmente direi) penso sia fondamentale per cercare di mantenere almeno la terza piazza
Aspetti positivi
Gli unici che mi vengono in mente sono la giornata di grazia di Buffon, tornato ai suoi livelli, e … la traversa della porta adiacente la curva sud. Perché se questa gara non è diventata, nella ripresa, un tiro a bersaglio a danno dei bianconeri, lo si deve solo a questi due fattori.
Aspetti negativi
Sembra quasi che la squadra giochi apposta contro l’allenatore, compresi quei giocatori che proprio Ranieri ha voluto, e mi riferisco a Poulsen e Mellberg. Difesa colabrodo specie per vie centrali, centrocampo che magari recupera palla con Zanetti per perderla puntualmente con Poulsen, distanza tra i reparti, manovra lenta e asfittica, tranne che per un periodo nel primo tempo, quando ha funzionato discretamente la spinta sulla fascia sinistra.
Sul podio
Buffon Per fortuna si è ricordato di essere il numero uno al mondo, evitando almeno tre gol praticamente fatti. E’ davvero paradossale, contro una squadra di media classifica, incontrata per di più in casa, il migliore in campo è il portiere, dimostrazione evidente di uno stato di totale confusione psicologica del gruppo, che aveva l’occasione di chiudere in bellezza la stagione. Ma almeno sappiamo che la nuova Juve potrà ripartire da lui, le prestazioni incerte sono davvero sbiadito ricordo.
Nedved Ancora una volta è stato da esempio per i compagni, grande impegno e grande agonismo, ma alla lunga è stato predicatore solitario.
Iaquinta Solito lottatore, segna, aiuta i compagni, corre anche per quelli che stanno fermi.
Citerei anche la prova di De Ceglie, più che altro in fase di spinta, mentre dovrebbe migliorarsi in fase di marcatura, e di Zanetti, che ha colmato con la gran rete, il fatto che spesso ha camminato più che correre.
Dietro la lavagna
Ranieri Se Milano aveva in parte illuso, adesso siamo ritornati alla realtà, non è allenatore da Juve. Non ci sono altre spiegazioni, c’era l’occasione per riportarsi ad un punto dal secondo posto e giocarsi questa piazza fino alla fine, invece adesso la squadra ha un solo punto di vantaggio dalla Fiorentina, e per come stanno andando le due squadre, il rischio di quarto posto è più che fondato. Chi dovrebbe motivare il gruppo è chi sta in panchina, mentre invece, come al solito, quando la squadra deve mantenere concentrazione alta e mettere in campo cattiveria e cinismo, i risultati sono sempre i soliti, poca tensione, gioco approssimativo, e cosa ancora più aberrante, le solite dichiarazioni trite e rassegnate a fine gara. Caro Ranieri, noi siamo la Juve, non una delle tante squadre di media classifica del campionato italiano, e dopo due anni ancora non l’hai capito.
Tirando le somme
Potevamo puntare a riprenderci il secondo posto, invece dobbiamo fare attenzione a non perdere il terzo posto, questa è l’amara verità di un finale di stagione sconcertante, e la decisione dell’ultimora mi pare sia la presa d’atto che si è definitivamente rotto qualcosa nello spogliatoio, tra allenatore e giocatori. Adesso non saranno sufficienti neppure quattro punti a darci la sicurezza del terzo posto, calendario alla mano. Lecce – Fiorentina di domenica prossima ha perso molto interesse, dato che i salentini con la sconfitta di Bologna, praticamente hanno detto addio alla massima serie, e dunque giocheranno solo per onore di firma; mentre l’ultima di campionato è Fiorentina – Milan, e a seconda dei risultati di domenica prossima, potrebbe vedere anche i rossoneri in vacanza anticipata, dopo avere tremato per il rischio aggancio da parte dei bianconeri. Dunque concentrarsi sulle ultime due gare, vincerle entrambe per evitare sorprese. Già, ma con quale spirito? La squadra vista contro i bergamaschi è decisamente allo sbando, disarticolata, con una difesa inquietante, un centrocampo che balbetta, nessuna manovra veramente corale, iniziative più dei singoli che frutto di schemi. A fine gara ancora una volta abbiamo dovuto assistere alla solita recita di Ranieri, e soprattutto all’ormai monotono quanto stucchevole ritornello, che questa squadra ha fatto il massimo, e probabilmente sono state queste le dichiarazioni che hanno fatto traboccare il vaso. Evidentemente costui non conosce bene la storia della Juventus, di una maglia che anche nei momenti più deludenti, quando ha fatto il massimo, non ha certo incassato gol a grappoli contro squadrette del calibro di Chievo, Reggina, Lecce e Atalanta, per citare le ultime (9 reti in quattro gare di cui tre in casa!) Non conosce, ad esempio, quando una squadra che, al cospetto di squadroni che schieravano gente tipo Maradona, Careca, Alemao, Matthaeus, Brehme, Klinsmann, Gullit, Van Basten, Rijkaard, e schierando modesti pedatori quali Dario Bonetti, Galia, Napoli, Aleinikov, Zavarov, Rui Barros, Buso, Altobelli a fine carriera, Magrin, Fortunato (Daniele), era capace di andare a vincere a Napoli, di non perdere contro l’Inter dei record di Trapattoni (ultima Inter seria di campionati seri), di vincere la coppa Italia a domicilio del Milan, di vincere una coppa UEFA, dopo essere stata eliminata l’anno precedente nei quarti, all’ultimo minuto dei supplementare, e grazie ad un arbitraggio molto discusso, dal Napoli di Maradonna. ERA QUELLA LA JUVE CHE DAVA DAVVERO IL MASSIMO, ANDANDO BEN OLTRE I RISULTATI CHE SI POTEVANO PREFIGURARE! Oggi, pur avendo il migliore portiere del mondo, attaccanti del valore di Del Piero, Trezeguet, Amauri, Iaquinta (campione del mondo e attaccante più in forma del momento), ex palloni d’oro come Nedved, che a 37 anni gioca ancora come un ventenne, campioni del mondo come Camoranesi, tutt’ora titolare della Nazionale, giocatori di grande esperienza come Zanetti, o ritornati ad ottimi livelli come Legrottaglie, o titolari nella propria Nazionale come Grygera, i risultati che si vedono in campo sono questi, ossia figuracce contro squadre che sono in coda alla classifica o che nulla hanno da chiedere al campionato. E’ stato dilapidato un vantaggio di sette punti dal Milan e di nove dalla Fiorentina, come dire dieci punti in meno rispetto a quelli fatti dai rossoneri, ed otto in meno rispetto ai viola, insomma quasi media retrocessione, sei punti in sette gare, tredici gol fatti ma quattordici subiti. E’ QUESTO IL MASSIMO PER UNA SQUADRA CHE SI CHIAMA JUVENTUS? Bisogna ritornare alla stagione di Maifredi per trovare una striscia peggiore, ossia quattro punti in sette gare, che con la vittoria tre punti sarebbero oggi cinque (ossia una vittoria, due pareggi e ben 4 sconfitte). I numeri non ingannano e sono questi, fin da ora, a centoottanta minuti del termine, si può ben dire che l’obiettivo di migliorare i risultati della scorsa stagione, è miseramente fallito, e speriamo che non ci regalino anche l’onta del quarto posto, come dire preliminari in CL. Chiudo infine con due notazioni. La prima è che i difensori più strenui della riconferma di Ranieri, e che in questi momenti si erigono a censori della decisione societaria (ritenuta una grave violazione dello “stile Juve”,sono quelli che in passato si sono distinti maggiormente per antijuventinismo militante e faziosità informativa: come dire, i nemici di sempre volevano il permanere di questo stato di cose. La seconda è che questo nuovo corso per la seconda volta si trova di fronte ad una crisi tecnica, la prima tutto sommato indolore, le dimissioni di Deschamps a promozione conseguita dalla B alla A, ed ora questa, che è un esonero. Non ci siamo, nella storia bianconera una situazione del genere non era praticamente mai successa, gli allenatori duravano almeno un anno intero, mentre ora siamo a quattro allenatori in tre anni (Deschamps, Corradini, Ranieri, Ferrara), insomma situazione da Inter morattiana degli anni scorsi. Prova questa che non ci sono state idee chiare fin dall’inizio, e che il cosiddetto progetto della rinascita è stato stilato con approssimazione e superficialità. Paga Ranieri perché altri non possono pagare, ma è evidente che la svolta deve essere più radicale. E comunque, esonerato Ranieri, non è che i problemi si siano risolti. Ferrara deve cercare di chiudere al meglio la stagione, e in questo momento significa mantenimento del terzo posto, ma dal primo giugno molte cose dovranno cambiare come assetto societario. Cominciandosi intanto a ripristinare la figura del Direttore Generale, che abbia competenza ed esperienza nel mondo del calcio, e prendendo atto che in questo calcio moderno occorra qualcuno che abbia veri poteri decisori nei momenti difficili. Continuandosi inoltre nel riportare disciplina interna, dato che mi pare di tutta evidenza che il vero esonero di Ranieri sia stato compiuto dallo spogliatoio, e non può consentirsi ai giocatori di andare oltre le loro mansioni di giocatori che debbono solo pensare ad onorare la maglia che indossano. Se poi dobbiamo dare importanza ai corsi e ricorsi storici, l’unico esonero di allenatore alla Juventus, fu quello di Carniglia, sostituito, nella stagione 1969 – 70 da Rabitti, allenatore delle squadre giovanili. Bene, l’estate successiva fu quella della grande rivoluzione societaria, Boniperti dapprima Amministratore Delegato e l’anno dopo presidente, nuovo assetto societario, grazie all’arrivo di Italo Allodi, allenatore giovane ed esordiente, Picchi, campagna acquisti di grande rinnovamento dell’organico Insomma la grande Juventus degli anni 70 – 80, nacque così. Sapranno prendere esempio i nostri dirigenti adesso?
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