Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
|
9 |
16 |
4 |
4 |
1 |
12 |
5 |
C |
7 |
15 |
4 |
3 |
0 |
16 |
7 |
F |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
N |
16 |
31 |
8 |
7 |
1 |
28 |
12 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.579 |
Giocate |
3.088 |
2.508 (54,77%) |
Vittorie |
1.699 (55,02%) |
1.172 (25,60%) |
Pareggi |
836 (27,07%) |
899 (19,63%) |
Sconfitte |
553 (17,91%) |
8.194 |
Fatti |
5.378 |
4.459 |
Subiti |
2.910 |
C. Europee |
|
Era 3 pti (uff.) |
512 |
Giocate |
1.557 |
281 (54,88%) |
Vittorie |
927 (59,54%) |
113 (22,07%) |
Pareggi |
369 (23,70%) |
118 (23,05%) |
Sconfitte |
261 (16,76%) |
871 |
Fatti |
2.737 |
472 |
Subiti |
1.378 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 03.04.2009
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Pastore
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di Bidescu
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Nato a Padova il 3 aprile 1908. Cresciuto nella società patavina, milita nei quadri bianconeri dal 1923-24 fino a tutto il campionato 1926-27. Nel quadriennio trascorso al servizio della Juventus, arricchito dallo scudetto 1926, mette insieme un ruolino di 67 presenze e un bottino di 55 goals. Centravanti dalla falcata dinoccolata, dotato di un tiro secco e improvviso, pensava che per vincere bene una battaglia, bisognava farla precedere da un pisolino. Durasse molto o poco, il risveglio di Pastore era come un lampo, uno schiaffo ed allora, si proiettava verso l’area avversaria con l’impeto di una catapulta, pronto a rubare un pallone vagante e scaraventarlo verso la porta con forza pari alla precisione. Benché segnasse molto, la sua carriera calcistica è, tuttavia, distratta da un pensiero che non c’entra niente con il calcio. Pastore, infatti, è attratto dalla carriera cinematografica ed, in effetti, anche se con apparizioni di contenuto modesto, riesce a girare qualche film, come comparsa. La Juventus lo cede alla Lazio nell’estate del 1927, dopo un triennio nella capitale si trasferisce al Milan per tornare alla Lazio nel 1932. Nel 1927 è due volte internazionale (2 goals) con la maglia azzurra della Nazionale B. Così lo ricorda Caminiti: «Combi; Rosetta, Allemandi; Grabbi, Viola, Bigatto; Munerati, Vojak, Pastore, Hirzer, Munerati. È la Juventus che vince il secondo scudetto, e vi gioca un centrattacco innamorato delle stelle. Delle stelle da intendere come dive, miss, passa le ore parlando di Greta Garbo, cucendosi addosso, mentre segna goals che quasi spaccano la rete, nuove parti da primo attore. Si vede attore, si sogna attore. Fa rima con Pastore. È un padovano che la Juventus ha prelevato dalla società calcistica di quella città, non possiede una tecnica vistosa, ma fa goal con benedette ciabattate. La Juventus squadra di calcio ha archiviato le “patronesse”, e prefigura quello che sarà tra breve una macchina da goals. Nel 1923, quando arriva Pietro Pastore, ha già il portiere di tutti i voli in Combi, ingaggia “Viri” Rosetta ed in quattro anni, le quattro stagioni che sono anche di questo padovano, si fa squadrone. L’avvento del presidente Edoardo Agnelli è fondamentale. La parte di Mazzonis dirigente factotum è decisiva per trasferire la realtà dalla teoria alla pratica. Mazzonis è il primo dirigente tecnico della storia. La Juventus, che ingaggia Jeno Karoly, vuole realizzarsi in campo all’altezza del magistero danubiano. Ungheresi sono due suoi pilastri: Viola ed Hirzer; italianissimo è però l’impianto col portiere Combi, veloce come un lampo nella parata in mischia e formidabile anche stilisticamente nella respinta a pugno (nonostante la statura normale rendesse spesso pericolosa per i compagni la sua uscita sempre baldanzosa), con l’eclettico strategico Rosetta, con il fortissimo difensore Allemandi, con il fumaiolo vivente ma anche gran cursore e faticatore Bigatto. In questa compagnia, Pastore innesta il suo scatto e la sua stoccata fegatosa. In 22 partite, nella stagione del secondo scudetto, va a segno 27 goals. Ha un coraggio malandrino nell’avventarsi su tutte le traiettorie, appena possibile tira in porta da qualunque posizione. Lui ci prova, la fortuna e l’estro lo assistono spesso e volentieri. I programmi della Juventus, sempre più ambiziosi, lo escludono in vista del campionato 1927-28. Finisce alla Lazio, con sua soddisfazione, e vi giocherà per tre stagioni, inseguendo il suo sogno dorato. Resterà un sogno. Poche particine e niente di meglio, non diventerà mai l’attore che avrebbe voluto, non incontrerà mai Greta Garbo».
http://ilpalloneracconta.blogspot.com/
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